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Sono trascorsi 25 anni esatti da quando il mondo, con tardiva preoccupazione, veniva a conoscenza di quanto stava avvenendo in Rwanda. Un quarto di secolo è passato da quando il paese delle Mille Colline diventava il proscenio di una delle peggiori efferatezze compiute dall’uomo dopo il secondo conflitto mondiale. Nella nazione dei Grandi Laghi nel 1994 si consumava quello che la storiografia ci ha tramandato come ”il genocidio del Ruanda”: un massacro etnico compiuto dagli hutu nei confronti dei tutsi, che ha provocato la morte di 800mila persone in tre mesi e la distruzione dalle fondamenta di un Paese. Oggi, lo stato africano guidato da Paul Kagame, sebbene non abbia archiviato nella memoria i fatti del ’94 e la coscienza collettiva non sia ancora riuscita a riappacificarsi con il ricordo, è comunque uno dei paesi faro del continente africano per quel che riguarda lo sviluppo, l’attenzione all’ambiente e gli investimenti nelle nuove tecnologie. Ma tirare le somme sull’operato di Kagame e la situazione del Paese dei Grandi Laghi è un annoso problema dal momento che le luci e le ombre si intrecciano rendendo le une imprescindibili dalle altre. Il Ruanda è uno degli stati al mondo con la maggior rappresentanza femminile in parlamento ma allo stesso tempo è anche la nazione che finanzia i gruppi ribelli nel vicino Congo autori di stupri e violenze di ogni genere nei confronti delle donne. E’ una nazione che può vantare una stabilità economica e anche politica ma le derive autoritarie del governo di Kagame, alla guida della nazione dal 2000, sono evidenti e accertate. Inoltre gli investimenti nel settore tecnologico, che dovrebbero essere finalizzati a un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione, fanno però sospettare che abbiano anche celati scopi militari visto il clima belligerante del Ruanda nei confronti dei vicini e viste le attenzioni che Kagame, ex leader del Fronte patriottico ruandese, ha sempre riservato al settore della difesa. In questi giorni, la notizia che ha attirato le attenzioni della stampa mondiale sul Ruanda è quella del lancio nello spazio del primo satellite ruandese per rendere internet accessibile anche alla popolazione che vive nelle zone rurali della nazione. Il 26 febbraio, dalla base di Kourou, nella Guyana francese, trasportato da un razzo russo, è stato lanciato il satellite Icyerekezo frutto di una partnership tra il governo di Kigali e la società britannica OpenWeb. Il lancio del satellite dimostra come il Paese africano punti a diventare la nazione guida del continente nel settore informatico e tecnologico. Il Ruanda era stato il primo paese a creare un aeroporto di droni per trasportare medicine e sacche di plasma negli ospedali remoti che rimanevano isolati durante la stagione delle piogge e ora, puntando allo spazio, la nazione delle Mille Colline cerca di dare vita a una rivoluzione tecnologica che ha l’obiettivo di connettere tutte le scuole del Paese con la rete nell’arco di soli tre anni. Il Ministro dell’Istruzione del Ruanda, Eugene Mutimura, si è così espresso in merito: “Collegare le scuole è fondamentale ed è un aspetto essenziale dell’apprendimento. Il Piano generale per l’istruzione e la comunicazione in Ruanda mira a delineare le ambizioni degli interventi per collegare le scuole e potenziare l’apprendimento dei bambini ruandesi con immense opportunità in particolare nella ricerca, nel sostenere la facilità di accesso e condivisione dei contenuti digitali, e nel monitorare e valutare i processi”. Alle parole di entusiasmo del Ministro dell’ Istruzione hanno fatto eco quelle del fondatore di OpenWeb Greg Wyler “Collegare le scuole remote per colmare il divario digitale che ancora colpisce metà della popolazione del mondo è il cuore della visione di OneWeb. Noi siamo lieti di collaborare con il governo ruandese e in particolare con gli studenti di Nkombo: la connettività che possiamo fornire consentirà loro di realizzare i propri sogni e consentirà al Ruanda di diventare un centro di innovazione tecnologica”. Che il Ruanda stia percorrendo la giusta strada per affermarsi come Paese guida dell’Africa Sub-sahariana nel settore delle tecnologie informatiche, soprattutto dopo la notizia del lancio del satellite Icyerekezo, sembra ormai essere un dato di fatto. Come sono evidenti i progressi e le conquiste di Kigali nei settori sanitario, occupazionale, ambientale e del turismo. Rimangono però delle grandi incognite e delle criticità riguardanti le libertà individuali e i diritti dei cittadini e quindi l’esecutivo di Paul Kagame oltre a puntare alla conquista dello spazio, ha tra le sue sfide prioritarie quella di traghettare la nazione da uno stato autoritario a una piena democrazia.

Fonte: http://www.occhidellaguerra.it

 

 

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