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"C’è un genere di individui che esiste da sempre, che si ritrova in ogni razza, cultura, società e classe sociale. Tutti hanno incontrato questi individui e sono stati imbrogliati e manipolati, e costretti a convivere con o a riparare i danni che hanno causato. Questi soggetti spesso affascinanti e sempre dannosi hanno un nome clinico: gli psicopatici. La loro caratteristica principale è un’incredibile assenza di coscienza; il loro scopo è la gratificazione personale a spese degli altri. Molti passano del tempo in prigione, ma molti no. Tutti prendono molto più di quanto diano." – Dr. Robert Hare – The Charming Psychopath

Ho comunicato con migliaia di persone che hanno subito danni per mano di narcisisti maligni, sociopatici e psicopatici nel ruolo di partner, amici, parenti, colleghi o capi. Nel corso del mio lavoro, ho notato un tema ricorrente: la mancanza di supporto della società e il gaslighting dei sopravvissuti. Ecco i comuni errori che la gente fa quando comunica con sopravvissuti a questo genere di insidiosa violenza:

1 -Trattare l’abuso come un problema di “compatibilità”, una “brutta rottura” di una relazione, o minimizzare il comportamento patologico del maltrattatore equiparandolo a quello di “uno str*nzo qualsiasi”. Come società, dobbiamo capire che il narcisismo maligno non è un problema “di tutti i giorni”. Anche se il narcisismo esiste su uno spettro, molti dei sopravvissuti sconvolti dal trauma dell’abuso psicologico hanno incontrato individui al capo estremo dello spettro. Hanno incontrato predatori che li hanno sistematicamente privati di autostima e fiducia in se stessi. Le vittime di narcisisti maligni spesso subiscono abuso emotivo, psicologico, spirituale, finanziario, a volte anche fisico e sessuale. Un narcisista maligno ha caratteristiche che vanno ben oltre egoismo, egocentrismo e vanità. Ha tratti antisociali come mancanza di rimorso, incapacità di adeguarsi alle norme sociali, impulsività, aggressività, e mancanza di una coscienza. Sono persone che possono compiere crudeltà inumane e atti di violenza sia fisica che psicologica solo per ottenere ciò che vogliono. Il Dr. Ramani Durvasula (2018), esperto in violenza domestica, dice: “Ho fatto ricerca e lavorato nel campo della violenza domestica, e la maggior parte dei perpetratori di violenza domestica sono narcisisti o psicopatici. Quindi c’è un pericolo: si sbarazzeranno di voi se intralciate i loro piani.” Il narcisista maligno è un individuo con schemi di comportamento innati che causano danni irreparabili agli altri. Che siate un terapista, un membro delle forze dell’ordine, un parente o amico di un sopravvissuto, fate attenzione a non dare consigli che andrebbero bene per un ‘comune’ individuo tossico. Per esempio, a volte la comunicazione diretta o cercare di farsi valere può far infuriare un maltrattatore, o dargli informazioni che questi manipolatori useranno a proprio vantaggio. I sopravvissuti hanno bisogno di strategie adatte agli aspetti pericolosi dell’abbandonare una relazione con questi individui. I consigli che dareste a chi ha a che fare con una persona dotata di empatia non valgono con una persona priva di empatia, e che fa del male in maniera intenzionale e sadica.



2 – Interrompere fasi chiave del processo di guarigione per spingere il sopravvissuto a “guarire” in fretta. Anche se ogni percorso di guarigione è unico, i percorsi dei sopravvissuti all’abuso narcisistico hanno molti punti in comune perchè sono state usate le stesse tattiche di manipolazione. Un sopravvissuto a costante gaslighting da parte di un maltrattatore soffre degli effetti estremi della dissonanza cognitiva. Stanno cercando di riconciliare la falsa immagine del loro maltrattatore che li ha “agganciati” all’inizio con la sua vera identità fredda e crudele. Come risultato, i sopravvissuti tendono a rimuginare su episodi di abuso e sul love-bombing (bombardamento d’amore) iniziale da parte del maltrattatore. Gli astanti perplessi (terapisti, parenti, amici) potrebbero pensare che il sopravvissuto sia ‘bloccato’ o ‘non riesca ad andare avanti’ perchè rimugina sugli episodi di abuso. Ciò che non capiscono è che rimuginare e analizzare sono effetti del trauma subito. I sopravvissuti a qualunque forma di abuso cercano sempre di districarsi fra i pensieri, i sentimenti e i ricordi che hanno causato la loro dissonanza cognitiva. È per questo che tendono a raccontare più volte le loro storie – perchè stanno cercando di trovare un filo logico coerente per il trauma. Questo filo logico permette loro di superare la dissonanza cognitiva e la dissociazione (compresa la disconnessione fra pensieri, ricordi ed emozioni) che provano a seguito dell’abuso. Come scrive Andrea Schneider (2014): “La dissonanza cognitiva si attenua quando il sopravvissuto all’abuso narcisistico può ricevere conferme e convalide della realtà delle sue circostanze.“
Interrompere il processo di riflessione con giudizi negativi o minimizzando l’esperienza è particolarmente dannoso per sopravvissuti che stanno solo cercando di capire cosa sia successo.



3 -Addossare alla vittima la responsabilità delle azioni del maltrattatore, senza riconoscere l’impatto del trauma bond (legame traumatico).
Capisco che i terapisti che seguono solo la vittima possono sentire di non poter commentare sulle azioni del maltrattatore. Alcuni membri delle forze dell’ordine potrebbero essere confusi sul perchè la vittima non denunci, o addirittura difenda il maltrattatore. Amici e parenti potrebbero anche esitare a giudicare una situazione in cui non sono direttamente coinvolti. Però, a parte l’aiutare una vittima a lasciare in modo sicuro il maltrattatore, concentrarsi troppo su cosa dovebbe fare la vittima nei primi stadi di guarigione potrebbe essere controproducente. Chiedere continuamente alla vittima di “guardarsi dentro” nelle prime settimane di guarigione può anche sfociare nel victim-blaming (l’incolpare la vittima). Terapisti, forze dell’ordine e parenti devono considerare gli effetti del legame traumatico sviluppato dai sopravvissuti verso il maltrattatore nel corso della relazione. È un legame creato dalle intense esperienze emotive nel corso del ciclo di abuso. Le vittime di narcisisti maligni hanno sentito molte versioni di frasi che addossano la colpa alla vittima, anche all’inizio del processo di guarigione:
    Devi lasciar perdere
    Devi passare oltre
    Potresti essere co-dipendente
    Parliamo di te, non di lui
    Perché sei rimasta così a lungo? Parliamo di quello.

Queste affermazioni possono essere fatte con lo spirito di spingere il sopravvissuto a prendere il controllo delle sue azioni. Però, se dette nei primi stadi di guarigione, possono ri-traumatizzare il sopravvissuto. In questa fase di solito è legato in modo traumatico al maltrattatore: un legame nato durante il ciclo di abuso come tattica per sopravvivere ai maltrattamenti. Il Dr. Joe Carter (2006) sottolinea il doppio impatto di legame traumatico e dissonanza cognitiva:
"La combinazione di Sindrome di Stoccolma e dissonanza cognitiva genera una vittima che crede fermamente che la relazione sia non solo accettabile, ma anche disperatamente necessaria per la sua sopravvivenza. La vittima sente che crollerebbe psicologicamente se la relazione dovesse finire. In relazioni a lungo termine, la vittima ha investito moltissimo. La relazione ora determina il suo livello di autostima, il suo valre come persone, e la sua salute emotiva. Cosa molto importante, sia la Sindrome di Stoccolma che la dissonanza cognitiva si sviluppano in modo involontario. La vittima non assume questo atteggiamento di proposito. Entrambe si sviluppano nel tentativo di esistere e sopravvivere in una relazione e un ambiente minacciosi, in cui la vittima è controllata… Sta solo cercando di sopravvivere. La sua personalità sviluppa emozioni e pensieri necessari a sopravvivere in quella situazione e a ridurre i rischi emotivi e fisici… La vittima sta cercando di sopravvivere e di far funzionare la relazione. Una volta deciso che non funziona e che la relazione non si può aggiustare, la vittima avrà bisogno di sostegno." Il legame traumatico è forte e richiede attenzione. Non è stata una rottura normale. A questo punto, il sopravvissuto ha subito molto gaslighting e deve elaborare ciò che il maltrattatore gli ha fatto prima di passare ad azioni che supportino attivamente la guarigione. È per questo che prima ha bisogno di parlare del maltrattatore – di capire le tattiche che ha usato e gli effetti di quelle tattiche – prima di poter tentare di andare avanti in modo pratico.



4 -Credere erroneamente che il maltrattore abbia buone intenzioni e dirlo al sopravvissuto.
I maltrattatori narcisistici e sociopatici tendono ad essere molto affascinati e possono imbrogliare e manipolare anche i più abili professionisti. Chiedetelo al Dr. Robert Hare, inventore dei criteri diagnostici della psicopatia, che ammette di essere stato comunque fregato nonostante la sua esperienza. Ho sentito storie orribili di cos’è successo quando i sopravvissuti all’abuso narcisistico hanno iniziato la terapia di coppia insieme ai loro maltrattatori. La Hotline Nazionale contro la Violenza Domestica raccomanda di NON fare terapia di coppia, perchè una relazione violenta presenta seri squilibri di potere. Trovarsi da uno psicologo con un maltrattatore gli dà la possibilità di manipolare il terapista e fare altro gaslighting alla vittima:
"Il principale motivo per cui non raccomandiamo la terapia di coppia è che l’abuso non è un ‘problema di coppia’. La terapia di coppia potrebbe suggerire che entrambi i partner contribuiscono al comportamento abusante, mentre la scelta di compiere abusi è colpa soltanto del maltrattatore. Concentrarsi sulla comunicazione o altri problemi della relazione distrae dai comportamenti abusanti, e in alcuni casi potrebbe anche rafforzarli." Bisogna tenerlo presente quando si parla delle “intenzioni” di un maltrattatore. Tentare di distogliere l’attenzione dai comportamenti abusanti o malinterpretare le “intenzioni” del maltrattatore può avere l’effetto di far sentire la vittima come se la sua realtà non fosse degna di essere presa in considerazione. Che un amico o un parente comunichi alla vittima “non credo che questa persona volesse farti del male” non è solamente nocivo: di solito è anche falso. Un maltrattatore ha sempre lo scopo di controllare la vittima. Sotto quell’aspetto, le loro intenzioni sono chiare. Quando una persona è stata terrorizzata emotivamente, non c’è nessuna ragione perchè qualcuno ‘dubiti’ che l’intenzione del maltrattatore era fare del male. Un’alternativa più sana sarebbe dire: “Questa persona sembra averti ferito in modo tremendo e non ha fatto alcuno sforzo di smettere, neanche dopo che gliel’hai fatto notare. Proviamo a pensare a come puoi prenderti cura di te e allontanarti da questa persona tossica.”



In conclusione.
Alcuni maltrattatori sono più sadici di altri. Alcuni non hanno empatia, altri non hanno neanche una coscienza. Se volete aiutare un sopravvissuto alla violenza psicologica di un narcisista maligno, dovete aiutarli ad accettare la mentalità di cosa significhi essere un predatore – non fare ulteriore gaslighting cercando di convincerli che hanno a che fare con qualcuno che prova empatia o rimorso. Dovete offrire empatia, compassione e comprensione alla vittima, non al maltrattatore. Il punto è che i maltrattatori hanno problemi con il credere di avere diritto a tutto, il loro bisogno di controllo e la loro incredibile mancanza di empatia. Invece di concentrarsi sulle vittime, è tempo che la società si concentri sulla natura abusante dei maltrattatori.

Shahida Arabi – How Society Gaslights Survivors of Narcissists, Sociopaths, and Psychopaths.

Fonte estera: https://blogs.psychcentral.com

Fonte italiana: https://lamiastoriadiviolenza.wordpress.com

 

 

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