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Il titolo recita: “La rapida crescita della ricerca di una nazione: il boom economico della Cina si riflette nell’ascesa nelle scienze avanzate“, non è un articolo del Quotidiano del Popolo o del China Daily, ma nella più prestigiosa delle pubblicazioni scientifiche occidentali, Nature. Le 38 pagine che seguono il titolo del supplemento speciale della rivista ci dicono che la Cina è ora seconda al mondo per pubblicazioni scientifiche di alta qualità ed è in rapida crescita.

 

 

Questo contraddice certamente lo stereotipo occidentale, oserei dire razzista, del lavoratore asiatico privo di fantasia che doverosamente sforna cumuli di prodotti di bassa qualità. Ma come possiamo sapere che l’affermazione sulla Cina è vera? Si tratta qui di dati del governo cinese che, sempre secondo lo stereotipo occidentale, produce solo invenzioni? (L’autore non ha trovato nulla che lo dimostri, merito di fonti immuni dai pregiudizi occidentali) Prima di considerare le prove dell’affermazione di Nature sull’avanzata scienza cinese, dovremmo chiederci che significato hanno per il profano? Proprio come gli Stati Uniti continuano col bellicoso “perno in Asia”, progettato dalla segretaria di Stato Hillary Clinton, dal presidente Barack Obama e dell’élite della politica estera per confrontarsi con la Cina, dobbiamo sapere ciò a cui i nostri dirigenti ci portano. I due pilastri della potenza di un Paese (delle varietà dura, morbida e militare) sono l’economia e la tecnologia. Dalla fine del 2014 la Cina è la maggiore economia del mondo secondo il Fondo monetario internazionale, utilizzando il parametro della parità di potere d’acquisto (PPP). E continua a crescere di circa il 7 per cento, “solo” il 7 per cento come i media occidentali si appassionano a dirci anche se alcuna nazione occidentale si avvicina a tale tasso di crescita. Ora la Cina sembra essere sul punto di diventare il motore della di ricerca più importante del mondo. Facendo avanzare l’economia cinese ancora più rapidamente; tecnologia e scienza sono le forze trainanti dello sviluppo economico moderno. Faremmo bene a ricordare che l’ultima volta che gli Stati Uniti affrontarono la Cina direttamente in un conflitto armato fu la guerra di Corea. Quando gli Stati Uniti, con le Nazioni Unite come copertura, avanzarono fino al confine con la Cina, il fiume Yalu, essa entrò in guerra e gli Stati Uniti furono ricacciati a sud del 38° parallelo. Il risultato fu il ripristino dello status quo ante bellum, con la Corea divisa ancora oggi. A quel tempo la Cina era debole e arretrata; ora è forte ed avanzata.



Dominio storico.
Nel contesto storico più ampio, negli ultimi 500 anni l’occidente ha giocato sporco per invadere e colonizzare il resto del pianeta. Tale processo continua oggi sotto forma di neocolonialismo, e ultimamente con le guerre, le operazioni per il “cambio di regime” e le sanzioni degli Stati Uniti contro le nazioni che resistono. In questi 500 anni, l’occidente ha sempre goduto di superiorità tecnologica, una delle chiavi del suo successo nel dominio. Qualcuno potrebbe dire che la tecnologia è la chiave della sottomissione del pianeta da parte dell’occidente. Possiamo vederlo dalle armature d’acciaio di Toledo e dalle spade dei conquistadores dal 1492 alle titaniche portaerei degli Stati Uniti che gironzolano sul Mar Cinese Meridionale oggi. Ma il progresso della scienza e della tecnologia in Cina significa che non sarà così per molto. Infatti quel giorno è già arrivato comunque. Così sarebbe un bene sapere che situazione le nostre élite ci creano con il loro “pivot in Asia”. Torniamo alle prove. Per quanto ne sappiamo, con elevata fiducia, quanto sono impressionanti i successi della Cina nelle scienze e tecnologie? Le informazioni provengono da Nature Index ( NatureIndex.com ), della rivista Nature. Forse relativamente pochi legislatori sanno di Nature, ma praticamente ogni scienziato ritiene che sia una delle più importanti pubblicazioni scientifiche dalla meritata reputazione. Per esempio, il lavoro di Watson e Crick sulla struttura a doppia elica del DNA, insieme al testo di Maurice Wilkins e Rosalind Franklin, con i dati che portarono alla struttura di Watson-Crick, apparve su Nature. Nature è pubblicata da Elsevier, che lo pubblica da lungo. Elsevier, nei Paesi Bassi all’epoca, pubblicò il “Dialogo sopra i due massimi sistemi” di Galileo, contrabbandato dall’Italia per sfuggire alla repressione del Vaticano, mentre Galileo era agli arresti domiciliari. Cartesio fu anche pubblicato da Elsevier. L’elenco potrebbe continuare nei secoli.



Misurare il progresso.
Ora caro lettore, dovrai sorbirti un paio di brevi paragrafi che descrivono come NatureIndex misura la qualità della scienza. E’ tutto spiegato in modo molto dettagliato su NatureIndex.com, basato sul database di tutti gli articoli pubblicati dalle 68 più prestigiose riviste scientifiche del mondo. La selezione delle riviste è compito di un gruppo di eminenti ricercatori attivi. Tutte le riviste selezionate sono occidentali, come lo sono tutti, tranne una manciata, gli scienziati che fanno la selezione. In un anno appaiono in queste riviste circa 60.000 articoli originali. Ogni autore dei 60.000 documenti riceve un punteggio in base al numero di articoli a cui ha dato un contributo. Questo numero è chiamato Indice Frazionale (FC). Per ragioni tecniche FC va ponderato per alcune discipline dando luogo a un altro numero, l’Indice Frazionale Ponderato (WFC) di ogni scienziato. Sommando l’WFC di tutti gli scienziati che in Cina figurano tra i collaboratori, in un dato anno, si ha l’WFC della Cina. Lo stesso può essere fatto per qualsiasi altro Paese. È semplice. Fondamentalmente l’WFC è un parametro della qualità, perché le riviste scelte per l’Indice pubblicano il meglio che può essere determinato scientificamente al momento. La pubblicazione di un articolo su queste riviste è un affare altamente competitivo, e ogni scienziato vuole pubblicarvi il suo capolavoro. L’WFC non ha alcuna misura burocratica o governativa. Ogni articolo che appare viene rivisto e accettato, di solito da almeno tre scienziati che agiscono in piena autonomia, e di fatto senza nemmeno sapere chi sono gli altri revisori del testo. Ciò significa che vi sono almeno 180.000 recensioni indipendenti all’anno. Poi vi sono i molti articoli rifiutati dai revisori. Ciò significa che l’WFC dei Paesi esaminati è deciso da centinaia di migliaia di recensioni indipendenti ogni anno! Tutti agiscono indipendentemente. Adam Smith vorrebbe tale modello. L’autore ha lavorato per tutta la vita con tali riviste scientifiche, sia da revisore che da esaminato. I giudizi sono generalmente duri, onesti e soprattutto leali. E in generale più sono prestigiose le pubblicazioni, più sono esigenti le revisioni. Anche in questo caso la linea di fondo è l’WFC di ciascuno dei Paesi esaminati. Più alto è l’WFC, maggiore è la qualità della produzione totale del Paese. Nei 12 mesi del 2015 gli Stati Uniti erano il numero uno di gran lunga. Ma seconda era la Cina. (I primi 20 erano: Stati Uniti, Cina, Germania, Gran Bretagna, Giappone, Francia, Canada, Svizzera, Corea del Sud, Italia, Spagna, Australia, India, Olanda, Israele, Svezia, Singapore, Taiwan, Russia, Belgio). La rivista Nature ha iniziato ad analizzare la produzione cinese nel 2012 e di recente (dicembre 2015) ha pubblicato un supplemento cartaceo che riassume l’indice in cui veniva valutato l’WFC della Cina nel 2012-2014. Sono molto interessanti le 38 pagine di questo supplemento, contenenti le valutazioni della scienza per regione, istituto (mondo accademico e imprese) e città. Il timore di chi ha preparato il supplemento sui progressi della scienza cinese è palpabile.



Cambiare posto.
Per chi è interessato al confronto, come dovremmo esserlo se vogliamo conoscere con precisione il nostro posto nel mondo, il seguente paragrafo dal supplemento NatureIndex è sorprendente: “Ma ecco ciò che distingue la Cina, oltre l’WFC. Mentre il contributo della Cina (al totale globale) è cresciuto del 37% dal 2012 al 2014, gli Stati Uniti hanno visto un calo del 4% nello stesso periodo”. Questo punto dovrebbe essere letto e riletto da coloro che respingono lo sviluppo della Cina come “meramente” quantitativo o completamente falso. Inoltre, il calo dell’WFC degli Stati Uniti non è una sorpresa per i loro ricercatori, i miei colleghi hanno visto molti laboratori chiudere e molti ricercatori di talento costretti a smettere per il calo dei finanziamenti federali, che non tenevano il passo con le spese. E’ davvero triste vedere dispiegarsi tale tragedia, con tutto lo spreco di talenti, formazione ed istruzione. Tornando al supplemento di Nature sull’indice della Cina per il 2012-2014, qui vi sono estratti dall’introduzione, che dicono molto su grandezza e importanza dei progressi della Cina: “La Cina ha piani ambiziosi per passare a ben il 15% l’energia da fonti rinnovabili entro il 2020, allo stesso tempo si prevede che l’economia rallenti (al 6,8-7,0 per cento l’anno. JW). Essa aspira anche ad essere la prossima superpotenza spaziale, mentre affronta sfide importanti su salute e ambiente, con una popolazione che invecchia e una carenza di acqua. (La Cina ha anche per obiettivo la totale eliminazione della povertà e la creazione di una ‘società moderatamente prospera’ entro il 2020. JW) Il governo cinese sa che superare tali sfide, raggiungendo gli obiettivi, è possibile solo attraverso la scienza. In effetti, la Cina aggancia la futura prosperità a un’economia basata sulla conoscenza, sostenuta dalla ricerca e dall’innovazione. Per un Paese che ha inventato carta, polvere da sparo e bussola, tali ambizioni possono essere realizzate. Quest’anno (2015) la farmacologa Tu Youyou è diventata la prima ricercatrice cinese ad essere insignita del premio Nobel per la Medicina, per aver contribuito a scoprire un nuovo farmaco per la malaria che ha salvato milioni di vite“. Questo dovrebbe essere abbastanza per convincere il lettore della misura, rapidità e qualità della scienza in Cina. Ma vi sono dati che corroborano lo studio di NatureIndex? Sì, dell’US National Science Foundation (NSF). La NSF ha rilasciato una valutazione della ricerca in Cina nel gennaio 2016 dal titolo: “La leadership su scienza e tecnologia degli Stati Uniti sempre più messa in discussione dai progressi in Asia: la Cina è ora il secondo maggiore ricercatore“. La valutazione è tratta da Science and Engineering Indicators 2016, a sua volta prodotto dal National Science Board (NSB) ente del NSF i cui 25 membri sono di nomina presidenziale. La valutazione va letta tutta, ma la conclusione è la seguente: “Secondo gli indicatori del 2016, la Cina è ora il secondo maggiore centro di ricerca, col 20 per cento delle attività di ricerca globali, rispetto agli Stati Uniti che ne rappresentano il 27 per cento“. Ciò significa, naturalmente, che la Cina oggi produce quasi tre quarti della ricerca degli Stati Uniti, se vogliamo credere alle cifre della NSF, e la produzione cinese è in rapida crescita. Qui vi sono alcune altre citazioni della valutazione della NSF: “Nel 2003-2013 la Cina ha ampliato gli investimenti nella ricerca mediamente del 19,5 per cento ogni anno, notevolmente superiore agli Stati Uniti, e la Cina gli ha aumentati nonostante la grande recessione. (Quest’ultimo indica all’autore un profondo impegno per la ricerca). La Cina ha anche fatto passi significativi nell’istruzione in scienza e tecnica, fondamentale per sostenere la ricerca, nonché per le industrie della conoscenza e ad alta intensità tecnologica. La Cina è prima al mondo per laureati in scienze ed ingegneria. Questi campi rappresentano il 49 per cento di tutti i laureati in Cina, rispetto al 33 per cento negli USA. Nel 2012 gli studenti cinesi erano il 23 per cento dei 6 milioni di laureti di tutto il mondo in scienze e tecnologia (S&E). Gli studenti dell’Unione Europea erano circa il 12 per cento e quelli degli Stati Uniti circa il 9 per cento. (Si noti che la Cina crea più laureati in S&E rispetto a Stati Uniti e Unione europea insieme, vale a dire più di tutto l'”occidente”. JW) Il numero di lauree in S&E in Cina aumenta. Tuttavia, gli Stati Uniti continuano ad assegnare il maggior numero di dottorati in S&E e rimangono meta preferita della mobilità internazionale degli studenti.” (Ma date l’enorme numero di lauree S&E in Cina, sembra sia solo questione di tempo prima che seguano i dottorati. JW)



Trinceramento degli USA.
Ora vediamo cosa dice la NSF sul tasso di crescita delle ricerche negli Stati Uniti, qualcosa che probabilmente sa meglio di chiunque altro. Ancora una volta citiamo: “L’investimento federale nelle attività accademiche e di ricerca è diminuito negli ultimi anni, riflettendo gli effetti della fine degli investimenti dell’ARRA (American Recovery and Reinvestment Act), con l’avvento del Budget Control Act e l’aumento della pressione sulla parte discrezionale del bilancio federale. Dalla Grande Recessione, una sostanziale e reale crescita annuale della ricerca, correlata al PIL degli Stati Uniti, non è tornata. La crescita aggiustata dall’inflazione sul totale della ricerca negli Stati Uniti era in media solo dello 0,8 per cento all’anno nel 2008-13, meno della media annua del 1,2 per cento sul PIL degli Stati Uniti. La riduzione dell’investimento federale ha un impatto negativo sulla ricerca universitaria nazionale”, secondo detto Kelvin Droegemeier, vicepresidente del NSB e vicepresidente per la ricerca presso l’Università dell’Oklahoma. “Le nostre università conducono il 51 per cento della ricerca di base della nazione e formano la prossima generazione di lavoratori STEM. Il sostegno federale è essenziale per lo sviluppo di nuove conoscenze e del capitale umano, permettendo agli Stati Uniti d’innovarsi ed essere in prima linea nella scienza e tecnologia“. Vorrei trarre da questa citazione una frase dal significato speciale sul calo dei finanziamenti federali per la ricerca, ovvero “la maggiore pressione sulla parte discrezionale del bilancio federale“. I benefici della spesa discrezionale escludono principalmente le spese sociali come Social Security e Medicare, che rientrano nella categoria non discrezionale. Devo dire ai lettori che la parte più importante del budget discrezionale federale è il Pentagono? Secondo OMB i militari consumarono il 55 per cento del budget discrezionale federale nel 2015, mentre la scienza ne ha avuto il 3 per cento!! Anche gli “affari internazionali” hanno ricevuto il 3 per cento. In altre parole, gli Stati Uniti costruiscono e utilizzano una notevole quantità di strumenti di distruzione mentre la Cina costruisce la sua base scientifica e tecnica. Ho descritto i fatti e le prove del grande balzo in avanti della Cina nella scienza e tecnologia. Alla luce del record impressionante della Cina nello sviluppo economico e nella ricerca, gli Stati Uniti non interromperanno il loro Perno bellicoso sul Pacifico occidentale e cercheranno un mutuo rapporto vantaggioso e pacifico con la Cina? La realtà recensita qui suggerisce che il confronto con la Cina appartiene al passato coloniale e neocoloniale, che per la Cina si è finito nel 1949. La dirigenza degli Stati Uniti deve riconoscere la realtà o porterà al disastro gli USA e il mondo.

John V. Walsh, "Consortium News" del 9 maggio 2016

John V. Walsh è un autore di CounterPunch.com, Antiwar.com, LewRockwell.com e DissidentVoice.org. Membro fondatore di “Come Home America“. Ex-professore di Fisiologia e Neuroscienze presso l’University of Massachusetts Medical School.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Fonte: https://aurorasito.wordpress.com

 


 

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