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Ecco qui sotto due diversi articoli, presenti su siti di informazione di diversa tendenza politica. E' importante notare che entrambi parlino di un miglioramento dell'economia della Corea Del Nord, sia pure in modo differente. Il regime "comunista-nazionalista" starebbe cambiando, oggi quasi meta' della popolazione lavorerebbe in aziende private, e l'emersione di una nuova classe di ricchi potrebbe modificare radicalmente l'assetto politico nordcoreano. Non se ne parla molto nell'informazione ufficiale, ma la tanto temuta "minaccia atomica coreana" potrebbe mutare presto in una rappacificazione, indispensabile per poter vendere i propri prodotti nei paesi di influenza americana. Come nessuno parla del ruolo inglese nel commerciare minerali della Corea Del Nord (aiutando tantissimo gli investimenti ed il futuro del paese, tradendo cosi' ancora una volta gli Stati Uniti D'America, dando ancora piu' argomenti a quei politici statunitensi che sostengono che la Gran Bretagna non e' un vero alleato, bensi' un nemico ed un sabotatore). A lungo andare si inneschera' una concorrenza con il mercato di "terre rare" tipicamente cinese, compromettendo magari l'attuale alleanza tra Cina e Corea Del Nord (che dovra' quindi chiedere aiuto alla Russia o agli Usa)? Difficilmente non ci saranno grandi cambiamenti nella geopolitica coreana.

Commento del Webmaster del portale Ogigia.

 

 

La Corea democratica eseguendo un altro test missilistico a lungo raggio conferma che è lungi dall’essere in crisi, e che la sua economia è in pieno boom. USA e Russia dicono che il missile Hwasong-14 lanciato oggi è di media gittata, mentre la Corea democratica rivendica che si tratta di un missile balistico intercontinentale (ICBM). Sembra che se il missile raggiunge l’Alaska non possa raggiungere il resto degli Stati Uniti. Anche se questo è quasi certamente vero, in accordo con ciò che specialisti cinesi e russi dicono del programma missilistico balistico nordcoreano, la prima prova di un missile così potente e sofisticato appare pienamente riuscita evidenziando come la Corea democratica domini sempre più la tecnologia del missile balistico. Ciò è tanto più impressionante perché la tecnologia dei missili balistici è una delle più difficili e complesse, e richiede un’industria chimica e dei materiali altamente qualificata e un elevato standard di produzione e controllo di qualità, che operi efficacemente. Ciò evidenza un punto già indicato: comunque sia, la Corea democratica non è e non può essere un Paese in crisi economica e arretrato tecnologicamente descritto dai media occidentali. Il successo della Corea democratica nel perseguire il programma missilistico balistico e delle armi nucleari dimostra che ha una base industriale e tecnologica significativa, comprendente chimica avanzata e fisica nucleare. “Il successo della Corea democratica nel produrre cellulari e tablet intelligenti, e nel sviluppare una propria intranet chiaramente estesa (“Kwangmyong”) suggerisce il possesso di un’industria informatica sofisticata da cui attingere. Le immagini di Pyongyang, che appaiono di tanto in tanto sui media occidentali, mostrano una città moderna e futuristica, un fatto significativo in sé anche se Pyongyang sia una vetrina non rappresentativa di tutto il Paese. Tuttavia, nonostante questi evidenti segnali di una forza industriale e tecnologica moderna, c’è l’opinione diffusa che la Corea democratica sia un Paese primitivo, con un popolo che vive in condizioni di sussistenza. Francamente ciò non è coerente coi fatti noti”.

 

 

Un articolo del Financial Times affronta direttamente questo punto, scoprendo che non solo la Corea democratica è lungi dall’essere arretrata, ma che ha un’economia in crescita a un ritmo elevato:Nel momento in cui gli Stati Uniti cercano di colpire il regime di Kim con nuove sanzioni, pressioni aumentate probabilmente dalla morte dello studente statunitense Otto Warmbier, prigioniero in Corea democratica, l’economia mostra vitalità potendo rendere ancora più difficile far leva su Pyongyang. Qualsiasi analisi dell’economia nordcoreana deve procedere con cautela. I dati economici affidabili della nazione isolata sono scarsi e le stime variano selvaggiamente. Le previsioni sulla crescita del prodotto interno lordo per capita del 2015 passavano da -1 per cento della Banca di Corea di Seul a 9 per cento dell’Istituto di Ricerca Hyundai. “Le sfide su un calcolo accurato del PIL della Corea democratica sono molte e derivano principalmente dalla scarsa quantità di dati macroeconomici credibili”, afferma Kent Boydston, analista dell’Istituto Peterson per l’Economia Internazionale. Ma per gli osservatori vicini alla nazione reclusa, i segni del cambiamento sono chiari. In particolare, i salari sono aumentati, così come la crescita di una classe media chiamata donju. “I cambiamenti sono evidenti quando andate a Pyongyang. C’è traffico veicolare e la città ha un profilo inedito”, spiega un ex-ufficiale dell’intelligence statunitense, sottolineando il crescente utilizzo di elementi una volta rari come pannelli solari e condizionatori d’aria… Il risultato, secondo gli osservatori della Corea Democratica come il prof. Lankov, è “un miglioramento significativo degli standard di vita” e un ritmo economico più evidente col fiorente numero di ristoranti e mercati. Conosciuti come jangmadang, questi mercati, ufficiali e non, proliferarono rapidamente dagli ultimi anni e sono ora sempre più la norma nell’acquisto di beni di consumo. Secondo un sondaggio su più di 1.000 fuggitivi dell’Istituto Di Sviluppo Della Corea, think-tank di Stato di Seoul, più dell’85% dei coreani ricorre a questi mercati per il cibo, contro il 6% che ricorre alle razioni statali. Anche i salari sono aumentati esponenzialmente negli ultimi anni. Secondo l’istituto, gli stipendi statali ufficiali sono aumentati di oltre il 250 per cento negli ultimi 10 anni, a circa 85 dollari (più di 75000 won nord-coreani) al mese, mentre i salari nei lavori non ufficiali, come nelle imprese private, sono cresciuti di oltre il 1200 per cento. Lee Byung-ho, ex-capo del servizio d’intelligence della Corea del Sud, ha stimato all’inizio di quest’anno che il 40 per cento della popolazione della Corea democratica lavora in una impresa di tipo privata”.
L’articolo del Financial Times evidenzia un punto importante sulla Corea democratica. La crescita negativa di -1% del PIL pro capite sostenuta dalla Banca di Corea è ovviamente in contrasto con i fatti reali, riflettendo l’idea uniformemente negativa della Corea democratica di media e istituzioni della Corea del Sud. Le peggiori storie sulla Corea democratica, tra cui regolamenti di conti al potere e purghe nel governo nordcoreano, corruzione di Kim Jong-Un e suo entourage, fallimento e privazione economica del Paese, provengono dalla Corea del Sud che ha un ovvio interesse a tali affermazioni, comunque accettate acriticamente dall’Occidente, dove vengono riprodotti regolarmente come se fossero fatti. Se la Corea Democratica davvero ha tassi di crescita del PIL annuo pro capite del 9%, come affermato dall’Istituto di Ricerca Hyundai, e se gli stipendi sono veramente cresciuti del 250-1200% negli ultimi 10 anni, la Corea democratica ha l’economia in più rapida crescita del mondo e il suo popolo vede la crescita più veloce dei redditi reali del mondo. Ciò spiega senza dubbio la crescente fiducia della leadership nordcoreana e la genuina popolarità (al contrario del culto della personalità) di Kim Jong-Un, che anche certi osservatori occidentali sono riluttanti ad ammettere. Uno dei grandi problemi dell’occidente è che sembra sempre lottare per riconoscere o adattarsi a un cambiamento della realtà in qualsiasi situazione particolare. Proprio come lOoccidente ha imposto sanzioni economiche alla Russia nel 2014, nella convinzione che l’economia della Russia fosse di carta come negli anni ’90, così ritiene che la Corea Democratica sia a un passo dal crollo totale, come sempre negli anni ’90. Il risultato in entrambi i casi è il tentativo fallimentare di usare le sanzioni, e rabbia e confusione quando non funzionano. Nel caso della Corea democratica, ciò che l’Occidente ritiene sia il “proiettile magico”, le sanzioni cinesi, non si avranno mai nel senso che l’Occidente vuole o con un peso significativo. Dato che è così, è necessario fare ciò che l’occidente ha sempre rifiutato e che cinesi e russi sollecitano: aprire conversazioni dirette con Kim Jong-Un. Nel frattempo, mentre l’occidente si oppone, Kim Jong-Un e Corea democratica continuano a rafforzarsi e l’equilibrio militare nel Pacifico nordorientale passa lentamente, ma costantemente, a loro favore.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Alexander Mercouris, The Duran, 4/7/2017

Fonte: https://aurorasito.wordpress.com

 

 

Siamo abituati a pensare alla Corea del Nord come a un paese povero e arretrato, quasi del tutto privo di un’economia, e soggetto agli umori del suo dittatore. Un articolo scritto per il Guardian dallo studioso russo Andrei Lankov smentisce tuttavia in parte le nostre idee sulla Corea Del Nord e descrive un paese che negli ultimi anni è riuscito a superare la grande crisi economica e produttiva degli anni Novanta e, anche se ancora con qualche incertezza e contraddizione, ad affidare la sua crescita economica anche all’impresa privata. Secondo Lankov, quindi, le politiche economiche di Kim Jong-un, leader della Corea del Nord subentrato al padre Kim Jong-il, stanno portando qualche beneficio al paese: secondo le stime più pessimiste il PIL della Corea del Nord crescerà dell’1,5 per cento quest’anno, secondo le più ottimiste potrebbe arrivare al 4 per cento. Secondo la legge della Corea del Nord, che è un regime totalitario comunista, l’attività imprenditoriale privata è ancora proibita. Tuttavia, spiega Lankov, questo divieto è molto spesso poco più di una formalità e nel corso degli anni si sono sviluppati diversi espedienti per aggirare formalmente il divieto ma permettere di fatto attività economiche private. L’articolo del Guardian racconta che oggi ci sono diverse imprese sostanzialmente private, tra cui anche grosse aziende minerarie, di trasporto e raffinerie di petrolio. Chi gestisce l’impresa la deve registrare come azienda dello Stato, ma per il resto si comporta e la gestisce come farebbe un privato con la sua azienda. Secondo gli esperti tra il 30 e il 50 per cento dell’economia nordcoreana è composta da questo settore “privato”.

Lo sviluppo di questa strana economia privata ha fatto sì che negli ultimi anni sia nata anche una specie di nuova classe ricca, formata da imprenditori e imprenditrici (molte, nota Lankov) che hanno una certa disponibilità finanziaria senza avere a che fare con l’apparato statale o del partito. Nei quartieri ricchi di Pyongyang sono stati aperti negli ultimi tempi dei nuovi ristoranti, frequentati per lo più dai nuovi ricchi: i prezzi dei pasti, compresi in media tra i 15 e i 25 dollari circa, sono equivalenti agli stipendi settimanali medi delle famiglie nord coreane. Una cosa simile succede anche nel mercato immobiliare. In Corea del Nord è vietato il possesso di una casa, formalmente sono tutte dello Stato, ma i “diritti di residenza” sono in qualche modo diventati il prezzo delle case e vengono comprati e venduti al posto della proprietà. Nella capitale Pyongyang il costo dei “diritti di residenza” è cresciuto di circa 10 volte negli ultimi anni, fino ad arrivare a 200mila dollari per le case di lusso, seguendo le stesse dinamiche di un mercato immobiliare privato.

Questa forma di imprenditoria privata era già cominciata negli anni Novanta, quando a governare il paese era Kim Jong-il. Il padre dell’attuale dittatore non sapeva però bene come gestire la cosa: alle volte reprimeva queste iniziative private, altre volte le tollerava. Negli ultimi anni, invece, è diventato molto raro che lo Stato intervenga negli affari delle compagnie “private”, che vengono anzi “silenziosamente incoraggiate”. Come scrive Lankov, il progetto di Kim Jong-un sembra imporre al paese una sorta di “capitalismo autoritario”, sul modello di quello che ha funzionato con buoni risultati in Cina o a Taiwan.

Negli ultimi anni il nuovo leader ha ottenuto buoni successi economici anche grazie alla sua riforma dell’agricoltura, simile a quella attuata dalla Cina negli anni Settanta: i campi rimangono di proprietà dello Stato, ma vengono dati in gestione ai coltivatori che possono trattenere una frazione del raccolto, tra il 30 e il 70 per cento. In questo modo chi ha in gestione i campi, partecipando in un certo senso agli “utili”, si impegna a massimizzarne la produzione: negli ultimi due anni i raccolti sono cresciuti tantissimo e la Corea del Nord – che negli anni Novanta era stata colpita da una gravissima carestia – è ormai autosufficiente per quanto riguarda il cibo prodotto.

Anche se la crescita economica degli ultimi anni sta portando qualche beneficio alla fascia più povera della popolazione – e anche se, come raccontano le persone che riescono a fuggire dalla Corea del Nord, Kim Jong-un resta molto popolare – la Corea del Nord è un paese ancora estremamente povero e isolato: il suo reddito medio, per esempio, è 15 volte inferiore a quello della Corea del Sud. Inoltre lo sviluppo di un’economia “privata” non va confuso con un aumento delle libertà personali dei cittadini della Corea del Nord. Il controllo dello Stato nella vita dei suoi cittadini è ancora molto stretto: anche possedere una semplice radio è reato, le persone vengono condannate a morte di frequente per reati politici e nel paese sono attivi diversi campi di internamento per i nemici e gli oppositori del regime.

 

Fonte: http://www.ilpost.it

 


 

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