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Milena Sutter, di 13 anni, figlia di Arturo Sutter, un industriale svizzero naturalizzato italiano, sparì alle 17:00 del 6 maggio 1971 dopo essere uscita dalla scuola che frequentava, la Scuola Svizzera (chiusa nel 1985), situata in via Peschiera, a metà strada tra la stazione di Genova Piazza Manin e via XX Settembre, nel pieno centro di Genova. Milena era attesa a casa, in viale Antonio Mosto, nel quartiere di Albaro, per una ripetizione di storia che doveva svolgere per le 17:30, ma a casa non arrivò mai. Secondo i medici legali che esaminarono il cadavere, la ragazzina venne uccisa il giorno stesso del rapimento, all'incirca tra le 18 e le 18:30, in una zona compresa tra i quartieri di Quarto dei Mille e Quinto al Mare; il corpo fu forse portato a Villa Costa, nella zona di Quarto dei Mille, e disseppellita il giorno dopo. Il giorno successivo al rapimento, alle 10:45 del mattino, la famiglia Sutter ricevette una chiamata anonima che richiese un riscatto di 50 milioni di lire; una voce maschile diceva: "Se volete Milena viva, prima aiuola Corso Italia". Poi più nulla, almeno fino al ritrovamento del cadavere, due settimane dopo. La famiglia Sutter era comunque pronta a pagare il riscatto. La telefonata venne fatta sicuramente dal sequestratore stesso o da una persona che vide Milena negli ultimi momenti della sua vita, dato che la notizia venne diffusa alle 13:30 dal giornale radio Radio Rai, nonché dall'edizione pomeridiana del Corriere Mercantile. Poi, forse, venne seppellita in una fossa, scavata con piccone e pala, ubicata nei pressi di una piazzola di sosta del monte Fasce. Successivamente, il cadavere venne gettato in mare, con addosso sei piombi da un chilo l'uno, parte di una tuta da sub della Cressi Sub. Il corpo di Milena Sutter venne ritrovato il 20 maggio, verso le 17:30, da due pescatori dilettanti, Paolo Schenone e Giampaolo Olia, mentre erano a bordo di una barca, a circa trecento metri dalla spiaggia di Priaruggia, a Quarto dei Mille. Appena visto il cadavere, i due tornarono a terra e chiamarono il Nucleo Sommozzatori dei vigili del fuoco per recuperare la salma. Arrivati i vigili del fuoco, la salma venne recuperata e adagiata sulla riva della spiaggia, dove nel frattempo si erano radunate un centinaio di persone. Durante il recupero della salma, che si pensava appartenere a un sub, andò persa la cintura, che venne tuttavia recuperata in tarda serata. Il corpo aveva il volto irriconoscibile, scarnificato dai pesci durante dieci giorni di permanenza in acqua; mancavano inoltre altri pezzi di carne in altri punti del corpo; venne poi riscontrato che Milena indossava ancora la camicetta a fiori, il maglione giallo e la blusa blu che aveva il giorno in cui fu rapita. La parte inferiore del cadavere era svestita (attorno alle caviglie si trovavano - arrotolate - solo un paio di calze-mutande a collant, con dei ricami sui bordi). Venne poi portata all'obitorio dell'ospedale San Martino, e il corpo venne riconosciuto dal medico legale Giorgio Chiozza, alle 20:30, grazie a una medaglietta con inciso il nome della ragazza (regalata dalla madre alcuni anni prima), e da un braccialetto che portava ad un polso. Fonte: https://it.wikipedia.org

 

 

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