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Quella del Vietnam fu una guerra sciagurata che, nei quindici anni di durata, ha mietuto vittime infinite, probabilmente milioni anche se il numero esatto non è mai stato reso noto, sia per motivi di propaganda che per l’oggettiva impossibilità di tenere il macabro conteggio di corpi letteralmente svaniti fra esplosioni, napalm e il fango delle risaie. Tuttavia, le conseguenze di quell’immane tragedia continuano a mietere lutti e ad affliggere quelle popolazioni; non parliamo semplicemente delle mine e degli ordigni, seminati fino a saturare aree amplissime, che a tutt’oggi provocano almeno trecento morti all’anno, parliamo di qualcos’altro, assai più subdolo, l’”Agente Arancio”, ovvero l’uso indiscriminato della diossina.

Fra gli anni ’60 e l’alba degli anni ’70, l’impegno americano era nel pieno; allora i G.i. si trovavano a fare i conti con la giungla dove si nascondevano i Vietcong e i soldati dell’Esercito del Nord Vietnam. Per ovviare al problema venne avviata l’operazione “Ranch hand”: centinaia di aerei, per anni, sganciarono un defoliante che spogliava la vegetazione e avvelenava il terreno praticamente per sempre; si trattava di composti a base di diossina, assai più concentrati di quelli che venivano allora ancora usati in agricoltura per il diserbo prima che venissero vietati.

I risultati furono (e sono ancora) catastrofici, una Seveso amplificata su scala colossale; si calcola che almeno un milione di persone siano state contaminate, fra cui almeno 150mila bambini, con conseguenze tragiche: cecità, sordità, tumori e poi deformazioni d’ogni tipo in chi è stato generato da chi è risultato contaminato gravemente o nasce in quell’inferno. Il terreno, saturo di diossina concentrata che, come si sa, ha un lunghissimo periodo di tossicità, continua a provocare contaminazione ed effetti nefasti in una catena d’orrore che non conosce sosta.

Gli Usa si trincerarono (e lo fanno ancora) dietro la scusa che, allora, gli effetti sul piano sanitario di quei composti non erano noti, tanto che allora la diossina era componente di numerosi prodotti per l’agricoltura, sia pure in dose assai più diluita. Ma, appunto, è una scusa.

A parte che già allora fra i G.i. (che pure in molti furono contaminati) le voci sugli effetti del defoliante cominciavano a girare, il dr. James Clary, che ha lavorato allo sviluppo di quei composti, ha affermato che già allora, negli anni ’60, gli scienziati militari erano pienamente consapevoli del danno potenziale della contaminazione da diossina, soprattutto vista la maggiore concentrazione usata per l’”Agente Arancio”, ma, visto che doveva essere usato sul nemico, nessuno se n’era preoccupato. Eppure la diossina che quei composti potevano sviluppare a certe temperature era la Tcdd, la medesima, micidiale, di Seveso. A quel tempo, le aziende produttrici (in testa la Monsanto, capofila del programma), per mettersi le spalle al sicuro, inviarono diversi memorandum – ovviamente inascoltati – per avvertire dei potenziali rischi per la salute.

Da allora, dinanzi a tutte quelle vittime, a tutto quel disastro irreversibile, gli Stati Uniti non hanno speso una parola di rammarico, di solidarietà, neppure per tutti quei bambini che ancora oggi, nelle zone contaminate, nascono deformi o già malati. Rifiutare di ammettere le proprie colpe dinanzi a simili fatti è già assai grave, rifiutare di constatare i propri errori è peggio; ma forse è la paura di dover poi risarcire le proprie vittime che li frena. E questa sarebbe la potenza globale che pretende di governare il mondo.  

Fonte: https://www.ilfarosulmondo.it

 

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