. . .

Il 22 giugno 2001, Tara O'Toole e Thomas Inglesby della Johns Hopkins Center for Civilian Biodefense Strategies, hanno organizzato un vero gioco di guerra. I due ricercatori, in collaborazione con una serie di enti esterni quali l'ANSER Institute for Homeland Security , hanno simulato gli effetti di un attacco biologico contro gli Stati Uniti. Il progetto è stato chiamato "Operazione Inverno Nero".

 

 

Quello che verificarono è che il paese non sarebbe preparato ad affrontare un evento del genere. Entro due settimane si verificherebbe un numero indicibile di vittime civili, una crac catastrofico nelle istituzioni essenziali e disordini civili di massa. La catena alimentare e le infrastrutture elettriche e dei trasporti collasserebbero. In breve, la societa' sprofonderebbe nel più buio medievo dell'America. E la stessa cosa avverrebbe in tutto il mondo. n quei giorni avremmo solo l'imbarazzo della scelta se volessimo ipotizzare un qualche tipo di catastrofe. Disastri naturali ed ecologici, armi nucleari, terrorismo, incidenti per effetto di esperimenti tecnologici ("Oops, abbiamo anche creato Skynet"). Tutto può entrare in questo gioco. Nel 2008 un gruppo di esperti, che si riunì per una conferenza della Oxford University , verificò una possibilità del 19% che un evento catastrofico globale possa avvenire prima del 2100 (con le Super Intelligenze Artificiali e con le armi a nanotecnologia molecolare in cima all'elenco delle minacce). Era solo un gioco, tanto per divertirsi, ma hanno lanciato parecchi avvertimenti con quei numeri e hanno buttato sul tavolo anche qualcosa a cui pensare. Non vi pare? Su questa base, il Guardian ha parlato con il mondo accademico e con lo scrittore Nafeez Ahmed, che ha studiato le crisi globali e la violenza di massa, e di recente ha constatato quanto possa essere veritiero "The Division" di Ubisoft , un video-gioco che si muove in un periodo storico post-pandemia. Gli abbiamo chiesto che cosa dovremmo fare, nel caso che la nostra attuale società dovesse crollare. Ecco cosa ha suggerito.



1) Non rintanarsi in cantina, da soli con i barattoli di fagioli.

"Non è un modo giusto di agire, pensare «mi nascondo così non mi trova nessuno» " dice Ahmed. "In quel modo probabilmente non si riesce nemmeno a sopravvivere, si deve stare insieme con altre persone. Questa scelta può non essere evidente a prima vista, perché si possono vedere negli altri delle minacce potenziali, ma nel momento in cui si diventa un lupo solitario, è molto probabile perdere tutto, semplicemente perché si entra a far parte di un ambiente di cane-mangia-cane. Più persone si mettono insieme, più è probabile che possano ricostruire qualcosa di simile a una società. Quindi direi, se si hanno dei fagioli, è meglio dividersi quei barattoli di fagioli. Anche perché forse nemmeno ci sarà bisogno di fagioli."



2) Bisognerà avere uno spirito rurale ... Ma non troppo.

Forse ci avevate già pensato, ma comunque mettiamolo bene in chiaro. Le città sono meravigliose finché tutto funziona bene, ma, come ci spiega The Walking Dead, diventano letali quando non ci sono più ordine, elettricità o infrastrutture. "Per chi vive in città, il pericolo sarebbe maggiore, non c'è dubbio" dice Ahmed. "In generale, quando gli accademici hanno fatto simulazioni su questi scenari, le città risultano estremamente vulnerabili, semplicemente perché servono tante catene per gli approviggionamenti, sono tutte interdipendenti tra di loro e c'è tanta gente che è dipendente da queste catene per rifornirsi di ogni merce. Quindi le persone nelle città tenderebbero a mettersi in competizione tra di loro per accaparrarsi le risorse scarse, cosa questa che crea violenza." Quindi, questo estremo (l’isolamento totale) non può essere una buona idea, per la ragione di cui sopra. Cè bisogno di creare un gruppo di persone con differenti abilità, e che sia capace di lavorare insieme per costruire delle proprie catene di rifornimento e di prosperare. Dovremo ricostruire... Un piccolo mercato in una città? "Sì", dice Ahmed, non proprio seriamente. "Idealmente il paesino potrebbe trovarsi in qualche parte del Kent."



3) Servirà avere accesso all'acqua corrente ed ai terreni agricoli.

Se dovesse accadere una grave catastrofe planetaria, ci troveremmo a dover affrontare la possibilità molto reale che Waitrose, il supermercato sotto casa, sarà chiuso. Entro pochi giorni, le strade saranno intasate e i supermercati saccheggiati, così si sarà costretti a creare un proprio modo di approvvigionarsi. "In uno scenario come una pandemia, è necessario trovarsi in qualche parte dove si possa avere accesso all'acqua e/o ad altre fonti di energia" dice Ahmed. Questo non serve solo per sopravvivere, l’acqua che scorre può anche essere sfruttata per fornire energia, almeno così era fino a quando si pensò di comprare un generatore idroelettrico. Il problema è che la maggior parte di noi non passa i week-end per crearsi un sistema energetico alternativo-personale da usare per qualsiasi evenienza. "Se vogliamo parlare di un evento improvviso, allora ci sono forti probabilità che quasi nessuno avrà un generatore di energia solare a portata di mano", conferma Ahmed. Ma chi vive in prossimità dell’ acqua, almeno potrà bere. "C'è anche la necessità di coltivare il proprio cibo", dice Ahmed. "Anche in questo caso è meglio farlo con un gruppo di persone su una vasta area di terreno dove ci si può dividere il lavoro. Cosa che non funziona anche in un ambiente urbano."



4) Stabilire le comunicazioni.

"Se si volesse creare una comunità ed essere resiliente, non sarà necessario comunicare con il resto del mondo" dice Ahmed. "Comunque, potrebbe essere necessario sapere che cosa sta succedendo. Il fatto è che, in uno scenario catastrofico, non si può sapere se le comunicazioni continueranno a funzionare". Il metodo di base per ricevere delle informazioni sarà una radio alimentata con l'energia eolica o solare. Ma per una comunicazione immediata con il mondo esterno, o con i membri della propria comunità, si potrà tornare ai walkie-talkie, alle radio bidirezionali o anche ad una radio locale. In caso di una catastrofe grave si potrà comunicare solo con i sistemi che usavano i camionisti negli anni 1970. Ma tutti questi attrezzi richiedono comunque energia elettrica, quindi a meno che si siano accumulate batterie o carburante per alimentare un generatore tradizionale, si resterà tutti bloccati. Tuttavia, ora esistono sia generatori solari che a idrogeno. Naturalmente c'è la toilette chimica che, in un colpo solo, risolvono sia i problemi di energia che dei servizi igienico-sanitari. Che dire di Internet? Secondo Peter Taphouse e Matthew Bloch della Bytemark, che lavorano per una società di server inglese, c'è una possibilità che molte delle decine di migliaia di reti separate (o di sistemi autonomi) e di centrali-dati che costituiscono la spina dorsale di Internet potrebbero sopravvivere al collasso della civiltà, basterebbe trovare un accesso a una qualsiasi fonte di energia locale. Tuttavia, le reti di contenuti e i transit providers - le grandi aziende come BT, Sky, Virgin, NTT, Cogent - sarebbero vulnerabili in caso di un crollo del sistema della società. Certo, Google ha dei begli uffici, ma le persone non saranno tanto contente di andare a lavorare in quegli uffici, se la città sarà trasformata in terra di nessuno e infestata da bande di predoni e saccheggiatori. Così, anche se la rete è stata progettata come un sistema decentrato non lineare, non sarebbe strano che fossero solo i militari a poter avere accesso alla rete, mentre Internet non sarebbe raggiungibile né da casa, né dal negozio di caffè sull'angolo. La soluzione migliore, quindi, potrebbe essere mettere su una rete di computer interna, della comunità, e la tecnologia più sensata sarebbe il Wi-Fi, perché i componenti necessari sono facilmente disponibili. "Si potrebbe tirar fuori un mondo dai router a banda larga e poi riempire un garage con lattine di Pringles", dice Bloch. "Con le lattine, forse si può costruire una rete che basta per servire una zona dove si è bruciato tutto". Perché una lattina Pringle? Beh, con le lattine si può creare una c-antenna in grado di aumentare il segnale Wi-Fi del computer. "Pochi anni fa degli studenti, in Kansas, hanno progettato una c-antenna capace di trasmettere a oltre 100 miglia di distanza" dice Bloch e suggerisce di usare un buon Raspberry Pi, come l'hub ed un router (anche se un netbook di base può essere una buona alternativa). "Ho fatto funzionare un vecchio Pi con quattro batterie AA per quattro ore, per giocare a un video game, con tutto lo spreco di energia per Bluetooth e altoparlanti necessario. Con questo sistema si fa viaggiare un sacco di traffico, e si possono creare mini-server, quindi immagino che sia possibile fare dei piccoli hub anche con la batteria di una macchina, che potrebbe dare un’autonomia di un paio di settimane. Mettere su una rete di posta elettronica vecchia scuola sarebbe molto utile perché si potrebbe espandere pezzo per pezzo, man mano che si prendono contatti con i paesi vicini, senza bisogno di inutili zombie ecc. . Credo che questa sia la cosa bella di Internet: i protocolli più vecchi possono essere quelli più adatti a una nuova situazione. Forse qualcuno vorrebbe veramente che crollasse tutto, solo per sapere se è vero." Nella serie di giochi di ruolo post-apocalittici della Fallout, i sopravvissuti riescono ad usare una vecchia rete inutilizzata, chiamata PoseidoNet, che è rimasta funzionante dopo una guerra nucleare, con terminali in tutto il mondo. Non potremmo fare così anche noi, nella vita reale? Entrare in qualche modo nelle reti aziendali, accademiche o anche militari e ricominciare a comunicare. "Fallout mi sembra attendibile per l'80%" dice Bloch.



5) Non fidarsi troppo né del governo né delle leggi.

Tutti i governi hanno preparato dei piani di emergenza per garantire la loro sopravvivenza dopo un disastro globale. Nel 2007, per esempio, George Bush firmò il National Security Presidential Directive, che rivendica il potere di eseguire certi ordini in caso di emergenza catastrofica. Anche il presidente Obama ha firmato nel 2012 un National Preparedness Executive Order. Il fatto è che la maggior parte di questi piani sono segretati, noi non sapremo cosa dicono fino a quando non succede qualcosa. L’unica cosa di cui possiamo essere abbastanza certi è che prevedono la sospensione del governo costituzionale e l’entrata in vigore della legge marziale. A un certo livello. “Sulla base della continuità dei piani dei governi che abbiamo negli Stati Uniti e in Europa occidentale, non c'è dubbio che avremmo una presenza visibile delle forze militari per le strade per cercare di mantenere l'ordine." dice Ahmed. "Ci sarebbero tutti i tipi di cose necessarie in uno scenario di pandemia, la necessità di essere messi in quarantena, la necessità di contenere la diffusione del virus... Qualunque sia la situazione, ci saranno altre necessità, come controllare le infrastrutture e le persone per stabilire e mantenere l'ordine. Lo abbiamo visto durante le Olimpiadi, quando i contractors che dovevano garantire la sicurezza non ne furono capaci e fu chiamato l'esercito. Questo ha dimostrato non solo la necessità di mantenere la disciplina, ma ha anche che l'esercito è addestrato a rispondere a una situazione in cui i sistemi iniziano cedere". Ma qui sorge una domanda un po’ paranoica: cosa succede se chi ha scritto quei piani di emergenza ha previsto che i civili non devono ostacolare le operazioni? Che cosa succede se il personale di sicurezza non si mette dalla nostra parte? "Non fidarsi mai al 100% dei militari, soprattutto quando sono nel proprio territorio", dice Ahmed. Invece, dovremmo usare le reti di comunicazione anche se ancora alle prime armi per informare l'opinione pubblica e fare delle domande. "Il fatto è che la democrazia esiste per una semplice ragione, perché ci siano controlli e contrappesi." dice Ahmed. "Il governo ha detto che ha bisogno di avere dei piani per queste operazioni di continuità e noi abbiamo detto: “Va bene, ne abbiamo bisogno”, e abbiamo dato il nostro consenso senza poterci lamentare. Ma allo stesso tempo, sappiamo che non è questo il modo in cui vogliamo che sia governato il Paese. Così il momento in cui ci troviamo scaraventati in uno stato in cui improvvisamente la polizia e l'esercito (una minoranza non eletta di persone) assumono tutto il potere, e quando tutti i processi politici sono sospesi, un certo livello di scetticismo è giustificabile. Le popolazioni devono chiedere quando finirà questa emergenza? A che punto questa sospensione temporanea della Costituzione ci farà tornare indietro al nostro modo normale di vedere le cose? Questa è una richiesta del tutto legittima. Non si deve essere un teorico della cospirazione per mettere in discussione le autorità. In Occidente, sappiamo che c'è un certo grado di disciplina e di responsabilità da parte dei militari, ci sono regole di ingaggio. Ma sappiamo dalla storia che quando si piomba dentro questo tipo di situazione, si può aprire tutta una serie di abusi".



6) Potrebbe essere necessario rendersi autosufficienti per un lungo periodo?

In qualche modo avremo il nostro terreno da coltivare, avremo generatori ad alimentazione solare e una rete di comunicazione Raspberry Pi, ma la grande domanda è: quanto tempo ci vorrà prima che si ritorni a vivere in una società industriale moderna e civile? O in altre parole, dopo quanto tempo potremo ricollegarci con Netflix? "In uno scenario di pandemia globale, bisogna guardare a tempi lunghi prima che tutto torni sicuro.", dice Ahmed. "Con l'influenza, per esempio, stiamo parlando di un lasso di tempo di diversi anni prima che la società possa riprendersi senza rischiare ancora un'altra pandemia. Per stare veramente al sicuro, penso che è necessario sopravvivere per un decennio, prima che la civiltà torni ad affacciarsi." Questo significa passare anni in una piccola comunità agricola di dove si potrà sapere e comprendere solo una parte infinitesimale di quello che sta succedendo nel mondo reale? Mi sa tanto che non sarebbe sbagliato cominciare, già da adesso, a farci piacere qualche fiction che trasmettono la sera alla radio.

Keith Stuart

Fonte estera: https://www.theguardian.com

Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l'autore della traduzione Bosque Primario.

Fonte italiana: http://www.comedonchisciotte.org

 


 

Segnala questa pagina web in rete.

 

Disclaimer: questo sito ("Ogigia, l'isola incantata dei navigatori del web") NON rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità su vari argomenti, tra cui Linux, geopolitica, metodi di auto-costruzione di risorse, elettronica, segreti, informatica ed altri campi. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07/03/2001. Il Webmaster inoltre dichiara di NON essere responsabile per i commenti inseriti nei post. Ogni informazione circa la salute o l'alimentazione sono solo a carattere informativo, e NON siamo responsabili di qualsiasi conseguenza negativa se qualcuno vuole improvvisarsi medico oppure dietologo; si consiglia sempre di rivolgersi a medici ed esperti qualificati. Eventuali commenti dei lettori, lesivi dell'immagine o dell'onorabilità di persone terze NON sono da attribuirsi al Webmaster, che provvederà alla loro cancellazione una volta venuto a conoscenza di un ipotetico problema. Eventuali ritardi nella cancellazione di quanto sgradito non sono imputabili a nessuno. Si declina ogni responsabilità sull'utilizzo da parte di terzi delle informazioni qui riportate. Le immagini pubblicate su questo sito, salvo diversa indicazione, sono state reperite su Internet, principalmente tramite ricerca libera con vari motori. In ogni caso si precisa che se qualcuno (potendo vantare diritti su immagini qui pubblicate, oppure su contenuti ed articoli, o per violazioni involontarie di copyright) avesse qualcosa da rimproverare o lamentare può scriverci attraverso la sezione per i contatti .