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Sarà per la storia degli inni nazionali in cui i due Paesi si citano a vicenda (“l’aquila d’Austria il sangue polacco bevé col cosacco e il cor le bruciò” e “marcia dall’Italia alla Polonia, Dąbrowski”), sarà per un simpatico meme che circolava qualche mese fa circa la devastante sfortuna della Polonia nel trovarsi stretta tra Paesi confinanti forti e aggressivi, fatto sta che oggi, per celebrare l’ottantesimo anniversario dell’attacco tedesco alla Repubblica polacca e dell’inizio della Seconda guerra mondiale, vogliamo rendere omaggio a un eroe vero, il colonnello Kazimierz Mastalerz (foto), che inflisse - con la carica di Krojanty - la prima sconfitta alle Forze armate tedesche nell’epoca hitleriana.

Per cominciare, cancelliamo una leggenda metropolitana: la Polonia in quel settembre 1939 in cui si trovò a reggere l’urto con la più forte potenza di terra in Europa, non mandò soldati a cavallo a farsi massacrare in scontri con i carrarmati. Tutti i paesi europei, almeno fino al 1945, avevano squadroni di cavalleria operativi. Il motivo è tattico e ce lo spiega l’allora sergente maggiore Giancarlo Cioffi, che partecipò alla vittoriosa carica degli Italiani a Isbuscenskij, contro la fanteria sovietica: “Il soldato appiedato, quando si trova di fronte alla carica di uno squadrone di cavalleria e il terreno vibra, l’unica cosa che prova è il panico”.

Prima di ridacchiare all’idea di ulani polacchi contro la macchina da guerra nazista, immaginatevi appena scesi da un camion e armati di pistola o fucile, con un branco di cani inferociti che vi corrono incontro a una velocità indescrivibile…

Cancelliamo un’altra falsità: che il Patto Molotov-Ribbentrop del 19 agosto 1939 tra la Germania di Hitler e l’Unione sovietica di Stalin fosse solo “tattico”. Basti dire che ufficiali e truppe sovietiche e tedesche sfilarono amorevolmente in parata durante il trasferimento di Brest sotto il controllo sovietico, appena cinque settimane dopo. Ecco, detto accordo è la causa del conflitto e di questa eroica battaglia.

Poi, cerchiamo di capire lo scenario: il primo battaglione fucilieri e alcune unità tattiche sono scampate alla battaglia di Chojnice e stanno ripiegando per andare a difendere Varsavia. IL 76esimo reggimento tedesco si appresta a schierarsi per impedire loro in transito e per questo sta attraversando la Pomerania, fino a quel momento indisturbato, dato che lo schieramento difensivo lungo il confine tedesco-polacco era saltato facilmente. Mastalerz non li ritiene privi di carburante, come sostenuto dalla propaganda nazista per ridurre l’impatto del disastro, né sottovaluta la forza del nemico: molto semplicemente, decide di fare scudo al ripiegamento di forze amiche. Lo fa con un 250 uomini contro 800.

La carica di cavalleria polacca impressionò i tedeschi a tal punto da causare un ritardo nell'offensiva della 20esima divisione di fanteria motorizzata tedesca che pensò addirittura a una ritirata tattica. Ci volse l’intervento del gen. Guderian, che nelle sue memorie ancora ricordava il suo staff con gli elmetti calzati in testa e intenti a preparare un'arma anticarro per un possibile attacco di cavalleria polacca. Più poterono il panico e l’eroismo che la superiorità di uomini e mezzi…

Quanto a Mastalerz, perse la vita prima di sera, nel tentativo di salvare il comandante del primo squadrone di cavalleria, Eugeniusz Świeściak.

Fonte: http://www.difesaonline.it

 

 

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