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In Germania da qualche mese è in corso una campagna in favore di una bomba atomica tedesca. A smuovere le acque sono stati alcuni articoli di peso sulla cosiddetta stampa di qualità (FAZ e Die Zeit) e una recente trasmissione di Panorama sulla ARD, il canale pubblico piu' importante, che di fronte a milioni di spettatori, in prima serata, ha tranquillamente argomentato a favore di una bomba atomica tedesca. Jens Berger su Nachdenkseiten.de . Dietro le quinte la campagna per una bomba atomica tedesca era già iniziata da tempo, la vittoria di Trump è stata solo l'occasione per rilanciare un dibattito assurdo e a lungo dimenticato.

Di Jens Berger.



Il sogno di Adenauer.
Oggi si dimentica volentieri, oppure lo si ignora, che nella giovane Repubblica Federale non si dava affatto per scontato che la Germania non sarebbe mai potuta diventare una potenza nucleare. Konrad Adenauer, spronato da Franz Josef Strauß, avrebbe fatto molto volentieri della Germania una potenza nucleare. Il 25 marzo 1958 è il momento più’ alto di questa ambizione, e allo stesso tempo è anche la data che ne sancisce la fine. Dopo un lungo ed intenso dibattito, il Bundestag tedesco vota per proseguire il riarmo atomico della Germania all'interno della Nato. Non si sarebbe mai arrivati a questo risultato se Adenauer e Strauß fossero riusciti ad imporsi. Entrambi i politici dell'Unione desideravano disporre di una bomba atomica tedesca, sul cui impiego avrebbe deciso Bonn, e non Washington. Poiché un progetto "tedesco solista" non sarebbe mai stato approvato dalle superpotenze, si cercò un alleato nel debole premier francese Félix Gaillard, con il quale si era trovato un accordo per la costruzione di una bomba atomica franco-tedesca. Ci fu poi l'escalation del conflitto in Algeria e la Quarta Repubblica si trovo' sull'orlo di un colpo di stato militare, evitato solo con la salita al potere del generale Charles de Gaulle. Con la fondazione della Quinta Repubblica finisce anche la speranza tedesca di una bomba comune con i francesi. De Gaulle infatti non aveva mai pensato di far partecipare i tedeschi alla sua "force de frappe". Nel 1960 la Francia lancia nel deserto algerino la sua prima bomba atomica ed entra a far parte del club delle potenze nucleari insieme agli USA, all'Unione Sovietica e alla Gran Bretagna. Nei mesi successivi De Gaulle chiede agli Stati Uniti di mettere sotto il controllo francese le bombe americane che stazionavano sul suolo francese. Gli Stati Uniti rifiutano la proposta e la Francia si ritira dalle strutture operative della Nato. Il sogno di una bomba atomica tedesca fortunatamente non era destinato a diventare realtà. Al suo posto la Germania aveva ottenuto la cosiddetta "condivisione nucleare": le attrezzature tecniche della Bundeswehr possono trasportare e conservare le bombe americane, i codici di lancio tuttavia restano custoditi negli Stati Uniti. "Si permette al piccolo pagliaccio di suonare con la sua trombetta giocattolo accanto all'orchestra militare, e gli si fa credere che sia lui il tamburo maggiore" - cosi' Franz Josef Strauß commentava senza mezzi termini il concetto di "condivisione nucleare" nel suo libro di memorie. Strauß nel corso della sua vita non è certo riuscito ad imporre le sue idee, tuttavia dopo lo scioglimento del Patto di Varsavia potremmo senza dubbio considerarlo fra coloro che avrebbero chiesto una bomba atomica per la Germania.

Il dibattito è di nuovo attuale.
Come per magia, un dibattito a lungo dimenticato, da qualche mese è tornato attuale. Dietro le quinte, nei Think Tank e nelle conferenze tecniche sulla difesa, la bomba atomica tedesca era già stata tematizzata molte volte. Ora però il dibattito si estende - seppur timidamente - ed entra nello spazio pubblico. Pochi giorni dopo la vittoria elettorale di Trump, il condirettore della FAZ Berthold Kohler scriveva "dell'impensabile", chiedeva una "revisione" della politica di sicurezza fino "ad oltrepassare una linea rossa che per il pensiero tedesco è inconcepibile" - "la questione di un proprio deterrente nucleare". Alla fine, scriveva Kohler, "non possiamo più' fare affidamento sulle garanzie americane mentre gli arsenali francesi e britannici nelle loro condizioni attuali sono troppo deboli. Mosca nel frattempo si sta riarmando". L'articolo di Kohler è simile ad una lunga serie di interventi sulla stessa linea. La Russia viene demonizzata e ogni volta si cerca di giustificare le ambizioni nucleari tedesche con il fatto che Putin già domani potrebbe intervenire nel Baltico, se non in Polonia o addirittura in Germania. Ci potremmo difendere da questo rischio solo se "noi" disponessimo di un nostro "deterrente nucleare". Anche volendo immaginare un possibile equilibrio del terrore, questo ragionamento zoppica. L'assurdità secondo cui i russi sarebbero alle nostre porte e pronti ad impadronirsi dell'Europa la si può' tranquillamente lasciare da parte. Kohler e co. dovrebbero tuttavia rispondere almeno una volta alle domande: perché le garanzie americane improvvisamente non sono piu' valide, e per quale motivo abbiamo bisogno di una bomba atomica tedesca? Perché Gran Bretagna e Francia improvvisamente, da un giorno all'altro, sarebbero diventate inaffidabili?

Il primo colpo di Panorama.
Il "via libera" per i falchi è arrivato dopo la dichiarazione di Trump, incompresa, sull'obsolescenza della NATO. Trump naturalmente non è un isolazionista a cui improvvisamente è venuta in mente l'idea che dopo la fine della guerra fredda non c'è piu' bisogno della NATO, oppure che la NATO deve essere trasferita in una nuova architettura di sicurezza che comprenda anche la Russia. Per Trump piu' che altro si tratta di chiedere piu' soldi agli altri membri dell'alleanza, un appello che agli amici del riarmo come Angela Merkel e Ursula Von Der Leyen non puo' che fare piacere. Una dichiarazione, quella di Trump, che non c'entra molto con le garanzie previste dai trattati Nato, ed è ancora meno utile come argomento per un'arma nucleare tedesca. Il dibattito nel frattempo ha preso slancio. 2 settimane dopo le dichiarazioni di Trump, la trasmissione televisiva Panorama ha tirato il primo colpo giornalistico: ha portato la campagna davanti ad un pubblico di milioni di spettatori scatenando una valanga. Tre giorni dopo la trasmissione della ARD, improvvisamente, l'uomo forte della Polonia, Jarosław Kaczyński, in un'intervista rilasciata alla FAZ ha apertamente appoggiato la richiesta tedesca di una bomba atomica: "la potenza nucleare europea deve tenere il passo con la Russia", secondo il polacco. Un caso? Una coincidenza? Non proprio. E' molto più' probabile che la richiesta di Kaczyński sia stata attentamente orchestrata.

Il maggiore Terhalle: il dibattito si fa sempre piu' forte e sempre piu' assurdo.
Quattro giorni dopo Kaczyńsky, i Think Tank hanno aperto "il dibattito sulla bomba nucleare tedesca". Thorsten Benner, del Global Public Policy Institute (GPPi) ha consigliato al governo federale tedesco, dopo le elezioni francesi, di rivolgersi al nuovo governo di Parigi e proporre una cooperazione in materia di nucleare militare. Lo studioso di scienze politiche e maggiore della Bundeswehr Maximilian Terhalle non crede che questa sia la strada giusta. L'ex addetto alla sicurezza politica e alla strategia del Ministero della Difesa, una settimana prima della trasmissione di Panorama, sul quotidiano Tagesspiegel, era riuscito a portare l'attenzione sul tema con delle tesi alquanto assurde e confuse. Putin vorrebbe "ribaltare il trauma del 1991" e convincere l'Europa, da Lisbona fino a Vladivostock, con il "suo nuovo ordine di pace", come accaduto recentemente in Ucraina. Pertanto la Germania avrebbe bisogno di armi atomiche, con cui "potrebbe limitare militarmente il potere di Putin, con un deterrente nucleare". Il Tagesspiegel dove va a prendere i suoi autori? E' solo un caso? Una campagna? Una scelta intenzionale? Si', questa è roba forte e sicuramente anche pianificata. I 2 giornalisti di Die Zeit Peter Dausend e Michael Thumann, con la loro richiesta di una "bomba UE", pubblicata appena due settimane dopo la famosa trasmissione di Panorama, sembrano già molto piu' seri rispetto a Terhalle. Ma è proprio questa la tattica: senza le filippiche di Maximilian Terhalle, anche le fantasie atomiche degli uomini di Die Zeit sembrerebbero completamente assurde, qualunque esse siano. Comunque, messe accanto a quelle di Terhalle possono sembrare anche moderate, come dovrebbe essere nel quadro della campagna, prese di per sé, sono delle assolute sciocchezze.

Il colonnello Kiesewetter, ovvero come ho imparato ad amare la bomba.
La campagna per un riarmo nucleare della Germania non è affatto un gioco intellettuale per giornalisti con troppo tempo disponibile, oppure a libro paga dei produttori di armi. Tra i grandi sostenitori della bomba atomica tedesca c'è anche Roderich Kiesewetter, ex colonnello, deputato CDU al Bundestag, Presidente della Commissione d'inchiesta sulla NSA e appartenente a numerose organizzazioni di lobby. Se fosse per Kiesewetter la nuova potenza nucleare tedesca dovrebbe nascere nel quadro delle forze nucleari francesi: la Francia dovrebbe mettere a disposizione dell'UE le sue forze militari e stazionarle in tutta Europa. La Germania in cambio dovrebbe partecipare al finanziamento. Ma questo sarebbe solo il primo passo, solo una fase necessaria alla rimozione del blocco mentale, secondo Kiesewetter. Ad un vero e proprio deterrente appartiene una dottrina politica comune che permetta di utilizzare le armi anche in un conflitto non-nucleare. "Si tratta di armi politiche, il loro uso deve essere impensabile", secondo il deputato della CDU. Secondo quanto da lui dichiarato, a sostenere le ambizioni nucleari di Kiesewetter ci sarebbero alcuni "importanti" ministeri a Berlino, il quartier generale Nato e i governi di Polonia e Ungheria.

Panorama era solo l'inizio?
Qui non c'è solo una trasmissione di Panorama, c'è molto di piu'. Ci troviamo all'inizio di una campagna che sicuramente ci accompagnerà per molto tempo. Il profilo della campagna tuttavia non è ancora chiaro. I "soliti noti" dei Think Tank transatlantici per il momento restano coperti, mentre sono soprattutto i rappresentanti della "Deutschen Gesellschaft für Auswärtige Politik“ (DGAP) a costituire la punta di diamante della campagna. Secondo Jana Pulgerin della DGAP è "sorprendente" che un tale dibattito sia condotto in pubblico: alla fine l'opinione pubblica tedesca è decisamente contraria. Il tema della segretezza è come un filo rosso che attraversa tutte le dichiarazioni sull'argomento. Anche Roderich Kiesewetter preferirebbe non parlarne in pubblico, ed entrambi i giornalisti di Die Zeit ammettono tranquillamente che gli esperti di campagne elettorali consigliano di stare alla larga da questo tema. E' giusto che sia cosi', e così dovrebbe restare. Non c'è alcun dubbio sul fatto che in Germania ci siano ambienti molto influenti che aspirano ad avere una bomba atomica tedesca. Quanto questi piani siano sviluppati e se gli articoli citati, le trasmissioni e le interviste siano solo un anticipo della profondità che la campagna può' raggiungere ancora non possiamo saperlo. Come è difficile prevedere se la campagna appena iniziata prenderà realmente slancio solo dopo le elezioni politiche di settembre 2017. Resteremo sicuramente sul tema. Perché l'unico modo possibile per contrastare stupidaggini di questo tipo, e ancora piu' importante, per evitarle, è un'ampia contro-campagna.

Fonte: http://vocidallagermania.blogspot.it

 

 

 

I tedeschi stanno discutendo di farsi la loro bomba nucleare. La messa in discussione, da parte di Donald Trump, della credibilità della NATO sta facendo pensare a Berlino l’impensabile.

Tutto è cominciato a novembre, subito dopo l’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti d’America. L’editore del Frankfurter Allgemeine Zeitung, giornale conservatore di Francoforte, affermò in un editoriale che era giunto il tempo per prendere in considerazione ciò che per un cervello tedesco era fino ad ora del tutto impensabile, la questione sul dotarsi della capacità di deterrenza nucleare, che potrebbe compensare le incertezze circa le scricchiolanti e sempre interessate garanzie americane. Roderich Kiesewetter, un esperto di relazioni diplomatiche del Christians Democratic Union (CDU), il partito del Cancelliere Angela Merkel, intervenne nel dibattito dicendo che non ci sarebbero dovuti essere “tabù di pensiero”. Egli ed altri politici poi smisero subito di trattare l’argomento, apparentemente dopo aver ricevuto un segnale che il Cancelliere non avrebbe avuto bisogno di questa ulteriore distrazione durante un anno di elezioni. Ma in Germania tra gli esperti il dibattito si mantiene acceso. Dal 1945 la Germania dell’Ovest e successivamente la Germania riunita ha fatto affidamento sullo scudo atomico americano per dissuadere le eventuali aggressioni da parte della Russia. Una tesi importante, abbozzata nel 1984 dal giornalista Josef Joffe sostiene che l’integrazione europea fu possibile solo perché questa potenza esterna americana aveva riappacificato i conflitti vecchi e risalenti tra Francia e Germania. Quindi la Germania dell’Ovest, comportandosi nel migliore dei modi, dopo la guerra, firmò il Trattato di non proliferazione nucleare durante gli anni 60; venne poi riconfermato l’impegno nel Trattato che avrebbe portato alla riunificazione nel 1990.

All’improvviso, nonostante ci sia un nuovo presidente americano che, benché abbia detto la scorsa settimana che supporterà energicamente la NATO, ha anche chiamato l’Alleanza “obsoleta” e suggerito che il supporto americano potesse essere condizionato all’impegno congiunto degli alleati nel destinare più fondi e risorse nella difesa. Attraverso la logica spettrale della “Distruzione mutua assicurata” (MAD), la deterrenza deve essere incondizionata per essere credibile. I paesi europei ad est ed al centro iniziano a preoccuparsi per la loro vulnerabilità in caso di un eventuale futuro ricatto nucleare sovietico guidato da Vladimir Putin.

La più ovvia reazione tedesca sarebbe di avvicinarsi a Francia e Regno Unito, le altre due potenze nucleari della Nato, per creare un deterrente condiviso. Ma i loro arsenali sono piccoli. La Francia, per di più, è stata fino ad ora riluttante a cedere qualunque parte di sovranità rispetto al suo arsenale nucleare ed è sempre stata scettica circa una deterrenza condivisa. Il Regno Unito, per voce del suo Primo Ministro, Theresa May, ha già lasciato intendere che potrebbe fare del suo scudo nucleare un argomento di negoziato durante la prossima discussione sui termini della Brexit.

Secondo Maximilian Terhalle, un professore tedesco che insegna in Gran Bretagna, ciò può solo voler dire che la Germania, la Polonia e gli altri paesi Baltici non potrebbero mai del tutto fare affidamento su Francia o Inghilterra in caso di attacco sovietico contro di loro. Il professore conclude sostenendo che la Germania dovrebbe pensare a farsi la sua bomba atomica, magari in collaborazione con gli Stati vicini. Persino il leader del partito di governo polacco, Jaroslav Kaczynski, noto germanofobo, sollecitò la creazione di un deterrente nucleare europeo, presumibilmente finanziato in gran parte dalla Germania.

I diversi pericoli rappresentati da Mr. Putin e da Mr. Trump hanno fatto crescere l’interrogativo di “come dissuadere chi, con che cosa”, sebbene la bomba atomica tedesca non sia la miglior risposta, dice Karl-Heinz Campbell dell’Accademia federale per la politica in materia di sicurezza (una commissione governativa tedesca). Il Professor Terhalle, da parte sua, pensa che anche solo un dibattito sull’arma nucleare tedesca potrebbe aiutare – se riuscisse a convincere il signor Trump a smettere di minare l’ordine internazionale esistente.

Fonte estera: http://www.economist.com

Fonte italiana: https://comedonchisciotte.org

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da CARLO BENIAMINO ARIOTTI

 

 

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