Nei cinema sta per arrivare "Red Dawn", un film d'azione diretto da Dan Bradley basato sul celebre film omonimo del 1984 che vedeva protagonista un giovanissimo Patrick Swayze e una bellissima Lea Thompson, sogno erotico di qualunque ragazzino sia cresciuto con la serie "Ritorno al Futuro" o con "Howard the Duck".
Il primo Red Dawn (Alba Rossa) partiva dall'idea che la malvagia Armata Rossa, interessata al controllo del territorio americano, fosse in grado di sfruttare i suoi alleati Cuba e Nicaragua come ponti per lanciare un attacco su vasta scala sul suolo nordamericano. Ad invasione in corso, alcuni studenti americani riescono a rifugiarsi tra le montagne, incontrano un pilota americano il cui aereo è stato abbattuto dalla forza aerea cubana (!), e iniziano ad eseguire operazioni di guerriglia armata contro i centri di comando comunisti, insediatisi nella loro amata cittadina del Sud degli Stati Uniti.
Il film lascia trapelare, anzi, trasuda totalmente spirito patriottico e idee repubblicane; e trascurando volutamente il fatto che dei ragazzotti di campagna nemmeno maggiorenni riescono a tenere in scacco la crema dell'esercito comunista, non è nemmeno un film così malvagio, anche se lo scenario presentato dalla pellicola appariva al tempo un po' improbabile.
Ma il nuovo Red Dawn, la cui uscita è prevista per la fine di quest'anno, si spinge ancora oltre, nel regno dell'assurdo, immaginando il suolo americano invaso dall'Armata Popolare della Corea del Nord. Per dovere di correttezza, fino all'inizio del 2011 il Paese invasore del film era la Cina, ma lo script fu modificato dopo aver ricevuto pesanti critiche da alcuni quotidiani cinesi; per poter ottenere una buona penetrazione di mercato anche in Oriente, gli sceneggiatori sono stati quindi costretti a trasformare la Cina in Corea del Nord.
Sappiamo tutti quanto la Corea del Nord possa risultare "antipatica", per usare un semplice eufemismo. Sappiamo anche che, quando le finanze lo consentono, tenta di lanciare una rudimentale forma di missile intercontinentale, facendo immancabilmente una pessima figura.
La Corea del Nord rimane uno dei fronti più importanti, anche solo politicamente, dell'intero pianeta: diritti umani violati ogni giorno, Paese pesantemente militarizzato, libertà d'informazione e di pensiero prossime allo zero. Ma è realmente possibile che un Paese come questo possa invadere gli Stati Uniti con qualche speranza di successo?
La Choson Inmin'gun (Armata Popolare della Corea del Nord) è il quarto schieramento militare in quanto a numero di unità combattenti attive (circa un milione e 200 mila soldati), e il primo Paese al mondo per militarizzazione. L'Armata Popolare dispone anche di oltre 8 milioni di unità di personale di riserva (definita "Guardia Rossa dei Lavoratori e dei Contadini"), spesso composte da persone sotto la leva obbligatoria di 3-5 anni, imposta dal regime.
Il 20% dell'interno personale armato è composto da uomini di età compresa tra i 17 e i 54 anni; i più adatti sotto il profilo fisico e psicologico vengono arruolati nelle Forze Speciali più numerose del mondo (180.000 unità).
La Corea del Nord può contare anche sulle "Giovani Guardie Rosse", ragazzi sotto i 18 anni che seguono un addestramento militare di 4 ore settimanali obbligatorie durante il loro corso di studi.
Sebbene molti dei mezzi, tra aeronautica, fanteria e marina, siano obsoleti, il governo nordcoreano destina alle spese militari, ogni anno, da 1/4 a 1/3 del suo budget. Ma a cosa vengono donati tutti questi soldi, circa 6 miliardi di dollari all'anno?
Stando ai dati più recenti e attendibili a disposizione, l'Armata Popolare conta un totale di 153 divisioni, tra le quali 60 di fanteria, 25 di fanteria meccanizzata, 13 di carri, 25 brigate di Forze Speciali, e 30 di artiglieria.
Gli Stati Uniti, invece, possono contare su un esercito attivo di quasi 1,5 milioni di soldati, e altrettante unità di riserva. Ma la vera superiorità americana risiede sicuramente nella tecnologia bellica impiegata, anche se i numeri giocano un ruolo di una certa importanza.
Gli Stati Uniti hanno a disposizione quasi il doppio dei carri armati della Corea del Nord (9.573 contro 5.410), distinti inoltre da un abisso tecnologico spesso incolmabile. Gli USA hanno inoltre un numero 10 volte superiode di APC (mezzi leggeri corazzati), oltre il triplo dei mortai da fanteria, e una vastissima disponibilità di veicoli logistici (267.247 contro gli 8.000 nordcoreani).
Se ci spostiamo all'aeronautica, sono sempre gli USA ad avere le più grosse possibilità di dominio: gli oltre 18.000 aerei e 6.000 elicotteri dotati di tecnologie più o meno recenti potrebbero sbriciolare in poco tempo la forza aerea nordcoreana, dotata di poco più di 1.600 aerei ormai largamente obsoleti e di circa 300 elicotteri altrettanto vecchi. E sto volutamente trascurando i droni senza pilota che caratterizzano l'assetto aereo degli USA da ormai un decennio, i robot d'assalto o di supporto, e le tecnologie avveniristiche prodotte dai Black Projects che potrebbero diventare realtà nel volgere di qualche mese o anno.
I mezzi corazzati, gli aerei e gli armamenti nordcoreani coprono l'arco di oltre 30 anni di storia militare, a partire dalle prime tecnologie fornite al Paese dagli Stati Uniti negli anni '70, fino ad attrezzature relativamente moderne di provenienza sovietica o cinese. E' inoltre noto da tempo che la Corea del Nord sta tentando di sviluppare un missile balistico intercontinentale, il Taepodong-2, che ormai ha già fatto registrare due incidenti durante altrettanti test di volo. Per non parlare della fusione nucleare, sogno ancora irrealizzabile per il resto del mondo, ma apparentemente facile da concretizzare per uno dei Paesi più poveri del mondo.
La Corea del Nord fa per lo più affidamento su tecniche di "guerra asimmetrica": disturbatori GPS, vernici mimetiche per nascondere facili bersagli, sottomarini minuscoli, e una vasta gamma di armi chimiche e biologiche. E' anche il primo Paese ad aver utilizzato attivamente il laser ZM-87 di produzione cinese, noto per danneggiare le videocamere dei droni senza pilota e accecare l'essere umano. Ma questo genere di strategia militare è utile per un'invasione su larga scala? Direi proprio di no, anche mettendoci tutto l'impegno e l'indottrinamento di questo mondo.
Le munizioni e il carburante contenuti nelle riserve strategiche nordcoreane potrebbero durare, in caso di guerra su larga scala, circa tre mesi, mentre le scorte di cibo potrebbero sostenere le truppe regolari (e non i civili o la milizia) per 500 giorni, fino all'esaurimento completo.
Come ultimo dato a dimostrazione dell'impossibilità di un'invasione coreana su suolo americano, possiamo dire che circa il 70% delle unità armate dell'Armata Popolare si trova in prossimità (entro 100 km) della zona demilitarizzata, una striscia di terra larga qualche chilometro che separa le due Coree tagliandole di netto per 248 km. Un tentativo di invasione negli Stati Uniti richiederebbe l'impiego di ogni frammento di forza militare disponibile, lasciando privo di ogni difesa un confine così importante per l'esistenza stessa della Corea del Nord.
Niente paura, quindi: la Corea del Nord non rappresenta una forza d'invasione minacciosa per gli Stati Uniti, e probabilmente per nessun Paese delle Nazioni Unite, anche se singolarmente coinvolto in uno scontro diretto. Lo scenario in cui i nordcoreani invadono gli USA suona così improbabile da risultare quasi comico, ma continuo a sperare che il nuovo Red Dawn possa per lo meno dimostrarsi un divertente film d'azione dalle premesse un po' troppo forzate.
Fonte: http://www.ditadifulmine.com