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La Corea del Nord nel giro di pochi anni è stata capace di dotarsi di un vettore missilistico intercontinentale (il missile KN-20 o Hwasong-14) che, secondo gli analisti, è in grado di portare una testata atomica (sebbene di bassa potenza) sul suolo continentale americano.

Un risultato non da poco se si considera che sino a 15/20 anni fa il programma dei missili intermedi (IRBM) era ancora in pieno sviluppo e lungi dall’essere terminato. I missili tipo No-Dong 1 e 2, capaci di una gittata massima di 1300/1500 km, sono un miglioramento dei celeberrimi Scud forniti dall’Unione Sovietica e implementati nel corso dei decenni con parti provenienti da altre fonti: alla fine degli anni ’90 la Corea del Nord ricevette dalla Siria un missile SS-21 “Scarab” da cui, con ogni probabilità, prese la tecnologia del sistema di guida. Missili che sono stati la base dello sviluppo del missile Shahab-3 iraniano e del Ghauri pakistano.

Dopo la famiglia No-Dong, a partire dalla metà degli anni 90 , Pyongyang svela il primo vero vettore IRBM bi/tristadio, il Taepodong 1 e 2, missile capace di una gittata compresa tra i 2.000 ed i 5.000 km e direttamente derivato dalla classe di missili precedente: la sua capacità di carico di 750 kg e un CEP (Circular Error Probable) di 4.000 metri ne fanno un missile abbastanza primitivo in grado di portare una testata atomica, batteriologica o chimica solo su obiettivi d’area come città, porti o grosse installazioni industriali. E’ probabile però che la Cina abbia fornito sistemi per il miglioramento della precisione di questi vettori nel corso degli anni, facendoli diventare idonei ad attaccare bersagli puntiformi (o corazzati) come bunker (o silos di lancio di ICBM).

 

 

Il primo vero missile intercontinentale nordcoreano deve molto alla Cina: il primo stadio sembra essere la copia del missile IRBM cinese DF-3, mentre il secondo stadio è un’evoluzione del No-Dong; ancora poco si sa sul terzo stadio, quello che ha messo in grado Pyongyang di colpire gli Stati Uniti sino a Chicago, ma sembra che ci sia lo zampino cinese anche in questo. Questo missile, nella sua versione bistadio (tra i 4000 ed i 9000 Km di gittata) è stato proposto a diversa nazioni mediorientali a partire dal 2004 ed è certo che Pakistan ed Iran sono stati aiutati da tecnici nordcoreani per lo sviluppo dei loro missili: lo Shahab-5/6 iraniano infatti deve molto al Taepodong-2. La Cina quindi, che ora cerca di gestire le intemperanze del leader di Pyongyang (un po’ svogliatamente a dire il vero preferendo fare la voce grossa con Washington) è il vero regista del riarmo missilistico della Corea del Nord; a riprova basta dare uno sguardo ai mezzi dell’Esercito Nordcoreano, come i TEL (Transporter Erector Launcher) a 8 assi di cui dispone Pyongyang: trattasi infatti del modello WS51200 di fabbricazione cinese già usato da Pechino per i suoi ICBM tipo DF-41. L’attività missilistica nordcoreana ha avuto una vero e proprio boom negli ultimi tre anni: 51 lanci di diversi vettori a fronte dei 27 del triennio precedente, un totale di 78 lanci (compresi quelli falliti) da parte di Kim Jong-un contro i 27 del suo predecessore, Kim Jong-Il, senza considerare i test atomici e dei motori a razzo; fatto che riflette come Pechino fondamentalmente usi Pyongyang come uno strumento di pressione verso gli Stati Uniti ma che spesso sfugge di mano: l’incapacità cinese di controllare appieno il regime nordcoreano ha causato il riarmo dei Paesi dell’area e ha minato il prestigio della Cina che si propone come potenza regionale ed ha ambizioni da superpotenza.

 

 

Una considerazione a sé merita il nucleare nordcoreano. Il programma nucleare nordcoreano è di lunga data: iniziò già negli anni ’50 ed è culminato con il test effettuato il 5 gennaio 2016 del primo ordigno a fusione. Concretamente i primi sviluppi si ebbero nei primi anni ’60 quando fu istituito il complesso di ricerca per l’energia atomica a Yongbyon e nel contempo diversi ricercatori vennero mandati in Unione Sovietica per imparare la materia. Il primo reattore costruito dai russi (l’IRT-2M) divenne operativo nel 1965 e successivamente la Corea del Nord ne costruì autonomamente un secondo grazie alle forniture sovietiche, che proseguirono sino agli anni ’70.

Il combustibile atomico  non è un problema per la Corea del Nord, dato che Pyongyang possiede giacimenti di minerali di uranio, principalmente costituiti da uraninite (biossido di uranio), di alta qualità stimati in circa 4 milioni di tonnellate, grazie a questa risorsa naturale e al successivo aiuto anche della Repubblica Popolare Cinese è stato quindi possibile iniziare un programma per gli armamenti nucleari, cominciato negli anni ’80, che ha dato un forte impulso allo sviluppo della missilistica nel paese a nord del 38esimo parallelo, dato che per avere un deterrente nucleare rispettabile è necessario disporre di vettori adeguati, rappresentati in questo caso, dal missile KN-20 recentemente testato e dai vari vettori a raggio intermedio ormai giudicati più o meno affidabili. Nel 1985, a seguito della accuse degli Stati Uniti in merito alla costruzione di un reattore segreto a nord della capitale nordcoreana, Pyongyang aderì al Trattato di Non-Proliferazione Nucleare, ma senza firmare l’accordo di salvaguardia con l’Aiea (Agenzia Internazionale Energia Atomica) che venne ratificato solo nel 1992 sebbene non venne raggiunta l’intesa sulla ispezioni dell’Agenzia.

L’anno successivo la situazione infatti peggiorò quando venne negato il permesso di accesso a due siti sospetti agli ispettori dell’Aiea, sino ad arrivare al punto di portare al ritiro della Corea del Nord dal Trattato di Non-Proliferazione Nucleare all’inizio del 2003, quando ormai sia i vettori missilistici sia gli ordigni erano in fase avanzata di sviluppo. Sviluppo delle testate che è avvenuto anche grazie a tecnici russi che, più o meno clandestinamente, hanno dotato Pyongyang della tecnologia di miniaturizzazione, tecnica essenziale che permette di ridurre il peso della testata a parità di potenza (espressa in kiloton) e quindi di essere montabile su vettori intercontinentali come l’ultimo lanciato: il test atomico avvenuto lo scorso gennaio era, secondo gli esperti, di una testata miniaturizzata capace di una potenza di circa 15 kton.

Fonte: http://www.occhidellaguerra.it

 

 

 

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