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Ammettiamo che il titolo del testo del 30 marzo di JForum ( “il portale ebraico francese”, come si definisce) è del tutto giustificato e indovinato “La strana partenza di Vlad” (Vlad, ovvero Putin per gli amici…) . Il titolo in francese riprende un testo di DEBKAfile sempre del 30 marzo 2016, annunciante, con una foto che mostrava un presunto veicolo lanciamissili nella base di Humaymim, il dispiegamento dei missili superficie-superficie a corto raggio Iskander (SS-26 per la NATO).

 

 

Il modernissimo SS-26 è già ben noto, in particolare con lo schieramento a Kaliningrad, quale miglior missile terra-terra a corto raggio di oggi, con una sofisticazione elettronica notevole che ne consente precisione, seminvulnerabilità all’intercettazione e la possibilità di cambiare bersaglio o seguire un bersaglio in movimento. La gittata della versione schierata è di 500 chilometri, coprendo una parte estremamente importante della regione: Siria, Giordania, Israele, notevole parte della Turchia e sfiorando l’Arabia Saudita. Inoltre DEBKAfile/JForum accenna a qualcosa, l’Iskander ha una capacità nucleare grazie al tipo di testata adottabile. Prendiamo in prestito qui la parte tecnica della notizia di DEBKAfile e della traduzione francese di Jforum. “Il 15 marzo, Mosca annunciava che i formidabili missili antiaerei S-400 rimarranno in Siria dopo il ritiro. Dieci giorni dopo, il 25 marzo, i sistemi Iskander-M venivano schierati. L’Iskander-M è considerato il migliore SRBM nel mondo. Questa combinazione, secondo fonti militari di DEBKAfile, fa della base di Humaymim la sede dei missili più sofisticati in tutto il Medio Oriente. Il suo veicolo lanciamissili trasporta 2 missili. Ci vogliono solo pochi minuti per prepararne il lancio: ciascuno può essere lanciato separatamente. In volo, gli operatori puntano l’arma, correggendone se necessario il tiro, su rampe di lancio di missili, colonne di carri armati o convogli di rifornimento in movimento. Un’altra caratteristica molto speciale dell’Iskander-M è che la sua testata è controllata da un segnale radio codificato che UAV o AWACS non possono intercettare. Il missile può quindi agganciare il bersaglio senza poter essere abbattuto da un sistema antimissile. Il computer del missile riceve l’immagine del bersaglio, vi si posiziona e punta sul bersaglio a velocità supersonica. L’Iskander-M è adatto all’uso contro obiettivi piccoli o grandi e può facilmente sfuggire alle batterie antiaeree. Il bersaglio può essere agganciato da satelliti, aerei da ricognizione e spionaggio, sistemi da ricognizione o anche da soldati sul campo che dirigono l’artiglieria con immagini acquisite dai loro computer. Inoltre, il sistema di navigazione indipendente non è influenzato da condizioni meteo avverse come nebbia o notte, come gli altri missili balistici. Inoltre è quasi impossibile prevedere il lancio di Iskander-M per via della mobilità del sistema di lancio“.

 

 

E’ ovvio che non dovremmo, in prima analisi o anche con analisi sofisticate, insistere sulla questione delle capacità nucleari dell’SS-26. Come già detto, DEBKAfile è molto discreto sulla questione, limitandosi a citare nel titolo e una volta nel testo questo aspetto, sempre con questa precisione, ma senza alcun commento. “Alcun missile superficie-superficie nucleare è mai stato distribuito in un Paese arabo confinante con Israele, dal 2007, quando i missili cinesi DF-21 furono installati in Arabia Saudita“. Questa sobria discrezione di Debka è l’inequivocabile prova che “questo aspetto” è della massima importanza… Da questo punto di vista si passa all’analisi teorica esplorandone la logica della deterrenza. La presenza di SS-26 a testata nucleare schierati da una potenza dotata di infinite testate nucleari, significa semplicemente che Israele non ha più il monopolio nucleare nella regione. E questo non è niente. Né Stati Uniti né i compari del blocco BAO che si trovano nella regione, hanno sistemi d’arma nucleari, perché nell’equazione strategica non contano nulla, per quanto si desideri individuare lo spirito della cosa (politica), la loro politica è un copia e incolla della politica israeliana. Adattandosi quindi da bravi soldatini al monopolio nucleare israeliano. Invece Putin no; anche se ha ottimi rapporti con Israele, ha la sua politica, su cui Israele non ha alcun controllo e questa politica assume l’enorme ipoteca della perdita del monopolio nucleare israeliano secondo l’enigmatica logica della deterrenza: l’avversario ha le sue testate nucleari pronte? E’ pronto o no ad usarle? Dopo quale soglia? Ecc… Ed è ben noto, grazie alla gentilezza di Wikileaks e soprattutto alla leggerezza e alla tendenza alla chiacchiera strategica e sconsiderata su e-mail non protette della molto “competente” ex-segretaria di Stato, e favorita candidata guerrafondaia imperialista e femminista-postmoderna alle presidenziali degli Stati Uniti, si sa che il monopolio nucleare sia di vitale importanza per il dominio d’Israele sulla regione. Ricordiamo il nostro testo del 24 marzo 2016 naturalmente su Hillary Clinton: “La prima parte del messaggio (probabilmente risalente alla tarda primavera del 2012, inquadra la situazione strategica, in particolare tra Israele e Iran. Che appariva per la prima volta in modo esplicito in un messaggio di un funzionario di quel livello che l’obiettivo di Israele non è tanto impedire all’Iran di avere una bomba nucleare ma di mantenere il monopolio nucleare nella regione. In alcun momento questa idea non viene messa in discussione, al contrario, come gli Stati Uniti hanno sempre ammesso ufficialmente, la denuclearizzazione della zona mediorientale era un obiettivo, se non sempre accettabile, confermandone la dottrina della non proliferazione. (…) Il programma nucleare iraniano e la guerra civile in Siria possono sembrare non collegati, ma lo sono. Per i capi israeliani, la vera minaccia di un Iran dotato di armi nucleari non è la prospettiva di un leader iraniano folle ce lancia un attacco nucleare iraniano non provocato su Israele, che porterebbe alla distruzione di entrambi i paesi. Ciò che realmente preoccupa i capi militari israeliani, ma non possono dirlo, è che perdono il monopolio nucleare. Un Iran dotato di armi nucleari non solo porrà fine al monopolio nucleare, ma potrebbe anche incoraggiare altri avversari, come Arabia Saudita ed Egitto, ad adottare il nucleare. Il risultato sarebbe un equilibrio nucleare precaria in cui Israele non potrebbe rispondere alle provocazioni con attacchi militari convenzionali in Siria e Libano, come può oggi. Se l’Iran dovesse divenire uno Stato dotato di armi nucleari, Teheran troverebbe molto più facile incitare gli alleati Siria ed Hezbollah a colpire Israele, sapendo che le sue armi nucleari servirebbero da deterrente contro la risposto d’Israele contro l’Iran”.

 

 

In generale, è vero che si può dire che il ritiro russo, annunciato dagli squilli di tromba della comunicazione può essere descritto come “strano”, è assai caro a Vlad. Da un punto di vista tattico, i russi dimostrano di essere attori eccezionali: buona transazione nella comunicazione (ritiro, a partire da sistemi che non hanno più utilità operativa), presenza rimanente esattamente misurata alle esigenze operative e dal molto grande effetto simbolico. (Le Monde stesso lancia petali ai russi-che-lasciano-la-Siria, per la liberazione del famoso sito storico della nostra Classicità, ovviamente in Siria: “Grazie alla Russia, l’antica città di Palmyra è stata liberata dal giogo dei barbari dell’organizzazione chiamata “Stato islamico”…) Infine, un consolidamento con dei mezzi che, senza insistere e di passaggio, danno una nuova dimensione, suprema, alla presenza strategica russa nel cuore del Medio Oriente. (Va ricordato che Putin aveva già parlato della questione nucleare rispetto allo SIIL, dicendo che “sperava” che non avrebbe dovuto usare armi nucleari contro lo SIIL. Ma si trattava di un riferimento ai missili da crociera Kalibr lanciati da sottomarini nel Mar Nero o nel Mediterraneo, ipotesi assolutamente senza un peso nella comunicazione pari alla possibile potenza nucleare dislocata sul posto, come l’SS-26 nel secondo caso, indicando che la dissuasione è strutturalmente integrata nell’equazione strategica nella regione). Tattica e strategia, comunicazione, tutto ci entra… E tutto in sei mesi con il sostegno dell’azione diplomatica mettendo la Turchia su una difensiva disordinata, Israele divenire amichevole, Assad viene confermato nella sua posizione, l’Europa affrontare i migranti-rifugiati, il presidente degli Stati Uniti giocare a golf, e l’opinione-sistema antirussa nel disordine; tanto sono ottimi scacchisti i russi, che Kasparov penserebbe bene di rientrare un giorno in Russia, per una partita amichevole con Putin, piuttosto che contro“. Con ciò dovremmo speculare sulla presenza degli SS-26, probabilmente smentendo o silenziando quanto sostenuto, e con la presenza di testate nucleari in riserva circondate dalla medesima speculazione. L’affermazione di DEBKAfile è ben documentata. L’azione della comunicazione della deterrenza, a favore dei russi e per i russi, è svolta molto bene. Dato che è molto probabile che gli SS-26 siano ad Humaymim, ed è molto probabile che siano a testata nucleare, è come dovrebbe essere il tutto. Il fattore psicologico dell’incertezza è fondamentale per la logica della deterrenza e, non appena qualcosa di nucleare è possibile, sarebbe presente affinché alcun rischio diventi il rischio supremo. Il lavoro essenziale della deterrenza è compiuto, Israele non ha più il monopolio e la Russia rafforza un formidabile controllo strategico della regione. Gli israeliani, persone molto realistiche, quindi facendo i conti con questa suprema opportunità, useranno ancora di più i guanti negli aspetti della loro politica meno piacevoli per la Russia e manterranno rapporti ancor più cordiali con essa. Putin li accoglierà con un caldo sorriso, come fa sempre con Israele; con solo un po’ di ironia…

Philippe Grasset, Dedefensa 31 marzo 2016

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Fonte: http://aurorasito.wordpress.com

 


 

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