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La Guerra Fredda era nel pieno della sua storia, quando gli analisti della NATO identificarono un punto debole nel loro sistema di difesa. Da sempre il sommergibile lanciamissili è la migliore piattaforma per un attacco a sorpresa. A differenza degli ICBM lanciati dai silos terrestri, quelli delle unità sommerse lasciano pochissimo tempo per effettuare una reazione rapida di difesa.

 

 

I battelli dell’Unione Sovietica per raggiungere i loro punti di inizio attacco nell’Atlantico dovevano passare attraverso il braccio di mare compreso tra la Groenlandia, l'Islanda ed il Regno Unito. Gli strateghi della NATO compresero che quello specchio d’acqua doveva essere negato alle forze navali sovietiche e per far questo destinarono denaro ed impegno a rafforzare le capacità anti-sommergibile, di intelligence, sorveglianza e ricognizione nella regione. Furono impiegati velivoli da pattugliamento marittimo che decollavano dal Regno Unito e dalla Norvegia, e gli Stati Uniti utilizzavano l’aeroporto di Keflavik in Islanda, mentre sottomarini nucleari e convenzionali pattugliavano l’area sotto la superficie. Principalmente, però, la sorveglianza di questa strozzatura nell’Atlantico era affidata ad una rete avanzata di sensori subacquei installati sul fondo dell’oceano per rilevare e monitorare i sottomarini sovietici. Il nome di questo braccio di mare era: GIUK gap.

Con la fine del bipolarismo, la rete idrofonica quanto l’aeroporto islandese furono abbandonati. Le minacce del mondo globalizzato sono diverse e la difesa del Patto Atlantico si è rivolta altrove. La tensione fra la nuova Russia e la NATO si è nuovamente innalzata, e la necessità di monitorare la rinnovata flotta russa è tornata nelle priorità dell’Alleanza, soprattutto perché le implementazioni delle unità da battaglia hanno riguardato la Flotta del Nord, che ha sede a Murmansk, da dove è possibile eseguire operazioni nell'Artico e nell'Atlantico.

La risposta degli Stati Uniti a questa crescente attività russa è nel rimodernare le strutture aeroportuali di Keflavik, mentre il Regno Unito implementerà la sua flotta di velivoli da pattugliamento con i P-8. A questo progetto parteciperà anche la Norvegia che ha già ammodernato la sua unità ELINT ed è interessata all’acquisto di nuovi battelli subacquei. La catena idrofonica dovrà però essere in grado di rilevare le silenziosissime unità sommerse a propulsione AIP, ed ascoltare i transienti e tonali dei nuovi prodotti della cantieristica russa.

Dopo molti anni, il GIUK gap tornerà operativo e con lui si respirerà nuovamente il labile equilibrio che caratterizzò la Guerra Fredda.

Fonte: http://www.difesaonline.it

 


 

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