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Ricordando: Samantha Smith, la ragazza che andò in Unione Sovietica
Nota: Questo articolo è stato originariamente pubblicato su Proactivist.com

Testo e fotografie di Patrick Carkin

 

Samantha Smith e sua madre, Jane, cercano sollievo dal sole durante una celebrazione a Manchester, nel Maine, il 23 luglio 1983.

 

Nota dell'Editore: Questo non sarà il tipico saggio sulle proteste. Non ci saranno fotografie di dimostranti arrabbiati o di polizia pronta ad arrestare chiunque commetta disobbedienza civile. L'unico scopo di questo articolo è di far conoscere alla gente una ragazzina che visse fino a tredici anni e ciò nonostante fu capace di fare la differenza in questo mondo. Le fotografie che vedete sotto non sono i miei lavori migliori. Avevo solo 14 anni, non ero molto più grande di Samantha, quando furono fatte, e stavo imparando ad usare la macchina fotografica. Le presento adesso solo come dedica alla memoria di Samantha e il suo messaggio di pace per il mondo. Nel 1983, Samantha Smith, una scolaretta di 10 anni, della cittadina di Manchester, nel Maine, scrisse una lettera al leader sovietico, Yuri Andropov, chiedendo la pace.



Caro Sig. Andropov,
mi chiamo Samantha Smith. Ho dieci anni. Congratulazioni per il suo nuovo lavoro. Sono preoccupata che tra Russia e Stati Uniti scoppi una guerra nucleare. Lei voterà perché avvenga questa guerra o no? Se sarà per il no, per favore mi dica come cercherà di non farla succedere. Non deve rispondere a questa domanda, ma vorrei sapere perché lei vuole conquistare il mondo o almeno il nostro paese. Dio ha fatto il mondo per noi per viverci in pace, e non per combattere.
Cordiali saluti,
Samantha Smith




In un primo tempo non ebbe risposta. Poi Samantha scoprì che parte della sua lettera era stata pubblicata sul quotidiano comunista Pravda. Qualche settimana dopo ricevette questa lettera:



Samantha Smith, Manchester, Maine, Stati Uniti.
Cara Samantha, ho ricevuto la tua lettera, che è come molte altre che mi hanno recentemente mandato dal tuo paese e da altri paesi del mondo. Dalla tua lettera mi sembra che tu sia una ragazza onesta e coraggiosa, che assomiglia a Becky, l'amica di Tom Sawyer, del famoso libro del tuo compatriota Mark Twain. Questo libro è conosciuto e apprezzato nel nostro paese da tutti i ragazzi e le ragazze. Scrivi dicendo che sei preoccupata riguardo ad una possibile guerra nucleare tra i nostri due paesi. E chiedi se stiamo facendo qualcosa perchè la guerra non scoppi. La tua domanda è la più importante tra quella che ogni uomo pensante possa fare. Ti risponderò sinceramente e onestamente. Sì, Samantha, noi in Unione Sovietica stiamo cercando di fare di tutto perché non ci sia la guerra sulla terra. Questo è quello che ogni uomo sovietico desidera. Questo è quello che il grande fondatore del nostro stato, Vladimir Lenin, ci ha insegnato. Il popolo sovietico sa bene che cosa terribile sia la guerra. Quarantadue anni fa, la Germania nazista, che ha combattuto per la supremazia sul mondo intero, ha attaccato il nostro paese, bruciato e distrutto molte migliaia di città villaggi, ucciso migliaia di uomini, donne e bambini sovietici. In quella guerra, che finì con la nostra vittoria, eravamo alleati degli Stai Uniti: insieme abbiamo combattuto per la liberazione di molta gente dagli invasori nazisti. Spero che tu lo abbia appreso alle lezioni di storia a scuola. E oggi desideriamo molto vivere in pace, commerciare e cooperare con tutti i nostri vicini su questa terra- con quelli lontani e con quelli vicini. Mi sembra che questa sia una risposta sufficiente alla tua seconda domanda: "Perché volete fare una guerra contro il mondo intero o almeno contro gli Stati Uniti?" Non vogliamo nulla di tutto ciò. Nessuno nel nostro paese- né gli operai, né i contadini, gli scrittori o i dottori, né adulti né bambini, né membri del governo- vogliono una guerra "piccola" o grande. Vogliamo la pace- c'è qualcosa in cui siamo occupati: far crescere il grano, costruire e inventare, scrivere libri e volare nello spazio. Vogliamo la pace per noi e per tutti o popoli della terra. Per i nostri figli e per te, Samantha. Ti invito a venire nel nostro paese, se i tuoi genitori lo permetteranno, nel periodo migliore, l'estate. Scoprirai il nostro paese, incontrerai i tuoi coetanei, visiterai un campo internazionale di bambini- ""Artek"" sul mare. E vedrai con i tuoi occhi: in Unione Sovietica tutti sono per la pace e l'amicizia tra o popoli.
Grazie per la tua lettera. Ti auguro ogni bene nella tua giovane vita.

Y. Andropov




La lettera di Andropov fece immediatamente un gran rumore. La famiglia di Samantha avrebbe accettato l'invito? Erano stati usati come "polli per i Comunisti"? Quali altre parole di saggezza aveva per il mondo? Time, Newsweek, le radio pubbliche, People magazine, NBC TV, e la stampa sovietica mostravano la famiglia Smith tra tutti questi interrogativi e altro ancora. Samantha andò persino a New York per più di un'intervista al Today Show con Ted Koppel e Jane Pauley e poi a Burbank, in California, per apparire al Today Show con Jahnny Carson.
Con grande sorpresa di tutti, questo era solo l'inizio della vita di Samantha come figura pubblica. All'epoca aveva solo 11 anni.
Il 7 luglio 1983 Samantha lasciò i confini della sua cittadina del Maine per volare a Mosca alle spese dell'Unione Sovietica. Per due settimane girò il paese: Mosca, Leningrado, La Piazza Rossa, incontrò la prima donna nello spazio, Valentina Tereshkova, mangiò burger e patatine con l'ambasciatore degli Stati Uniti e trascorse diversi giorni al campo sovietico di Artek, sul Mar Nero. I media statunitensi e sovietici la seguivano passo passo ovunque.
Il viaggio di Samantha non fu senza critiche, comunque. Nella mia città, Richmond, nel Maine, dove risiedono molti russi fuggiti dall'Unione Sovietica durante il dominio di Stalin, la gente si dichiarò contraria a questo messaggio di pace. Accusavano i sovietici di usare Samantha e che l'intera faccenda non meritava tanta attenzione. Queste critiche non erano certamente limitate ad una cittadina con immigrati russi. L'US News e il World Report intitolarono un editoriale: Samantha Smith- "Pedina nella Guerra di Propaganda".
I genitori di Samantha risposero alla questione della propaganda: "Suppongo possa esserci qualcosa di vero", Arthur Smith, il padre di Samantha, rispose "Allo stesso tempo, non ci vuole molto a capire che hanno molto da perdere. Non si possono nascondere le condizioni del proprio paese, persino dal sedile posteriore di una limousine". Sia Arthur che Jane, la madre di Samantha, commentarono che i cittadini sovietici che avevano incontrato si rendevano conto che la corsa agli armamenti stava togliendo cibo dalle bocche russe e che volevano relazioni migliori con gli Stati Uniti. Fecero anche notare che parlare dei problemi in Unione Sovietica non era tabù, la penuria alimentare era ampiamente discussa.
In retrospettiva, la saggezza di Samantha e la scelta di andare in Unione Sovietica fu certamente la vera strada verso la pace e la comprensione. Non posso evitare di aggiungere la mia personale esperienza militare a riguardo. Come analista dell'Intelligence dell'esercito degli Stati Uniti, verso la fine della Guerra Fredda, divenne abbastanza evidente che l'Unione Sovietica era più una tigre di carta che una vera minaccia. Mi ricordo bene di essere stato seduto in un'aula dell'esercito a discutere sulle capacità delle armi sovietiche e ottenere l'approvazione dei miei colleghi sul fatto che i sovietici avessero armi e strategie di second'ordine. Questa opinione fu confermata in seguito quando incontrai altre persone impiegate precedentemente, che prestarono servizio nell'intelligence militare. Sebbene non ne fossi consapevole durante il mio servizio, c'era infatti una profonda divisione all'interno dell'Intelligence statunitense. Un piccolo ma ben preparato gruppo i persone tra i militari stava cercando di convincere il governo degli Stati Uniti che stavano sopravvalutando la forza e la minaccia sovietica da decenni. Come mi disse un impiegato dell'Intelligence: "possiamo seguire un convoglio sovietico solo cercando i pezzi rotti lasciati al margine della strada dalle loro scalcinate cisterne e APC". Più semplicemente, l'enorme minaccia che i presidenti Ronald Reagan e George Bush ci fecero credere era un'enorme menzogna. Samantha Smith, anche se non lo sapeva, contribuì a svelare la verità che ci permise di lacerare la cortina di odio e ignoranza del tempo.

 

 

Come adolescente fui immediatamente attratto dalla storia di Samantha sin da quando scrisse per la prima volta a Yuri Andropov. Cominciai a collezionare articoli della stampa locale su di lei e non smisi mai finchè morì. Quando tornò nel Maine dopo aver girato la Russia, io, come centinaia d'altri compaesani, andai ad incontrarla all'aeroporto d'Augusta.  Samantha e i suoi genitori partono dall'aeroporto d'Augusta, nel Maine, il 22 luglio 1983.

Per qualche ragione io e mia madre decidemmo di seguirla a casa. Al tempo era un apprendista fotografo e volevo davvero fotografarla e incontrarla. Così mia madre si fermò alla casa di Samantha, io uscii e raggiunsi le orde di giornalisti che erano allineate alla porta superiore di casa Smith. Data la mia evidente età, immediatamente i reporter mi guardarono incuriositi. Le uniche persone invitate alla casa erano i familiari e la stampa. Mi ricordo che una persona mi chiese: "Perchè sei qui?". Credo di aver risposto qualcosa tipo "Ci sono così tanti ragazzini della mia età che si lamentano di come sia cattivo il mondo. Samantha ha deciso da fare qualcosa in proposito.". Dopo pochi minuti Jane, la madre di Samantha, notò la mia presenza e velocemente mi invitò in casa per parlare con Samantha e fare fotografie dei regali che avevano portato con loro dalla Russia.
Pochi giorno dopo a Manchester, nel Maine, ci fu una grande parata con Samantha come ospite d'onore. Dovevo solo essere lì per vederla. Quella fu la seconda e ultima volta che le parlai. Come le volte precedenti, quel giorno i media la seguirono passo passo. Video e fotografie che la riprendevano mentre accettava la "chiave di Manchester" e diceva "Sono molto contenta di essere a casa" furono mostrate sui networks televisivi e sui quotidiani in tutti gli Stati Uniti e in tutto il mondo.
Samantha non si fermò dopo il suo viaggio in Russia. Scrisse un libro intitolato: "Journey to the Soviet Union" [ Viaggio in Unione Sovietica] nel quale ha scritto "Dedico questo libro ai bambini di tutto il mondo. Loro sanno che la pace è sempre possibile". Poi andò in Giappone ad incontrare il Primo Ministro e parlò al simposio internazionale dei bambini. Presentò anche uno speciale per il canale Disney durante la campagna presidenziale del 1984, per istruire i ragazzini riguardi i candidati, la politica e il governo. Poi Samantha andò a Hollywood dove interpretò la parte della figlia di Robert Wagner nella breve serie "Lime Street". Sembrava che nulla potesse fermarla. Se avesse vissuto, avrebbe certamente avuto successo in tutto. Star televisiva o cinematografica, diplomatica, politica, impegnata in cause umanitarie, attivista, qualsiasi strada avesse scelto.

Il 25 agosto 1985, Samantha e suo padre stavano tornando nel Maine dopo le riprese di una parte dello spettacolo "Lime Street" a Londra. Vicino a Auburn, nel Maine, l'aereo mancò la pista di 200 iarde e si schiantò contro il bosco vicino. Tutti quelli a bordo, l'equipaggio e sei altri passeggeri, morirono.
Il giorno seguente, uno dei presentatori del Today Show citò la canzone di Johnny Taylor "Fire and Rain": Sweet dreams and flying machines, in pieces on the ground". Samantha aveva 13 anni.
Il 28 agosto partecipai ai funerali assieme a diverse centinaia di altre persone. Molti di quelli che parteciparono non avevano mai incontrato Samantha. Era solo gente comune. Ma tra la folla non mancarono persone in vista.
Vladimir Kulagir, primo segretario alla cultura dell'ambasciata sovietica a Washington, parlò esprimendo sia la sua personale tristezza che quella di tutta l'Unione Sovietica. Commentò: "Tutti quelli che hanno conosciuto Samantha in Unione Sovietica conserveranno sempre l'immagine di una ragazza americana che, come milioni di ragazzi e ragazze sovietici, desiderava la pace tra il popolo sovietico e quello degli Stati Uniti. Samantha era come un piccolo ma potente e luminoso raggio di sole che ha penetrato le nubi temporalesche che avvolgono i nostri due paesi. Speriamo che Samantha sarà un simbolo delle relazioni sovietico-americane del futuro. Il messaggio e il ricordo migliori di Samantha sarebbero se continuassimo ciò che loro hanno cominciato, e superare le barriere con la buona volontà, l'amicizia e l'amore."
Anche l'attore Robert Wagner, per quanto non un oratore, partecipò ed espresse il suo personale dispiacere ai media e al pubblico.
Ironicamente, assolutamente nessuno del governo degli Stati Uniti parlò e nemmeno partecipò al funerale. Fu come se fosse stata ignorata come "pedina della propaganda" persino nella morte. Ricordando Ronald Reagan e pensando a come lui si riferisse all'Unione Sovietica come all' "Impero del Male", non posso fare a meno di pensare a com'era saggia Samantha. Mentre Reagan si comportava come un gabinetto capriccioso, Samantha comportandosi da adulta, ci aiutò a intraprendere relazioni più pacifiche.

 

Arthur Smith,il padre di Samantha, al ritorno dalla Russia risponde alle domande della stampa, il 22 luglio 1983.



Nonostante i passi falsi del governo americano, tutto il mondo espresse dispiacere per la morte di Samantha. Luis Passaiacqua, professore in pensione dell'Università di Puerto Rico, scrisse queste eloquenti parole in suo onore:

Domenica 25 agosto, a mezzanotte circa, una stella cadde e non brillò più. Era una di quelle brevi, luminose stelle passeggere che per un istante illuminano l'oscurità e poi scompaiono. Il suo nome era Samantha. Samantha Smith. Io non l'ho mai conosciuta. Non la dimenticherò mai. Anche voi non dovreste. Perché io e voi le dobbiamo qualcosa. Le dobbiamo una risposta. Non sto parlando di un io e voi a senso unico. Io che scrivo e voi che leggete. Sto parlando di un io e voi collettivo. I portoricani, i birmani, i congolesi e gli ungheresi. E sì, sto parlanso anche degli ebrei e dei palestinesi; dei bianchi e dei neri. Ma soprattutto parlo di voi e me, dei nordamericani e dei russi. Samantha si è rivolta a tutti gli io e i voi dell'Umanità. Nella sua breve vita non le abbiamo mai risposto. Samantha sentì la promessa nordamericana che non avrebbero mai iniziato una guerra nucleare; sentì anche come dal Cremlino assicuravano che non l'avrebbero fatto neanche loro. E poi, con la chiara e semplice logica dei suoi 11 anni, chiese: "Allora perché continuate a puntarvi contro i missili?" La generazione dei miei genitori (i tuoi bisnonni, Samantha), quella che ha dato inizio alla competizione, ha sentito la domanda, e non ha dato risposta. La mia generazione (i tuoi nonni, Samantha), ha raffinato questa competizione e l'ha diretta verso la rovina finale. Neanche lei ha risposto. Non è che non vogliamo risponderti, Samantha. Non è che non sappiamo risponderti. Semplicemente non osiamo farlo, Samantha. Non osiamo perché, se ti avessimo risposto, se ti avessimo detto la verità, che la tua innocenza aveva già intuito, che non c'era alcun motivo, allora l'assurdità di tutto ciò che le tre generazioni hanno fatto, diventerebbe ovvia. La chiara acqua cristallina della tua innocenza avrebbe dissolto le fondamenta d'argilla di una civiltà scolpita con lo scalpello dell'odio, del sospetto e della discordia. Con un solo "perchè?" hai messo in mostra tutta la futilità di tre generazioni. Solo gli occhi di un bambino sono stati capaci di trapassare il velo dell'autoinganno, per rivelare la nudità dell'Imperatore di questa vecchia favola. Solo il discernimento di una ragazzina, il tuo Samantha, ha potuto trascendere il velo della nostra follia, rivelando così la nudità della nostra rozza ambizione. Ora, quando avrò finito, potrai rispondere. Non c'è alcun motivo, Samantha. Non ce n'erano prima; non ce ne sono adesso e non ce ne saranno mai. E' solo che nessuno osa fermarlo. Non c'è né grandezza né audacia nelle nostre generazioni. Forse sarà la tua generazione, Samantha, a farci tornare la ragione e costruire un mondo di pace, un monumento alla memoria di una ragazza chiamata Samantha Smith.


La fama e l'influenza di Samantha non terminarono dopo la sua morte. Dopo qualche mese l'Unione Sovietica stampò un francobollo con la sua immagine. Il primo Goodwill Games a Mosca fu dedicato alla sua memoria. I russi hanno persino dato il suo nome a un diamante. E nel Maine fu eretta una statua di fronte alla State Library, che la raffigura nell'atto di liberare una colomba mentre un orso, simbolo sia dell'Unione Sovietica che del Maine, si stringe alle sue gambe.
Una dei più grandi tributi fu la Samantha Smith Foundation, creata da sua madre, Jane. La fondazione fu in capace di sostenere gruppi di giovani dagli Stati Uniti e dalla Russia perché andassero a visitare i rispettivi paesi. (Il riferimento più recente riguardo la fondazione che ho potuto trovare risale al 1995. Non è chiaro se l'organizzazione esista ancora o meno. Né ricerche in internet o telefoniche lo indicano).
Nonostante tutto il trambusto, tutte le commemorazioni e tutto quello che Samantha ha realizzato, era ancora solo una ragazzina normale, come qualsiasi adolescente che trovereste in qualsiasi paese del mondo. Stava cominciando a uscire coi ragazzi, scherzava, andava ai concerti rock e, allo stesso tempo, dichiarava di voler diventare vegetariana. Nonostante le sue grandi azioni, voleva solo vivere in un mondo in pace, in modo che si potesse continuare a vivere senza doversi preoccupare di una guerra nucleare che ci avrebbe distrutti tutti. Ellen Goodman scrisse in una colonna, riguardo a Samantha: "Ricordo ciò che disse ad un cronista…Sui suoi obiettivi. 'Quando avrò 16 anni voglio prendere la patente. E dopo, chi lo sa?' Come gli altri innumerevoli ragazzini che qualche volta stanno a letto a pensare alla guerra, Samantha Smith voleva solo crescere ecco qualcosa di naïve, idealistico e utopistico da parte di un provato adulto: i ragazzi sono così [ovunque]".

 

Samantha a casa sua il 22 luglio 1983, il giorno del suo ritorno dalla Russia.



Anche se la minaccia di una guerra nucleare tra gli Stati Uniti e la Russia è ormai svanita, non abbiamo ancora imparato la lezione. Continuiamo a bombardare la gente, per la maggior parte civili, nel nome di politiche estere fallite, dell'ipocrisia e dell'odio velato. Ricordatevi di Samantha. Ricordatevi di lei e fate la vostra parte per fare la differenza in questo mondo. Se non per voi stessi, almeno per i vostri figli e i figli dei vostri figli. Per parafrasare Louis Passaiacqua , non abbiamo scuse per non fermare la follia.

In onore alla memoria di Samantha Smith, 1972-1985.

 

 

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