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La moneta di Worgl, adottata nel 1932 e nel 1933 nella cittadina austriaca che aveva questo nome, fu un esperimento dallo straordinario successo e dalla emblematica fine, che non può non essere conosciuto. Siamo nel bel mezzo della grande depressione iniziata nel 1929. La moneta scarseggiava, la disoccupazione cresceva esponenzialmente, le imprese chiudevano come mosche (vi ricorda qualcosa?).

 

 

Luglio 1932. Questa crisi si faceva sentire anche a Woergl, dove su 4.000 abitanti, più di 1.500 soldi erano disoccupati e 200 famiglie non avevano praticamente soldi.

Il borgomastro aveva più o meno in cassa 32.000 scellini. Che cosa si sarebbe potuto fare con solo quella cifra?

Ma questo borgomastro, ovvero il tirolese dal tremendo cognome, Michael Unterguggenberger (1884-1936), ex sindacalista, meccanico e ferroviere, voleva aiutare i disoccupati della sua città ed aiutare i cittadini ad avere soldi, in modo anche da poter pagare le tasse.

Ma, prima di dirvi ciò che accadde, c’è una sua dichiarazione, inviata alla fine della Grande Guerra, nel 1918, a un giornale berlinese che merita di essere letta

“Nonostante le sacre promesse di tutte le nazioni di bandire la guerra una volta per tutte, nonostante l’urlo delle masse “Mai più guerra”, nonostante le speranze di un futuro migliore, consti quello che dico: se il sistema monetario attuale, basato sull’interesse semplice e composto, rimane operativo, oso predire oggi che non passeranno 25 anni prima che venga un’altra, molto più terribile guerra. Ne vedo lo sviluppo chiaramente. Il grado dell’attuale progresso tecnologico che porterà rapidamente a risultati industriali da record. La capitalizzazione sarà rapida nonostante le enormi perdite belliche, e la sovraproduzione abbasserà il tasso di interesse. Il denaro comincerà ad essere accaparrato. L’attività economica diminuirà ed un numero crescente di disoccupati vagabonderà per le strade. Come prima soluzione si cercherà di occupare territorio e fabbricare armi per lo scopo, giustificando l’operazione col dover dare lavoro ai disoccupati. Si formeranno movimenti rivoluzionari selvaggi tra le masse scontente e fiorirà la pianta velenosa dell’estremo nazionalismo. Le nazioni non si capiranno a vicenda e alla fine non potrà che scoppiare un’altra guerra.”

Il nostro Borgomastro veniva dal popolo ed in vita aveva conosciuto anche condizioni di povertà, nell’ambito delle quali aveva contratto la tubercolosi, che lo avrebbe poi ucciso a 52 anni.

Nelle sue ricerche volte a trovare soluzioni ai problemi economici che aveva di fronte, lesse anche Silvio Gesell e della sua teoria della moneta deperibile, lettura che si rivelò fondamentale. Gesell fu il teorico della “moneta deperibile”; ovvero, per sommi capi,
di una forma di denaro che -a differenza di quanto era sempre avvenuto- nel corso del tempo perdesse valore. Immaginate ad esempio una banconota da cento euro che dopo un certo decorrere di tempo ne vale, ad esempio, 90. Un denaro quindi che più viene tesaurizzato, più perde valore. La sua visione aveva lo scopo di disincentivare al massimo la tesaurizzazione monetaria, e favorire la costante rimessa in circolazione del denaro, e la sua velocità di circolazione. Gli studi di Gesell ispirono diversi progetti di moneta “alternativa” e “complementare”.

Il sindaco di Worgl ipotizzò un progetto di “altra” moneta per risolvere i problemi del suo territorio. Questa moneta, nelle intenzioni, doveva agire sul problema della bassa velocità di circolazione della moneta ufficiale; moneta che progressivamente sparisce dalle mani della maggioranza dei cittadini, per concentrarsi in poche mani, che la tesaurizzano e la usano per fare speculazioni. Lo scopo era attuare le intuizioni di Gesell, appunto, sulla “moneta deperibile”; una moneta che perdesse gradatamente valore nel tempo.

Dopo un paziente lavoro di confronto con negozianti, imprenditori e professionisti di Worgl, il 5 luglio lesse ad alta voce il suo programma di soccorso economico.

Partiamo da una premessa. Nelle casse del comune erano restati circa 32.000 scellini. Il sindaco mise quei 32.000 scellini come deposito presso una banca locale come garanzia ed emise il valore di 32.000 scellini nella forma di una nuova moneta che si chiamava Bestätigter Arbeitswerte o Certificati Di Lavoro. I tagli della nuova moneta corrispondevano al valore di 1, 5 e 10 scellini. Questa moneta sarebbe scaduta dopo un mese dalla data dell’emissione, a meno che non si fosse acquistata, mensilmente, presso il municipio, una marca da bollo che costava quanto l’1% del valore della banconota in questione. In pratica era un costo del 12% annuo del valore facciale. Il che era una modalità che sostanzialmente faceva perdere il 12% del valore originario. Il cittadino, dovendo, nel corso di un anno, acquistare e apporre marche da bollo per un valore totale del 12% del taglio della banconota, arrivava a perdere il 12% del valore originario.

Riepilogando. Il sindaco aveva 32.000 scellini ufficiali in cassa. Li depositò in una banca locale a garanzia dell’emissione di una nuova moneta (“Certificati del lavoro”) del valore complessivo di 32.000 scellini. Si tratta quindi di una forma di moneta “convertibile”; dove l’emissione monetaria è “garantita” da un equivalente in moneta ufficiale. Questa nuova moneta doveva essere rinnovata ogni mese con una marca da bollo pari all’1% del suo valore nominale. Ovvero, nei fatti, è come se in un anno perdesse il 12% del suo valore.

Essendoci 32.000 scellini ufficiali come deposito di garanzia chi voleva poteva cambiare questa nuova moneta con gli scellini “veri”, ma in quel caso c’era una perdita del 5% rispetto al valore nominale. Praticamente nessuno andò a convertire la nuova moneta negli scellini ufficiali.

Comunque, anche se l’emissione originaria era stata del valore di 32.000 scellini, il sindaco temendo che potesse esserci un impatto troppo forte ed inflattivo, ritirò parte delle banconote emanate; finché solo 1/3 di esse rimase in circolazione.

Il risultato fu straordinario.

Questa nuova moneta aveva una velocità di circolazione nettamente superiore a quella degli scellini regolari. Si calcola che mediamente essa cambiava di mano circa 500 volte in 14 mesi, contro le 6-8 volte della moneta nazionale. Questo fece muovere beni e servizi per un valore di due milioni e mezzo di scellini. Le casse del comune si riempivano rapidamente e con altrettanta rapidità si svuotavano per poi riempirsi.

All’inizio i bottegai si rifiutarono di accettare questa nuova moneta. Il sindaco però riuscì a rompere il fronte dei recalcitranti, convincendo alcuni di essi ad accettare questo mezzo di pagamento, promettendo loro agevolazioni. Presto anche i più riluttanti si convinsero a partecipare al nuovo sistema monetario. Solo due furono le eccezioni; l’ufficio postale e la stazione ferroviaria, istituzioni dello stato, che si rifiutarono fino all’ultimo di accettare questi “certificati del lavoro”.

Era dal 1926 che il Comune non vedeva tanti introiti. Le tasse arretrate e non pagate fino all’introduzione della moneta deperibile ammontavano a 118mila scellini, ossia al quadruplo dell’emissione di banconote del lavoro. Nel primo mese della nuova emissione, già 4.542 scellini erano stati pagati. Il Comune non solo poté cominciare a far fronte ai suoi creditori, ma presto occupare parte di quei 1.500 disoccupati in opere pubbliche. Un comune che fino a poco tempo prima era in crisi economica, con questa innovazione monetaria poté costruire un ponte sul fiume Inn, asfaltare quattro strade, rinnovare le fognature e le installazioni elettriche, realizzare nuove case, piantare nuovi alberi nelle foreste, ed addirittura impiantare un trampolino per salto con sci. Quel comune poté permettersi di fare lavori pubblici che voleva fare da anni e che non sapeva come fare, e la disoccupazione fu sostanzialmente azzerata. Su un ponte venne messa una placca commemorativa che diceva “costruito con la nostra Moneta Libera”

Tutti gli impiegati del Comune, compreso il sindaco, dal luglio 1932 cominciarono a ricevere metà del loro stipendio in moneta deperibile. Gli operai disoccupati che lavoravano per il locale comitato di soccorso (ed erano impiegati dal Comune in piccole opere pubbliche), venivano integralmente pagati in denaro comunale.

Un progetto nato tra derisioni e accuse di frode, si dimostrò un successo impressionante. Altri territori pensarono di attuare un modello simile. Dopo un anno e mezzo, un’altra cittadina, Kirchbichl adottò un sistema di questo tipo, e 200 paesi e cittadine austriache dichiararono di voler emettere una loro moneta. La prima fu la vicina Kitzbühel, famosa stazione sciistica, che inizialmente aveva cominciato ad accettare i certificati di Wörgl, e giunti al primo gennaio 1933 aveva emesso in proprio 3.000 scellini. Circa 300.000 cittadini della provincia volevano aderire al modello realizzato a Worgl. Pare che questo interesse vi fosse in circa 200 paesi e cittadine austriache.

Intanto a Wörgl accorrevano economisti, ricercatori e semplici curiosi per studiare il “miracolo”. In questa cittadina austriaca giunse anche il primo ministro francese Édouard Dalladier, che voleva capire meglio come funzionava il tutto. Il 19 agosto del 1932 il Dott. Rintelen, membro del Governo, riceveva una delegazione capitanata dal borgomastro. Durante l’incontro dei fatti si disse che l’esperimento funzionava e non c’era ragione per interromperlo.

Facciamo anche adesso un riepilogo. La moneta creata dal coraggio del borgomastro di Worgl aveva risollevato la cittadina austriaca, praticamente cancellando la disoccupazione, con nuove opere pubbliche e prosperità personale. Altre cittadine stavano cominciando ad aderire al modello. Ed anche alcuni economisti e politici cominciavano a rifletterci seriamente.

A quel punto questo modello diventava un problema. Diventava un problema proprio perché stava avendo successo.

Intervenne allora la Banca Centrale Austriaca che dichiarò illegale la nuova moneta. Alla cittadina di Worgl venne rivolta l’accusa di avere ecceduto i suoi poteri, perché il diritto di emettere moneta in Austria era di esclusiva spettanza della Banca Centrale.

La proibizione fu esecutiva il 15 settembre 1933. La città di Worgl si appellò però alla Corte Suprema, che rigettò l’appello.

A partire dal 1934 cessarono tutti gli esperimenti di “moneta libera”.

Noi conosciamo così bene la storia della moneta locale grazie a Fritz Schwartz, che fu testimone oculare di queste vicende. Tre anni della moneta di Woergl, c’era stato un altro esperimento, anche se meno noto. Esso si era realizzato nello Schwanenberg, in Germania. Un certo Dr Hebecker, padrone di una miniera di carbone, era praticamente sul lastrico per mancanza di denaro. Allora ebbe una pensata. Propose ai suoi impiegati che, poiche' aveva carbone ma non denaro, avrebbero potuto accettare il 90% del salario in moneta propria chiamata Wära e redimibile in carbone. Gli impiegati non avevano alternative, ed accettarono. Anche nel caso del Wära c’era una forma di “agevolazione alla circolazione”, una tassa di magazzinaggio che ne favoriva la circolazione rapida. Ma nel caso di questo progetto, non c’è stato un testimone che lo abbia potuto raccontare in tutti i suoi sviluppi, anche se sembra abbia portato progressivi miglioramenti economici. Visto che le condizioni della zona stavano migliorando, intervenne prontamente il Cancelliere Heinrich Brüning (1885-1970) per fare venire meno Schwanenberg e fare approvare "decreti legge di emergenza" che proibissero l’emissione di altre forme monetarie. Grazie al pronto intervento del governo, la miseria e la fame precedenti vennero ristabilite.

Alfredo Cosco

Fonte: http://www.ilsovranista.it

 


 

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