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Negli anni ’60, una situazione simile si ebbe durante la crisi dei missili cubani. Il direttore del Centro Per Lo Studio Applicato Dei Problemi Sociali, colonnello della riserva Aleksandr Zhilin, e il colonnello della riserva della Direzione Generale dello Stato Maggiore della Federazione Russa, Grigorij Vanin, hanno espresso interessanti analogie storiche al giornalista di “Komsomolskaja Pravda”.

 

 

Sebastopoli da tempo era ambita dalla NATO come base militare. Era così grave?

Zhilin: Sì. La domanda “chi è il più forte” si pone in modo inequivocabile. La Russia, con alla testa Putin, ha dovuto superare l’esame della maturità statuale.



La crisi dei missili di Cuba scoppiò nel 1962 perché l’Unione Sovietica posizionò missili nucleari a Cuba in grado di raggiungere il territorio degli Stati Uniti. In qualsiasi momento poteva iniziare una guerra nucleare. E oggi?

Zhilin: Precisiamo, all’epoca l’URSS fu costretta a schierare missili a Cuba in risposta alle minacce degli Stati Uniti. Già nel 1961 gli statunitensi disposero 15 missili “Jupiter” con testate nucleari in Turchia, presso Izmir, in grado di raggiungere Mosca e altre città sovietiche. Oggi gli yankees avevano l’intenzione, né più né meno, di cacciare la nostra flotta militare dalla Crimea per schierarvi i propri missili nucleari. Da un punto di vista militare sarebbe stata una sconfitta militare senza la guerra. Già alla fine del 2014 la penisola doveva diventare la base centrale della NATO nella regione o, per usare le parole usate dagli stessi statunitensi, divenire la loro “portaerei inaffondabile stazionante al confine russo”. Dallo scorso anno iniziarono ad operare clandestinamente per riattivare determinati siti dove schierare militari, comandi, depositi e altre infrastrutture della NATO. Mentre la Russia, ci tengo a sottolinearlo, è stata costretta ad affrontare il problema della Crimea, così come l’URSS con Cuba, per difendere gli interessi della propria sicurezza.



L’operazione speciale “compagna per un angelo”.

Tornando al 1962. In risposta ai missili nucleari degli Stati Uniti in Turchia, Khrushjov propose di “infilare un nostro riccio nelle mutande degli americani” creando una nostra base missilistico-nucleare che avesse gli Stati Uniti nel mirino. Chi ha deciso “di prendere un riccio americano?“

Vanin: La probabilità che un giorno si scopra chi e quando negli Stati Uniti si decise di fare della Crimea una base NATO è quasi zero. Ma non importa. Si deve capire una cosa: occupare la Crimea era il compito più importante per gli Stati Uniti. Anche Majdan era secondaria. La cosa partì quando la dipendente del dipartimento di Stato Katerina Shumachenko sposò Jushenko. Fu la classica operazione “compagna per un angelo“. Shumachenko, figlia di immigrati ucraini, “per caso” si trovò in business class accanto a Jushenko. Nel corso di quel lungo viaggio attraverso l’oceano si conobbero. Affascinato, Jushenko abbandonò moglie e figli. La nuova moglie prese il potere in Ucraina. Con l’aiuto del ministro degli Esteri Jatsenjuk e della prima ministra Julija Timoshenko. La sorella di Jatsenjuk per molti anni ha vissuto a Santa Barbara, California, sposata con uno statunitense. Mentre Julija Timoshenko fu arruolata dagli yankees dopo il caso clamoroso dell’ex- primo ministro ucraino Lasarenko, imprigionato negli Stati Uniti da più di 8 anni “per appropriazione indebita in Ucraina“. Lasarenko contribuì decisamente agli affari di Julija. Ma gli yankees la salvarono dal processo. Queste sono le persone che hanno preso il potere consegnando gli interessi nazionali e la difesa dell’Ucraina alla NATO.

Il riavvicinamento occulto tra Ucraina e NATO può essere dimostrato?

Vanin: dopo l’irruzione di truppe statunitensi, avrebbe firmato un accordo di cooperazione militare comprendente la clausola: “Gli Stati Uniti hanno il diritto di ricorrere alle armi in caso di minaccia all’esercito statunitense schierato in Ucraina“. Tutto questo è dettagliato nei documenti della presidenza Jushenko, supplemento “al decreto del Presidente dell’Ucraina No.289/2008 del 1° aprile 2008. Il piano focale Ucraina-NATO 2008 nel quadro del piano d’azione Ucraina-NATO“. C’è anche un documento riservato “Nota analitica sull’attuazione del piano focale Ucraina-NATO per il primo semestre 2008“. (Questi documenti, così come la nota analitica di Grigorij Vanin e Aleksandr Zhilin: “Perché la questione dell’annessione della Crimea alla Russia fu decisa in modo impetuoso“, sono disponibili sul sito kp.ru ). Nell’agosto 2008 l’Ucraina superò un esame sanguinoso: quando Saakashvili iniziò la guerra in Ossezia del Sud (o, più precisamente contro la Russia, perché tutti capirono che Mosca non avrebbe abbandonato Tskhinvali), Washington doveva capire se gli ucraini sarebbero entrati in guerra contro i russi. Non il presidente Jushenko, ma il corpo degli ufficiali, carne della carne russa poiché gli ufficiali furono istruiti nelle scuole militari russe. Kiev consegnò sistemi missilistici “Buk” alla Georgia con equipaggi ucraini. Questi spararono agli aerei russi ed abbatterono un bombardiere Tu-22. Washington esultò di gioia: l’aspetto antirusso dell’Ucraina impressionò! Gli slavi sono divisi fino all’odio!



Il D-Day era previsto per il 15 maggio 2014.

L’avvento di Janukovich chiuse l’avvicinamento?

Vanin: Molte persone lo credono. In realtà Janukovich si barcamenava, a voler essere troppo maliziosi. Prendeva il nostro denaro e stava per consegnare la Crimea agli statunitensi, al miglior offerente, dimenticandosi la posta. Quando l’autunno scorso gli Stati Uniti organizzarono euromaidan in Ucraina, tutti pensarono che punissero Janukovich per aver rifiutato all’ultimo momento di firmare l’accordo sull’associazione con l’Unione Europea. Questo rifiuto non era la scusa. In effetti, gli yankees decisero di punire Janukovich per aver cercato di frenare l’occupazione della Crimea da parte delle forze statunitensi, su pressione di Putin. Mentre allo stesso tempo Janukovich riteneva che la Russia sarebbe stata costretta a concedergli gas a miglior prezzo tramite tali concessioni agli statunitensi (il futuro accordo con l’UE!) E così via.

Zhilin: Obama decise di accelerare l’occupazione politica dell’Ucraina cambiando il potere a Kiev con un governo filo-statunitense. Il 15 maggio 2014, il nuovo primo ministro Jatsenjuk aveva già annunciato la risoluzione del contratto sulla flotta russa e di chiederne il ritiro in territorio russo.



Da dove provengono queste informazioni?

Vanin: “Fonti confidenziali affidabili di Kiev” come si è soliti dire in questi casi. Ai militari ucraini non aggrada la NATO.

Ma l’accordo con l’Ucraina sulla flotta russa non terminava nel 2017. E doveva essere esteso automaticamente per 25 anni, incassando lo sconto sul gas russo. Come potevano denunciarlo così?

Vanin: Molto semplicemente. In una situazione in cui qualsiasi coalizione internazionale antirussa sostenesse Kiev, anche violando alcune disposizioni dell’accordo, un ultimatum avrebbe permesso di chiuderlo prematuramente. Avrebbero potuto creare condizioni insopportabili ai nostri impianti in Crimea. Immaginate affittarle alle navi militari degli Stati Uniti. Sotto la copertura di “Pravy Sektor“, assaltare ogni giorno e terrorizzare i nostri siti militari. Ciò era già accaduto con Jushenko quando i nazionalisti cercarono d’irrompere nelle nostre unità militari. Avrebbero potuto organizzare altre provocazioni, facile… Così saremmo stati costretti ad andarcene di nostra spontanea volontà.

Zhilin: Il problema della Crimea doveva essere risolto senza ulteriori ritardi. Gli abitanti della Crimea rischiavano l’imminente eliminazione fisica. Gli esperti del Joint Chiefs of Staff degli Stati Uniti avevano già in programma, il 17 gennaio, la possibilità di utilizzare mercenari delle SMP, e se ciò non avesse funzionato come previsto, i soldati dell’esercito regolare avrebbero occupato la Crimea. Putin ha agito apertamente. Spiegò in modo inequivocabile la sua posizione a Obama sulla Crimea, affermando che non avrebbe permesso alla NATO di dominare i confini russi. La Russia alla fine di febbraio, come sappiamo, organizzò manovre militari su larga scala. Il Washington Times all’inizio di marzo ne parlò riferendosi a una fonte del Pentagono. “L’esercitazione ha suscitato preoccupazione al Pentagono e al comando europeo delle forze USA, essendo le più importanti degli ultimi 20 anni e che prevedono di migliorare la prontezza al combattimento delle forze nucleari russe. Si sostiene che le manovre coinvolgano il 12.mo Primo Direttorato del Ministero della Difesa della Russia, incaricato delle armi nucleari“. Tuttavia, il Comitato dei Capi di Stato Maggiore della NATO assicurò i capi politici che il Cremlino stava solo cercando di spaventare e non avrebbe osato agire contro la volontà degli Stati Uniti. Gli yankees continuavano in tutta tranquillità i preparativi di base per l’occupazione della Crimea.



Si predestinava agli abitanti della Crimea il destino del Kosovo.

Il Cremlino è stato davvero costretto ad agire subitaneamente?

Vanin: Sì. Il fattore tempo valeva oro. Per neutralizzare il patriottismo del popolo di Sebastopoli e della penisola, gli yankees stavano preparandosi a riprodurre in Crimea lo scenario del Kosovo. Secondo le loro intenzioni, i tartari della Crimea avrebbe dovuto svolgere il ruolo degli albanesi in Kosovo dichiarando la sovranità ed eliminando i patrioti russi dalla Crimea. L’operazione di Putin per garantire stabilità nella penisola, tra l’indizione del referendum e la sua attuazione, fu unica e senza precedenti, secondo molti criteri.

Zhilin: Alla vigilia del referendum in Crimea, Jatsenjuk arrivò negli Stati Uniti per un colloquio d’emergenza con Obama. Ma non riuscì ad affossare il referendum. “Gli uomini cortesi” non permisero alcuna provocazione. L’intelligence militare degli Stati Uniti: gli agenti segreti, la ricognizione aerea, marittima, radio statunitensi, ecc., in Crimea subirono un fiasco totale! É una cosa inaudita oggi, quando ogni centimetro di terra è controllato, che nessuno si accorga di nulla! Non una parola fu pronunciata via radio, e tutti i movimenti delle unità si svolsero nella massima riservatezza. Esperti stranieri credono che la Russia abbia fatto ricorso a mezzi tecnologici, per la copertura dei preparativi dell’operazione militare, che nessun altro possiede.



Più spazio per ritirarsi.

Perché ci teniamo tanto alla penisola? Capisco che sia un luogo sacro. Ma dal punto di vista militare?

Vanin: Perdendo le nostre basi in Crimea avremmo perso il Mar Nero. I missili degli Stati Uniti sulla penisola sarebbero stati l’inizio della fine della Russia. Non potevamo tornare indietro.

Zhilin: Data la mostruosa mancanza di tempo, il nostro presidente ha svolto il compito brillantemente. La Crimea veniva reintegrata alla Russia in modo così travolgente. Putin ha dimostrato che il mondo unipolare non esiste più. La Russia non seguirà più il penoso tracciato della politica statunitense. Da qui l’odio che suscita a Bruxelles e Washington.



Lezioni della storia e documenti riservati:
Chrushjov e Kennedy sapevano di essersi fermati a un passo dalla guerra nucleare globale. Il Cremlino ritirò i suoi missili da Cuba. La Casa Bianca promise di non attaccare Cuba. L’accordo prevedeva un’altra clausola riservata. Gli USA ritiravano i loro missili nucleari dalla Turchia, ma noi passammo sotto silenzio i missili in Turchia su richiesta di Kennedy, che non voleva perdere la faccia di fronte al suo “giro”, perciò sembrammo i perdenti che avrebbero avuto paura degli statunitensi! Chrushjov agì con saggezza nel dare tale concessione a Kennedy. Il fatto che la guerra nucleare venisse evitata era più importante della propaganda. Il presidente Obama sembra mancare di questa saggezza, così cerca di mettere la Russia con spalle al muro.

Fonte: https://aurorasito.wordpress.com

 


 

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