La compagnia aerospaziale americana SpaceX è una delle poche aziende occidentali che operano per un fine più grande in una nazione altrimenti ossessionata dal potere e profitto. Quando il suo vettore è stato recentemente perso al momento del lancio a causa probabilmente di una anomalia, si è portato via con se’ un satellite che sarebbe stato usato da Facebook.

 

 

Il Guardian, in un articolo intitolato “L’esplosione del razzo di SpaceX: Mark Zuckerberg si lamenta della perdita del satellite destinato a Internet.org” riporta:

Il CEO di Facebook M. Zuckerberg ha rilasciato una dichiarazione molto amara in risposta all’esplosione del vettore di SpaceX, che portava il suo satellite con l’intento di venir utilizzato per il suo progetto Internet.org in Africa.

Ad ogni modo, mentre Internet.org fornirebbe “connettività” alle persone nel continente africano, non darebbe in realtà accesso esattamente ad Internet. Al contrario, nella internet “versione Facebook” il concetto di Net Neutrality (neutralità della rete, NdT) -il principio secondo cui tutti i fornitori di Internet danno accesso a tutti i contenuti e applicazioni della Rete, non importa da dove vengano o chi li abbia prodotti- non esiste. Nella versione Facebook di Internet solo coloro che posso pagare larghe somme di denaro posso avere accesso alla vasta massa di utenti di Internet; tutti coloro che non possono pagare, non importa quanto popolare o importante sia il loro messaggio, verranno silenziati. Questo è già in qualche modo una realtà all’interno del social network di Facebook , e questo progetto altro non è che una delle tante offerte “Free Basics” di Internet.org.



Il vero scopo di Internet.org e’ controllare il mondo, non connetterlo.
Una visita sul sito di Internet.org rivela una serie di slogan senza significato e una parata di immagini di persone di colore. Scavando più a fondo, Internet.org si rivela per quello che è: un tentativo di conquista e monopolio dell’industria delle telecomunicazioni, ed in particolare di tutta la connettività internet nel Terzo Mondo. Non solo l’offerta “Free Basics” di Facebook limita l’accesso ad informazioni che in ultima analisi sono controllate da interessi corporativi occidentali, e vengono selezionate tramite l’algoritmo proprietario sviluppato da Facebook stesso, ma dato che l’infrastruttura impiega tecnologia satellitare, governi, istituzioni e comunità locali sono scavalcate da ogni processo decisionale. La cosa è tanto ovvia che persino prima che Facebook abbia completato il progetto, alcuni governi sono già sul piede di guerra. In India, gli attivisti della Net Neutrality sono riusciti a bandire dal loro paese il servizio Free Basics considerato invasivo, manipolativo e monopolizzante. L’articolo del Guardian ”L’India sferra un colpo decisivo contro Facebook e favore della Net Neutrality, col supporto popolare” riporta i dettagli:

”Facebook non ha ottenuto il diritto di offrire il suo servizio internet gratuito per la telefonia mobile in India, dopo che la authority delle telecomunicazioni ha fatto proprio il principio di Net Neutrality, ponendo fine a 11 mesi di intenso dibattito pubblico. Le nuove regole pubblicate dalla authority (TRAI – India’s Telecom Regulatory Authority) proibiscono offerte differenziali per i servizi di dati, favorendo cosi’ la competizione di aziende piccole con colossi come Facebook.”

La risposta di Facebook è stata tanto ovvia quando disonesta:

"Il nostro scopo con Free Basics è di portare più persone online attraverso una piattaforma aperta e non-esclusiva. Malgrado il nostro disappunto per la deliberazione dell’authority, continueremo a lavorare per eliminare le barriere e per dare a chi non è connesso una via di accesso a internet più semplice."

In realtà, per eliminare le barriere e connettere le persone, le persone stesse devono acquisire le conoscenze e risorse necessarie per creare la loro infrastruttura, la aziende necessarie per mantenerla, e in ultima analisi la capacita’ di sviluppare i loro contenuti e poterli trasmettere a chiunque, che è alla base del principio di Net Neutrality. Le persone che usano Internet nel loro paese dovrebbero essere i beneficiari primari della connettività, sia rispetto alla capacita di accedere alle informazioni che producono, che alla possibilità di mantenere le infrastrutture che permettono l’accesso. Oltre al pericolo di Facebook di penetrare e monopolizzare l’industria Telecom dei paesi in via di sviluppo, si tenga presente i legami di Facebook con il Dipartimento di Stato e il suo ruolo nel facilitare i “cambiamenti di regime” attraverso la soppressione di informazioni o la creazione di campagne mediatiche atte a fomentare sovversioni armate. In una situazione del genere, non sarebbe difficile per Facebook manipolare le informazioni al fine di guidare le crisi organizzate dalle potenze occidentali. Si capisce quindi come mai Organizzazioni Non Governative legittime in India si siano rivoltate con successo contro Facebook e a favore della Net Neutrality, mentre in nazioni dominate da ONG finanziate dal Dipartimento di Stato come la Open Society in Tailandia e Filippine, il progetto di Internet.org abbia preso piede senza opposizioni. Telecomunicazioni e connettività a Internet sono cardini fondamentali di ciascuna nazione, alla pari dell’acqua, energia, cibo e esercito. Delegare la responsabilità della gestione di ciascuna di queste a entità o corporazioni straniere significa dare via parte della sovranità nazionale e compromettere la sicurezza del proprio paese. Le nazioni e la loro popolazioni sono gli unici responsabili a sviluppare la loro infrastruttura Internet. Il fatto che Mark Zuckerberg presuma di avere l’unica soluzione per “connettere il mondo” altro non è che la versione moderna de “Il Fardello dell’Uomo Bianco” (celebre poesia di Kipling: The White Man’s Burden, NdT): le nazioni sottomesse a questa idea non fanno altro che divenire complici della arroganza dominatrice del “l’uomo bianco”. Internet.org di Facebook è il segnale d’allarme rivolto alle nazioni in via di sviluppo per cominciare ad investire nell’infrastruttura essenziale, considerando anche l’idea di sviluppare versioni nazionali dei social networks come Facebook. Cosi facendo, potranno essere più al sicuro nel campo delle informazioni allo stesso modo della sicurezza svolta dal loro esercito convenzionale sul campo di battaglia.

Tony Cartalucci è un ricercatore di geopolitica e scrittore che vive a Bangkok, e scrive specialmente per New Eastern Outlook.

Fonte estera: http://journal-neo.org

Fonte italiana: http://comedonchisciotte.org

Traduzione per www.comedonchiciotte.org a cura di COLOSSEUM.

 


 

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