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Se deve scoppiare una guerra fra Cina e Giappone per il controllo degli arcipelaghi contesi, allora l’isola di Ishigaki potrebbe essere la prima linea del fronte. Questa è l’isola in cui il Giappone si sente più minacciato dalla Cina e il posto dove presto dispiegherà missili e truppe allo scopo di dissuadere la Cina da ogni azione che considera provocatoria. Secondo quanto ha potuto conoscere il quotidiano britannico The Independent, il governo giapponese sta finalizzando lo spiegamento di batterie missilistiche, anti-aerei e anti-nave, la costruzione di nuove installazioni radar e sta per far arrivare circa 600 soldati. Tutto questo nell’isola di Ishigaki. Secondo quanto sostenuto dalla testata, i missili terra-aria probabilmente includono anche i Mim-104 Patriot fabbricati negli Stati Uniti, mentre per i missili anti-nave, dovrebbe trattarsi degli Ssm-1 della Mitsubishi. 

Lo schieramento missilistico e delle forze terrestri giunge in un momento di molto delicato nel dibattito politico del Giappone, perché Shinzo Abe, da poco rieletto alla guida del governo, sta cercando di rivedere in maniera minima ma sensibile la costituzione estremamente pacifista del Giappone scaturita dalla sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale, per tentare di renderla più ancorata alla realtà delle sfide alla geopolitica giapponese. Un tentativo che, intanto, sta avendo i suoi frutti sul piano dei fondi per la Difesa che il governo ha aumentato dell’1,3%, portandolo alla cifra record di 45,8 miliardi di dollari annuali. Un aumento significativo che una parte della popolazione giapponese approva, ma che deve comunque fare i conti anche con una forte opposizione interna.

La scelta della militarizzazione di Ishigaki, tuttavia, appare più una scelta necessaria del governo giapponese che una semplice questione politica. E la popolazione locale sembra essere d’accordo. Ishigaki si trova molto (troppo) vicina a Taiwan e alle Senkaku per non avere una forte barriera difensiva. Negli ultimi anni, la Cina ha mostrato apertamente di considerare le Diaoyu (per il Giappone le isole Senkaku) come parte del proprio territorio. E i venti di tensione su Taiwan non fanno dormire sonni tranquilli al governo del Giappone. Il governo cinese considera il consolidamento della propria sovranità sulle acque contese come un problema prioritario nell’agenda dei prossimi anni e il Giappone, inevitabilmente, deve fare i conti con questo desiderio di Pechino di estendere la propria influenza sul Pacifico. Gli strateghi cinesi considerano le isole del Pacifico come la “prima catena di difesa” che si estende dal  mar Cinese meridionale alle coste della Russia. Ishigaki rientra in questi arcipelaghi, dal momento che è la sua città ad amministrare le Senkaku, rivendicate dalla Cina.

La sfida fra Cina e Giappone si fa ogni anno più tesa. Tutto è iniziato per la pesca, con le flotte di pescherecci cinesi scortate dalle navi militari di Pechino e le tensioni con le motovedette giapponesi a difesa delle acque territoriali di Tokyo. Poi sono arrivate le incursioni dei sottomarini e negli ultimi mesi anche quelle degli aerei da guerra che, secondo il Giappone, hanno più volte penetrato lo spazio aereo nipponico. Una disputa che ha assunto immediatamente i connotati di una questione mondiale prima ancora che regionale. Il segretario generale della Difesa statunitense, James Mattis, ha sottolineato durante una visita a Tokyo che Washington è pienamente impegnata a sostenere il Giappone sulle Senkaku e stanno costruendo le basi per una più ampia alleanza militare sulla falsariga della Nato che includa Usa, Giappone, Australia e India con l’aiuto del Regno Unito. E la sfida non sembra destinata a concludersi nel breve termine. Le rivendicazioni infatti poggiano su solidissime basi economiche. Il mare è uno dei più pescosi della regione e, negli ultimi 40 anni, è diventato sempre più evidente il potenziale energetico dei fondali marini dell’area, dove si nascondo giacimenti inesplorati di petrolio e gas. Gli interessi aumentano e così anche le tensioni fra le due potenze asiatiche. Un’escalation che preoccupa la popolazione locale che, in questi ultimi anni, ha visto una forte crescita anche del turismo e che adesso potrebbe subire un contraccolpo durissimo.

 

Fonte: http://www.occhidellaguerra.it

 


 

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