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La colonizzazione e la cristianizzazione forzata dei territori dell'America Centrale a opera dei conquistadores, e dei missionari al loro seguito, fin dagli inizi del Cinquecento porrano gli amerindi, ovvero gli indios, non solo alla morte fisica, ma anche a quella morale. Lo sterminio avviene in maniera scientifica sulla base di un proclama, che si chiama Requerimiento, che i conquistadores, una volta penetrati nel loro territorio, leggono agli stessi indigeni oltretutto in spagnolo e quindi in termini per loro incomprensibili.

 

 

La figura centrale di questo documento, che ha l'appoggio della Chiesa di Roma, paradossalmente ha come protagonista Gesù Cristo, presentato come "capo della stirpe umana"; Gesù ha dato il potere sugli uomini al suo apostolo Pietro e questi ai suoi successori,i vescovi di Roma. Uno di questi pontefici, Alessandro VI, dopo la scoperta dell'America fatta da Cristoforo Colombo, ha donato il continente ai sovrani spagnoli e portoghesi, dichiarati quindi "legittimi dominatori" delle terre scoperte e da scoprire nel trattato di Tordesillas del 1494; A questo scopo ha tracciato una linea di divisione immaginaria che risulta di 450 leghe a ovest delle Isole di Capo Verde. Il conquistador, inviato dai sovrani, è accompagnato da "individui di virtù riconosciuta, sol timor di Dio", ovvero i missionari, "allo scopo di istruire nella fede cattolica e ispirare a voi il desiderio dei buoni costumi". Di conseguenza il conquistador conclude la lettura del proclama: "Con ciò garantisco e giuro che, con l'aiuto di Dio e con la nostra forza, penetreremo nella vostra terra e condurremo guerra contro di voi [...] per sottomettervi al giogo e al potere della Santa Chiesa [...] infliggendovi ogni danno possibile e di cui siamo capaci, come si conviene a vassalli ostinati e ribelli che non riconoscono il loro Signore e non vogliono ubbidire, bensì a lui contrapporsi". E sul massacro degli Indios ci sono anche note lasciate dai missionari, tra i quali il vescovo Bartolomeo de Las Casas, e da alcuni documenti dei conquistadores dai quali si evidenziano le atrocità compiute in nome di Cristo, come quando "costruirono pure larghe forche,in modo tale che i piedi toccassero appena il terreno (onde evitare il soffocamento) ed appesero ad ognuna di esse - in onore del Redentore e dei dodici apostoli - gruppi di tredici indios, mettendovi sotto legna e braci e bruciandoli vivi". E ancora: "Spesso staccavano ad uno un braccio, ad altri una gamba o una coscia, per troncare di colpo la testa a qualcun'altro, non diversamente da un macellaio che squarta le pecore per il marcato". E Vasco de Balboa fa' sbranare una quarantina di indios dai cani affamati. Si tratta di autentici "crimini contro l'umanità", come si direbbe oggi. Qualche missionario cerca di opporsi alla politica dei conquistadores, come il teologo Francesco da Vitoria dell'Università di Salamanca, cercando di convincere gli stessi reali spagnoli che quel sistema porterà allo spopolamento del continente; e certo non è meno ignobile il rimedio adottato dai conquistadores per combattere quel male, la deportazione di schiavi neri dall'Africa. E anche questo con l'aiuto dei messionari. Che,mentre operavano la conversione forzata al cristianesimo, imbevono di falsi ideali quei popoli che non conoscono la realtà della natura umana cosiddetta civilizzata, e di cosa sia capace pur di raggiungere la ricchezza. Infatti accade che, una volta ingannati e ridotti allo stato di schiavitù, molti indios si suicidino e si lascino morire di fame. Inoltre un gran numero di neonati muore nei primi mesi di vita, privi come sono di sostentamento; e molte donne affogano la propria prole per disperazione. Alcune, rimaste incinte, usano particolari erbe per poter abortire. Sul massacro degli Indios va citata la riflessione svolta all'udienza generale del 23 maggio 2007, all'indomani del viaggio in Brasile, da Benedetto XVI, che peraltro non è neanche una richiesta di perdono: "Il ricordo di un passato glorioso non può ignorare le ombre che accompagnano l'opera di evangelizzazione del continente latinoamericano: non è possibile infatti dimenticare le sofferenze e le ingiustizie inflitte dai colonizzatori alle popolazioni indigene, spesso calpestate nei loro diritti umani fondamentali. Ma la doverosa menzione di tali crimini ingiustificati non deve impedire di prender atto con la gratitudine dell'opera meravigliosa compiuta dalla grazia divina tra quelle popolazioni nel corso di questi secoli".

L'uso della violenza come strumento di evangelizzazione è contrario alle Sacre Scritture. Gesù condanna la violenza e non forza nessuno ad accettare la sua religione. Nel suo Discorso della Montagna Gesù ha parlato dell'amore per i nemici. In Matteo leggiamo:
Matteo 5,38-48 "38 Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; 39 ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra; 40 e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. 41 E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due. 42 Da' a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle. 43 Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; 44 ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, 45 perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. 46 Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47 E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48 Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste."

La preghiera cristiana arriva fino al perdono dei nemici. Essa trasfigura il discepolo configurandolo al suo Maestro. Il perdono è un culmine della preghiera cristiana; il dono della preghiera non può essere ricevuto che in un cuore in sintonia con la Compassione Divina. Il perdono sta anche a testimoniare che, nel nostro mondo, l'amore è più forte del peccato. I martiri di ieri e di oggi rinnovano questa testimonianza di Gesù. Il perdono è la condizione fondamentale della Riconciliazione (2 Cor 5,18,21) dei figli di Dio con il Padre e degli uomini tra loro. Il messaggio di Gesù, quindi, è un messaggio d'amore per i nemici. E' un messaggio che esalta il perdono. E' un messaggio che esalta la pace e i perseguitati.

Fonte: http://www.tuttigliscandalidelvaticano.com

 


 

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