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La guardia costiera argentina ha sparato contro un peschereccio battente bandiera cinese accusato di pescare illegalmente nelle proprie acque territoriali. Il tutto mentre avveniva un rocambolesco e spettacolare inseguimento dell’imbarcazione cinese per cercare di catturarla. Secondo quanto riferito dalla Prefectura naval argentina la Jing Yuan 626 non si è fermata al primo richiamo della marina di Buenos Aires. Il peschereccio ha proseguito la navigazione circondato da altre quattro barche della stessa bandiera che hanno fatto di tutto per impedire impedirne la cattura con tentativi di speronamento e manovre che mettevano a rischio la vita dell’equipaggio del Mantilla (la nave della guardia costiera argentina).

Solo successivamente, dopo un intenso inseguimento e quando la nebbia ha iniziato a diradarsi, “è stata presa la decisione di effettuare colpi di mitragliatrici e di cannone diretti alla struttura della nave sopra la linea di galleggiamento al fine di compromettere la navigabilità del peschereccio, preservando nel contempo la vita dei membri dell’equipaggio”, così riporta il sito della Prefectura. La registrazione video mostra il momento in cui uno dei militari argentini avverte il comandante dello Jing Yuan 626 prima di aprire il fuoco. “Sei responsabile della sicurezza del tuo equipaggio e della tua nave. “Stai per ricevere fuoco diretto sulla parte della prua della tua nave” dice l’ufficiale di comando, “Prua, ponte di comando. Siamo pronti? Ok, aprire il fuoco con un colpo alla prua della barca oltre la linea di galleggiamento”.

Il Ministero degli Esteri argentino ha ordinato l’interruzione dell’inseguimento dopo otto ore di caccia estenuante, a causa sia delle avverse condizioni meteorologiche sia della posizione del peschereccio. L’ambasciata cinese in Argentina non ha rilasciato immediatamente una dichiarazione sull’incidente e questo non ha permesso una decisione rapida della marina argentina, costringendola prima all’inseguimento e poi agli spari.

Ma questo è solo l’ultimo di una lunga catena di episodi che vede la guardia costiera argentina impegnata nel controllo della sua zona economica esclusiva. Soltanto a febbraio, l’autorità marittima argentina ha catturato la nave Playa Pesmar Uno, battente bandiera spagnola, trovata a pescare illegalmente all’interno della Zee dell’Argentina.Il peschereccio è stato preso con a bordo più di 320 tonnellate di pesce lavorato.

E la questione della pesca non è secondaria per l’economia argentina. I mari della sua Zee ospitano alcuni fra i più grandi banchi di calamari del mondo che rappresentano un pilastro dell’economia locale. La difesa della pesca è uno sforzo continuo da parte della marina di Buenos Aires e la Prefectura naval argentina ha dovuto fare spesso uso della forza per difendere la linea della Zee (a 200 miglia nautiche dalla costa) soprattutto per tutelarsi dalla flotta di pescherecci cinesi che, senza licenze, tentano di sfruttare i pescosi mari atlantici.

Nel 2016 un episodio molto simile a quello accaduto la scorsa settimana,avrebbe potuto avere ripercussioni molto gravi. Il peschereccio cinese Lu Yan Yuan Yu 010 ha tentato di sfuggire a una motovedetta argentina facendo manovre fatte apposta per provocare una collisione, e la nave argentina ha risposto sparando e affondandola direttamente. L’equipaggio, composto da 32 membri, fu tratto in salvo in parte dagli altri pescherecci cinesi e in parte dall’imbarcazione della guardia costiera argentina. Ma l’affondamento provocò un importante incidente diplomatico fra Pechino e Buenos Aires, con il governo cinese che chiese immediate indagini per capire la dinamica dell’accaduto.

La questione non è un unicum nel panorama mondiale. Da tempo le flotte di pescherecci cinesi sono accusate di pesca illegale nelle Zone economiche esclusive degli altri Stati. Nelle acque vicino alla costa cinese, questo fenomeno si vede in particolare nelle aree contese con gli Stati limitrofi. Sia nelle acque contese con il Giappone che con quelle contese con le Filippine, si è spesso assistito all’arrivo di flotte da pesca cinesi, a volte supportate dalla stessa marina militare di Pechino, per pescare nei mari ritenuti sotto sovranità cinese. Ma in altre aree del mondo, in particolare in Africa e anche in America meridionale, si vede spesso un flusso di pescherecci battenti bandiera cinese per attingere dai mari pescosi di questi continenti. Se però in Africa, molte volte la Cina si trova di fronte Stati a bassissima capacità di difesa delle proprie acque o con accordi per cui viene permesso questo tipo di pesca, altre volte, come in Argentina, la marina risponde.

 

Fonte: http://www.occhidellaguerra.it

 

 

 

 

 

 

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