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Gran Bretagna e Giappone, intesa per esercitazioni militari congiunte.

Il segretario alla Difesa britannico, Michael Fallon, e il suo omologo giapponese, Gen Nakatani, hanno concordato di tenere esercitazioni militari congiunte delle forze aeree dei due paesi. Durante il loro incontro a Tokyo, le parti hanno raggiunto un accordo per l'invio di aerei da combattimento inglesi in Giappone, per esercitazioni con la Japan Air Self-Defense Force. Lo riporta l'agenzia di stampa Kyodo. Tokyo e Londra hanno sottolineato la necessità di firmare rapidamente un accordo sulle forniture di attrezzature e servizi militari.

Fonte: http://it.sputniknews.com

 

L'X-2 durante la presentazione lo scorso anno.

 

Giappone e Regno Unito studieranno la possibilità di sviluppare congiuntamente un caccia di nuova generazione. Lo ha annunciato nei giorni scorsi il ministero della Difesa di Tokyo. L’accordo prevede lo scambio di informazioni e progetti e non esclude la possibilità di coinvolgere altri Paesi. Come riporta il quotidiano finanziario giapponese The Nikkei, i due Paesi decideranno entro l’anno in corso se procedere con lo sviluppo e la costruzione del nuovo caccia. Anche se non espressamente comunicato, appare chiaro che la cooperazione coinvolge le principali industrie aerospaziali e della difesa dei due Paesi, le britanniche BAE System e Rolls Royce e la nipponica Mitsubishi Heavy Industries (MHI). Un identikit dell’aereo. Nel comunicato del ministero giapponese non vengono fornite ne’ date e ne’ informazioni tecniche riguardo all’aereo. In ogni caso, come spiega il magazine Aviation Week, entro il 2030 il Giappone dovrà sostituire i suoi MHI F-2, mentre il Regno Unito dovrà valutare come rimpiazzare gli Eurofighter Typhoon entro la fine del decennio successivo. Gli F-2 sono la versione giapponese degli F-16 americani di Lockheed Martin/General Dynamics. I Typhoon, invece, sono costruiti da un consorzio europeo a cui partecipano BAE System, l’italiana Leonardo e le divisioni tedesche e spagnole di Airbus. MHI è al lavoro da qualche anno sull’X-2 , un aereo sperimentale con tecnologia stealth che ha effettuato il primo volo nell’aprile del 2016, e che è pensato come piattaforma di sviluppo tecnologico per un futuro caccia, denominato provvisoriamente F-3. Il Giappone ha accelerato sull’X-2 dopo che il Congresso di Washington ha rifiutato la richiesta di Tokyo per l’acquisto dei Lockheed Martin/Boeing F-22 Raptor. Secondo quanto finora emerso, nelle idee giapponesi l’F-3 privilegerà il raggio d’azione, la durata di missione e la capacità di carico più che la manovrabilità, basando la sua forza soprattutto sulla capacità di colpire i bersagli a lunga distanza senza essere scovato. È possibile che lo studio di fattibilità annunciato tra i due Paesi serva per dotare l’F-3 di tecnologie più avanzate, soprattutto nel campo stealth e dei motori, che potrebbero essere fornite dalle industrie britanniche. Nel campo stealth, BAE System ha già lavorato con Lockheed Martin per l’F-22 e l’F-35 e potrebbe portare in dote al progetto nipponico le tecnologie che non ricadono nel rapporto di esclusività con gli Stati Uniti e possono essere quindi esportate all’estero. Inoltre, è possibile che l’ingresso del Regno Unito nella partnership con il Giappone coinvolga anche il motorista Rolls-Royce, in grado di fornire propulsori molto più preformanti rispetto agli IHI XF5-1 prodotti dalla Ishikawajima-Harima Heavy Industries, che equipaggiano attualmente l’X-2.

Fonte: http://www.flyorbitnews.com

 

 

Un F-2 giapponese.

 

Iniziata la settimana scorsa alle pendici del monte Fuji, l'esercitazione “Vigilant Isles” continua presso l'isola di Ojijihara, vedendo coinvolti circa 50 soldati dell'Honorable Artillery Company appartenenti all'esercito britannico e i corrispettivi dell'esercito nipponico. Si tratta della prima volta che il Giappone ospita truppe non americane sul proprio territorio per un'esercitazione bilaterale con l'esercito. A ottobre 2016 fu invece la Royal Air Force con 4 Eurofighter, a diventare la prima forza aerea al mondo dopo quella statunitense, ad esercitarsi insieme a quella Giapponese nel paese del sol levante.

Incentrata principalmente sullo scambio di tattiche e tecniche di sorveglianza militare, Vigilant Isles costituisce un'importante avanzamento nelle relazioni anglo-giapponesi in termini di difesa e sicurezza. I due paesi infatti, negli ultimi anni hanno fortemente incrementato la cooperazione nel settore portando Tokyo ad invitare nel 2017 la prima ministra May ad una riunione del consiglio di sicurezza nazionale. Onore finora concesso soltanto all'Australia. Sempre nello stesso anno i due governi hanno siglato “un action plan” per il rafforzamento della cooperazione nel settore militare, di intelligence e industriale-bellico, rendendo in questo modo Londra il primo paese europeo a siglare con Tokyo un simile accordo (altri paesi sono Australia e India, che insieme agli Stati Uniti e appunto il Giappone formano il così detto Quad, informale alleanza geopolitica per contrastare l'espansionismo cinese nell'Indo-Pacifico).

Oltre le varie esercitazioni e dichiarazioni di amicizia, ancora più significativa è la potenziale collaborazione industriale-militare. Sebbene ancora in una fase di studio, Londra e Tokyo stanno infatti analizzando la fattibilità dello sviluppo congiunto di un missile aria-aria, e di un autoctono aereo da combattimento all'avanguardia (sesta generazione?) capace di rivaleggiare con i più grandi competitor americani, europei e asiatici. In particolare, l'attenzione è riservata sia al programma britannico Tempest (BAE System, Rolls-Royce, Leonardo UK), per il quale Londra si è detta disponibile a potenziali collaborazioni esterne (i candidati più probabili oltre il Giappone, pare siano Svezia e Italia); sia al futuro sostituto del caccia giapponese semi-autoctono F-2, per cui Tokyo ha inviato a Londra e Washington delle richieste ufficiali per sondare una possibile partnership.

Ma quali sono le ragioni che spingono questi due paesi così distanti geograficamente ad una maggiore cooperazione nel settore della difesa? I motivi principali sono da ricercarsi nell'ascesa della Cina, non solo come egemone regionale nell'Indo-Pacifico ma anche come potenza globale capace di sovvertire o comunque mettere in difficoltà il sistema internazionale promosso da Stati Uniti e Gran Bretagna (in qualità di partner di secondo rango); e dal desiderio della Gran Bretagna post-brexit (vedi programma Global Britain) di avere un maggior ruolo geopolitico sulla scena globale e in particolar modo in Asia, che sempre più sta diventando il centro mondiale in termini economici, tecnologici e politici.

Un'ulteriore ragione è data dalla paura di un disimpegno americano quale garante ultimo della sicurezza delle due nazioni. Da qui la ricerca di altri alleati in modo da meglio garantire gli interessi nazionali reciproci. Londra e Tokyo, memori dell'antica alleanza siglata a inizio XX secolo, sembrano essere due partner geopolitici naturali. Entrambe dotate di una forte e antica tradizione militare (e navale soprattutto), isole poste ai confini dei rispettivi continenti e privi dei mezzi necessari per dominarli, i loro imperativi strategici consistono principalmente nell'evitare la nascita di un egemone regionale troppo forte (Germania e/o Russia nel caso britannico, e Cina nel caso giapponese) oltre che di mantenere aperte le linee di comunicazione marittima, essendo totalmente dipendenti da esse per la fornitura di beni ed energia.

Se i piani sono ambiziosi e gli interessi convergenti, non mancano tuttavia dubbi ed ostacoli. Sebbene per diverse ragioni, entrambi i paesi non possiedono un bilancio militare adeguato alle proprie esigenze e ambizioni. Il Giappone inoltre è in drastico calo demografico, e la sua popolazione è tra la più anziane del mondo, mettendo a rischio in questo modo la sua innovatività ed energia propulsiva. Il Regno Unito, sebbene le previsioni prevedano un sostanziale aumento demografico nei prossimi anni, oltre che con i problemi economici derivanti dalla Brexit (per la quale tra l'altro il Giappone si è detto disposto ad accettare Londra nel TPP), si trova a fronteggiare il possibile secessionismo scozzese (8,3 % della popolazione britannica) e il rischio di un “hard border” tra Irlanda e Ulster, mettendo così a rischio gli accordi del Venerdì Santo.

Tali fattori, se non affrontati adeguatamente, potrebbero rendere un'alleanza geopolitica tra i due paesi più difficile e meno utile di quanto non lo sia potenzialmente. Starà alla politica avere la lungimiranza e volontà di proseguire o meno su questo percorso.

Fonte e link: http://www.difesaonline.it

 

 

 

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