La Cina sta accelerando la creazione di una struttura finanziaria globale capace di competere con la Banca Mondiale e con la Asian Development Bank. Pechino ha proposto di aumentare di due volte, ossia fino a 100 miliardi di dollari, il capitale sociale della Banca asiatica per gli investimenti infrastrutturali. Lo ha scritto il Financial Times. Il progetto stesso è stato per la prima volta presentato da Xi Jinping, presidente della Repubblica Popolare Cinese, nell’ottobre dell’anno scorso durante il suo primo viaggio nel Sud-Est asiatico.
Da allora oltre 22 paesi, tra cui alcune monarchie petrolifere del Medio Oriente, hanno manifestato interesse verso il progetto cinese. Considerato il conservatorismo del mercato bancario internazionale, ciò può essere valutato come un grande successo della Cina. Secondo informazioni ancora non confermate, Pechino ha discusso il lancio di questo progetto con una serie di stati europei, nonché con l’Australia, USA e Giappone. Ma qualora gli stessi dovessero diventare azionisti della banca, la Cina conta di ridurre al minimo la loro influenza in questo istituto.
A tale scopo la Cina intende conferire la maggior parte dei mezzi nel capitale sociale. Non solo, ma concepisce la Banca asiatica per gli investimenti infrastrutturali come un rivale diretto innanzitutto della Asian Depelopment Bank, nella quale il ruolo principale è svolto dagli USA e dal Giappone che controllano, rispettivamente, il 15,7 e il 15,6% del capitale sociale, mentre la Cina vi possiede soltanto il 5,5% delle azioni. Ma la proposta di raddoppiare il capitale della futura banca affinché ammonti a 100 miliardi di dollari è stata fatta appunto per poter competere realmente con la Asian Development Bank, il cui capitale sociale è pari a 165 miliardi di dollari.
Il nuovo progetto cinese contribuirà all’aumento dell’influenza della Cina sul mercato finanziario globale, ritiene Grigorij Birg, analista bancario dell’agenzia indipendente Investkafe:
Questo progetto, insieme con il sostegno dato dalla Cina alla creazione della Banca per lo sviluppo del BRICS, è chiamato a ridimensionare il predominio dei paesi evoluti dell’Occidente nel sistema finanziario mondiale. Proprio i paesi emergenti saranno la locomotiva del futuro sviluppo, mentre la Cina oggi è già la seconda economia mondiale. Pertanto questi paesi devono avere un maggiore peso nella sfera del controllo dei flussi finanziari mondiali. La Cina si prefigge proprio questo obiettivo creando la Banca asiatica per investimenti infrastrutturali.
A quanto risulta, i partner potenziali della Cina nell’ambito della nuova banca hanno accolto positivamente la proposta di finanziare l’infrastruttura della nuova Via della Seta dall’Asia verso l’Europa attraverso il Medio Oriente. Dietro questa iniziativa c'è l’intenzione della Cina di creare per sé un nuovo canale di espansione commerciale sui mercati globali. Grigorij Birg è del parere che la nuova banca servirà alla Cina anche per il rafforzamento del suo controllo sull’infrastruttura di altri paesi:
La Cina è interessata alla partecipazione ai progetti infrastrutturali, alla valorizzazione dei giacimenti e all’estrazione delle risorse naturali all’estero. A questo scopo ha bisogno di partecipare al finanziamento di tali progetti, forse anche insieme con compagnie private o banche statali di altri paesi. Lo dimostra l’esempio della cooperazione della Cina con le compagnie russe Rosneft e Gazprom. I contratti con queste compagnie sono accompagnati dal finanziamento di progetti congiunti da parte della Cina. Pechino intende aumentare la capitalizzazione della Banca asiatica per investimenti infrastrutturali proprio al fine di rafforzare la sua partecipazione ai progetti infrastrutturali ed altri grandi progetti realizzati all’estero.
Tra i primi progetti della banca viene citata la costruzione della ferrovia Pechino-Baghdad. Si presuppone che il grosso dei fondi di credito sarà concesso dalla Cina. Gli esperti non escludono che questa banca possa diventare anche una nuova piazza chiamata ad aumentare la convertibilità dello yuan. Nei paesi emergenti cresce, infatti, continuamente la domanda di crediti in yuan.
Fonte: http://italian.ruvr.ru