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5 dicembre 1907 – 13 settembre 1971, Lin Biao fu un leader militare della Repubblica Poplare Cinese e leader politico del Partito Comunista cinese, alleato di Mao Zedong, di cui fu nominato successore fino al 1973, due anni dopo la morte.

 



Il Progetto 571
Lin Biao morì quando l’aereo che lo trasportava con diversi famigliari si schiantò in Mongolia alle 3:00 del 13 settembre 1971, presumibilmente dopo aver tentato di assassinare Mao e disertare in Unione Sovietica. Dopo la morte di Lin, ci fu diffuso scetticismo in Occidente sulla spiegazione ufficiale cinese, ma le prove forensi dell’URSS (che recuperò i cadaveri) confermano che Lin era tra le vittime dell’incidente.

 



Il caso Lin Biao.
Secondo il governo cinese, Lin Biao fu informato che Mao non si fidava più di lui dal IX Comitato Centrale, e nutriva il forte desiderio di conquistare il potere supremo. Nel febbraio 1971 Lin e sua moglie Ye Qun (allora nel Politburo), iniziarono a tramare l’assassinio di Mao. Nel marzo 1971, il figlio di Lin, Lin Liguo (alto ufficiale dell’Aeronautica) ebbe un incontro segreto coi più stretti seguaci in una base dell’Aeronautica a Shanghai. A questo incontro, Lin Liguo e i suoi subordinati presumibilmente elaborarono un piano per organizzare il colpo di Stato, intitolato “Progetto 571” (in cinese “5-7-1” è omofono di “rivolta armata”). Più tardi, a marzo, il gruppo si riunì nuovamente per formalizzare la struttura di comando dopo il golpe proposto. Mao non sapeva del complotto e nell’agosto 1971 programmò una conferenza a settembre per decidere sul destino politico di Lin Biao. Il 15 agosto, Mao lasciò Pechino per discutere la questione con altri alti leader politici e militari nel sud della Cina. Il 5 settembre, Lin ricevette la notizia che Mao si preparava ad espellerlo. L’8 settembre, Lin diede l’ordine ai subordinati di procedere col colpo di Stato. I subordinati pianificarono l’assassinio di Mao sabotando il treno prima che tornasse a Pechino, ma Mao inaspettatamente cambiò rotta l’11 settembre. Le guardie del corpo di Mao sventarono diversi attentati contro di lui, che tornò sano e salvo a Pechino la sera del 12 settembre. Non riuscendo ad assassinare Mao, il tentato di golpe di Lin fallì. Comprendendo che Mao era pienamente consapevole del fallito colpo di Stato, la fazione di Lin pensò inizialmente di fuggire verso sud fino, presso la loro base di potere nel Guangzhou, dove avrebbero stabilito un “quartier generale” alternativo e attaccato le forze fedeli a Mao in cooperazione con l’Unione Sovietica. Dopo aver sentito che il Premier Zhou Enlai indagava sull’incidente, abbandonarono il piano impraticabile e decisero di fuggire in Unione Sovietica. Nel primo mattino del 13 settembre, Lin Biao, Ye Qun, Lin Liguo e diversi assistenti tentarono di fuggire in Unione Sovietica imbarcandosi su un Trident 1-E (CAAC B-256), pilotato da Pan Jingyin, Vicecomandante della 34.ma divisione PLAAF. L’aereo non imbarcò abbastanza carburante prima di decollare, esauritosi si schiantò vicino Ondorkhaan, in Mongolia, il 13 settembre 1971. Tutti a bordo, otto uomini e una donna, rimasero uccisi.

 



Visione internazionale della spiegazione ufficiale cinese.
Le circostanze esatte sulla morte di Lin rimangono poco chiare, a causa dell’assenza di prove. Molti documenti originali del governo relativi alla morte di Lin furono segretamente ed intenzionalmente distrutti coll’approvazione del Politburo, durante il breve periodo dell’interregno di Hua Guofeng alla fine degli anni ’70. Tra i dossier distrutti vi erano le registrazioni telefoniche, i verbali delle riunioni, le note personali e i diari di lavoro. I documenti, se fossero sopravvissuti, avrebbero chiarito le attività di Mao, Zhou Enlai, Jiang Qing e Wang Dongxing verso Lin, prima e dopo la morte. A causa della distruzione della documentazione governativa, il governo cinese si affidò a presunte confessioni di funzionari epurati vicini a Lin, per corroborare la narrativa ufficiale, ma gli studiosi stranieri considerano in genere tali confessioni inattendibili. Sin dal 1971, gli studiosi esteri furono scettici sulla spiegazione ufficiale del governo sulle circostanze della morte di Lin. Gli scettici affermano che la narrativa ufficiale non spiega perché Lin, uno dei più stretti sostenitori di Mao e uno dei generali di maggior successo, avesse improvvisamente tentato un colpo di Stato male pianificato e fallito. Anche la narrativa del governo non spiega come e perché l’aereo di Lin si schiantò. Secondo gli scettici la decisione di Lin di fuggire in Unione Sovietica era illogica, motivando che Taiwan sarebbe stata più sicura. Storici occidentali critici verso la tesi ufficiale del governo cinese, affermarono che Lin non aveva né l’intenzione né la capacità di usurpare il ruolo di Mao nel governo e nel Partito. Una teoria tentò di spiegare la fuga e morte di Lin osservando che Lin si opponeva al riavvicinamento della Cina agli Stati Uniti che Zhou Enlai stava organizzando con l’approvazione di Mao. Poiché il governo cinese non produsse mai prove a supporto della tesi secondo cui Lin era a bordo dell’aereo che si schiantò in Mongolia, gli studiosi occidentali inizialmente dubitavano che Lin vi fosse morto. Un libro, pubblicato sotto pseudonimo nel 1983, affermava che Mao aveva effettivamente fatto eliminare Lin e sua moglie a Pechino, e che Lin Liguo aveva tentato di fuggire per via aerea. Altri studiosi suggerirono che Mao avesse ordinato all’esercito cinese di abbattere l’aereo di Lin sulla Mongolia. Il governo cinese non ha interesse a rivalutare la narrazione sulla morte di Lin Biao. Quando fu contattato per commentare nuove prove sull’incidente di Lin Biao dopo la Guerra Fredda, il Ministero degli Esteri cinese dichiarò: “La Cina ha già una conclusione chiara e autorevole sull’incidente di Lin Biao. Altre notizie di natura congetturale sono infondate”. Gli studiosi estri interpretarono la riluttanza della Cina a considerare le prove che contraddicono la tesi “ufficiale” come volontà di evitare di valutare qualsiasi questione che critichi Mao Zedong o rivaluti la Rivoluzione Culturale, distraendo la Cina dalla via per la crescita economica.

 



Studi successivi ed attendibili resoconti di testimoni oculari.
Un’indagine condotta da studiosi occidentali nel 1994 esaminò prove in Russia, Mongolia, Cina, Stati Uniti e Taiwan, giungendo a una serie di conclusioni, alcune delle quali contrarie alla versione ufficiale cinese. Lo studio confermò che Lin Biao, Ye Qun e Lin Liguo rimasero uccisi nell’incidente. L’aereo di Lin si allontanava dall’Unione Sovietica al momento dello schianto, indicando l’esatta sequenza degli eventi prima della morte di Lin, e mettendo in dubbio la possibilità che Lin cercasse di chiedere asilo nell’URSS. Moglie e figlio di Lin avrebbero costretto Lin a salire sull’aereo contro la sua volontà. Diversi alti dirigenti del Partito Comunista sapevano che la fazione di Lin sarebbe fuggita, ma scelse di non fermarla. Secondo questa tesi, Lin aveva tentato di contattare il Kuomintang a Taiwan in due diverse occasioni poco prima della morte. La scoperte del tentativo di Lin di contattare il Kuomintang, riprendevano le prime indiscrezioni dalla Cina secondo cui Lin negoziava segretamente col governo di Chiang per ripristinare il governo del Kuomintang nella Cina continentale, in cambio di una posizione al vertice del nuovo governo. Le affermazioni sui contatti di Lin col Kuomintang non furono mai confermate né negate dai governi di Pechino e Taipei. Il racconto della testimone oculare Zhang Ning, fidanzata di Lin Liguo, e di un altro testimone anonimo, indicano una sequenza degli eventi diversa dalla versione ufficiale. Secondo Zhang, Lin Biao era inattivo nel 1971. Quando Lin Liguo informò Ye Qun che Mao si preparava ad espellerlo dal Politburo, si convinsero che la famiglia sarebbe stata eliminata se non avesse agito, tracciando un piano per fuggire. Alle 22.00 della sera prima della fuga di Lin, Ye Qun annunciò che la famiglia sarebbe salita a bordo di un aereo alle 7.00 per volare a Guangzhou. La figlia di Lin, Lin Liheng, si oppose al piano di fuga e contattò le guardie del corpo di Lin per chiedere di proteggere il padre da Ye, quindi telefonò a Zhou Enlai ma senza poterli contattare direttamente, e Zhou ricevette solo un rapporto di seconda mano. Zhou ricevette il messaggio di Liheng poco dopo la telefonata, direttamente dall’Ufficio Generale del Comitato Centrale, incaricato di sorvegliare gli alti dirigenti. Il messaggio conteneva l’avvertimento che Ye Qun e Lin Liguo tentavano di persuadere Lin Biao a fuggire su un aereo pronto nell’aeroporto Qinhuangdao di Shanhaiguan. Zhou chiamò Wu Faxian, comandante dell’Aeronautica, che verificò l’esistenza dell’aereo. Zhou ordinò quindi che non decollasse senza il permesso scritto suo e di altri alti ufficiali, tra cui Wu Faxian, il Capo di Stato Maggiore Huang Yongsheng e il Comandante e Capo di Stato Maggiore della Marina Li Zuopeng. Alle 23.30, Ye Qun chiamò Zhou e l’informò che Lin Biao pensava di volare a Dalian e negò di aver preparato l’aereo di Shanhaiguan. Zhou poi disse a Ye di aspettarlo, volendo incontrare Lin prima che lasciasse Beidaihe (dove erano alloggiati), ordinò di neutralizzare gli ufficiali pericolosi vicini a Lin (Wu Faxian e Huang Yongsheng) e ordinò che due aerei fossero pronti a Pechino per volare nella residenza di Lin, per occuparsi personalmente della faccenda. Ye annunciò che dovevano fare i bagagli velocemente. Due ore dopo che Liheng contattò Zhou, non aveva ancora ricevuto una risposta. Ye e Lin Liguo svegliarono Lin Biao e lo portarono su una limousine che li portò all’aeroporto di Shanhaiguan, a 40 km dalla loro residenza a Beidaihe. Le guardie del corpo di Lin dissero a Liheng che gli era stato ordinato di prenderla, ma Liheng e il suo compagno si rifiutarono. Un soldato sparò alla limousine di Lin quando lasciò Beidaihe, ma la mancò, e mentre gli altri soldati che incontrarono la limousine la lasciarono passare. Secondo l’autista della limousine di Lin, non c’era tempo per posizionare le scale vicino l’aereo, così Lina salì sull’aereo dal portello di carico in coda. Lin Biao era così debole che dovette essere sollevato e tirato sull’aereo. Zhang Ning osservò l’aereo decollare. L’aereo di Lin inizialmente fece rotta verso sud-est (in direzione di Guangzhou), poi virò per venti minuti e sorvolò l’aeroporto diverse volte, come se cercasse di atterrare, ma le luci della pista erano state spente. Funzionari sovietici e testimoni mongoli riferirono che l’aereo poi fece rotta a nord, sulla Mongolia fino al confine sovietico, ma poi virò ancora verso sud prima di schiantarsi. Un mongolo che ha assistette all’incidente aereo riferì che la coda dell’aereo era in fiamme quando cadde. L’incidente si verificò intorno alle 3:00. Nessuna istruzione di Zhou impedì la fuga di Lin, apprendendo che l’aereo di Lin era decollato prima che lui potesse incontrarlo. Zhou ordinò che tutti gli aerei in volo in Cina venissero posti a terra, e che non decolassero senza il permesso scritto di Mao, lui stesso e di diversi leader militari. Si precipitò a Zhongnanhai per chiedere a Mao se voleva ordinare che l’aereo di Lin venisse abbattuto, ma Mao rispose che lo “lasciassero andare”. Alle 20.30 del 13 settembre, il Ministero degli Esteri mongolo convocò l’ambasciatore cinese per presentare una denuncia formale sull’ingresso non autorizzato di un aereo cinese nello spazio aereo della Mongolia e riferì all’ambasciatore che l’aereo era precipitato, uccidendo tutti a bordo. L’ambasciatore cinese in Mongolia telefonò a Zhou Enlai, che istruì l’ambasciatore a dire ai mongoli che l’aereo era entrato nello spazio aereo della Mongolia perché era andato fuori rotta. Gli investigatori mongoli furono i primi a ispezionare il relitto, arrivando il giorno stesso. Trovarono la carta d’identità di Lin Liguo, confermandone la presenza sul volo. La segnaletica sull’aereo e gli oggetti personali rimasti confermarono che aereo e passeggeri provenivano dalla Cina, ma i mongoli erano incerti che tra i morti vi fossero Lin Biao e Ye Qun. Dopo aver ispezionato il luogo, i mongoli seppellirono i morti sul posto. Attraverso l’ambasciatore cinese, Zhou chiese ed ottenuto il permesso al personale dell’ambasciata cinese di ispezionare il relitto, cosa che fecero il 15-16 settembre. Lo staff riferì a Zhou che l’aereo aveva preso fuoco mentre tentava di atterrare, e che poi esplose. Zhou quindi inviò altro personale ad intervistare i testimoni mongoli dello schianto ed eseguire una valutazione tecnica dello schianto. Il rapporto concluse che l’aereo aveva circa 30 minuti di carburante quando cadde, tentando di atterrare senza il carrello di atterraggio o i flap alari. In seguito, nel 1971, un’équipe medica sovietica si recò sul luogo dell’incidente e riesumò i corpi, ancora poco decomposti. Il team rimosse le teste dai due corpi sospettati essere di Lin Biao e Ye Qun e li portò in Russia per un esame forense. Nel 1972 la squadra concluse che fossero Lin Biao e Ye Qun (le teste sono ancora conservate negli archivi russi). Per corroborare la scoperta, la squadra tornò in Mongolia una seconda volta per ispezionare il corpo che si riteneva essere di Lin Biao. Dopo averlo riesumato, la squadra scoprì che il polmone destro aveva tracce di tubercolosi, di cui Lin soffriva, confermando l’identificazione sovietica. La squadra sovietica non poté determinare la causa dell’incidente, ma ipotizzò che il pilota stesse volando basso per eludere i radar, ma giudicò male la quota dell’aereo. Dall’incendio che distrusse l’aereo schiantatosi, i sovietici ritennero che avesse abbastanza carburante per volare fino a Irkutsk o Chita, nell’URSS. Lavoro e risultati furono tenuti segreti; al di fuori della squadra investigativa, ne furono informati solo il direttore del KGB Jurij Andropov e il leader sovietico Leonid Brezhnev. Il rapporto rimase classificato fino agli anni ’90, dopo la fine della Guerra Fredda.

 



Conseguenze.
A Lin Biao sopravvissero le due figlie. Gli ufficiali identificati come vicini a Lin (ovvero la maggior parte del comando supremo cinese) furono epurati a poche settimane dalla scomparsa di Lin. Il 14 settembre, Zhou annunciò al Politburo che quattro alti ufficiali erano stati immediatamente dimessi coll’ordine di presentare autocritica ammettendo l’associazione con Lin. Questo annuncio fu seguito dall’arresto di 93 sospetti alleati di Lin, e nel giro di un mese oltre 1000 ufficiali cinesi furono epurati. L’epurazione dei sostenitori di Lin continuò fino al X Comitato centrale dell’agosto 1973. L’incidente segnò dell’insindacabilità di Mao nel Partito. Le celebrazioni del 1° ottobre 1971 furono cancellate. La notizia della morte di Lin fu annunciata ai funzionari del Partito Comunista a metà ottobre 1971 e al pubblico cinese a novembre. La notizia creò shock e confusione. Mao Zedong fu particolarmente disturbato dall’incidente: la salute peggiorò e divenne depresso. Alla fine del 1971, si ammalò gravemente; ebbe un ictus nel gennaio 197, e la salute rimase precaria. Mao recuperò i compagni la cui epurazione fu sostenuta da Lin, e sostenne Zhou nella riabilitazione dei veterani epurati e nella correzione di alcuni eccessi della Rivoluzione Culturale (che attribuì a Lin). Dopo l’epurazione dei sostenitori di Lin, Zhou Enlai divenne il vice di Maro, e Jiang Qing e i suoi seguaci non poterono mai scalzarlo. Senza il sostegno di Lin, Jiang non potè impedire a Zhou di migliorare i rapporti taa Cina e Stati Uniti, e di riabilitare i quadri epurati durante la Rivoluzione Culturale. La clausola nella costituzione del partito che indicava Lin successore di Mao non fu modificata fino al X Comitato centrale dell’agosto 1973. La posizione del governo cinese su Lin e le circostanze della sua morte cambiarono più volte. Per oltre un anno, il partito tentò inizialmente di nascondere i dettagli della morte di Lin. Il governo quindi pubblicò alcuni dettagli, seguito da una campagna di propaganda contro Lin Biao. Dopo la morte di Mao, nel 1976, il governo confermò la condanna di Lin e mise fine a qualsiasi discussione sul ruolo di Lin. Negli anni ’70, i leader del Partito Comunista Cinese, come Hua Guofeng, diffusero la storia all’estero che Lin aveva cospirato col KGB per assassinare Mao. Nel 1973, Jiang Qing, moglie di Mao e ex-alleata politica di Lin, avviò la campagna "Criticare Lin, Criticare Confucio" con l’obiettivo di sfruttare la denigrazione di Lin per attaccare Zhou Enlai. Gran parte di tale campagna falsificava la storia, con falsi dettagli su come Lin si fosse opposto alla leadership di Mao. Il nome di Lin fu coinvolto nella propaganda di Jiang dopo che le flashcard di Ye Qun, usate per registrare i pensieri di Lin, furono scoperte nella residenza di Lin dopo la morte. Alcune di queste flashcards registravano le critiche a Mao, secondo cui “Mao fabbricherà ‘la tua opinione’ prima, e poi te la cambierà, anche non se in realtà non è la tua, ma una sua fabbricazione. Dovrei fare attenzione a tale solito trucco”. Un altro commento critico di Lin affermava che Mao “si adora e ha una fede cieca in se stesso e si adora a tal punto che gli vengono attribuiti tutti i successi, ma tutti gli errori sono commessi da altri”. Le critiche di Lin a Mao erano in contraddizione coll’immagine pubblica coltivata da Lin, che dichiarò pubblicamente, dopo il Grande Balzo in Avanti, che tutti gli errori erano il risultato della deviazione dalle istruzioni di Mao. Come molti importanti sostenitori della Rivoluzione Culturale, l’immagine di Lin fu manipolata dopo la morte di Mao nel 1976, e molti aspetti negativi della Rivoluzione Culturale gli furono attribuiti. Dall’ottobre 1976, vennero accusati anche i sostenitori di Mao, la cosiddetta Banda dei Quattro. Nel 1980, il governo cinese organizzò una serie di “processi speciali” per identificare i responsabili della Rivoluzione culturale. Nel 1981, il governo emise il verdetto: Lin Biao doveva essere ritenuto, insieme a Jiang Qing, uno dei capi delle due principali “cricche controrivoluzionarie” responsabili degli eccessi alla fine degli anni ’60. Secondo il verdetto ufficiale del partito, Lin e Jiang furono colpevoli di aver guidato delle cricche nel partito approfittando degli “errori” di Mao, per imporre i loro scopi politici, impegnandosi in “attività criminali” a proprio vantaggio. Tra i “crimini” di cui fu accusato vi era la caduta del capo dello Stato cinese, Presidente Liu Shaoqi. Lin fu indicato il principale responsabile dell’uso di “false prove” per orchestrare il “processo politico” di Liu. Lin non fu mai riabilitato politicamente. Per decenni, suoi nome ed immagine furono censurati in Cina, ma negli ultimi anni un’immagine equilibrata di Lin riappare nella cultura popolare: assistenti e familiari sopravvissuti pubblicano le memorie sulla loro esperienza; e gli studiosi analizzano la maggior parte delle prove rimaste sulla sua vita e la sua morte, ricevendo visibilità dai media ufficiali cinesi; sono riapparsi i film che fanno riferimento a Lin; e il suo nome sui libri di storia cinesi, riconoscendogli il contributo alla vittoria dell’Armata Rossa cinese. In Cina, oggi, Lin è considerato uno dei migliori strateghi militari dell’Armata Rossa cinese. Nel 2007, un ritratto di Lin fu aggiunto al Museo militare cinese di Pechino e nella mostra sui “dieci marescialli”, il gruppo dei fondatori delle Forze Armate cinesi.

Traduzione di Alessandro Lattanzio.

Fonte: http://aurorasito.altervista.org

 

 

Sono passati 50 anni dalla misteriosa scomparsa del maresciallo Lin Biao, una delle figure storiche più importanti della Repubblica Popolare cinese. Fido alleato di Mao Zedong, con il quale contribuì a dirigere la Lunga Marcia (1934-35), ricoprì numerosi incarichi nella nuova Cina fondata dal Grande Timoniere, sia militari che civili. Ad esempio, guidò le armate cinesi in Manciuria (1947), fu Ministro Della Difesa (1959) e perfino vicesegretario del Partito Comunista Cinese (a partire dal 1969). Nella lotta per la pesantissima successione a Mao, uscì improvvisamente dai radar, tra indiscrezioni riguardanti un colpo di stato fallito da lui organizzato, altre voci ufficiose e notizie non confermate né confermabili. Sappiamo soltanto che il suo corpo fu rinvenuto il 13 settembre 1971 in mezzo ai rottami di un aereo Tridend della compagnia di bandiera cinese. In circostanze mai chiarite, il velivolo si schiantò al suolo nei pressi di Ondorhaan, a circa 400 chilometri dalla capitale mongola Ulan Baatar. L’allora governo cinese aprì subito un’inchiesta, secondo la quale su quell’aereo, oltre a Lin Biao, erano presenti anche la moglie, Ye Qun, e il figlio, Lin Liguo, più altre cinque persone. Morirono tutti nell’impatto.

Il Progetto 571.
Lin Biao era stato designato da Mao come suo erede prescelto, ma non riuscì mai a ricoprire quella carica. Come abbiamo visto, morì in una notte di settembre di 50 anni fa, tra i monti della Mongolia assieme alla sua famiglia. Che cosa era successo? La versione ufficiale di Pechino fu la seguente: Lin Biao, uno dei dieci marescialli protagonisti della rivoluzione cinese, fuggì in fretta e furia dopo un tentativo, non andato a buon fine, di uccidere Mao. Quel presunto golpe prese il nome di Progetto 571, visto che la pronuncia in cinese dei tre numeri 5, 7 e 1 evocano la parola “rivolta militare”. L’aereo sul quale stava viaggiando Lin, diretto in Unione Sovietica, forse a corto di carburante, urtò violentemente il suolo mentre stava cercando di effettuare un atterraggio di emergenza. I serbatoi avrebbero preso fuoco, causando l’esplosione del mezzo e la morte dei passeggeri. Nessun missile lanciato dalla contraerea mongola, come ipotizzato in un primo momento da alcuni, aveva quindi colpito il velivolo. Eppure, questa versione dei fatti non ha convinto proprio tutti gli storici. Certo è che la corrente ideologica di Lin Biao fu sopraffatta dalle altre correnti, emerse di pari passo con la graduale uscita di scena di Mao dall’arena politica cinese. Due, quindi, sono le ipotesi sul tavolo: Lin Biao ha cercato veramente di effettuare un golpe oppure, nel bel mezzo della Rivoluzione Culturale, finì schiacciato dai giochi di potere che si stavano creando all’epoca all’ombra della Città Proibita.

Il colpo di stato fallito e la fuga.
La versione della fuga dopo il presunto golpe finito in malora è stata più volte messa in discussione. Non tanto per il colpo di stato in sé, quanto per altri particolari. Ad esempio, negli anni novanta, Ochir Sanduijar e Damsansap Nyambayar, due tra i più importanti gerarchi militari dell’esercito mongolo, che all’epoca dei fatti avevano indagato sull’accaduto in prima persona, riferirono ai media internazionali un’altra verità. Quale? I due sostennero che tra le vittime del Trident non fosse presente il corpo di Lin Biao, che invece sarebbe rimasto in Cina. Qui sarebbe stato ucciso su ordine di Mao o dei suoi più stretti collaboratori nell’ambito della lotta per il potere in seno all’esercito e al partito. Il tema del colpo di stato torna sempre a galla, da qualunque prospettiva si guardi alla vicenda. Da questo punto di vista, tuttavia, ci sono altre due versioni da prendere in considerazione.

Due versioni.
Nel libro Congiura e morte di Lin Biao (Garzanti, 1984) di Yo Ming – probabilmente lo pseudonimo di un gerarca cinese – si legge che il delfino di Mao fu eliminato per due ragioni. La prima: era diventato troppo potente; la seconda: ostacolava l’allora premier Zhou Enlai nei piani della graduale apertura cinese verso gli Stati Uniti. Lin vedeva Washington come fumo negli occhi e considerava ogni gesto di distensione alla stregua di un tradimento. Fu così che il maresciallo decise di uccidere Mao. In che modo? Pianificando un attentato (lancio di missili) contro il treno con il quale Mao avrebbe dovuto raggiungere il Sud della Cina. Sembrava che tutto dovesse filare liscio, se non che la figlia di Lin tradì suo padre avvertendo Mao che, in fretta e furia, rientrò a Pechino. Il Grande Timoniere, sempre secondo questa versione dei fatti, fece finta di non sapere nulla del presunto attacco missilistico. Anzi: invitò Lin Biao e consorte in una residenza a nord della capitale, chiamata la Montagna Di Giada. Al termine della cena, gli ospiti sulla propria auto per tornare a casa ma, dopo appena 500 metri, il mezzo sarebbe stato disintegrato da tre razzi. Secondo l’altra versione sul Progetto 571 sarebbe stato il figlio di Lin Biao, Ling Liguo, a orchestrare la rivolta contro Mao Zedong. La prova? Il contenuto del rapporto, a quanto pare rinvenuto dai funzionari cinesi, sarebbe stato scritto da una mente troppo imprecisa per essere quella di Lin senior, considerato un fine stratega e uomo di cultura. Pare che Lin Biao non fosse neppure a conoscenza della volontà del figlio. In ogni caso, indipendentemente dalla versione corretta, Mao riuscì in qualche modo a scamparsela. Nel caso in cui Lin Biao fosse riuscito nel suo intento, oggi staremo probabilmente parlando di un’altra Cina.

Fonte: https://it.insideover.com

 

Wu Faxian, Lin Liheng, Ye Qun, Lin Liguo.

 

 

 

 

 

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