Con genocidio cambogiano e di minoranze etniche e religiose cambogiane o autogenocidio cambogiano ci si riferisce al processo di epurazione del popolo cambogiano avvenuto tra il 1975 e il 1979, ovvero nell'arco dell'esistenza della Kampuchea Democratica, sotto la dittatura comunista di Pol Pot. La storiografia ha appurato che durante l'esistenza della Kampuchea Democratica sono stati uccisi da 1,5 a 3 milioni di cambogiani. Per le proporzioni del fenomeno e l'impatto sulla popolazione complessiva, il genocidio in questione può essere considerato come un caso unico e senza precedenti nella storia dell'umanità.
I khmer rossi volevano trasformare il paese in una repubblica socialista agraria, fondata sui principi del maoismo. Nel 1976 i khmer rossi cambiarono il nome del paese in Kampuchea Democratica. Per realizzare i loro obiettivi, essi svuotarono le città e costrinsero i cambogiani a trasferirsi nei campi di lavoro nelle campagne, dove avvenne una gran quantità di morti per esecuzioni di massa, lavori forzati, abusi fisici, malnutrizione e malattie. Ciò provocò la morte di circa il 25% della popolazione totale della Cambogia. All'incirca 20.000 persone passarono attraverso il centro di tortura di Tuol Sleng (noto anche come S-21), una delle 196 prigioni gestite dai khmer rossi, e solo sette adulti sopravvissero. Gli oppositori venivano portati nei Killing Fields, dove venivano giustiziati (spesso con attrezzi contadini come picchetti o asce, per risparmiare proiettili) e sepolti in fosse comuni. Il rapimento e l'indottrinamento dei bambini era diffuso e molti bambini e ragazzi, nel pieno della loro incoscienza e immaturità, ignari di ciò che facevano, erano persuasi o costretti a commettere veri e propri atti di sadismo. L'invasione vietnamita della Cambogia pose fine al genocidio con la sconfitta dei khmer rossi nel 1979.
Il 2 gennaio 2001 il governo cambogiano istituì il Tribunale speciale della Cambogia, con l'intento di processare i membri del regime responsabili del genocidio cambogiano. Le udienze cominciarono il 17 febbraio 2009. Il 7 agosto 2014 Nuon Chea e Khieu Samphan sono stati condannati all'ergastolo per crimini contro l'umanità durante il genocidio. A partire dal 2009, la ONG cambogiana Centro cambogiano di documentazione ha mappato circa 23.745 fosse comuni contenenti circa 1,3 milioni di presunte vittime dell'esecuzione. Si stima che l'esecuzione diretta rappresenti circa il 60% del bilancio totale delle vittime durante il genocidio mentre le rimanenti vittime morirono di fame o malattia.
Fonte: https://it.wikipedia.org