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Una iurta (ger) è una struttura molto semplice e tradizionale simile a una tenda usata nel corso dei secoli dalle popolazioni nomadi asiatiche, spaziando dalla Mongolia all'Anatolia Centrale. La iurta si è evoluta con il passare del tempo dall'essere un'abitazione modesta per nomadi e soldati a una per hippie o eremiti, arrivando alle versioni modernizzate odierne, spesso usate dall'industria dei viaggi e del tempo libero per delle esperienze di “fuga dal caos”. Inoltre, possono anche rappresentare delle residenze per le persone che vogliono vivere senza troppe incombenze pur non rinunciando alla comodità, avendo accesso all'elettricità e alla tecnologia (se si desidera) pur rimanendo nel budget previsto. Vuoi sapere se vivere in una iurta potrebbe essere adatto a te per una stagione o per tutta la vita? Considera la possibilità di seguire questi suggerimenti.

 

 

Ricorda perché vuoi vivere in una iurta.
Esistono molte ragioni per cui potresti decidere di vivere in una tenda, dall'economicità al seguire uno stile di vita nomade e sostenibile. Leggendo, scoprirai che molte persone che vivono nelle iurte non sono propense a considerare questa soluzione in termini di permanenza, ossia di gettare le fondamenta e vivere nello stesso posto per molti anni. Tuttavia, come la maggior parte delle scelte in fatto di stile di vita, dipende interamente da te decidere se vuoi farne o meno la tua casa permanente o usarla solo per motivi di nomadismo, oppure una via di mezzo, come rifugio estivo annuale. Compra o costruisci una iurta per le tue esigenze e ragioni e determina le tue preferenze per gestirla in maniera sostenibile. Probabilmente è una buona idea leggere dei libri sulla sua storia e sull'attuale cultura che la caratterizza presso le società occidentali per comprendere qual è il trend corrente in merito a cosa significa vivere in una tenda, e scegliere il tuo approccio personale in maniera informata. Prendi nota del fatto che vivere in una iurta non è sinonimo di staccare la presa dalla vita moderna, a meno che questa non sia una decisione personale. Puoi vivere in maniera tecnologica, usare la corrente elettrica e arredare la tenda con i mobili dell'IKEA se è questo quello che vuoi.

 

 

Scegli la tua iurta.
Ne costruirai una da zero o la ordinerai su internet? Dai un'occhiata agli schemi di realizzazione online per capire se costruirne una è troppo per le tue capacità manuali o se accogliere la sfida. Altrimenti, dai un'occhiata a quelle in vendita, che siano nuove di zecca o usate. Alcune compagnie del Nord America e dell'Europa sono rinomate per produrre delle tende di buona qualità, comode e ben strutturate, fai una ricerca in rete. Una tenda costa intorno ai 1.500-4.000 euro se acquisti un kit e possono volerci due giorni circa per assemblarla.

 

 

Sistema la tua iurta.
Ovviamente, ubicala in un posto consentito dalla legge, come il tuo terreno. Occupare abusivamente le proprietà altrui non è proprio una buona opzione per vivere in una iurta, perché spostare una tenda di questo tipo richiede molto più sforzo che spostare una tenda normale e tutto quello che ti porti dietro in campeggio. Come se questo non bastasse, posizionando una iurta su un determinato terreno e decidendo di viverci permanentemente, potresti modificare l'utilizzo della terra o avere l'obbligo di richiedere una licenza edilizia. Consulta quindi il tuo comune per capire quali siano i pro e i contro di vivere in una iurta part-time o a tempo pieno. Tra le altre considerazioni mentre prepari la iurta, ricorda di situarla in un posto in cui non venga sottoposta a contatto diretto con i venti forti e non possa essere interessata da un allagamento istantaneo o da una possibile valanga di neve in inverno. Controlla con cura le caratteristiche del terreno e valuta tutti i rischi potenziali prima di tirarla su. Sistemare la iurta sotto una collina può proteggerla dai venti. Cerca di capire dove si raccoglie l'acqua sul terreno. Prendertene cura eviterà il rischio di possibili allagamenti.

 

 

Prepara la base della iurta.
Lo sporco e il grasso non sono ideali da sentire sotto i piedi nel posto in cui vivi. Per questa ragione vengono costruite creando un'intelaiatura circolare formata da assi di legno che vengono incrociate e inserendo due pilastri nella parte centrale della struttura, collegati a quello che rappresenta il telaio superiore; il pavimento viene coperto con dei tappeti dopo aver costruito un basamento. Il vantaggio della realizzazione di un basamento ti permetterà anche delle parti in rilievo intorno alla parte esterna, dove puoi sederti, fare un barbecue, appendere i vestiti, ecc. Trova delle stuoie, dei tappeti e degli altri elementi adatti per coprire il pavimento e ottenere dei benefici quali calore e comodità. Meglio ancora, opta per un pavimento fluttuante o creato da una serie di assi di legno, coperte da tappeti, per concludere l'opera alla perfezione. Prova a realizzare un basamento mobile. In questo modo, quando vieni colpito dal tuo istinto nomade, puoi portartelo dietro.

 

 

Arredala con tutti i comfort domestici per creare uno spazio perfetto in cui vivere.
Prima di aggiungere i mobili, pensa a come suddividere la stanza. Una stanza rotonda può essere difficile da arredare, specialmente perché è uno spazio singolo e devi cercare di trasformarla in una piccola cucina, in una stanza da letto e in un soggiorno. Tuttavia, usando i mobili come divisori, puoi creare vari spazi all'interno di questo cerchio. Per esempio, posizionare uno scaffale al centro della iurta può servirti come eccellente divisore tra le diverse aree e, da qui, puoi continuare ad arredare lo spazio con gli altri pezzi di arredamento, come letto, frigorifero e un tavolo. Aggiungi un tavolo e le sedie, una libreria, delle poltrone comode per leggere, una scrivania e una sedia e un apparato per riscaldare l'ambiente, come una stufa di ghisa. Se non vuoi aggiungere un vero letto, usane uno pieghevole o gonfiabile, come quelli che sei solito usare per gli ospiti.

 

 

Aggiungi dei fornelli.
Avrai bisogno di mangiare e, per quanto il tuo cibo possa essere il risultato del tuo rovistare, avrai comunque bisogno di cucinare. Trova dei fornelli adatti a gas o a legna, che possano fungere anche da riscaldamento, come una stufa a legna di ghisa. Assicurati che abbia una bocchetta di ventilazione verso l'esterno attraverso una parete della tenda, per evitare che i fumi nocivi restino dentro l'ambiente. Potresti avere bisogno di un aiuto professionale per installare questa parte della tenda. Procurati delle pentole e un bollitore di ghisa per i fornelli. O trova dell'altro pentolame altrettanto valido; prova a dare un'occhiata nei negozi dell'usato o in quelli specializzati in articoli per il campeggio o chiedi ai tuoi amici se dispongono di padelle e pentole di questo genere che non utilizzano più. Per cucinare e pulire senza difficoltà, assicurati che la iurta sia situata vicino a una fonte di acqua pulita, o rischi di dover andare alla ricerca di acqua per tutto il giorno. Una piccola cisterna per raccogliere l'acqua piovana potrebbe essere una buona soluzione, soprattutto se non hai una fonte vicina. L'acqua può anche essere raccolta dal tetto installando un sistema apposito per tale compito. Se raccogli il legname per riscaldare l'ambiente e cucinare, assicurati di farlo in maniera sostenibile, per minimizzare il tuo impatto su ciò che ti circonda. Dovrai disporre di tutte le unità di legno necessarie, specialmente se vivi in una iurta e ti ritrovi ad affrontare un inverno nevoso in stile alpino. Avere un barbecue a propano come una fonte in più per cucinare è un investimento saggio; gestirlo costerà intorno ai 400 euro all'anno. Scoprirai che i fornelli a legna producono meno condensa di quelli a gas.

 

 

Pensa alla disposizione del bagno.
Avrai bisogno di un'area per fare la doccia o il bagno e di un gabinetto; alcune persone creano anche un sistema idraulico nelle proprie tende, ma, in genere, si opta per le abluzioni e la pulizia all'esterno. Puoi usare il WC a secco e alcune persone che vivono nelle iurte di fatto usano i cosiddetti “compost toilet”, per convertire le feci umane in compost. Per fare una doccia, puoi creare un sistema semplice facendo scorrere l'acqua da un secchio o da una busta di plastica posizionata su un albero e usando l'energia solare per riscaldarla. Dovrai fare qualche ricerca riguardo a cosa sia preferibile in base al posto in cui hai deciso di vivere. Per lavarti in inverno, avrai bisogno di lavorare a soluzioni alternative e tollerabili. È raccomandabile sistemare il gabinetto sottovento o a una certa distanza dalla iurta in modo che il cattivo odore e le mosche non entrino nella tenda (anche se un gabinetto a secco ben mantenuto non dovrebbe avere questo tipo di problema). D'altro canto, non vuoi che sia tanto lontano da trasformare uno spostamento sotto la pioggia per andare in bagno in una grande spedizione. Fai il bagno in un ruscello se è abbastanza caldo durante i mesi più miti. Un'altra buona idea è avere un'area generale per lavare le attrezzature e le cose sporche.

 

 

Aggrega la tua fonte di energia.
L'elettricità può essere fornita grazie al classico servizio della rete elettrica (ma ciò si sconsiglia dato che lo scopo della iurta si basa sul vivere in maniera sostenibile) o usando un generatore. Se hai dei pannelli solari o sei attrezzato per l'energia eolica, potresti ottenere l'elettricità installando degli accumulatori (che dovresti mettere al riparo in un posto vicino), se sai come connetterli. Avrai bisogno dell'elettricità per il frigorifero, le luci e gli altri elementi elettronici che prevedi di usare. Per l'illuminazione, trova delle lampade a gas, a pile o alimentate da un altro sistema di funzionamento, accertandoti che tu possa usarle in sicurezza dentro la tenda. Tieni a disposizione delle candele per le emergenze, ma anche le luci LED sono un ottimo investimento. La cupola nella parte centrale superiore della iurta ti darà abbastanza luce solare di giorno. Considera come laverai i vestiti. Vuoi una mini lavatrice o tornerai in città per usare una lavanderia a gettoni? Scegli la soluzione migliore per le tue esigenze; la maggior parte dei capi di abbigliamento può essere lavata a mano, a meno che non siano pesantemente sporchi. Potresti quindi decidere, per esempio, di lavare mensilmente i vestiti molto sporchi in lavanderia e lavare a mano tutti gli altri capi.

 

 

Connettiti.
Anche in una iurta dovresti essere in grado di navigare on-line. Esistono numerosi modi in cui puoi farlo, inclusi connessione via cavo, satellitare, la banda larga rurale su un segnale FM o il 3G. Seleziona quello più adatto a te e al posto in cui sei localizzato. Alcune persone usano internet anche per scaricare dei film, quindi puoi mantenerti aggiornato riguardo alle ultime pellicole

 

 

Prendi in considerazione il coltivare delle verdure nei pressi della iurta.
Questa fonte di sostentamento potrebbe essere parziale o totale per te e per gli altri residenti e potresti anche valutare la possibilità di allevare degli animali, per ottenere latte, uova e carne. Prepara il compost con gli avanzi del cibo e usali come concime.

 

 

Apprezza il tempo che trascorri vivendo nella iurta.
Che tu ci abiti per una stagione o per tutta la vita, scoprirai che diventerai un tutt'uno con la natura, dal momento che il tempo atmosferico avrà un impatto ovviamente maggiore su di te; la flora e la fauna vivono indisturbate intorno a te e la necessità di avere tutte le risorse per essere autosufficiente ti permetterà di capire che la vita può essere sia semplice sia difficile; è naturale che sia così. Dovresti scoprire la gioia di vivere la tua vita con l'indispensabile, ma anche capire che riesci a ottenere molti più benefici da quello che hai o da quello che noti, cosa che magari non avevi mai considerato. E, mentre potresti amare il posto nel quale hai costruito la tua iurta, alcuni esperti di questo stile di vita consigliano di provare a non vivere nello stesso luogo troppo a lungo, evidenziando l'importanza di questo aspetto, perché lo scopo originale di vivere in una tenda è quello di essere nomadi, di muoversi e di scoprire nuove località. Sebbene questo non possa funzionare anche per te, cambiare potrebbe essere tranquillamente l'inizio di una nuova bellissima avventura! Le persone che vivono nelle iurte riportano un senso di comodità e di sicurezza e si sentono a casa abitando in queste strutture, pur avendo la completa percezione dell'impatto della natura. Questo legame rappresenta una parte enorme alla base dell'amore che provano certe persone nei confronti di questo stile di vita e non è qualcosa che si può comprendere senza averlo prima sperimentato.

Consigli.
- Procurati tante coperte e altri elementi caldi per non avere freddo. Le iurte migliori presentano delle pareti isolate; se hai intenzione di viverci per tutto l'anno, non tralasciare questo aspetto!
- Anche gli animali domestici possono aiutare a incrementare il calore, nonché la sensazione di essere a casa.
- La famiglia crescerà? È possibile aggiungere più iurte e collegarle mediante certe strutture modulari.
- Cerca di avere a disposizione libri e quaderni, penne e matite. Le iurte ti ispirano alla riflessione e alla lettura approfondita, anche perché non c'è molto altro da fare. Se sei un artista, portati dietro tutto il materiali necessario.
- Milioni di persone nell'Asia Centrale trascorrono le loro intere vite nelle iurte; non è insolito ed è perfettamente fattibile.
- Alcune iurte hanno addirittura l'aria condizionata, ma devi decidere se è il caso di installarla in base alle ragioni per cui scegli di vivere in una tenda.
- Cerca di avere tante pile a portata di mano.
- Se non hai l'elettricità, investi in una radio portatile.
- Usa un telefonino a cellule solari per le tue telecomunicazioni.
- Probabilmente è una buona idea avere un capanno o un garage per conservare gli attrezzi per lavorare il legno, la motosega, gli strumenti per il giardinaggio e gli eventuali mezzi di locomozione. Non sarà il massimo tenerli nella iurta, e, se ne hai bisogno per il tuo sostentamento, un capanno o un garage è un buon investimento.
- Nella maggior parte dei casi, la neve scivolerà giù dal tetto durante i mesi invernali dopo che se ne saranno accumulati alcuni centimetri.

Avvertenze.
- Rispetta tutte le regole edilizie rilevanti o potrebbero chiederti di smontare la iurta.
- Considera l'eventualità di un incendio e stabilisci delle vie di uscita molteplici per scappare.
- Smonta la iurta se non vivrai al suo interno in inverno ed è posizionata in una zona umida, come un bosco. Senza il tuo lavoro di riscaldamento costante e i dispositivi per mantenerla asciutta, la tenda è soggetta alla muffa e alla decomposizione e non resisterà all'inverno.
- Se vivi nella iurta in inverno e piove molto, avrai dei problemi con il fango; è inevitabile.
- Alcuni degli svantaggi di vivere in una iurta: le tempeste possono distruggerla in base alla loro gravità; le iurte possono riscaldarsi in modo incredibilmente veloce ed essere caldissime all'interno; i rumori esterni si sentono e si ha totale assenza di privacy, specialmente se si condivide con altre persone; in inverno puoi avere la smania di uscire se non hai la possibilità di farlo per settimane; le iurte richiedono una manutenzione costante affinché siano sicure e vivibili.

Cose che ti serviranno.
- Iurta
- Mobili
- Copertura per il suolo
- Riscaldamento
- Gabinetto a secco
- Doccia a energia solare
- Strumenti per il giardinaggio e piante
- Capanno/garage facoltativo

Fonte: http://it.wikihow.com

 

 

 

 

La yurta è un'abitazione mobile adottata da molti popoli nomadi dell'Asia tra cui mongoli, kazaki e uzbeki. Loro la chiamano “gher”, ovvero casa ricoperta di feltro. Si può erigere e smontare in poche ore ed è facilmente trasportabile. Nonostante la Mongolia abbia subìto un processo di urbanizzazione, la yurta continua ad essere utilizzata dalla maggior parte della popolazione. E sta pian piano diffondendosi negli Stati Uniti e in Europa, soprattutto quella del nord, e in piccolissima percentuale anche in Italia. Non come abitazione ma come struttura ricettiva turistica. Ma il nostro, si sa, è un Paese strano e difficile. Talmente particolare che ci sono delle difficoltà burocratiche per l’installazione di una semplice yurta. Prima di addentrarci nel discorso, vediamo però com’è fatta. Dal sito Yurta Silent Breeze , uno dei produttori italiani, leggiamo: “Sopra la struttura della yurta vengono sistemati successivi strati, il primo è formato da un tessuto bianco in cotone che diventerà il rivestimento interno, a vista. Su questo viene posato lo strato di feltro, prima i due pezzi del tetto poi le pareti. Questo strato è fondamentale, e senza di esso la struttura per quanto bella non potrebbe essere chiamata "Yurta". Il feltro, oltre a isolare dal freddo e dal calore, ha la funzione di tenere compatta e integra la struttura e di ancorarla al terreno. Sopra il feltro viene posto lo strato impermeabile, fondamentale per i nostri climi umidi. Al quale se ne può aggiungere un altro di cotone o poliestere. Tutti questi strati sono poi fissati con delle corde resistenti alla circonferenza, lungo i muri della gher”. Sono dunque delle abitazioni particolari, ecosostenibili, e di un’utilità importante: con una spesa contenuta di poche migliaia di euro, si va in generale dai 3.000 euro per quelle di dimensioni più piccole, attorno ai 20 mq, ai 20.000 euro per quelle di dimensioni più grandi, circa 100 mq, ci si può dotare di un’abitazione dove vivere. Una grande alternativa per chi vuole farsi una casa senza ricorrere alla richiesta di mutui bancari e senza cementificare l’ambiente circostante. Ma, come scritto sopra, il nostro è un Paese strano e difficile. Tale da non contemplare l’argomento in questione a causa di un vuoto normativo. «Consideriamo che la parola "auto-costruzione" – afferma l’architetta Michela Tascioni – atto primigenio dell'uomo, legato al soddisfacimento del bisogno di trovare riparo, è un concetto totalmente assente nel quadro normativo italiano, nel quale manca un sistema che ne definisca regole, modalità e strumenti dell’edificazione in autocostruzione. Ci sono in realtà il D.P.R. 380/2011 e il D.Lgs 81/2008 che, però, disciplinano i lavori fatti in autonomia, ma non la possibilità di costruirsi una casa». Non solo. Ma più cerchiamo i decreti, più rimaniamo senza parole. «Pensando alla yurta come sistema costruttivo reversibile, quindi temporaneo – continua l’architetta – mi viene in mente un’altra mancanza nel quadro normativo; infatti oltre al "buco" sull'autocostruzione ve n’è un altro importante legato alle "costruzioni temporanee"». Le quali sono definite come “strutture assimilabili, per dimensioni e caratteristiche funzionali, a dei manufatti edilizi ma destinate ad un uso circoscritto nel tempo ed a soddisfare esigenze che non abbiano il carattere della continuità. Le loro caratteristiche (materiali utilizzati, sistemi di ancoraggio al suolo etc.) devono essere tali da garantirne una facile rimozione”. «Capirai bene che la questione dell'uso circoscritto nel tempo – conclude Tascioni – mal si coniuga con l'utilizzo di un sistema temporaneo (nel nostro caso la yurta) ad uso abitativo». E a testimonianza di quanto detto, riprendiamo la storia di Barbara Bertinetti, già trattata dal nostro giornale nel marzo del 2013. In sintesi, la sua famiglia acquista un terreno edificabile a Brosso, in provincia di Torino, con l’intenzione di costruirvi una casa ecologica in legno. Il progetto ben presto si blocca e, per mancanza di mutuo, Barbara decide di installare una yurta sopra il seminterrato dell’abitazione, che nel frattempo era stato già ultimato. Ma i permessi non vengono concessi. Com’è andata a finire questa storia? «Nella primavera 2014 – afferma Barbara – abbiamo avuto un nuovo incontro col Comune. Il sindaco si è detto dispiaciuto ma, scartabellando e ricercando, non erano riusciti a rendere fattibile il progetto della yurta, né come abitazione né come bed and breakfast. La nostra risposta è stata molto decisa: avremmo comunque messo la yurta nel nostro giardino, in barba a tutte le leggi comunali, anche perché avevamo ricevuto la lettera di sfratto dall’abitazione dove eravamo in affitto». A quel punto qualcosa si muove. Pochi giorni dopo Barbara riceve la telefonata dal geometra che seguiva i lavori, il quale le propone di rendere agibile il garage o seminterrato, in accordo con in Comune. «Io non ero assolutamente d'accordo, ma alla fine, su consiglio di mio marito, abbiamo accettato, sia perché avevamo paura delle conseguenze legali sia perché non avevamo nessuna voglia di creare disagio ai nostri bambini». Nel giro di pochi mesi il progetto viene approvato. Il garage viene rivestito internamente in legno e materiali naturali ma «sta di fatto che l'involucro è di cemento, siamo per metà sottoterra, ci stiamo da 11 mesi e abbiamo già - era ovvio e prevedibile - problemi di umidità. E’ tutto assurdo: il Comune ha dato l'abitabilità dentro ad un garage, in cemento e per metà sotto terra, a noi che siamo una famiglia con 2 bambini, piuttosto che darci la possibilità di posizionare una struttura assolutamente ecologica come la yurta, solamente perché non hanno trovato una legge o una deroga che facesse al caso. Io ci avrei visto solo ripercussioni positive, per noi come famiglia, innanzitutto perché ora starei a spendere i miei pochi soldi rimasti come parrebbe a me e non in deumidificatori e interventi di esperti per toglierci l'umidità da casa, e poi per il Comune, per aver avuto il coraggio di dire di sì ad una occupazione assolutamente naturale del suolo, di nostra proprietà peraltro. Per non dire di quante persone mi hanno scritto dicendomi che sarebbero volentieri venute a dormire nella yurta che volevo adibire come B&B, integrando il nostro reddito e creando anche un piccolo circolo di affari per le attività morenti del paese...Che dire. Triste, povera, vecchia Italia. Il cambiamento fa paura».

di Massimo Nardi - 20 Ottobre 2015

Fonte: http://www.ilcambiamento.it

 

 

 

 

Illustrazione di Moremita Solitaria – Monica Tiazzoldi

Crescere in una tribù o, per fare un riferimento alla piccola dimensione demografica, in una banda, seguendo la distinzione di Elman Service utilizzata da Jared Diamond ne “Il mondo fino a ieri”.

“Il tipo di società più piccolo e semplice è formato da poche decine di individui, molti dei quali appartenenti a una o più famiglie allargate. È il caso della maggioranza dei cacciatori-raccoglitori nomadi. I membri della banda sono pochi quanto basta per conoscersi bene e per poter prendere decisioni collegiali in maniera diretta, senza necessitare di una leadership politica formale o di una marcata specializzazione economica.”

È l’esperienza della piccola Agata, una gnomina fatata di due anni che sta crescendo a Velletri, con mamma Elisa e papà Darel.

Ma non solo, Elisa mi racconta: “La nostra esperienza è cominciata circa sette anni fa, quando molti di noi erano ancora studenti a Roma, chi in tesi chi seguendo qualche lezione. Allora, venendo dal contesto studentesco, condividere casa era un’esperienza abbastanza conosciuta e a noi, gruppo di otto ragazzi, il passaggio in un casale della campagna dei Castelli romani (collegato a Roma con un’ora di treno) sembrò il modo naturale per sperimentare un contesto che ci permettesse di approfondire i legami di amicizia in modalità meno dispersive.”

Scegliere di andare a vivere insieme ad altre persone in un casale di campagna ha dietro delle idee e dei passaggi ampi e che travalicano il vivere condiviso studentesco, eppure credo che in questo elemento possiamo riconoscere una chiave preziosa del nostro tempo: condividere casa con altre due, quattro, sei persone che non necessariamente si conoscono è un’esperienza di formazione vera e propria, un allenamento allo stare insieme, al rispettare gli altri, ma anche a conoscere se stessi, ammettere i propri limiti e trovare i propri spazi in una dimensione di base collettiva.

È lo spazio imprescindibile della quotidianità e saper gestire l’incontro proprio in questo spazio è talvolta più difficile che un esame ed io la definirei una vera e propria abilità, il convivere, perché prende tempo, onestà e capacità di esprimersi con chiarezza.

Chiara, una mia amica che sta seguendo il corso di formazione come arte-terapeuta con Stefania Guerralisi nel suo metodo “La Globalità dei Linguaggi”, passeggiando per Bologna la citava dicendo “Gli esseri umani, sostiene Stefania, sono fatti per loro natura per essere nomadi e vivere in branco. Questa semplicità l’ho trovata solo quando vivevo a Bologna da studente, perché qui ho sperimentato il vero condividere, perché sei in gruppo e mangi insieme, cucini insieme, esci insieme, dormi sotto lo stesso tetto. Ora che son tornata a casa c’è sempre la dimensione di un tempo determinato, si arriva all’imbrunire e poi ci si saluta, non si sperimenta appieno lo spazio dell’incontro, lo si circoscrive.”

Torniamo a Velletri, perché gli equilibri tra spazio personale e spazio collettivo cambiano, quando ad arrivare è una nuova creatura. Credo che crescere in un contesto dove coabitano più persone dia un interessante bagaglio di esperienze con cui approcciarsi alla vita. Jared Diamond esprime quest’idea attraverso i termini di “genitorialità diffusa”, una qualità più rara oggi, nelle nostre realtà che si fondano sempre più sulle famiglie mononucleari, ma che iniziano a venir affiancate da nuovi prototipi.

 

 

Quando si è presentato il momento di scegliere Elisa e Darel hanno deciso di costruirsi una Yurta, tenda con struttura circolare di origini mongole, per portare equilibrio tra la dimensione collettiva del casale e la giusta esigenza di spazi personali. Possiamo considerare questa come una metafora concreta che ricerca quel giusto bilanciamento tra due entità spesso in opposizione, quella dell’io e quella del noi, due spazi che si compenetrano in maniera più intima di quanto non si consideri.

Mi piace l’onestà con cui Elisa parla della sua esperienza, una scelta molto consapevole che si evolve nel tempo:

“Ho iniziato anche a pensare che il mito della mamma a tempo pieno non vada difeso ad ogni costo, posso sicuramente dare un esempio più sano a mia figlia se le mostro che si può coltivare il proprio percorso anche essendo madri. Non ho deciso, ma ho iniziato a non escludere la possibilità dell’asilo a priori, sia per me, che per lei. Se voglio insegnarle la libertà, la scelta di percorsi alternativi non deve diventare la preclusione a prescindere delle strade tradizionali.”

 

 

Guardo Agata, a soli due anni è una bimba sveglia e con un bel caratterino, ti guarda con sguardo sicuro e esprime con chiarezza cosa vuole e cosa no. Penso che onestà sia proprio la parola adatta, la miglior cosa che si possa offrire a un figlio o figlia; gli errori, quelli sono naturali, qualcuno capiterà, ma crescere abituandosi a guardare le cose con chiarezza di pensiero, questo trovo sia quel primo passo per avvicinarsi al mondo in maniera libera. Se le barriere sono innanzitutto nel nostro modo di vedere, la ricerca della verità è una buona abitudine, un processo da cominciare quanto prima e da non terminare mai.

Quando si sceglie di dar vita a nuove strade, credo sia importante chiedersi se si sta tralasciando qualcosa di importante, di valido, che c’era in quelle vecchie. Credo che per un bimbo o una bimba, crescere in un luogo ed in un contesto che permettono di relazionarsi con molte persone adulte diverse sia una grossa fonte di arricchimento, parlo per esperienza personale, perché la mia storia non è stata poi così diversa da quella di Agata.

Allo stesso tempo, lavorando oggi con i bambini tutti i giorni, mi rendo conto che oltre a crescere in fretta, a sviluppare le proprie abilità manuali e intellettive, un bambino ha bisogno di quella tappa di crescita in cui impara a relazionarsi con i suoi pari, i suoi simili, perché questo passo è fondamentale per arrivare ad essere una persona, altrettanto importante che imparare a mettersi le scarpe.

Con questo non voglio alzare necessariamente una bandiera a favore degli asili, ma semplicemente richiamare alla memoria un bisogno naturale del bambino, un pro-memoria, per tenere questo pensiero lì e chiedersi quale possa esser la modalità, tradizionale o alternativa, più adatta a rispondervi. Pensandoci bene, anche per noi adulti è importante tener presente quella tappa, quella in cui impariamo a relazionarci con i nostri simili. Le nuove tribù, in tutte le loro forme, ci dicono che forse stiamo imparando a riconoscerci. Ritrovare la nostra appartenenza.

Sabina Bello

Articolo riproducibile citando la fonte con link al testo originale pubblicato su "Italia Che Cambia".

Fonte: http://www.italiachecambia.org

 

 

 

 

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