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Una grande quantità di documenti è stata firmata durante la visita del presidente russo Vladimir Putin in Mongolia. Complessivamente Russia e Mongolia hanno concluso 15 accordi in vari settori, dalla cooperazione tecnico-militare all’introduzione del regime senza visti per i viaggi. I risultati della visita del presidente russo a Ulan Bator può essere definito come un importante passo avanti nello sviluppo della cooperazione bilaterale, secondo gli esperti russi.

 

 

Non è un segreto che negli ultimi anni il commercio russo-mongolo segnava una certa stagnazione. Vi è ancora un divario tra le grandi esportazioni russe e le minori importazioni mongole. Introdotto in questo Paese nei primi anni ‘90, il regime dei visti ha impedito lo sviluppo non solo nel reciproco turismo, ma anche nella cooperazione commerciale. L'insoddisfazione con Mosca è stata provocata da vari ostacoli, a volte artificiali e a volte legati agli scambi, ai progetti di investimento, introdotti dalla parte mongola. Per lungo tempo è andato in stallo il progetto di ammodernamento della ferrovia da Ulan Bator con la partecipazione russa. Erano incerte le prospettive sulla cooperazione tra i due Paesi per lo sviluppo dei giacimenti di carbone della Mongolia e di altre risorse. La Mongolia ha costantemente cambiato le regole del gioco.

Durante la visita del presidente russo è stato concordato un molteplice aumento dell'offerta di carne e derivati ​​russi e firmato il regime senza visti. Adottata anche la "roadmap" per la modernizzazione della ferrovia di Ulan Bator. Le parti hanno annunciato la loro intenzione di aumentare a 10 miliardi di dollari entro il 2020 il fatturato del commercio.

È impossibile, ovviamente, dire che tutti gli ostacoli e le "trappole" nella cooperazione russo-mongola sono eliminati. La politica estera della Mongolia ha conservato una delle sue priorità ossia il "terzo vicino" guidato dagli Stati Uniti. Ma è fondamentale che la Mongolia politicamente abbia preso le distanze dagli Stati Uniti che hanno schierato una politica anti russa basata sulle sanzioni.

Ulan Bator ha deciso di non dar retta a Washington e non ha partecipato alla gara non dichiarata apertamente condotta tra gli ex Stati Sovietici su “chi farà più male alla Russia”. Questa mossa è stata sicuramente apprezzata da Mosca. Ciò ha permesso di approfondire la cooperazione russo-mongola su vari aspetti.

Tra l'altro, poco prima dell'arrivo del presidente russo ha visitato la Mongolia, in visita di Stato, il presidente cinese Xi Jinping. È logico guardare ad un'ulteriore evoluzione dei negoziati bilaterali, con l’apice rappresentato da un incontro a tre tra i leader di Russia, Mongolia e Cina, che si terrà, probabilmente l’11 settembre a Dushanbe a margine del vertice dei capi di stato membri della SCO.

E i vertici bilaterali russo-mongolo e cinese-mongolo dimostrano il rafforzamento della politica tradizionale mongola nel preservare le priorità strategiche del Nord (Russia) e del Sud (Cina). La leadership mongola efficacemente costruisce la propria "logistica politica" con la ricezione in serie dei principali leader di Cina e Russia, con il vertice tripartito "di Russia - Cina - Mongolia" nel quadro della SCO, sullo sfondo dell’APEC (Shanghai, Novembre 2014), con la prospettiva di adesione della Mongolia al Forum.

Per rafforzare le nuove relazioni russo-mongole ha lavorato la storia militare. Nel maggio del 1939, il tandem sovietico-mongolo rovinò i piani militaristi del Giappone sull’occupazione e la distruzione della Mongolia. Non è un segreto che nel 1990 in Mongolia il deposito dei fondi giapponesi e americani tenta di dimenticare o riscrivere la storia di Khalkhin Gol, presentando il Giappone non come l'aggressore, ma il "salvatore e pacificatore" dall’"aggressione sovietica e cinese". Invece, l'attuale leadership della Mongolia si è espressa su quegli eventi in modo diverso: "Ci ricorderemo sempre dell'impresa storica dei soldati russi e mongoli che, non risparmiando la loro giovinezza, hanno combattuto per l'inviolabilità del nostro Paese e della sua prosperità", ha detto il presidente mongolo Elbegdorj in una conferenza stampa sui risultati dei colloqui con Vladimir Putin.

Il presidente russo ha invitato Elbegdorj a venire a Mosca per celebrare il 70° anniversario della vittoria nella Seconda Guerra Mondiale. Questo è un passo importante per preservare la memoria storica, proteggere la verità sugli eventi che hanno definito non solo i fondamenti del mondo moderno, ma anche il volto attuale della Asia Nord-orientale.

Fonte: http://italian.ruvr.ru

 


 

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