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Le forze USA e NATO hanno invaso l’Afghanistan più di 13 anni fa, nell’ottobre 2001. L’Afghanistan è considerato come uno stato sponsor del terrorismo. La guerra in Afghanistan continua ad essere proclamata come una guerra di risposta agli attacchi dell’11 / 9. Questo articolo, pubblicato nel giugno 2010, indica le “reali ragioni economiche” del perché le forze USA-NATO hanno invaso l’Afghanistan dopo l’11 / 9. L’argomento giuridico utilizzato da Washington e dalla NATO per invadere e occupare l’Afghanistan sotto la “dottrina della sicurezza collettiva”, è che gli attentati dell’ 11 settembre 2001 costituivano un non dichiarato “attacco armato” da una non dichiarata potenza straniera, vale a dire l’Afghanistan. USA-NATO si stanno ora preparando per assicurare una presenza militare permanente in Afghanistan.

 

 

Michel Chossudovsky, dicembre 2013.

I bombardamenti del 2001 e l’invasione dell’Afghanistan sono stati presentati all’opinione pubblica mondiale come una “guerra giusta“, una guerra diretta contro i talebani e Al Qaeda, una guerra per eliminare il “terrorismo islamico” e istituire la democrazia in stile occidentale. Le dimensioni economiche della “guerra globale al terrorismo” (GWOT) sono raramente menzionate. La “campagna anti-terrorismo” post 11/9 è servita a nascondere i veri obiettivi della guerra USA-NATO. La guerra in Afghanistan è parte di un programma guidato da nient’altro che il profitto: una guerra di conquista e di saccheggio economico, una “guerra delle risorse“. Mentre l’Afghanistan viene riconosciuto essere un hub strategico in Asia centrale, confinante con l’ex Unione Sovietica, la Cina e l’Iran, al crocevia delle rotte degli oleodotti e delle grandi riserve di petrolio e di gas, la sua enorme ricchezza mineraria, così come le sue non sfruttate riserve di gas naturale, sono rimaste, fino al giugno del 2010, del tutte sconosciute al pubblico americano. Secondo un rapporto congiunto del Pentagono, della Geological Survey americana (USGS) e dell’USAID, l’Afghanistan possederebbe “sconosciute” e non sfruttate riserve di minerali, stimate autorevolmente essere nell’ordine di un trilione di dollari (New York Times, U.S. Identifies Vast Mineral Riches in Afghanistan, NYTimes.com 14 Giugno 2010 - vedi anche BBC, 14 Giugno 2010).

“I depositi precedentemente sconosciuti – tra cui quelli di ferro, rame, cobalto, oro e metalli industriali critici come il litio – sono così grandi e comprendono così tanti minerali essenziali per l’industria moderna, che l’Afghanistan potrebbe alla fine essere trasformato in uno dei più importanti centri minerari del mondo, secondo quanto creduto dai funzionari degli Stati Uniti. Un memorandum interno del Pentagono, per esempio, afferma che l’Afghanistan potrebbe diventare “l’Arabia Saudita del litio”, una materia prima fondamentale per la produzione di batterie per computer portatili e BlackBerry. L’enorme quantità di ricchezze minerarie dell’Afghanistan sono state scoperte da una piccola squadra di funzionari del Pentagono e di geologi americani. Il governo afghano e il presidente Hamid Karzai sono stati recentemente informati, come riferito da funzionari americani. Mentre potrebbero volerci molti anni per sviluppare una industria mineraria, il potenziale è così grande che i funzionari e i dirigenti del settore ritengono che questo potrebbe attrarre forti investimenti ancor prima che le miniere siano remunerative, fornendo cosi la possibilità di avere posti di lavoro che potrebbero distrarre dalle generazioni di guerra. Il valore dei depositi di minerali di recente scoperta sminuisce le dimensioni dell’attuale economia sporca dell’ Afghanistan, che si basa in gran parte sulla produzione di oppio e sul traffico di stupefacenti, nonché sull’aiuto degli Stati Uniti e di altri paesi industrializzati. Il Prodotto interno lordo dell’Afghanistan è solamente di circa 12 miliardi di dollari. “Questa diventerà la spina dorsale dell’economia afghana”, ha riferito Jalil Jumriany, consigliere del ministro afghano delle miniere. (New York Times, op. Cit.)

L’Afghanistan potrebbe diventare, secondo il New York Times, ”l’Arabia Saudita del litio“. ”Il litio è una risorsa sempre più importante, utilizzata nelle batterie di telefoni cellulari e computer portatili ed elemento chiave per il futuro dell’auto elettrica.” Allo stato attuale il Cile, l’Australia, la Cina e l’Argentina sono i principali fornitori di litio sul mercato mondiale. Bolivia e Cile sono i paesi con le maggiori riserve conosciute di litio. Il Pentagono sta conducendo indagini sul campo nell’ Afghanistan occidentale. ”I funzionari del Pentagono hanno riferito che la loro prima analisi in una sola area nella provincia di Ghazni ha mostrato potenziali giacimenti di litio grandi come quelli della Bolivia” ( Vedi anche Lithium – Wikipedia, the free encyclopedia )

 


I “depositi precedentemente sconosciuti” di minerali in Afghanistan.
La stima di circa un trilione di dollari del Pentagono riguardo i precedentemente “depositi sconosciuti” è un utile cortina di fumo. Un trilione di dollari è più un numero inventato che una stima: “Abbiamo dato uno sguardo a ciò che sapevamo essere lì, e abbiamo chiesto quale sarebbe il valore attuale in dollari. Un trilione di dollari ci sembrava essere qualcosa che faceva notizia.“ (The Sunday Times, Londra, 15 giugno 2010). Inoltre, i risultati di uno studio della Geological Survey (citato nella nota del Pentagono) riguardo le ricchezze minerarie dell’Afghanistan erano stati rivelati tre anni indietro, in una Conferenza del 2007 organizzata dalla Camera di Commercio afgana-americana. La questione delle ricchezze minerarie dell’Afghanistan, tuttavia, non è stata considerata degna di nota in quel momento. Il riconoscimento da parte del governo americano di aver preso atto della vasta ricchezza mineraria dell’Afghanistan solamente a seguito della pubblicazione del rapporto USGS del 2007 è un evidente specchietto per le allodole. La ricchezza di minerali e delle risorse energetiche dell’Afghanistan (tra cui il gas naturale) erano note sia alle élite economiche americane che al governo degli Stati Uniti prima della guerra sovietico-afgana (1979-1988). Le indagini geologiche condotte dall’Unione Sovietica negli anni ’70 e all’inizio del 1980 confermarono l’esistenza di vaste riserve di rame (tra le più grandi in Eurasia), di ferro, minerali di cromo di alta qualità, di uranio, berillo, barite, piombo, zinco, fluorite, bauxite, litio, tantalio, smeraldi, oro e argento. (Afghanistan, Mining Annual Review, The Mining Journal,, giugno 1984). Queste indagini suggeriscono che il valore reale di queste riserve potrebbe effettivamente essere sostanzialmente più grande della “stima” di un trilione di dollari dichiarata dallo studio del Pentagono-USCG-USAID. Più recentemente, in un rapporto del 2002, il Cremlino ha confermato ciò che era già noto: “Non è un segreto che l’Afghanistan possiede ricche riserve, in particolare di rame nel deposito di Aynak, di ferro in quello di Khojagek, uranio, minerale polimetallico , petrolio e gas” (RIA Novosti, 6 Gennaio, 2002):

“L’Afghanistan non è mai stato colonia di nessuno – nessuno straniero aveva mai “scavato” qui prima del 1950. Le montagne dell’Hindu Kush si estendono, insieme con le loro colline, su una vasta area in Afghanistan, dove si trovano i minerali. Negli ultimi 40 anni, diverse decine di depositi sono stati scoperti in Afganistan, e la maggior parte di queste scoperte erano sensazionali. Sono state tenute segrete ma, anche così, alcuni fatti sono di recente diventati noti. Si scopre allora che l’Afghanistan possiede riserve di metalli ferrosi e non ferrosi e pietre preziose, e, se sfruttate, avrebbero potuto, forse, essere in grado di coprire i guadagni del settore della droga. Il deposito di rame a Aynak, nella provincia di Helmand, nel sud dell’Afghanistan, si dice che sia il più grande del continente eurasiatico, e la sua posizione (a 40 km da Kabul) lo rende conveniente per lo sviluppo. Il deposito di minerale di ferro a Hajigak, nella centralissima provincia di Bamian, produce minerali di qualità straordinariamente elevata, le cui riserve sono stimate nell’ordine delle 500 milioni di tonnellate. Nelle vicinanze è stato scoperto anche un deposito di carbone. Dell’Afghanistan si è parlato come di un paese di transito per il petrolio e il gas. Tuttavia, solo poche persone sanno che gli specialisti sovietici scoprirono enormi riserve di gas nel 1960 e costruirono il primo gasdotto nel paese per la fornitura di gas in Uzbekistan. All’epoca, l’Unione Sovietica riceveva 2,5 miliardi di metri cubi di gas afghano all’anno. Nello stesso periodo, sono stati scoperti grandi depositi di oro, fluorite, barite e onici di marmo che hanno un modello molto raro. Tuttavia, i campi di pegmatite scoperti ad est di Kabul sono qualcosa di straordinario. Rubini, berillio, smeraldi, kunzite e hiddenite che non possono essere trovati altrove – i depositi di queste pietre preziose si estendono per centinaia di chilometri. Inoltre, le rocce contenenti metalli rari di ​​berillio, torio, tantalio e litio sono di importanza strategica (ad esempio per la costruzione di veicoli spaziali). In Afghanistan vale la pena combattere una guerra …" (Olga Borisova, ““Afghanistan – the Emerald Country”,Karavan, Almaty, originale russo, tradotto da BBC News Services, 26 Apr 2002 p. 10).

Mentre all’opinione pubblica l’Afghanstan è stato presentato come un paese in via di sviluppo senza risorse, lacerato dalla guerra, la realtà è ben diversa: l’Afghanstan è un paese ricco, come confermato dalle indagini geologiche condotte dai sovietici. La questione dei “depositi precedentemente sconosciuti” sostiene una falsità. Esclude la vasta ricchezza mineraria dell’ Afghanistan come un legittimo casus belli. Si dice che il Pentagono solo recentemente si sia reso conto che l’Afghanistan era fra le economie minerali più ricche del mondo, paragonabile alla Repubblica Democratica del Congo o all’ex Zaire dell’era Mobutu. Le relazioni geopolitiche sovietiche erano però note. Durante la Guerra Fredda, tutte queste informazioni erano conosciute nei minimi dettagli:

"… L’ampia esplorazione Sovietica ha prodotto eccellenti carte geologiche e relazioni che elencano oltre 1.400 affioramenti di minerali, insieme a circa 70 depositi commercialmente validi … L’Unione Sovietica ha successivamente impegnato più di 650 milioni di dollari per l’esplorazione delle risorse e lo sviluppo in Afghanistan, con la presentazione di progetti, tra cui una raffineria di petrolio in grado di produrre mezzo milione di tonnellate all’anno, così come un complesso di fusione per il deposito di Ainak che doveva produrre 1,5 milioni di tonnellate di rame all’anno. Sulla scia del ritiro sovietico, una successiva analisi della Banca Mondiale, prevedeva che la sola produzione di rame a Ainak avrebbe potuto eventualmente acquisire più del 2 per cento del mercato mondiale annuo. Il paese possiede anche enormi giacimenti di carbone, uno dei quali, il deposito di ferro di Hajigak, nella catena montuosa di Hindu Kush, a ovest di Kabul, è valutato come uno dei più grandi giacimenti di alta qualità in tutto il mondo." (John C. K. Daly, Analysis: Afghanistan’s untapped energy, UPI Energy, 24 ottobre 2008, enfasi aggiunta)

 


Il gas naturale dell’Afghanistan.
L’Afghanistan è una sorte di ponte di terra. L’invasione e l’occupazione dell’Afghanistan del 2001, guidata dagli Stati Uniti, è stata analizzata dai critici della politica estera americana come un mezzo per assicurarsi il controllo sul corridoio strategico dei trasporti trans-afghani, che collega il bacino del Mar Caspio verso il mare Arabico. Sono stati contemplati diversi progetti trans-afghani di oleodotti e gasdotti, tra cui il progetto da 8 miliardi di dollari della pipeline TAPI (Turkmenistan, Afghanistan, Pakistan, India), lunga 1.900 km, che trasporterà gas naturale turkmeno attraverso l’Afghanistan, in quello che viene descritto come un “cruciale corridoio di transito“. (Vedi Gary Olson, Afghanistan has never been the ‘good and necessary’ war; it’s about control of oil, The Morning Call, 1 ottobre 2009). L’escalation militare sotto la prolungata guerra Af-Pak ha una relazione con TAPI. Il Turkmenistan possiede la terza più grande riserva di gas naturale dopo la Russia e l’Iran. Il controllo strategico sulle vie di trasporto fuori dal Turkmenistan era sull’agenda di Washington sin dal crollo dell’Unione Sovietica nel 1991. Ciò che è stato raramente contemplato nella geopolitica dei gasdotti, tuttavia, è che l’Afghanistan è adiacente non solo a paesi ricchi di petrolio e gas naturale (ad esempio Turkmenistan), ma possiede anche all’interno del suo territorio consistenti riserve non sfruttate di gas naturale, carbone e petrolio. Stime sovietiche degli anni ’70 consideravano le riserve di gas ”esplorate“ dell’Afghanistan pari a circa 5.000 trilioni di piedi cubi. Le riserve iniziali di Hodja-Gugerdag erano stimate a poco più di 2 trilioni di piedi cubi. (Vedi The Soviet Union to retain influence in Afghanistan, Oil & Gas Journal, 2 maggio 1988). La Energy Information Administration (EIA) ha riconosciuto nel 2008 che le riserve di gas naturale in Afghanistan erano “consistenti“:

“L’Afghanistan ha dimostrato di possedere riserve di gas naturale, probabili e possibili, stimate in circa 5 miliardi di metri cubi." (UPI, John C.K. Daly, Analysis: Afghanistan’s untapped energy, 24 ottobre 2008)

Fin dall’inizio della guerra sovietico-afgana nel 1979, l’obiettivo di Washington è stato quello di mantenere un punto d’appoggio geopolitico in Asia centrale.

 


Il commercio di droga del Golden Crescent.
La guerra segreta degli Stati Uniti, vale a dire il suo sostegno ai “combattenti per la libertà“, i Mujahideen, (cioè Al Qaeda), è stata anche orientata verso lo sviluppo del commercio di oppiacei del Golden Crescent , che è stato utilizzato dai servizi segreti degli Stati Uniti per finanziare la rivolta diretta contro i Sovietici. [1] Insediato fin dall’inizio della guerra sovietico-afgana e protetto dalla CIA, il traffico di droga ha sviluppato negli anni affari altamente lucrativi di molti miliardi di dollari. E‘ stata la pietra angolare della guerra segreta degli Stati Uniti nel 1980. Oggi, sotto l’occupazione militare USA-NATO, il traffico di droga genera guadagni in denaro nei mercati occidentali superiori ai 200 miliardi di dollari all’anno. (Vedi Michel Chossudovsky, America’s War on Terrorism, Global Research, Montreal, 2005 – vedi anche Michel Chossudovsky, Heroin is “Good for Your Health”: Occupation Forces support Afghan Narcotics Trade , Global Research, 29 aprile 2007)

 


Verso una economia di saccheggio.
I media americani, in coro, hanno confermato la “recente scoperta” delle ricchezze minerarie dell’Afghanistan come la “soluzione” per lo sviluppo dell’economia del paese lacerata dalla guerra, nonché come un mezzo per eliminare la povertà. L’ invasione e l’occupazione del 2001 da parte di USA-NATO, hanno posto le basi per la loro appropriazione tramite conglomerati minerari ed energetici occidentali. La guerra in Afghanistan è una “guerra delle risorse” orientata al profitto. Sotto gli USA e gli alleati dell’occupazione, questa ricchezza di minerali sarà saccheggiata, una volta che il paese sarà stato pacificato, da una manciata di conglomerati minerari multinazionali. Secondo Olga Borisova, scrivendo nei mesi successivi all’invasione dell’ottobre del 2001, la “guerra al terrorismo guidata dagli Usa [si trasformerà] in una politica coloniale per influenzare un paese favolosamente ricco.” (Borisova, op cit). Parte dell’agenda USA-NATO è anche quella di prendere finalmente possesso delle riserve di gas naturale dell’Afghanistan, nonché di prevenire lo sviluppo degli interessi energetici russi, iraniani e cinesi in Afghanistan.



Note
1. Il commercio di oppiacei del Golden Crescent costituisce, allo stato attuale, il fulcro dell’economia di esportazione dell’Afghanistan. Il traffico di eroina, insediato fin dall’inizio della guerra sovietico-afgana nel 1979 e protetto dalla CIA, genera guadagni in denaro nei mercati occidentali di oltre 200 miliardi di dollari all’anno. Sin dall’invasione del 2001, la produzione di stupefacenti in Afghanistan è aumentata di oltre 35 volte. Nel 2009, la produzione di oppio era pari a 6.900 tonnellate, rispetto alle meno 200 tonnellate nel 2001. A questo proposito, i guadagni di miliardi di dollari derivanti dalla produzione di oppio afgano in gran parte sono al di fuori dell’Afghanistan. Secondo i dati delle Nazioni Unite, i ricavi del traffico di droga derivanti dall’economia locale sono dell’ordine del 2-3 miliardi all’anno,in contrasto con le vendite mondiali di eroina derivante dal commercio di oppiacei afgani, al di sopra dei 200 miliardi di dollari. (Vedi Michel Chossudovsky, “America’s War on Terrorism”, Global Research, Montreal, 2005)

Fonte: http://informazionescorretta.altervista.org

 

 

Gli Stati Uniti hanno annunciato la scoperta di vastissimi giacimenti di minerali in Afghanistan, di tale portata da poter alterare l'economia afgana e forse modificare il corso della guerra che imperversa da anni. Una cosa è certa: ora che la scoperta è stata fatta, difficilmente gli americani lasceranno il Paese.

Le miniere infatti, che contengono minerali come ferro, rame, cobalto e oro, sono anche fonte di metalli rari come il litio, essenziale per l'industria elettronica moderna. Attualmente gli Stati Uniti sono costretti a comprare elementi rari dalla Cina, che è fonte di quasi il 90% di queste minerali, e che fa il bello e il cattivo tempo sul mercato.
Ed è recentemente stata stabilita come priorità per l'industria statunitense la ricerca di giacimenti di elementi rari, in modo tale da slegarsi quasi completamente dalla dipendenza cinese.

Secondo un memorandum interno del Pentagono, l' Afghanistan è ora considerato "l'Arabia Saudita del litio". La miniera è stata scoperta proprio da un team del Pentagono, in collaborazione con alcuni geologi americani.
Sebbene possano volerci molti anni per sviluppare l'industria mineraria, il potenziale è talmente ampio da ritenere che i depositi possano attirare investimenti e capitali ben prima di poter generare profitti.

Sembra una speranza per il popolo afgano, che basa la propria economia sul traffico di narcotici e sulla produzione di oppio, ma riflettendo per un istante ci si rende conto che è molto più probabile che l'occasione di una vita sia capitata agli Stati Uniti che agli afgani.
Mano d'opera a basso costo per l'estrazione di litio: com'è ben noto, l'Afghanistan non eccelle di certo nella produzione di batterie per portatili e BlackBerry, cosa che invece gli Stati Uniti sono bravi a fare. L'Afghanistan corre quindi il rischio di diventare una succursale industriale americana.

Senza considerare che le nuove miniere potrebbero essere fonte non di rinnovamento della situazione sociale afgana, ma di altri conflitti. Il governo afgano è già uno dei più corrotti del mondo, ed il potenziale benessere derivante dai futuri profitti dell'estrazione mineraria potrebbe finire, come al solito, nelle mani di pochi eletti.
Oltre al fatto che i Talebani potrebbero difendere ancora più ferocemente i loro domini allo scopo di ottenere il controllo su queste preziosissime sorgenti minerali.

E spunta anche lo spauracchio cinese, che potrebbe cercare di appropriarsi della miniera, soprattutto alla ricerca di rame e di minerali rari. La Cina potrebbe fornire proprio ciò che manca all'Afghanistan: strumentazione per l'estrazione. Il Paese infatti manca totalmente di infrastrutture minerarie, il che richiederebbe decenni per iniziare a ricavare profitti dai depositi appena scoperti. "Questo Paese non ha una cultura mineraria" afferma Jack MEdlin, geologo americano coinvolto nelle prospezioni geologiche. "Hanno alcune piccole miniere artigianali, ma ora ci potrebbero essere miniere molto, molto grandi che richiederanno più che un setaccio".

Non si tratta infatti di una singola miniera di proporzioni ciclopiche: tutto il Paese sembra essere costellato di depositi di minerali. La scoperta è stata possibile grazie alla consultazione di vecchie mappe ritrovate nella libreria della Aghan Geological Survey di Kabul, e che mostrerebbero i maggiori depositi minerari del Paese. Nel 2004 vennero consultate, ed i geologi americani si accorsero che i dati, raccolti da geologi sovietici, mostravano enormi depositi di minerali. "C'erano mappe, ma lo sviluppo minerario non iniziò, per via di 30-35 anni di guerra" spiega Ahmad Hujabre, ingegnere afgano che lavorò per il Ministero delle Miniere negli anni '70.

Basandosi sulla mappe, i geologi americani hanno fatto prospezioni aeree sul 70% del territorio afgano con un Orion P-3 della Marina, ottenendo dati molto promettenti e tornando con un vecchio bombardiere britannico equipaggiato con una strumentazione in grado di ottenere profili tridimensionali dei depositi minerari sotterranei.
Citando i geologi, i risultati furono sorprendenti: i depositi di rame e ferro sono tali da poter rendere l'Afghanistan uno dei maggiori produttori a livello mondiale; si è poi trovato niobio, metallo raro particolarmente interessante per la costruzione di razzi, per l'industria nucleare, per condensatori e per la produzione di niovato di litio, un cristallo in grado di cambiare l'indice di rifrazione e sfruttato per la produzione di fibre ottiche ad altissima capacità.
Ci sono inoltre vastissimi depositi di oro nel Pashtun, ed enormi depositi di litio nella provincia di Ghanzi, tali da poter essere equiparati a quelli in Bolivia, il Paese con le riserve più ampie di litio del mondo.

Ma la notizia della scoperta di questi giacimenti è rimasta sotto silenzio per due anni, apparentemente ignorata (o forse volontariamente) fino alla creazione di un programma di business studiato dal Pentagono.

Fonte: http://www.ditadifulmine.com

 


 

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