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Secondo l’associazione Lavochkin, presente al salone di Bourget 2015, i russi prevedono di installare una base lunare nel 2037 completamente robotizzata per sfruttare i minerali. Mentre sotto l’amministrazione Obama gli americani abbandonarono le loro ambizioni lunari, i russi giocano la carta dei robot, quella che aveva assicurato la loro supremazia nei primi episodi della corsa alla Luna negli anni ’60.

 

 

Il problema questa volta non è solamente l’esplorazione, ma anche lo sfruttamento delle risorse minerarie del nostro satellite tra cui l’elio 3, un particolare isotopo dell’elio (due protoni e un neutrone) apparsi nei primi momenti dell’universo e la cui fusione nucleare soddisferebbe potenzialmente i bisogni energetici dell’umanità. Il guaio è che questo gas è estremamente raro sulla Terra, mentre lo si trova nella profusione nel suolo lunare, depositato dai venti solari. In realtà, questo programma è pronto dalla fine del 1990. Ma, all’inizio del millennio, l’Agenzia Spaziale Russa ha visto le sue risorse finanziarie ridotte e le sue ambizioni lunari accantonate, fino agli ultimi anni, con ancora molte incertezze circa le date del lancio che avrà lo scopo di studiare la sismicità del suolo polare della Luna attraverso l’aiuto di sensori. Il primo elemento che deve essere lanciato – Luna-Glob – è stato rinviato più volte dal 2012 e adesso si parla del 2018 o 2020 (si tratta di una sonda orbitale del peso di 120 kg). In seguito, e se tutto andrà bene, si succederanno a un ritmo quasi annuale, un carrello d’atterraggio (Luna-Resurs), un rover a sei ruote (Luna-Grunt rover mission Luna-Resurs rover) che per un anno sonderà e scruterà un cratere al polo sud della Luna e una missione di ritorno dei campioni lunari (Luna-Grunt sample return vehicle).



Il Polo Sud, un luogo privilegiato.
Queste missioni di esplorazione nella regione del Polo Sud sono un prerequisito per la creazione di una base robotica (“Lunny Poligon”) destinata a sviluppare i metodi di estrazione degli elementi del suolo lunare ed eseguire delle ricerche scientifiche e tecnologiche. La scelta di installare al Polo Sud si spiega con la possibilità di trovare dell’acqua ghiacciata in alcuni crateri al fine di estrarre l’idrogeno necessario per la produzione di carburante per il ritorno delle navicelle. E’ anche una regione costantemente illuminata dal Sole, un elemento importante poiché le strutture saranno dotate di pannelli solari. Inoltre, il Polo Sud è stato designato dagli astronomi come un luogo privilegiato per studiare il centro della Via Lattea. In questa fase, che ci porta al 2037, i russi, se mai riusciranno ad eseguire tutti questi passaggi – che non escludono una cooperazione internazionale e dei fondi privati – sarebbero pronti a intraprendere lo sfruttamento su larga scala di minerali lunari. Infine, questa prima base lunare potrebbe fornire un supporto logistico a una futura base lunare con equipaggio. Ma oggi questo passaggio è ancora fantascienza.

Massimo Viriglio

Fonte: http://www.scienzamente.com

 


 

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