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Il giornalista Andrés Kliphan ha rivelato una serie di documenti segreti della Marina argentina da cui emergono due conclusioni di principio: 1- Il sottomarino ARA San Juan aveva rilevato la presenza di un sottomarino nucleare inglese nelle vicinanze e 2- Il ministro della Difesa Oscar Aguad e la Marina argentina inviarono l’ARA San Juan pur sapendo che era in cattive condizioni e aveva bisogno di riparazioni. Questa informazione è completata da quella fornita dai parenti dei sommergibilisti che hanno denunciato che l’ARA San Juan era inseguito da forze inglesi e che le condizioni di navigabilità del battello non era tra le migliori. Lo stesso è stato recentemente affermato nei rapporti d’intelligence diffusi dai media russi specializzati in questioni militari. Più di un mese fa, il 12 dicembre, Claudio Rodríguez, fratello di Hernán Rodríguez, macchinista del sottomarino ARA San Juan, aveva raccontato alcuni dettagli del viaggio che il battello scomparso stava facendo, in una intervista con Radio 10, e aveva riportato la stessa cosa: “A luglio furono inseguiti da un sottomarino inglese e che era nelle vicinanze. Questo è stato detto da molti parenti. Per un certo periodo fu seguito da un sottomarino nucleare inglese. Ora si scoprono le deficienze del sottomarino, tutti i problemi che aveva. Mio fratello era preoccupato, mi disse che 45 giorni erano molti. E i capi li inviarono lo stesso in missione. Era preoccupato. Noi (i parenti) scopriremo tutte ciò che sappiamo. Nel sottomarino c’era almeno una persona dell’intelligence navale. La donna dell’uomo ce ne ha parlato. Posso confermarlo. Ci fu detto che gli agenti dei servizi segreti erano per una questione di pesca illegale. È una bugia. Lungo la strada c’erano esercitazioni di guerra, nessuno lo sa. Le esercitazioni militari ci furono“.
Per ascoltare questa testimonianza qui:

 

 

Jesica Medina, sorella di un membro dell’equipaggio, aveva rivelato che “intorno al 3 novembre erano vicini alle Isole Falkland e che li cercavano un elicottero inglese e una nave cilena. Sentiamo che ci nascondono qualcosa“:

 

 

Ciò che viene esposto in questa occasione si aggiunge a molte domande: perché il governo e la Marina nascondono queste informazioni? Perché c’era personale dell’intelligence navale nel sottomarino? Che tipo di missione era quella dell’ARA San Juan (è ovvio che non si trattava di rintracciare le navi da pesca illegali, perché nel caso si viene accompagnati sempre da una nave di superficie e in questo caso il sottomarino era solo)? Perché l’ARA San Juan deviò dalla rotta più breve per la base? Perché fu perso tempo prezioso nei primi giorni dicendo che si trattava solo di un problema di comunicazione? Perché l’operazione di ricerca e salvataggio è stata interrotta dopo pochi giorni? Cosa sa' Putin che ha permesso alla Russia di essere l’unica potenza che puo' rimanere nella zona? Cosa è andato a negoziare Macri con Putin il 23 gennaio, un paio di mesi dopo il fatto, quando non si era mai interessato a recarsi a Mosca?

 

 

Vediamo la nota di Klipham.

Il 9 luglio 2017, alle 19:48, l’ARA San Juanrilevò con l’audio il suono di un possibile sottomarino nucleare“. L’approccio della presunta nave da guerra nel Regno Unito fu “verificato un’ora prima perché fu registrato dal segretario“. Per questo motivo, l’equipaggio che navigava dalla Base Navale di Mar del Plata il 1° luglio, alle 15:00, ricevette l’ordine di “ridurre il rumore al massimo” e procedere “per registrarlo“. I tre sonaristi con cui la nave argentina era in missione, l’ultima prima di quella tragica risultata con la scomparsa di 44 membri dell’equipaggio, “coincidevano nella classificazione” del sottomarino, cioè che si trattava di una nave “nucleare“. Le tre registrazioni dei rumori del sottomarino che li tormentava duravano “10, 6 e 2 minuti” e furono inviate alla Marina argentina. I dati fino ad oggi sono segreti. Non fu l’unico occultamento che la Marina fece durante le ore cruciali che precedettero la scomparsa dell’ARA San Juan. Attraverso un “messaggio navale” col timbro “SECRET”, datato 10 novembre 2016, cioè un anno e cinque giorni prima della scomparsa, l’ARA San Juan fu “limitato” a una “profondità” operativa di soli “100 metri“. C’era una ragione: a una profondità maggiore “non era garantita la tenuta“, specifica il documento. A causa delle rigide procedure di sicurezza, i sottomarini devono entrare in bacino di carenaggio per i test idraulici delle valvole e dei tubi dello scafo ogni 18 mesi ed eseguire verifiche e riparazioni che ne garantiscono la navigabilità e che non possono galleggiare mentre il sottomarino è in mare. L’ARA San Juan non lo fece da “sostanzialmente più dei 18 mesi previsti per prassi“, secondo i registri che Infobae ha visionato. È più del doppio dell’intervallo raccomandato dal costruttore del battello. Per questo motivo la “profondità operativa” fu limitata a 100 metri per garantire la navigabilità del sottomarino. Il “messaggio navale” intitolato “Limiti dello stato operativo” dell’ARA San Juan fu firmato dal capitano Hector Anibal Alonso, Capo di Stato Maggiore del comando della forza sottomarina, e dal capitano Carlos Alberto Acuña, comandante della forza sottomarina, tra gli altri. A quel tempo, non era l’unico inconveniente del sottomarino ARA San Juan. “Dal quinto giorno di navigazione e al momento di avanzare alla fase 1 per iniziare l’esplorazione nell’area di pattuglia, il sistema di propulsione si spense, avviandosi solo al terzo tentativo“. Secondo il rapporto “CONFIDENTIAL” della Marina argentina datato 14 agosto 2017, i cui dettagli saranno pubblicati in diverse note, il guasto al sistema di propulsione del battello “rimase per tutta la navigazione”, cioè fino al 19 luglio, giorno in cui il sottomarino rientrò nella base del Mar del Plata. Il battello aveva navigato con un’altra serie di inconvenienti, tra cui la perdita di “50 litri di carburante al giorno“, che causò “la diminuzione dei livelli nei serbatoi del sistema idraulico“. Infobae ha anche potuto stabilire, attraverso una serie di documenti segreti, che prima di sparire l’ARA San Juan aveva a bordo “80 escape suit“, tutti fuori uso. Inoltre, delle 100 pastiglie che si dovevano trasportare per la produzione di ossigeno in caso di emergenza, ce n’erano solo 14.

 

Sfiducia sott’acqua.
Quel 9 luglio 2017 non fu l’unica volta che l’ARA San Juan identificò un sottomarino nucleare nell’area che pattugliava per l’identificazione di pescherecci e imbarcazioni, principalmente di origine asiatica, che operano illegalmente nel mare argentino o nelle vicinanze della zona economica esclusiva dell’Argentina. Ciò è assicurato nella documentazione riservata detenuta dal giudice federale di Caleta Olivia Marta Yáñez. Nell’allegato 04, intitolato “Attività sottomarine, rapporto ARA San Juan“, è dettagliato che il 10 luglio, alle 03:45, fu rilevato un sottomarino nucleare che “ancora manovrava in contatto indicando una rapida variazione del sua segnale, ben marcato nel registro sonar“. La relazione, firmata dal capitano di fregata Pedro Martín Fernández, sottolinea anche che, come il giorno precedente, “si ebbe una registrazione (4 minuti)”, “alta”. La firma ha valore trascendentale. Fernandez era il comandante dell’ARA San Juan non solo in quella missione, ma anche a novembre, quando scomparve con i suoi 43 subordinati. Tucumano di 45 anni, il capitano di fregata aveva promesso alla madre 80enne che sarebbe stato il suo ultimo viaggio sul sottomarino scomparso. L’ARA San Juan aveva anche pattugliato un’area il cui interesse è condiviso da Argentina e Regno Unito, nonostante il fatto che i trattati di pace firmati da entrambi i Paesi a Madrid abbiano obbligato la Marina a informare il Regno Unito prima di iniziare una missione di questo tipo. Il sottomarino argentino ignorò questa preavviso, presumibilmente per ordine della direzione della Marina. Fonti navali dicono che non sia irragionevole che gli incontri tra l’ARA San Juan e il sottomarino nucleare inglese si siano ripetuti nell’ultima missione. Soprattutto se il battello inglese avesse registrato una nave straniera invadere ciò che considerava proprio territorio e col diritto di difendere. Infatti, perciò vi sono unità della Marina e dell’Aeronautica inglesi basati permanentemente nell’arcipelago. È logico che un sottomarino nucleare di quel Paese controlli ciò che gli inglesi considerano area protetta interna ed esterna (al confine con le isole Malvinas) in cui concedono permessi di pesca, principale reddito economico degli abitanti delle isole. I giornali inglesi avevano già riferito che la Marina di quel Paese aveva inviato sottomarini nucleari alle Malvinas, anche se Londra lo nega sempre. E’ possibile che l’ARA San Juan, con i suoi 44 membri d’equipaggio, sia affondato il 15 novembre scorso cercando di eludere un sottomarino nucleare entro la profondità operativa di progetto ma oltre il limite dei 100 metri stabilito per mancata manutenzione nel bacino di carenaggio e che valvole e tubazioni non abbiano resistito? È una delle ipotesi investigate dalla giustizia.

 

Fonte estera: Andrés Kliphan su Infobae

Traduzione di Alessandro Lattanzio

 

Fonte italiana: https://aurorasito.wordpress.com

 

 

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