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E’ sempre più chiaro che l’Iran è in procinto di una decisiva svolta strategica, nell’equipaggiamento militare, verso la Russia, comprendendone l’integrazione strategica, con la Russia che amplia i partner strategici (soprattutto Cina, India eventualmente, ecc., insomma il blocco BRICS/SCO). La cosa non era evidente negli ultimi due decenni, nonostante la vicinanza degli interessi strategici delle due potenze.

 

 

Le sanzioni contro l’Iran negli ultimi due decenni hanno impedito di affrontare questo problema in modo chiaro e preciso, in quanto sottoposto alla risoluzione delle Nazioni Unite che vieta la consegna di armi non difensive all’Iran; c’era anche una lunga disputa tra Iran e Russia sul controllo del sistema antiaereo S-300 venduto all’Iran nel 2007, in parte pagato ed unilateralmente denunciato dalla Russia, portando ad azioni legali da parte dell’Iran e, infine, riattivato dalla Russia stessa; cambio di atteggiamento e sviluppo delle relazioni tra i due Paesi tra la polarizzazione del confronto (Ucraina e Siria) e la completa liberazione dell’Iran dalle sanzioni. Mentre gran discrezione circonda fin dall’inizio questo accordo estremamente complesso e abbastanza incredibile per varie cause (compresa la comunicazione), sembra che le consegne dei sistemi S-300 ordinati saranno completate entro luglio; al momento, le squadre iraniane studiano in Russia il controllo e l’operatività dei sistemi S-300 nella versione modernizzata. Si rileva la novità dell’annuncio del Ministro della Difesa iraniano Dehghan, in visita a Mosca il 16 febbraio, della volontà di esplorare la possibilità di acquisire S-400, oltre agli S-300, e soprattutto riconvertire l’Aeronautica iraniana, obsoleta con per lo più aerei statunitensi dell’epoca dello Shah, quindi degli anni ’60-’70 (F-14, F-4 e F-5), acquisendo avanzati aerei da combattimento russi a partire dal Sukhoj Su-30. Acquisizioni di altri sistemi russi, anche navali, sono previste. Ciò significa che gli iraniani, che avevano avviato l’autosufficienza negli equipaggiamenti militari per via delle sanzioni, decidono di diversificare ampiamente l’arsenale volgendosi a un fornitore estero commisurato dal punto di vista politico; questo approccio rientra nell’ambito della strutturazione strategica fondamentale con la Russia qui riportata, costituendone uno dei materiali principali. Citiamo Sputnik del 16 febbraio, ( “Il Su-30 russo in Iran, nuovo equilibrio strategico in Medio Oriente?“ ) che recensisce l’articolo su National Interest di Dave Majumdar ( “Incubo mediorientale: l’Iran acquista dalla Russia il letale su-30” ), del 15 febbraio. “Secondo la dichiarazione di un rappresentante del Ministero della Difesa iraniano citato da The National Interest, Dehghan discuterà l’eventuale acquisto di caccia Su-30, di cui l’Aeronautica iraniana ha bisogno, secondo il Ministero. Il funzionario ha anche sottolineato che i negoziati erano già avanzati e il contratto potrebbe essere firmato durante la visita di Dehghan. E’ probabile che l’Iran abbia bisogno delle versioni avanzate del velivolo usato da India, Malesia, Algeria e Russia, secondo National Interest. Il Paese potrebbe scegliere il caccia Su-30M2. L’acquisto di aerei di questa versione non sarebbe troppo costoso, essendo una decisione logica alla luce della situazione economica attuale di Teheran. Secondo The National Interest, è molto probabile che l’Iran non si limiti ad acquistare armi complete, ma sia anche interessato a firmare contratti di trasferimento di tecnologia per la produzione di aerei. L’esistenza di una versione del Su-30 (destinata all’Aeronautica militare) dell’Iran aumenterà notevolmente le potenzialità della propria aviazione, attualmente composta per lo più da vecchi modelli di produzione statunitense, cinese e russa, afferma National Interest“. Con notevole legame comunicativo, Sputnik cita The National Interest che cita ancora Sputnik che l’11 febbraio annunciava la visita del Ministro della Difesa iraniano menzionando, senza commenti, le trattative per l’acquisto di Su-30. Infine si nota ancora l’aspetto della comunicazione sul caso, ancora secondo Sputnik ( il 16 febbraio ), il quotidiano russo Kommersant quel giorno indicava acquisizioni maggiori parlando di un primo investimento iraniano di 8 miliardi di dollari (dato che gli S-300 ordinati nel 2007 sono già stati pagati, appunto oggetto della controversia legale tra Iran e Russia nel 2009-2013). “La parte iraniana è interessata all’acquisto di aerei da combattimento Su-30SM, velivoli da addestramento Jak-130, elicotteri Mi-8 e Mi-17, complessi di difesa missilistica “Bastion” dotati del missile supersonico antinave “Jakhont”, navi di superficie, sottomarini a propulsione convenzionale e altri equipaggiamenti“. E’ estremamente difficile stimare esattamente ciò che l’Iran compra e può comprare dalla Russia, date le capacità fiscali e i vincoli rimasti al Paese della risoluzione delle Nazioni Unite. Ma alcune indicazioni mostrano che l’Iran intende prendere in considerazione, sia direttamente sia con sottigliezze legali, sistemi (definibili offensivi o difensivi) mentre abbandona i vincoli internazionali con l’accordo nucleare. I russi in realtà sembrano pronti a seguire questo piano. Tutto ciò, dal punto di vista della comunicazione, infatti ricorda il grande atto della strutturazione strategica tra Russia e Iran, mentre la complessità di questi sistemi militari e il numero di vendite programmate, creano prossimità strategica di tipo tecnologico e militare, concepibile solo nel quadro politico adeguato. Noi, naturalmente, aggiungeremo che questo quadro è già decisamente attivo in Siria dove c’è l’alleanza molto attiva ed efficace tra Siria e Iran: alleanza operativa e politica (il supporto ad Assad) ne chiarisce l’idea nel quadro strategico fondamentale. Secondo il pensiero comune (ad esempio il pensiero-sistema), non era chiaro, poiché invece era evidente lo spirito con cui l’Iran ha firmato l’accordo nucleare, senza pensare che facesse qualcos’altro, nel proprio interesse, dalla prospettiva irresistibile e affascinante di volgersi al blocco BAO sotto la ben nota formula della “comunità internazionale”. L’Iran. quasi barbarico dal 1979 e in particolare dal 2005, non potrebbe desiderare altro che correre verso chi gli avrebbe concesso magnanimamente l’adesione alla “comunità internazionale” (cioè blocco BAO). Naturalmente, non abbiamo mai pensato che ciò fosse possibile, e che invece tutto avrebbe portato l’Iran verso la Russia, ma alcuni hanno davvero pensato nel blocco BAO e l’élite del Sistema ci credeva su istruzione (aggiungendo un PostScriptum obbligatorio, secondo cui l’Iran va necessariamente democratizzato in salsa del Sistema). Ben compreso ciò e appena firmato l’accordo nucleare, la possibile ripartizione delle attività di ristrutturazione delle relazioni tra Iran e blocco BAO iniziò. (Il blocco BAO è così ubriaco e dipendente dalla propria visione deterministica-narrativa che riesce a smontare ciò che sostiene di essere una struttura nascente irresistibile). E molto difficile pensare che l’Iran sogni d’integrarsi in tale pseudo “comunità internazionale” di cartapesta con l’accordo nucleare costantemente messo in questione da una parte significativa del potere di Washington, su pressione robotica ed orwelliana dei centri di potere israeliani, mentre la politica del blocco si dispiega con l’assurdità e il disordine che appare in Siria, promuovendo implicitamente ed esplicitamente il terrorismo jihadista di tutti coloro che odiano l’Iran, acconciandosi alla marcescente Arabia Saudita che sopravvive solo grazie all’ossessione per l’Iran e così via. L’allineamento strategico tra Russia e Iran, sembrandoci inevitabile per tutte le ragioni qui dettagliate, non è del tutto chiaro dal punto di vista degli equipaggiamenti e del coordinamento militari che ne conseguono, in particolare per motivi di bilancio e per la durezza dei due Paesi nel difendere i propri interessi in questo tipo di operazioni. Ma il sistema di comunicazione, con il suo formidabile potere oggi già si volge in questa direzione, e l’articolo di National Interest, firmato da uno rispettato specialista in questioni militar-strategiche, è un’indicazione convincente in questo senso. Si può essere sicuri che nelle settimane e nei mesi prossimi, sarà lanciata una vasta campagna di falsità su massicce acquisizioni di varie armi russe dall’Iran, evidenziando ancora una volta il pericolo terribile che va imponendosi assai velocemente, il tutto supportato principalmente da dichiarazioni ufficiali degli Stati Uniti e dalla spinta d’Israele in tale direzione. (Da questo punto di vista, la cecità della squadra di Netanyahu è totale: l’ossessione iraniana di tale squadra si scontra sempre più violentemente una corrente della comunità militare e d’intelligence israeliana che non considera l’Iran una minaccia esistenziale per Israele, ma secondo cui il pericolo esistenziale è la destabilizzazione totale della regione con il terrorismo conseguente, a cui anche la squadra di Netanyahu ha contribuito.) Il risultato sarà, ovviamente come sempre grazie all’effetto Janus sul sistema di comunicazione, una travolgente cecità straordinaria del blocco BAO, un’efficace pressione costante e molto forte, ovviamente, involontaria ed irresponsabile sui Paesi (Russia e Iran) affinché facciano ogni sforzo per realizzare l’integrazione strategica. La situazione appare assai rapidamente evidente a tale proposito: entrambi i Paesi subiscono l’effetto della comunicazione denuncia del BAO su un allineamento non ancora fatto, chiarendo che ci si deve muovere il più rapidamente possibile per avere vantaggio, cioè completando l’allineamento… Questo non è uno studio prospettico, e tanto meno una previsione. Semplicemente si prendono in considerazione le evidenti superpotenza e stupidità del sistema che con le sue attività di sempre, eterne, commette gli stessi errori catastrofici. L’ex-ambasciatore inglese a Damasco, Peter Ford, paragona la politica inglese sulla Siria a un “cane che si rimangia il proprio vomito”, secondo il proverbio “quando un cane si mangia il suo vomito, è uno sciocco che ripete sempre la stessa follia“. Lo stesso vale per l’attività del sistema verso l’Iran, i legami tra Iran e Russia, ecc. Verso tutto, infine, da quando si manifesta l’attività del Sistema; ma il proverbio non va preso alla lettera, perché il cane ha anche tante virtù onorevoli e nobili, senza lasciarlo un secondo sullo stesso piano del Sistema.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Fonte: https://aurorasito.wordpress.com

 

 

Petrolio in cambio di aerei militari: è questo l’accordo che avrebbero firmato Cina e Iran per la fornitura di 24 caccia cinesi Chengdu J-10 all’aeronautica militare della Repubblica Islamica. A scriverlo è il quotidiano taiwanese Want Daily che, in un articolo pubblicato giovedì scorso, ha aggiunto diversi dettagli ad una notizia apparsa in prima battuta sul sito d’intelligence e difesa israeliano DEBKAfile. Inizialmente il sito israeliano aveva parlato di 150 aerei, un numero apparso subito molto elevato, e non aveva fornito ulteriori dettagli dell’accordo. Secondo Want Daily, invece, gli aerei sarebbero 24, per un controvalore di circa 1 miliardo di dollari. Nella cifra, oltre all’acquisto dei caccia – il cui costo è di circa 35 milioni di dollari per singolo esemplare – sarebbero compresi anche l’addestramento dei piloti, la manutenzione e la fornitura delle armi. Ma non è tutto, perché l’Iran, non potendo pagare gli aerei in contanti, avrebbe concesso alla Cina lo sfruttamento esclusivo per vent’anni del campo petrolifero di Azadegan, vicino al confine con l’Iraq, in grado di produrre fino a 40mila barili di greggio al giorno. Il campo di Azadegan è uno dei più grandi giacimenti di petrolio scoperti in Iran negli ultimi trent’anni ed è attualmente gestito dalla National Iranian Oil Company (NIOC). Non è la prima volta che l’Iran concede alla Cina diritti di esplorazione o sfruttamento delle sue risorse petrolifere: era già successo nel 2009, quando Teheran aveva garantito al gigante asiatico l’utilizzo dei campi di greggio di Azadegan Nord e Azadegan Sud per 25 anni in cambio di 4,5 miliardi di dollari. Il contratto per lo sfruttamento di Azadegan Sud era stato poi cancellato nel 2014, in seguito alle sanzioni occidentali verso la Repubblica Islamica, mentre quello per il campo settentrionale, dal valore di 2 miliardi, è ancora in essere. Per gli israeliani la notizia ha il sapore della beffa: da un lato fin dall’indomani dell’accordo sul nucleare il governo di Tel Aviv ha chiesto nuove armi agli Stati Uniti per la paura di una possibile corsa al riarmo di Teheran dopo la fine delle sanzioni; dall’altro il Chengdu J-10 è stato costruito sulla tecnologia del caccia Lavi, sviluppato negli anni Ottanta dalla Israel Aerospace Industries (IAI) ma mai messo in produzione. In sostanza il principale nemico di Israele si starebbe armando proprio con tecnologia prodotta dallo stato ebraico. Se l’accordo fosse confermato, l’Iran sarebbe il terzo paese ad avere il J-10 nella propria flotta dopo la Cina e il Pakistan. Quest’ultimo, in particolare, ha firmato nel 2009 un contratto da 1,4 miliardi di dollari per la fornitura di 36 J-10, ridenominati in Pakistan FC-20.

Fonte: http://www.flyorbitnews.it

 

 

 

L’Iran, secondo quando riportato dalla agenzia semi ufficiale Fars, ha dispiegato la prima batteria del sistema S-300 in suo possesso presso il sito nucleare fortificato di Fordow. Il sito, che sorge a sud di Teheran, rappresenta il cuore del programma nucleare militare iraniano.

Se usiamo la parola militare in quanto, nonostante le assicurazioni del governo iraniano e le conferme del presidente americano Obama, il sito di Fordow è pensato esclusivamente per permettere le operazioni di ricerca a produzione di elementi indispensabili al programma atomico anche in tempi di guerra, e perché dimensioni e piani di utilizzo del sito consentiranno all’Iran una produzione di materiali fissile enormemente superiore alle necessità “civili” persiane.

Osservare oggi la notizia proveniente dall’Iran, che annuncia la presenza del miglior sistema di difesa aerea nel possesso di Teheran proprio a Fordow, non fa altro che confermare il fatto che il governo di Rohani teme un attacco aereo diretto contro il cuore del programma atomico, e che esso rappresenti l’assetto più importante e vitale di tutti i siti strategici della Repubblica Islamica Iranaina; è indubbio che la qualifica di “assetto vitale” per Fordow deriva dalle sue capacità militari di ricerca e produzione in campo nucleare, e non certo per le necessità di produzione di materiale fissile necessario all’unico reattore oggi attivo in Iran (Busher) e rifornito di combustibile già per altri 5 anni dalla Federazione Russa.

Ci ricordiamo inoltre che Fordow è un sito fortificato, costruito all’interno di una montagna alta diverse centinaia di metri, e di per se stesso invulnerabile alla quasi totalità della bombe convenzionali presenti negli arsenali mondiali. La presenza del sistema missilistico S-300 in quella località dovrebbe essere, a nostro avviso, un ulteriore elemento che i decisori mondiali (ed in particolare italiani ed europei) dovrebbero tenere presente quando valutano il potenziale dell’Iran sul medio e lungo periodo, in termini di capacità offensiva nella regione Mediorientale e nei confronti della nostra stessa Europa, già all’interno del raggio di azioni dei missili balistici iraniani, i quali vengono costantemente migliorati, testati e costruiti in violazione di una risolubile della Nazioni Unite, rimasta lettera morta come tante. Troppe altre decisioni di una struttura ormai superata, quale è oggi l’assemblea del Palazzo di Vetro.

L’Iran prosegue la sua pianificazione necessaria rendere la nazione una, l’ennesima, potenza nucleare sovra-regionale, segnando nei fatti la totale sconfitta delle politiche di Obama in tema di non proliferazione nucleare , e ponendo oggi i presupposti per una stagione di una furiosa corsa alle armi atomiche in Turchia, Arabia Saudita ed Egitto.

Fonte: http://www.geopoliticalcenter.com

 

 

 

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