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Da Paese del Sol Levante a Paese del Sol Calante. Il Giappone è alle prese con una crisi demografica senza precedenti ed entro il 2100 potrebbe perdere il 34% della sua già vecchia popolazione. Su quasi 127 milioni di abitanti, le persone con più di 70 anni superano il 20% della torta e si attestano intorno ai 27 milioni di unità; gli under 14 sono appena il 12,4%. Questi sono i dati diffusi dal ministero degli Affari Interni e delle Comunicazioni giapponese nel 2017, e oggi è lecito aspettarsi addirittura un peggioramento. C’è una proiezione dell’Onu che spiega quale potrebbe essere il futuro del Giappone: se la situazione non dovesse cambiare, nel 2065 la popolazione giapponese subirà un calo del 22% , passando da 127 milioni a 87. In altre parole, spariranno 28 milioni di persone e il vuoto che lasceranno non sarà rimpiazzato da nessuno. Ne risentirà l’economia, perché nel 2040 Tokyo arriverà a spendere un quarto del suo prodotto interno lordo per il welfare, e molte aziende chiuderanno la saracinesca perché a corto di personale (dal 2006 al 2013 il loro numero è già calato del 31%). Eppure, nonostante il cronico problema demografico cui deve far fronte, il Giappone non ha alcuna intenzione di aprire i propri confini per accogliere lavoratori stranieri. Piuttosto che rimpiazzare i giapponesi con persone provenienti da oltre confine, Tokyo preferisce rimpiazzare i posti di lavoro vacanti con robot e aiutare le persone anziane a vivere più a lungo con gadget fantascientifici e nuove tecnologie.

Il lento declino della società giapponese.
In Giappone vivono oltre 70mila ultra-centenari e il loro numero, confermano i dati pubblicati dal governo, è cresciuto per il 49esimo anno consecutivo, a conferma di come la società nipponica stia invecchiando senza rimedio. Basti pensare che gli over 100, nel 1989, erano appena 3078; oggi sono aumentati di ben 23 volte. Non vi sarebbe alcun problema se i giovani contribuissero a ripopolare il paese con nuovi nascituri, ma così non è perché il tasso di fertilità è sempre più basso, tanto che nel 2018 si attestava a 1,41 figli per donna. La demografia è strettamente collegata all’economia non solo dal punto di vista del welfare, cioè per i soldi statali destinati all’assistenza sanitaria dei più anziani, ma anche per quanto riguarda l’occupazione. Più anziani vuol dire meno persone abili e arruolabili all’interno delle aziende, che si ritrovano così a corto di lavoratori. Come fare, dunque, per evitare contraccolpi economici? La scelta più ovvia sarebbe quella di aprire le frontiere a cittadini affamati di lavoro provenienti dal sud-est asiatico. Niente da fare. Tokyo ha concesso pochissime eccezioni: quasi 50 mila unità nell’ultimo anno, una goccia che si aggiunge ai 2,26 milioni di stranieri già presenti in loco. In ogni caso, Abe Shinzo ha riformato la normativa sull’immigrazione, la quale si propone ora di aumentare le tutele giuridiche agli stranieri produttivi e allungare i tempi di rinnovo dei loro permessi di soggiorno. Tuttavia, il Giappone sembra più interessato a seguire altre strade, come quella dell’affidamento ai robot.

I robot e i gadget tecnologici.
Erano abituati a vedere i robot solo nei manga e negli anime. Molto presto i giapponesi dovranno abituarsi a convivere con gli automi anche sul posto di lavoro. Il Giappone assisterà a una vera e propria sostituzione, non tanto etnica quanto lavorativa. D’altronde le fabbriche che non trovano impiegati lo stanno già facendo: investire nell’automazione, cioè assumere robot al posto di uomini in carne ed ossa. Secondo un’indagine della banca centrale giapponese, le società che hanno un fatturato compreso tra i 100 milioni di yen e il miliardo hanno aumentato del 17,5% i loro investimenti nella robotica. Nel 2040 il Giappone rischia di trovarsi con il 21% di impiegati in meno rispetto ai 69 milioni di cui avrebbe bisogno per mantenere la crescita economica del paese almeno all’1%. Dall’altra parte, per prolungare la vita agli anziani, i centri di ricerca sfornano nuove tecnologie e gadget fantascientifici al fine di tamponare l’emorragia demografica giapponese. Pochi mesi fa, ha fatto discutere una coda artificiale ideata dalla Keio University in grado di aiutare le persone a mantenere l’equilibrio durante la deambulazione. Funziona così: quando la persona che indossa questa coda cammina in posizione eretta, il gadget penzola normalmente sulla schiena del proprietario; quando però il corpo inizia a traballare, l’estensione si muove per attuare un’operazione di bilanciamento.

Fonte: https://it.insideover.com

 


 

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