Si parla di quella che è, secondo i ricercatori, a tutti gli effetti un’imminente pandemia di Parkinson nel nuovo studio pubblicato sul Journal of Parkinson’s Disease. Nello studio si fa notare come, durante tutta la storia umana, quella di Parkinson sia stata tutto sommato una malattia rara e che solo negli ultimi decenni si sta diffondendo a macchia d’olio. Le cause sono probabilmente da ricercare anche nei sottoprodotti dell’industrializzazione. La diffusione maggiore riguarda in ogni caso tutti i disturbi neurologici che ad oggi rappresentano la principale causa di disabilità livello globale, complice anche l’aumento sempre maggiore della lunghezza della vita umana (negli ultimi due decenni, per esempio, è aumentata di ben sei anni). Si pensi che nel 1855, solo quarant’anni dopo gli studi del dottor James Parkinson che descrissero per primi la malattia, solo 22 persone su 15 milioni in Inghilterra e in Galles erano morti di Parkinson. Nel 2014 da 5.000 a 10.000 individui su 65 milioni nel Regno Unito sono deceduti a causa del Parkinson. Dal 1990 al 2015, il numero di persone con morbo di Parkinson è raddoppiata in tutto il mondo superando i 6 milioni. Secondo gli esperti questo stesso numero è destinato a raddoppiare, dunque a superare i 12 milioni, entro il 2040. Paradossalmente è anche il calo del numero dei fumatori che porta le persone anziane a vivere di più e dunque all’aumento parallelo del numero di malati di Parkinson. È lo stesso Patrik Brundin, caporedattore del Journal of Parkinson’s Disease, a parlare di “pandemia” nel comunicato stampa che presenta lo studio: “Entro il 2040, possiamo davvero parlare di una pandemia che si tradurrà in un aumento della sofferenza umana, oltre che nell’impennata dei costi sociali e medici. Come si può rendere consapevole la comunità di questo scenario e attuare cambiamenti nelle priorità di ricerca e nei programmi di assistenza per ridurre il peso della prossima pandemia?” Sulla stessa lunghezza d’onda è anche l’autore principale dello studio, Ray Dorsey, dell’università di Rochester, Stati Uniti. Secondo lo studioso tra qualche anno vi sarà una vera e propria ondata per quanto riguarda il numero di malati di Parkinson e ciò farà schizzare a costi elevatissimi l’assistenza.
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