. . .

 

Negli ultimi anni la Cina è stata elogiata per le numerose misure intraprese dal suo governo per combattere l’inquinamento. Il Dragone, sia per la sua immensa popolazione di circa 1,4 miliardi di persone sia per ragioni storiche, ha prodotto ingenti danni ambientali. Una crescita vertiginosa come quella cinese, infatti, ha portato con sé conseguenze dannose: scarichi in mare aperto, emissioni di anidride carbonica oltre ogni limite, produzione alle stelle di aziende incapaci di tutelare la natura, gas emessi dai milioni di veicoli presenti nelle strade cinesi e tanto altro ancora. Fino a non molti anni fa, era normale assistere a giornate in cui il cielo delle principali megalopoli cinesi era ricoperto da una spessa coltre di nube tossica, la stessa che costringeva i cittadini a indossare le famigerate mascherine per difendersi dalle polveri sottili. Dall’avvento di Xi Jinping in poi, più o meno a partire dal 2013 in poi, il Partito Comunista cinese ha inserito la lotta all’inquinamento ai primi posti della sua agenda.

Il primo passo.
Le norme e i divieti varati dalle autorità cinesi sono stati senza ombra di dubbio utili, e continuano tutt’ora a esserlo. Basti pensare, giusto per fare un esempio pratico, che tra il 2014 e il 2017 le emissioni annuali di anidride solforosa, monossido di azoto e particolato delle centrali elettriche sono scese ogni anno compreso nel periodo preso in esame rispettivamente del 65%, 60% e 72%. Non solo: un anno fa le più importanti città del Paese hanno tagliato le emissioni di smog, facendo registrare progressi notevoli. Nella sola capitale, Pechino, e nella limitrofa provincia industriale dello Hebei, questo valore è sceso del 12%: decisive le campagne per ridurre l’uso del carbone domestico e costringere gli stabilimenti più inquinanti a cambiare volto. Come se non bastasse, le soluzioni green oriented hanno riguardato anche i mezzi di trasporto, perché il governo ha investito massicciamente sulla produzione di veicoli elettrici.

Rifiuti in mare: è emergenza.
Nell’insieme è dunque encomiabile la battaglia intrapresa da Xi Jinping, che ha ordinato a più riprese di “stimolare il progresso ecologico” per consentire alla Cina di “intraprendere una battaglia esemplare contro l’inquinamento”. Dati alla mano, i risultati ci sono: le percentuali inquinanti sono calate, così come i gas di scarico e le emissioni letali. Eppure c’è un aspetto che sfugge. Il Dragone ha sicuramente intrapreso un importante percorso intenzionato a tutelare l’ambiente; nessuno lo mette in dubbio. Il problema è che serve a poco chiudere le fabbriche più inquinanti o costringere i cittadini a girare con auto elettriche se i rifiuti prodotti da pubblici e privati vengono riciclati in modo pessimo. Secondo quanto diffuso dal ministero cinese dell’Ecologia e dell’Ambiente, nel 2018 la Cina ha scaricato nelle proprie acque costiere rifiuti per 200,7 milioni di metri cubi, con un aumento del 27% rispetto all’anno precedente.

La strada è ancora lunga.
Analizzando più nel dettaglio questi dati si scopre che la maggior parte dei rifiuti è stata riversata in mare aperto nelle regioni che si estendono nei pressi del delta dello Yangtze e del Fiume delle Perle. Proprio in due tra le zone più industrializzate del Paese. Molti prendono la Cina come esempio, ma lo stesso vice direttore del Dipartimento di ecologia marina, Huo Chuanlin, richiama tutti alla calma parlando di “chiari problemi” ancora presenti nel rispetto dell’ambiente e nella mancanza di consapevolezza dei danni ambientali da parte delle amministrazioni locali. Pechino è il più grande produttore ed esportatore di prodotti di plastica, e vale da solo il 30% del totale mondiale. Nelle acque costiere sarebbe presente una media di 24 chilogrammi di rifiuti fluttuanti per mille metri quadrati, l’88,7% dei quali di plastica. La Cina ha iniziato a intraprendere sforzi anche in questo senso, ad esempio stanziando 893 milioni di euro per bonificare la baia di Bohai. L’obiettivo è ripulire il 73% delle acque inquinate entro il prossimo anno. Ma la strada per diventare davvero una potenza green oriented è ancora lunga.

Fonte: https://it.insideover.com

 


 

Segnala questa pagina web in rete.

 

Disclaimer: questo sito ("Ogigia, l'isola incantata dei navigatori del web") NON rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità su vari argomenti, tra cui Linux, geopolitica, metodi di auto-costruzione di risorse, elettronica, segreti, informatica ed altri campi. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07/03/2001. Il Webmaster inoltre dichiara di NON essere responsabile per i commenti inseriti nei post. Ogni informazione circa la salute o l'alimentazione sono solo a carattere informativo, e NON siamo responsabili di qualsiasi conseguenza negativa se qualcuno vuole improvvisarsi medico oppure dietologo; si consiglia sempre di rivolgersi a medici ed esperti qualificati. Eventuali commenti dei lettori, lesivi dell'immagine o dell'onorabilità di persone terze NON sono da attribuirsi al Webmaster, che provvederà alla loro cancellazione una volta venuto a conoscenza di un ipotetico problema. Eventuali ritardi nella cancellazione di quanto sgradito non sono imputabili a nessuno. Si declina ogni responsabilità sull'utilizzo da parte di terzi delle informazioni qui riportate. Le immagini pubblicate su questo sito, salvo diversa indicazione, sono state reperite su Internet, principalmente tramite ricerca libera con vari motori. In ogni caso si precisa che se qualcuno (potendo vantare diritti su immagini qui pubblicate, oppure su contenuti ed articoli, o per violazioni involontarie di copyright) avesse qualcosa da rimproverare o lamentare può scriverci attraverso la sezione per i contatti .