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Il rifiuto ideologico della scienza può contribuire a causare delle vere e proprie ecatombi: è il caso della riforme agricole di Mao Tse tung durante il Grande Balzo In Avanti.

È noto che il regime di Mao Tse-tung abbia causato decine di milioni di vittime. Molti furono i “contro-rivoluzionari” giustiziati e i caduti durante i lavori forzati, ma la maggior parte dei morti è riconducibile alla grande carestia che colpì la Cina tra il 1959 e 1961. Il governo, e di rimando la stessa popolazione, in seguito cominciarono a riferirsi a questo orribile periodo come “i tre anni difficili” o “i tre anni di disastri naturali”. Ma nonostante siccità e alluvioni abbiano effettivamente flagellato la Cina in quegli anni, gli eufemismi non possono nascondere che buona parte della responsabilità fu delle riforme socioeconomiche iniziate da Mao nel 1958 e conosciute nel loro insieme come il Grande Balzo In Avanti. Si trattava di un piano di sviluppo quinquennale che avrebbe dovuto rapidamente portare la Cina a competere con il mondo occidentale. In particolare, Mao costrinse moltissimi contadini a lasciare il lavoro nei campi e a dedicarsi all’industria e l’intera produzione agricola fu collettivizzata abolendo la proprietà privata dei campi e obbligando i contadini a riunirsi in Comuni popolari. Ma la carestia di quegli anni, talmente violenta da far terminare il piano con due anni di anticipo, non è stata generata solamente dagli errori strategici di un dittatore impaziente. Sotto il controllo statale, Mao aveva imposto alcune innovazioni agricole che avrebbero dovuto essere all’avanguardia, un vero e proprio asso nella manica per moltiplicare in breve tempo i raccolti.

Trofim Lysenko, lo “scienziato” di Stalin.
Come molti nel Blocco sovietico, anche Mao era diventato vittima delle idee di Trofim Lysenko, un agronomo russo che, sotto l’ala protettiva di Stalin, era riuscito a imporre nella patria l’acritica accettazione di una teoria dei caratteri acquisiti adattata agli ideali della rivoluzione. Si trattava di una forma di Lamarkismo (anche se, come spiega lo storico Pietro Corsi il bravo Lamarck non aveva affatto inventato la teoria dei caratteri acquisiti, era semplicemente una delle tante ipotesi che circolavano all’epoca) che applicata all’agricoltura prometteva non solo di aumentare la produzione, ma anche di farlo in perfetto accordo con i principi del socialismo. Oggi i creazionisti ci tengono a presentare Lysenko come uno “scienziato evoluzionista”, quando in realtà questa definizione poteva essere presa seriamente solamente in Unione Sovietica: rifiutando le teorie della genetica mendeliana in favore della propria ideologizzata pseudoscienza, a sua volta derivata dal lavoro dell’eroe nazionale Ivan Vladimirovich Michurin (un orticoltore autodidatta), Lysenko in Russia riuscì a fermare per trent’anni proprio quelle ricerche scientifiche che diventarono parte fondamentale del programma di ricerca costituito dalla teoria dell’evoluzione. Herman Joseph Muller, uno dei padri della genetica che aveva lavorato per quattro anni all’istituto di genetica di Mosca, ha offerto alla storia un resoconto di prima mano del Lysenkoismo in azione:
“Intorno al 1933 i genetisti Chet-verikoff, Ferry, e Ephroimson sono stati tutti, in diversi momenti, banditi in Siberia, mentre Levitsky è stato spedito a un campo di lavoro nell’Artico. [...] nel 1936, il genetista comunista Agol è stato fatto sparire, in seguito alle voci che fosse stato giudicato colpevole di “idealismo menscevita” in genetica [...] è impossibile sapere le reali cause di morte di brillanti genetisti come Karpachenko, Koltzoff, Serebrovsky e Levitsky. Quel che è certo, in ogni caso, è che dal 1936 in avanti i genetisti sovietici di ogni rango hanno vissuto nel terrore. La maggior parte di quelli che non sono stati imprigionati, banditi o giustiziati sono stati costretti a dedicarsi ad altri lavori. La maggioranza di coloro a cui è stato concesso di rimanere nei laboratori è stata obbligata a dirigere le proprie ricerche in maniera tale che sembrasse stessero cercando di provare la correttezza delle idee anti-scientifiche ufficialmente approvate”.

Il Grande balzo indietro.
Come l’Unione Sovietica, nel 1958 anche la Cina rifiutò la “scienza occidentale” che “amava i moscerini e odiava le persone” e applicò le fallimentari teorie del fanatico Lysenko, e grazie alla collettivizzazione era garantito che nessuno contadino con un po’ più di senso critico dei suoi governanti potesse azzardarsi a deviare dalla linea. Tra le innovazioni obbligatorie, i semi di diverse piante dovevano essere piantati gli uni vicini agli altri, in modo tale che esse potessero aiutarsi a vicenda secondo i principi della lotta di classe. Ma piantare semi troppo vicini e di piante con diverse caratteristiche non fece altro che mettere in competizione gli organismi gli uni con gli altri per le risorse, con esiti disastrosi. Un’altra trovata del Lysenkoismo era quella che di piantare i semi a grandi profondità: la teoria alla base era che il terreno diventasse più fertile in profondità e che le piante in questo modo potessero di crescere più forti. Il risultato fu che i contadini cinesi si spaccarono le schiene per piantare semi fino all’assurda profondità di 2 metri, spesso compromettendo quegli strati di suolo, i più superficiali, che sono davvero cruciali per la coltivazione. Sempre in ossequio a Lysenko, i semi erano piantati anche in terreni gelati: le piante, anche grazie alle loro compagne, avrebbero col tempo avuto ragione delle avversità. Come se non bastasse, Lysenko in agricoltura rifiutava anche l’utilizzo di fertilizzanti di sintesi, poiché considerava la chimica qualcosa di intrinsecamente “altro” rispetto al mondo delle leggi della natura: per arricchire il terreno erano ammessi solamente il letame e la rotazione delle colture. Sebbene entrambe le tecniche (ben più antiche del Lysenkoismo) abbiano una indubbia efficacia siano tutt’ora applicate con successo dagli agricoltori, nella Cina del Grande Balzo In Avanti furono anch’esse bloccate dall’ideologia. Dove si trova abbastanza letame per fertilizzare l’intera Cina? Secondo i Lysenkoiti bastava mescolare il letame con la terra in proporzioni 1:10 per trasmettere alla normalissima terra le proprietà fertilizzanti e poi usarla come letame. Non solo questa trasformazione alchemica non avveniva, ma i contadini cominciarono a mescolare al letame un po’ di tutto, compresi i loro rifiuti.

La strage di passeri.
Non si può invece imputare all’agronomo di Stalin la Campagna di eliminazione dei quattro flagelli, che fu invece interamente responsabilità di Mao. Il piano era semplice: attuare un’eliminazione radicale ratti, zanzare, mosche e passeri usando tutta la popolazione come forza lavoro. Mao voleva sbarazzarsi dei primi tre flagelli per motivi sanitari, mentre i passeri erano ritenuti colpevoli di cibarsi dei semi delle colture. Il dittatore però non aveva fatto i conti con gli equilibri ecologici: i passeri non si limitavano a rubacchiare qualche seme, ma facevano scorpacciate di insetti, alcuni dei quali realmente dannosi per l’agricoltura. Dopo aver portato i passeri cinesi sull’orlo dell’estinzione, il governo fu ripagato da raccolti di riso devastati dagli insetti che quei passeri tenevano a bada. Lo sterminio dei passeri terminò nel 1960, quando la quarta peste nemica del popolo diventò la cimice dei letti. Nel frattempo, il governo cinese avrebbe cominciato a importare centinaia di migliaia di passeri dall’Unione Sovietica…

Fonte: http://www.wired.it

 

 

I social media sono una strana bestia: scrivi un editoriale storico-politico su Greta Thunberg e ti accusano di non aver citato le fonti.

Come se la vicenda del periodo caldo medievale fosse una leggenda metropolitana: quando cito Napoleone, non faccio riferimento al suo certificato di nascita!

Scrivi sulla Cina rampante del nuovo imperatore Xi Jinping e ti accusano di… Aver offeso Mao, definendone il governo del Regno di mezzo “scellerato” e colpevole di aver “ridotto al lumicino la ricchezza” di quel Paese 1) .

Imperterrito, eccomi qui a parlare di una guerra intrapresa dalla Cina dello stesso Grande timoniere sul finire degli anni Cinquanta: quella contro i passerotti. Nel senso dei “passeracei di piccola taglia, con becchi conici robusti ed appuntiti, ali ampie e smussate, e code relativamente corte; la colorazione del piumaggio si presenta in varie combinazioni di marrone, beige, grigio, bianco e nero, talora anche giallo”, rubando la definizione da Wikipedia.

Come sarebbe a dire… La guerra ai passeri? I comunisti non erano impegnati a fare la lotta di classe? Tra un contadino ucraino e un pope russo, avevano anche il tempo di dedicarsi allo sterminio dei volatili? E poi… Perché?

Andiamo per gradi…

Parliamo del regime di Mao Zedong, l’autore dei più grandi massacri della storia dell’uomo:
- Fra i 2 e i 5 milioni di “controrivoluzionari” uccisi tra 1950 e 1952 (oltre a 6 milioni spariti nei campi di “rieducazione”).
- Un numero incalcolabile di morti per il primo piano quinquennale (1953-1958), comunque nell’ordine delle decine di milioni.
- 52 milioni di morti per fame durante il catastrofico Grande balzo in avanti (1959-1962), per non parlare dei milioni di morti ammazzati tra chi osava protestare contro il regime dell’uomo “quattro volte grande”, capace di distruggere un quarto del PIL cinese in due anni.
- Fra 5 e 10 milioni di morti durante la disastrosa Grande rivoluzione culturale proletaria (1966-1976), durata fino alla morte del leader e costata la completa paralisi politico-economica del Paese 2) .

Parafrasando le parole del Petronio di Sienkiewicz all’imperatore Nerone: Nascere sotto il governo di Mao era una... Beffa atroce, ma morirvi di una morte naturale che non fosse la fame doveva essere una gioia.

Possiamo perdonargli d'aver assassinato il popolo e devastato l’economia, distrutto una cultura millenaria e ammorbato il mondo col lezzo della sua ideologia fallita... Ma una cosa non possiamo perdonargli: l’inutile strage di piccoli volatili, la sua ridicola giustificazione, la sua amministrazione incapace.

Mao doveva attenersi alle sue assolute specialità: l'omicidio di massa e le persecuzioni, i campi di concentramento e il terrore. Doveva mutilare i tuoi simili, ma non cercare nemici di classe tra gli animali.

Invece, Mao questo fa: dato che il passero comune europeo si nutre di frumento e evidentemente in Cina mancava la manodopera per cacciarlo dai campi, ecco la brillante idea: nel 1958 l’uccellino fu proclamato “agente reazionario al servizio del capitalismo” 3) e fatto oggetto di una campagna di sterminio condotta in modo militare, quando non direttamente dai militari.

Fu ordinato di distruggere i nidi, di impedire ai passeri di posarsi a terra per riposare in modo tale che crollassero uccisi dallo sfinimento, di romperne le uova… Soldati, studenti e operai furono mobilitati per questo 4) come un sol uomo.

Fonti dell’epoca raccontano questa storia così: “All'alba, un giorno della scorsa settimana, è iniziato il massacro dei passeri a Pechino, proseguendo una campagna che dura da mesi nelle campagne. L'obiezione ai passeri è che, come il resto degli abitanti della Cina, hanno fame. E così divisioni di soldati schierate per le strade di Pechino, i loro passi soffocati da scarpe da ginnastica con suola di gomma. Studenti e dipendenti pubblici in tuniche dal colletto alto e scolari che trasportavano pentole e padelle, mestoli e cucchiai, presero tranquillamente le loro stazioni. La forza totale, secondo Radio Pechino, era di 3 milioni” 5).

Quando le ambasciate straniere (sì, proprio le legazioni diplomatiche… non è un modo di dire) diventavano asilo per i poveri pennuti, decine di migliaia di attivisti si schieravano con tamburi e pentole a far rumore per impedire ai passeri di posarsi a terra e farli morire di stanchezza. I dipendenti delle rappresentanze straniere portavano via i corpi dei volatili a secchi ogni giorno…

Dopo quasi due anni gli scienziati cinesi riuscirono a ottenere udienza e spiegarono che i passeri si nutrono di insetti infestanti, e senza di loro il raccolto del riso sarebbe stato aggredito dai parassiti. Peccato che il consiglio arrivò dopo un crollo della produzione del 10 e del 15%...

Guerra perduta, a costo di uno sterminio inutile, anzi dannoso, di una mobilitazione di massa che tolse forze alla produzione e di uno scempio della ragione degno solo… Del regime di Mao.

Fonte: http://www.difesaonline.it



Note.

1) In vero, insieme alle “guerre civili”, periodo storico che va dal 1927 al 1950: qualche lettore fantasioso ha scritto che avremmo dimenticato la Seconda Guerra Mondiale. Cari eurocentrici, considerate che quella che per noi è tale, per il resto del mondo ha definizioni ben diverse. Per i russi, per esempio, è la Grande Guerra Patriottica.

2) Un lettore ha lodato il modo “liberale” con cui la Cina gestisce le minoranze etnico-linguistiche: vogliamo parlare dei 600.000 monaci buddisti tibetani uccisi dopo il 1950? Meglio di no, per stavolta…

3) Non è una battuta: questa fu la definizione ufficiale e presa molto sul serio.

4) Oltre che per combattere i ratti, le mosche e le zanzare…

5) The Times, 5 maggio 1958.


 

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