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E se i rifiuti di plastica recuperati dal Po si trasformassero in casette rifugio a bassissimo costo per le comunità che hanno perso le loro abitazioni a causa di disastri naturali? Che idea magnifica!



Quanti rifiuti di materie plastiche vengono trasportate dai fiumi verso il mare? Sapevate che il Po, che attraversa tutto il nord toccando 4 regioni e 13 province, contribuisce a fare dell’Adriatico il mare italiano con la maggiore presenza di rifiuti? Come si può evitare una simile “contaminazione”? Partito in estate, il progetto pilota “Il Po d’AMare”, predisposto dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, Corepla e Castalia, tenta di dare una risposta a questa domanda tramite tecniche innovative per intercettare i rifiuti presenti nelle acque fluviali e, per quanto riguarda la plastica, operare la loro selezione e avviarle al riciclo. E non si ferma qui. Proprio con la plastica riciclata proveniente dalla raccolta differenziata e con quella raccolta in via sperimentale dal Po, è stato creato il primo prototipo di “casetta/rifugio” in plastica riciclata, grazie a Corepla e all’ONG Waste Free Oceans (WFO). In pratica, si sono utilizzati proprio alcuni dei rifiuti plastici raccolti con barriere sperimentali in polietilene nel fiume Po e sono stati realizzati innovativi pannelli, utilizzabili per costruire case rifugio a basso costo per comunità che hanno perso le loro abitazioni a causa di disastri naturali. L’ONG Waste Free Oceans, nata nel 2011 con sede a Bruxelles, ha sviluppato una serie di progetti denominati “Closing the loop” realizzati con aziende di tutto il mondo, con l’obiettivo di trasformare i rifiuti raccolti nei mari, nei fiumi e nei campi profughi in prodotti innovativi e sostenibili. Per la realizzazione del prototipo di “casetta rifugio” esposto in questi giorni a Ecomondo, sono stati inviati i granuli in plastica riciclata da Corepla all’impianto Storm Board del gruppo inglese Protomax Plastics, azienda specializzata nella produzione di lastre in plastica riciclata usate soprattutto nel settore dell’edilizia, e in seguito trasformati in pannelli destinati a costruire le “casette”. Al termine di Ecomondo, i pannelli velocemente montabili e smontabili saranno inviati ad Atene per realizzare un rifugio in un campo profughi con l’obiettivo di utilizzare in futuro i rifiuti plastici prodotti e raccolti nel campo stesso. “Il Po d’AMare diventa anche un Po solidale. Ci auguriamo infatti che questo progetto sperimentale di raccolta e riciclo della plastica avviato sul fiume Po possa favorire, oltre alla creazione di reti ed opportunità per i territori, le imprese e il sapere scientifico, anche un concreto strumento per affrontare situazioni di emergenza. Valorizzando così proprietà ed energie di questo materiale”, dichiara Antonello Ciotti, presidente di Corepla. Un progetto sperimentale e innovativo, dunque, che però lascia intendere che è possibile valutare anche l’efficacia del sistema di raccolta dei rifiuti nelle acque fluviali, le quantità e le tipologie di rifiuti presenti e riciclando anche in questo caso plastiche raccolte creando una filiera virtuosa.

Germana Carillo.

Fonte: https://www.greenme.it

 

 

 

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