I soldati arrivarono rapidamente, ma i cittadini di Domenikon non capivano cosa avesse causato un tale trambusto. Sapevano di un agguato ai danni di una colonna italiana: 9 militari erano rimasti uccisi ed un generale era stato ferito. Ma cosa c’entravano loro? Una ventina di uomini ritenuti fiancheggiatori dei partigiani che avevano attaccato il convoglio vennero portati via. Sarebbero stati fucilati poco più tardi. Il resto della popolazione di età compresa tra i 14 ed i 70 anni venne ammassata nella piazza del villaggio. ‘Forse cercano altri fiancheggiatori’, pensarono. Qualcuno dei greci, però, parlava italiano. E sentì chiaramente le parole di un soldato: ‘Vi bruceremo tutti’. La brutalità dei massacri compiuti dalle SS in Italia è tristemente nota: Marzabotto, S. Anna di Stazzema e le Fosse Ardeatine sono i casi più famosi. Nella maggior parte dei casi si trattava di vigliacche rappresaglie contro l’azione dei partigiani locali. È da brividi quindi pensare che l’esercito italiano, in qualità di invasore, si comportò nello stesso modo.

 



La strage di Domenikon è forse l’azione più brutale e conosciuta compiuta dagli italiani durante l’occupazione della Grecia. La decisione arrivò proprio da quel generale che rimase ferito nell’imboscata greca. ‘Ammazzateli tutti, bruciate il villaggio’. Vennero fucilati a gruppi di 7. Colpo dopo colpo, gli uomini dei villaggi di Domenikon, Mesohori, Amouri e Damasi vennero massacrati: 175 uomini persero la vita il 16 febbraio del 1943. Il villaggio venne anche dato alle fiamme. Altre stragi seguirono nei mesi successivi, eventi dei quali in Italia si parla poco se non per niente. E nel 2008, quando venne pubblicato il documentario ‘La guerra sporca di Mussolini’ che raccontava le stragi italiane durante la guerra (incluso il massacro di Domenikon), la RAI si dichiarò ‘non interessata’ al progetto. In piena coerenza, a dire il vero, con un paese che ha sempre evitato di affrontare in maniera diretta le proprie responsabilità nel conflitto più orrendo che la storia ricordi.

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