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Uccisa con cinque proiettili in pieno giorno per aver difeso i diritti culturali e ambientali del popolo Shipibo Konibo. Addio a Olivia Arevalo Lomas, insegnante e leader morta in Perù.

Sono sempre più sotto attacco i leader che si battono per le comunità indigene. Centonovantasette è il numero degli attivisti ambientalisti uccisi nel mondo nel 2017 secondo la ong Global Witness in collaborazione con The Guardian.

Uomini e donne massacrati solo per aver combattuto contro le multinazionali e i governi corrotti. Solo qualche giorno fa, vi avevamo parlato di un’altra esecuzione in piena regola, quella di Marielle Franco, nota militante per i diritti umani che durante una delle sue lotte aveva denunciato la polizia militare.

Insegnante e leader Shipibo, Olivia Arevalo Lomas è stata uccisa giovedì 19 aprile a mezzogiorno vicino alla comunità interculturale 'Victoria Gracia', situato a venti minuti dalla città di Yarinacocha, Ucayali.

Cinque colpi di pistola le hanno trafitto il petto, secondo quanto riferito su facebook dalla Federazione delle comunità native di Ucayali e Affluentes (FECONAU) che insieme ad altre organizzazioni ha condannato l’attacco chiedendo garanzie da parte dello Stato per i leader delle popolazioni indigene, che devono affrontare continue minacce di morte da parte di criminali.

"La nostra riconosciuta sorella shipibo-Konibo Olivia arévalo lomas è stata uccisa con cinque colpi al cuore da sconosciuti", dice la nota. "Facciamo un richiamo nazionale e internazionale affinché lo stato peruviano dia garanzie di sicurezza per gli altri leader indigeni del popolo shipibo konibo che oggi affrontano minacce di morte e persecuzioni".

Anche il ministero della Cultura ha condannato l'omicidio della saggia indigena Olivia Arévalo e ha riferito che darà tutto il sostegno necessario alla comunità Shipibo-Konibo, chiarendo che si è già al lavoro per individuare i responsabili. Ciò che rimane certo è che la situazione degli indigeni dell’Amazzonia è sempre più preoccupante per chi ha come mission quella di difendere terre ancestrali e popoli indigeni e la natura, dal saccheggio incontrollato di risorse.



AGGIORNAMENTO DEl 23 APRILE.

Un uomo canadese che studiava medicina allucinogena nella foresta pluviale amazzonica è stato ucciso da membri della comunità peruviana, che lo ritenevano colpevole di aver ucciso Olivia Arevalo Lomas, l’ ottantunenne difensora dei diritti dei popoli indigeni.

Il suo nome era Sebastian Woodroffe, 41 anni e secondo l'ufficio del procuratore generale del Perù sarebbe stato trascinato per il collo e ucciso mentre implorava pietà. Secondo i primi rapporti ufficiali sarebbe stato proprio l’uomo il principale sospettato della morte di Lomas, ma fino ad oggi non c’erano indagini a suo carico.

I funzionari, infatti, hanno iniziato a sospettare dopo la visione di un video girato con il cellulare nei media locali che mostrava un uomo che veniva trascinato tra le case e poi lasciato per terra senza vita. Il suo corpo era stato sepolto in una tomba anonima, adesso è stato dissotterrato, ma si sta ancora indagando sul movente dell’omicidio.

Ricordiamo che Olivia Arevalo Lomas  era anche una guaritrice e commerciava l'ayahuasca, una miscela amara di colore scuro composta da una miscela di piante autoctone. Ogni anno migliaia di turisti stranieri si recano nell'Amazzonia peruviana per sperimentare il cocktail allucinogeno, noto anche come Yage, che è stato venerato per secoli da tribù indigene in Brasile, Perù, Ecuador e Colombia come cura per tutti i tipi di disturbi.

Ma viene anche consumato dagli occidentali che cercano esperienze che alternano la mente, a volte con conseguenze mortali. E secondo fonti locali, Woodroffe era tra i pazienti di Lomas.

Dominella Trunfio

Fonte ed altri link verso altri attivisti uccisi: https://www.greenme.it

 

 

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