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Quante volte abbiamo sentito la frase: “è un maniaco della pulizia, della precisione, è una persona molto meticolosa”? Certo, non c’è nulla di male a puntare in alto, a volersi sempre migliorare, insomma a pretendere il massimo da se stessi. Molti di voi potrebbero definire questi obbiettivi come assolutamente positivi e degni di lode, ma non è sempre così, a volte questa attitudine va oltre e si trasforma in perfezionismo patologico. Pretendere sempre il massimo da se stessi, spaccare il capello in quattro, cercare l’eccellenza in ufficio come a scuola o nello sport, rasentare la mania… Ecco cosa succede quando questa problematica si struttura nell’animo umano.

 

 

In guerra con se stessi.
Ecco i meticolosi patologici intenti a stendere elenchi di azioni da fare, sempre col terrore di dimenticarne qualcuna, a controllare spasmodicamente la disposizione degli oggetti sulla scrivania, a rientrare in casa per assicurarsi di aver chiuso il gas e due minuti dopo rifare le scale per sincerarsi di aver girato il chiavistello di casa.



I 5 “comandamenti” del perfezionista:
Non devo sbagliare mai.
Devo avere tutto sotto controllo.
Devo puntare alla massima efficienza.
Non devo deludere gli altri.
Non devo accontentarsi dei risultati ottenuti.

Molto spesso le persone perfezioniste non cercano aiuto perchè pensano che si tratti di una caratteristica della personalità, per questo a volte il trattamento inizia quando il disturbo è in stato avanzato. E’ bene precisare che una cosa è essere metodici, precisi, puliti e ordinati e tutt’altra cosa è trasformarsi in schiavi del perfezionismo.



Genesi del perfezionismo patologico.
Generalmente questo disturbo inizia nell’adolescenza o nella prima età adulta, e si evidenzia soprattutto tra i maschi. La causa affonda le sue radici nell’ambiente familiare rigido ed esigente. I genitori che chiedono troppo ai figli senza rispettarne il naturale percorso evolutivo possono trasmettere loro il cosiddetto perfezionismo parentale, una serie di comportamenti rigidi e fortemente esigenti che rischiano di lasciare il segno nell’età adulta. Spesso questi genitori pretendono ciò che essi stessi non hanno realizzato (una laurea, l’abilità nella musica piuttosto che in uno sport), imponendo interessi che non rispettano le reali inclinazioni dei ragazzi. E il conto si paga salato: il soggetto, eccessivamente pressato, sviluppa il bisogno sempre crescente di eseguire ogni compito senza la minima sbavatura per sentirsi realmente in pace.



Tipi di perfezionismo.

1)Devo essere perfetto/a a tutti i costi.
E’ rivolto verso se stessi, sintetizzabile in puro desiderio di eccellere. La tendenza spiccata alla perfezione può inoltre essere presente nei disturbi del narcisismo, in cui diventa una modalità utile per ricevere costantemente gli elogi e l’ammirazione degli altri, con l’obiettivo di mantenere sempre alta la gratificazione del proprio ego.

2) Devi essere perfetto/a.
Il secondo si riscontra in chi la mania di perfezione la rivolge verso gli altri, ovvero pretende sempre da familiari, parenti ed amici il massimo grado di prestazione in ogni attività: va da sé che chi ne è affetto rischi di compromettere seriamente la propria rete di relazioni sociali.

3) Se non sono perfetto/a non valgo nulla.
La terza forma, forse ancora più subdola verso se stessi, è il cosiddetto perfezionismo socialmente prescritto, ovvero la convinzione di poter essere accettati solo se si è perfetti, credere cioè che ogni propria piccola défaillance possa comportare la perdita dell’amore o della stima di chi ci sta vicino. In questi casi il perfezionismo diventa una strategia di “sopravvivenza”, quando si ritiene di dover compiere sforzi notevoli per essere sempre all’altezza del mondo circostante. Questo accade, ad esempio, nel disturbo di personalità dipendente, caratterizzato da scarsa autostima e fiducia nelle proprie capacità.



Differenze tra perfezionismo sano e quello patologico.

Perfezionismo sano.
Esistono persone caratterizzate da un forte desiderio di eccellere in tutto quello che fanno, di realizzarsi, di raggiungere sempre la cima della montagna. Se tutto questo non porta a sviluppare vere e proprie manie, si può parlare di perfezionismo sano o “salutare voglia di eccellere”. Le caratteristiche principali sono le seguenti: creatività ed entusiasmo; gli sforzi determinano sentimenti di gioia e di soddisfazione; non c’è l’attitudine a far colpo sulle persone per guadagnarsi il loro amore o la loro amicizia; non si demonizza l’errore ma esso viene visto come possibilità di miglioramento e apprendimento.

Perfezionismo patologico.
La linea che separa il perfezionismo sano dal perfezionismo malato è in realtà molto sottile, e si supera quando il sentimento dominante è rappresentano dalla totale insoddisfazione di sé nonostante il raggiungimento dei propri traguardi.



Caratteristiche del perfezionismo patologico.
richiedere a se stesso alti e irrealistici livelli di prestazione e fare di tutto per raggiungerli;
avere la convinzione di dover compiere sforzi eccessivi per guadagnarsi l’amore o l’amicizia degli altri
paura di fallire;
vivere gli errori come un fallimento;
autovalutazione severa;
insoddisfazione per i risultati;
paura di deludere gli altri;
atteggiamento fortemente autocritico;
bassa autostima;
vivere in rapporto al pensiero “tutto o niente”: totale successo o totale fallimento.

Esso può manifestarsi sul posto di lavoro, a scuola, nella vita di coppia, nelle amicizie o in famiglia, ed essere legato ad altre condizioni psicologiche, tra cui: la fobia sociale, il narcisismo e il disturbo di personalità dipendente.



Personalità del perfezionista patologico.
Il perfezionista ha in realtà un Io fragile, con una elevata esigenza di autonomia. Teme la dipendenza perché potrebbe dar potere agli altri su di lui, deve stare un passo più avanti dell’avversario perché ha un forte desiderio di controllo, segue nei ragionamenti una logica rigida del tutto o niente e ha grandi pretese negli affetti. Ha bisogno di chiare abitudini che rafforzino la sua sicurezza ed è restio ai cambiamenti, con una grande severità nelle pretese: non si può sbagliare e quindi anche gli altri devono agire bene, secondo i suoi criteri. Non usa gli errori per correggersi e per non attivare la sua ansia di prestazione (legata al bisogno di sapere che sarà tutto perfetto), innalza tante barriere difensive, programma il futuro, non si lascia andare in maniera spontanea. Ovvio che ad una esasperata applicazione di questo atteggiamento il cervello reagisca con un tilt; spesso infatti non vi è tregua tra un’azione e l’altra e, perennemente in lotta con se stesso, lo zelante incallito è condannato a non vivere mai una vera soddisfazione. Come guarire? A breve scriverò un articolo ad hoc per guarire dal perfezionismo patologico. Nel frattempo posso anticiparvi che l’arma più potente contro ogni forma di disagio patologico è l’alta autostima… Iniziamo a volerci bene, ad accettarci per quello che siamo e non trascurate la possibilità di rivolgervi ad un esperto. (..)



Fonte: http://psicoadvisor.com

 


 

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