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Il 31 ottobre 2012, alla vigilia del XVIII Congresso del Partito comunista della Cina, i lavoratori cinesi hanno fatto un nuovo regalo alla patria: è stato effettuato il primo volo del nuovo caccia cinese J-31 costruito nella fabbrica di aerei di Shenyang.

Informazione dettagliata sull’aereo non è ancora disponibile. A giudicare dalle immagini, è un caccia leggero bimotore, simile per dimensioni al MiG-29 o F-16. Nell’aereo sono state usate le tecnologie di diminuzione della osservabilità. L’aspetto esteriore dell’aereo permette di dire che la Cina ha copiato lo schema del caccia americano F-35, eccetto l’impianto propulsore, in quanto l’aereo americano ha un solo motore. Nel nuovo caccia sono usati i motori russi RD-93 o, meno probabilmente, il loro analogo cinese WS-13.

In complesso, come nel caso del primo aereo cinese J-20 della nuova generazione, questo caccia è stato realizzato mediante la copiatura diretta di tecnologie straniere. L’esempio più evidente di copiatura è la produzione in serie in Cina dei caccia J-11 che sono praticamente copie dell’aereo Su-27SK russo fornito a suo tempo alla Cina.

È da notare che il problema della copiatura da parte della Cina degli armamenti sovietici e russi è sorto da tempo e non si limita ai soli Su-27. Ottenute già negli anni ’40-’60 del secolo scorso grandi quantità di armamenti e numerose linee per la loro produzione, la Cina cominciò a fabbricare attivamente materiale bellico progettato nell’Unione Sovietica e non si fermò neanche dopo che i rapporti tra URSS e Cina peggiorarono negli anni ’60 e la cooperazione tecnico-militare fu interrotta.

La Cina produceva e, per quanto le consentivano le sue potenzialità, sviluppava ulteriormente le armi di tutti i tipi, e cioè armi leggere, mortai, sistemi d’artiglieria, veicoli blindati, tra cui carri armati, sistemi di difesa antiaerea ed anche aerei, inclusi bombardieri portamissili Тu-16 a lungo raggio d’azione che finora, sotto il codice H-6, costituiscono la base dell’aviazione strategica della Cina.

Tutti questi prodotti venivano attivamente esportati. Il materiale bellico fabbricato in Cina veniva e viene usato dai paesi del terzo mondo e dai paesi che non potevano acquistare armi dall’URSS e dall’Occidente; ad esempio dall’Albania o dalla Camboglia dei tempi di Pol Pot. Va rilevato che, per quanto riguarda le consegne di armi, la Cina era ancor meno prudente dell’URSS e degli USA, giocatori principali della guerra fredda. Fucili automatici АK-47 e mitragliatrici DŠK finivano in mano ai combattenti di qualsiasi “movimento” o “fronte di liberazione” con slogan e reputazione a volte terribili.

Queste armi venivano usate anche contro l’URSS. Basta ricordare il conflitto in Afghanuistan durato dieci anni, dove il grosso delle armi leggere e dei mortai usati dai mujahid era di fabbricazione cinese.

La copiatura dei sistemi sovietici proseguì anche dopo la normalizzazione dei rapporti tra Mosca e Pechino. La Cina ha dimostrato analoghi dei missili da crociera moderni, dei motori per aerei, del caccia Su-27. Tra gli altri modelli bisogna menzionare l’analigo cinese del sistema antiaereo e antimissile S-300 offerto per esportazione sotto il codice FT-2000. Uno degli acquirenti potenziali del sistema antimissile cinese è la Turchia che ha bandito le gare per l’acquisto dei sistemi antiaerei della nuova generazione.

Per il momento la Russia e la Cina non riescono a regolare i loro rapporti in questa sfera. L’attiva copiatura gratuita di tecnologie rappresenta da tempo uno dei maggiori vantaggi dell’industria militare e civile cinese. Potrebbe costituire una certa garanzia contro la copiatura non autorizzata la stipula dei contratti per la fornitura di grandi partiti di armi che coprano i fabbisogni della Cina. Ma, in primo luogo, la Cina non è propensa ultimamente agli acquisti del genere. E poi ciò non garantisce contro la copiatua dei sistemi consegnati al fine di esportarli verso paesi terzi. Per esludere tali esportazioni le parti devono firmare una convenzione vincolante sulla difesa dei diritti d’autore.

Attualmente bisogna tenere conto del fatto che la cooperazione con la Cina ha perso l’importanza quale la principale fonte di introiti per l’industria della difesa russa, come era negli anni ’90 del secolo scorso. Attualmente il volume delle commesse per la fornitura di prodotti militari russi supera di molto la cifra di cento miliardi di dollari, ed è lecita quindi la domanda se per la Russia abbia senso mantenere con la Cina una cooperazione che finisce immancabilmente con il furto di elaborazioni russe.

Tant’è vero che adesso la Cina ha conseguito molti progressi grazie ai motori russi e, cosa non da escludere, con l’impiego di elaborazioni russe. Adesso la Cina ha un caccia leggero della nuova generazione di cui non dispongono ancora le Forze aeree della Russia.

Fonte: http://italian.ruvr.ru

 

 

A partire dagli anni ’50 del secolo scorso Pechino ha ridotto il divario tecnologico che la separava dall’URSS e dagli USA copiando loro stesse tecnologie. Il National Interest ha stilato l’elenco di queste copie.

Il primo della lista è il caccia multifunzione Chengdu J-7, copia del caccia sovietico MiG-21. All'inizio degli anni '60 Mosca ha consegnato alla Cina i disegni tecnici di questo velivolo per stringere le relazioni con Pechino. Il tentativo di stabilire relazioni è fallito, tuttavia la Cina si è tenuta la documentazione, ha creato il caccia J-7 ed è diventata rivale dell'Unione Sovietica, organizzandone la produzione e l'esportazione. Nel 1970 il caccia cinese è stato comprato dagli americani, i quali addestravano i propri piloti a resistere all'aeronautica militare sovietica, utilizzando la copia cinese del MiG-21. Anche il caccia Shenyang J-11 è una copia: si tratta infatti della versione cinese del Sukhoi Su-27. Pechino ha ottenuto l'accesso alle tecnologie legalmente, concludendo negli anni '90 un accordo con le imprese russe del settore della difesa, allora disperatamente bisognosi di risorse. "Grazie a questo affare i cinesi si sono impossessati di uno dei caccia più pericolosi nella lotta per la supremazia aerea", nota il National Interest. In seguito, però, i cinesi hanno cominciato a modificare il velivolo, cosa che è stata vista come una violazione del contratto. Secondo i ricercatori statunitensi, la creazione del caccia di quinta generazione Shenyang J-31 è frutto di spionaggio industriale. Per gli esperti infatti il velivolo ha parecchie cose in comune con l'F-35. Il J-31, così come l'F-35 americano, può decollare dalle portaerei, il che lo rende un concorrente sul mercato globale del caccia americano. Ma la Cina non sfida gli USA sul mercato solo con questo caccia, ma anche con i droni. Sulla base della loro progettazione, anche questi velivoli sono tali e quali a quelli americani.

Fonte: http://it.sputniknews.com

 

 

Alcuni mass media, che fanno affidamento a fonti presso il Servizio Federale per la collaborazione bellica e tecnologica, hanno dato notizia di un accordo preliminare fra la Federazione Russia e la Repubblica Popolare Cinese sulla fornitura di 24 caccia Su-35.

Attualmente i caccia Su-35BM rappresentano l’ultima interazione con le piattaforme T-10S. Il primo di questi modelli è stato il noto caccia Su-27. Negli anni 1990-2000 gli Su-27 e i modelli da essi sviluppati, cioè gli Su-30, hanno conquistato fama mondiale difendendo il marchio “Sychoj”. Gli aerei per la piattaforma T-10 sono diventati i caccia più venduti degli ultimi vent’anni.

Bisogna sottolineare che fu proprio la Cina ad aprire la strada ai Su-27 nul mercato delle armi. Il primo contratto per la fornitura di 20 Su-27SK venne firmato nel 1991, il secondo nel 1996. A questi succedette un accordo per la consegna di quasi un centinaio di set d’assemblaggio completi per la creazione su licenza dei velivoli. Dopo di che la Cina acquistò gli aerei Su-30MKK.

Al contratto con la Cina sono seguiti gli accordi con l’India, la Malesia, il Vietnam, l’Algeria ed altri stati ancora. Ma nella storia del successo dei caccia russi esiste anche il rovescio della medaglia. A cominciare con l’assemblaggio su licenza dei velivoli, la Cina è poi gradualmente passata al copiare i caccia russi, lanciando la produzione di un aereo “locale” con l’etichetta di J-11. La copia cinese, però, non regge il confronto con l’originale per una serie di caratteristiche, incluse le riserve dei motori e la strumentazione di bordo. Ma il solo processo di “copiatura” ha portato all’aumentare delle potenzialità dell’industria aerea cinese, il che a sua volta ha permesso di velocizzare il rinnovamento dell’Aviazione cinese, che agli inizi del 2000 ancora manteneva nelle sue file una grande quantità di caccia J-6, creati imitando i MiG-19 risalenti agli anni ’50.

Non è il primo anno che la Cina mostra interesse nei confronti dei Su-35, macchine che per potenzialità sono prossime ai velivoli di quinta generazione. Ma la storia dei Su-27 in Cina fa pensare che lo stesso destino si ripresenti per i Su-35. Nessuno garantisce che non tenteranno di copiare il modello russo. Se ne verranno prodotti in ingenti quantità (non meno di una cinquantina di esemplari) si potrebbero limitare parzialmente la potenzialità offensive dei velivoli. Un simile acquisto renderebbe insensato farne delle copie e i soldi guadagnati potrebbero esser destinati allo sviluppo di macchine più moderne.

Una partita di 24 aerei può difficilmente considerarsi sufficiente per controllare il rischio che nell’arco di 10-15 anni ci si imbatta, in volo, con l’ennesimo clone cinese. Un alternativa per ridurre i danni potrebbe esser la consegna, alla Cina, di versioni semplificate di Su-35. E’ realistico credere che tale variante verrà utilizzata nella pratica. Il prezzo offerto per 24 arei, 1,5 miliardi di dollari, non appare eccezionalmente alto. Il costo della versione “top” delle macchine con base T-10 ha già superato la soglia dei 100 milioni di dollari a pezzo.

Considerando che per copiare un apparecchio servono almeno 5-7 anni, la consegna di versioni semplificate potrebbe rivelarsi un’opzione ammissibile, anche se non ottimale. Per quanto riguarda la Cina, la variante ottimale sarebbe la totale sospensione nelle forniture di alta tecnologia russa. Le potenziali perdite dell’industria bellica potrebbero venir compensate dagli ordini interni.

Fonte: http://italian.ruvr.ru

 

 

 

 

 

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