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La Nazione Cherokee raccoglierà i semi simbolo della propria cultura e li depositerà nella banca dei semi delle isole Svalbard, in Norvegia per preservarli dall’estinzione.



I cherockee vivono in Oklahoma, dopo che 15mila di loro sono stati espulsi dai militari americani, che li hanno cacciati dalle loro terre d’origine in Alabama, Georgia, Carolina del Nord e Tennessee.

All’epoca i Cherokee persero circa un quarto della loro gente e delle loro piante e colture tradizionali. Ispirati dalla banca dei semi delle Svalbard, gli scienziati tribali hanno trascorso diversi anni a rintracciare raccolti persi in ex territori e musei e hanno poi avviato due giardini tribali in Oklahoma, dove hanno seminato piante alimentari e medicinali importanti per la loro coltura.

Oggi hanno scelto i semi da depositare, tra cui il mais dell’Aquila bianca Cherokee – White Eagle corn, il mais più sacro della tribù, usato per le cerimonie culturali – diverse varietà di fagioli e di zucca: si tratta di colture che precedono l’insediamento europeo e che costituiscono una parte fondamentale della cultura Cherokee.

“La nazione Cherokee è l’unico posto sul pianeta in cui vengono coltivati tutti questi raccolti, e oggigiorno i modelli meteorologici difficili rendono la situazione precaria”, ha detto a Modern Se Pat Gwin, direttore senior delle risorse ambientali della tribù.

L’Oklahoma è infatti soggetto a tornado e ha subito due periodi di siccità record, oltre a inondazioni multiple negli ultimi dieci anni. Gli eventi meteorologici estremi legati alla crisi climatica sono in aumento e rischiano di provocare la perdita di questi raccolti emblematici per la comunità indigena.

È la prima volta che una tribù indigena degli Stati Uniti decide di salvaguardare semi di piante ritenute fondamentali per la propria identità, ma le banche di semi non sono certo una novità. Poiché perdere una varietà di colture è irreversibile quanto l’estinzione di un animale o di un uccello, in tutto il mondo esistono oltre 1.700 banche di semi.

 

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Molte sono vulnerabili a causa di catastrofi naturali, guerre, problemi di budget e di cattiva gestione, ma quella delle Svalbard è considerata la massima sicurezza per la biodiversità delle colture ed è la più sicura al mondo.

Costruita su un arcipelago norvegese a circa 800 miglia dal Polo Nord al fine di salvaguardare il più possibile il materiale genetico del pianeta, può contenere fino a 4,5 milioni di varietà di colture. La banca si trova molto al di sopra rispetto al livello del mare, può essere raggiunta solo tramite un tunnel di 120 metri e, grazie alla sua posizione, consente la conservazione dei semi a -18°C, anche in assenza di energia.

Si tratta di una struttura capace di resistere alle catastrofi naturali e a quelle provocate dall’uomo: di recente ha subito un intervento di ammodernamento da svariati milioni di dollari per prevenire inondazioni causate da piogge estreme e dallo scioglimento del permafrost, effetti della crisi climatica.

 



Attualmente contiene 992.039 semi provenienti da tutto il mondo conservati in confezioni sigillate, tra cui varietà presenti anche in altre banche di semi e varietà rare e uniche di mais, riso, grano, melanzane, patate e lattuga.

Dal 25 febbraio ospiterà anche nove semi Cherokee, che saranno depositati nella banca, al riparo grazie alla roccia e al permafrost per le generazioni future.

“Finché esistono piante Cherokee, esistiamo. Questo è importante. Consideriamo le nostre piante geneticamente Cherokee come noi”, ha spiegato Gwin.

Fonti estere: https://modernfarmer.com
https://www.npr.org
https://www.croptrust.org

Fonte italiana: https://www.greenme.it

 

 

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