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Uranio impoverito. Quella centrale nucleare militare alle porte di Pisa e il Galilei, reattore quasi segreto

Caro direttore, ti voglio raccontare la vera storia dei proiettili all'uranio impoverito e dei 5 centesimi che tutti noi paghiamo (senza saperlo) per finanziare, al di fuori di ogni controllo, la politica e la strategia militare italiana subalterna agli interessi della Casa Bianca. Dalla Somalia all'Afghanistan, all'Iraq. Alle porte della città di Pisa dunque, vicino alla base che nasconde i proiettili all'uranio, c'è una centrale nucleare sotto il controllo delle forze armate chiamata "Cisam" (Centro interforze sviluppo applicazioni militari) e contiene un reattore nucleare di ricerca (il "Galilei") di cui ben poco si sa.

E' una centrale atomica fantasma e nessuno sa dove siano finite o finiranno le scorie che ha prodotto prima dello spegnimento. Il suo nome compare en passant in alcuni documenti del governo e dell'Enea, ma non è compresa tra gli impianti per i cui rifiuti Silvio Berlusconi ha incaricato il generale Carlo Jean di trovare una sistemazione. Si trova non lontana dunque da quel deposito toscano di munizioni nel quale vengono stoccati e lavorati i proiettili radioattivi all'uranio sparati dalla Nato durante le guerre definite "umanitarie". Il rapporto sullo "Stato della radioprotezione in Italia", compilato da tecnici dell'ente statale Enea prima che la gestione del nucleare passasse in mano alla Sogin (del ministero del Tesoro), considera l'impianto del Cisam tra quelli da mettere in sicurezza, considerata la pericolosità del combustibile (plutonio) usato prima dello spegnimento e dei rifiuti radioattivi prodotti. Ma sul "Galilei" è da tempo stata distesa una cappa di segretezza.

Un documento del ministero dell'Industria datato 15 novembre 1999 (il dicastero era retto dal diessino Pierluigi Bersani) prevede, per la scelta del deposito nazionale delle scorie nucleari, un - testuale - «percorso partecipativo, trasparente e consensuale per arrivare ad individuare e selezionare un sito per la realizzazione di un deposito nazionale per i rifiuti radioattivi». E molto chiaro a questo punto che questo cammino non è così trasparente come affermato dai governi: lo dimostra, tra le altre cose, la pubblicazione nella "Gazzetta ufficiale" di una ordinanza del generale Jean con l'omissione di alcune parti relative alla sicurezza degli impianti atomici. Ne è conferma il fatto che ministri di ogni colore abbiano sempre negato la presenza di munizioni radioattive nelle basi italiane, mentre invece esistono documenti che ne provano la conservazione e il trattamento. Di scarsa trasparenza è prova anche il fatto che alla commissione di inchiesta sull'uranio impoverito (la Commissione Mandelli) negli anni passati siano stati chiamati a partecipare, sempre dal governo, esperti militari che appartengono proprio al Cisam, centrale della quale si ignora la sorte delle scorie. Proprio il Cisam ha tra gli altri compiti quello delle analisi della radioattività sui campioni d'acqua del porto di La Spezia, una delle dodici basi - c'è anche Santo Stefano, in Sardegna - che secondo le fonti ufficiali offrono ricovero ai sottomarini nucleari degli Stati Uniti. Ma nella città ligure i risultati degli esami dei tecnici militari non sempre vengono resi noti.

L'ordinanza Berlusconi. Nell'ordinanza di nomina del generale Jean a commissario con poteri speciali per il nucleare (7 marzo 2003, numero 3267) il premier Silvio Berlusconi elenca gli impianti atomici che devono essere smantellati, con il successivo stoccaggio delle scorie in un deposito unico: ma nell'atto non si parla del reattore Galilei, né del Cisam e nemmeno viene elencata la Toscana tra le regioni in emergenza a causa della presenza di plutonio e altre sostanze radioattive.

Fabio Furlan, via e-mail
Fonte: http://www.liberazione.it

 


 

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