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La Cina starebbe sviluppando un nuovo drone in grado di colpire le unità di superficie come le portaerei statunitensi. La foto del presunto drone comparsa in un post su Weibo, l’equivalente cinese di Twitter, è stata poi ripresa dai soliti forum controllati dal governo, i medesimi che negli anni hanno diffuso i principali dimostratori tecnologici militari della Cina.

 

 

Descritto come Ground Effect Unmanned Aerial Vehicle, sarebbe in grado di “evitare il rilevamento radar grazie alla sua capacità di volare ad altitudini estremamente basse”. Ulteriori dettagli (la tempistica è a dir poco stupefacente) emersi sul sito cinese Sina, che cita un non meglio identificato utente che ha inviato la foto. “Il drone è stato progettato per la penetrazione a bassa quota e per colpire le grandi unita di superficie (il riferimento è alle portaerei statunitensi) con siluri ad aria compressa”. Sarebbe in grado di trasportare un carico utile di una tonnellata e "volare a 46 centimetri sopra il livello del mare, sfruttando il principio dell'effetto suolo". Il tempo di volo stimato è di 1,5 ore con un peso massiamo al decollo di 6.000 libbre. “Un attacco stratificato eseguito da uno sciame di droni, determinerà effetti dirompenti nel contesto delle operazioni navali. Nel campo di battaglia del futuro, gli UCAV cinesi saranno in grado di colpire le unità da guerra nemiche, compresi i gruppi da battaglia delle portaerei, con estrema letalità”. Secondo Sina, il drone sarebbe l’ultimo dei sistemi a pilotaggio remoto della famiglia Cai Hong (11 le piattaforme note), sviluppati dalla dall’Accademia di Tecnologia e Scienze Aerospaziali della Cina.

“Il drone più potente del mondo”.
Lo scorso novembre, durante l’International Aviation and Aerospace Exhibition, a Zhuhai, l’Accademia di Tecnologia e Scienze Aerospaziali ha svelato il Cai Hong 5, UCAV di punta della tecnologia cinese, definito in patria come il drone più potente del mondo. Secondo le poche informazioni diramate, l’UCAV sarebbe in grado di volare per ventimila km senza rifornimento, con un’autonomia stimata di 48 ore. Il CH-5 è il più grande drone da combattimento della Cina: è anche una perfetta copia del Reaper MQ-9 degli Stati Uniti. Il CH-5 è in grado di trasportare bombe intelligenti, missili e disturbatori radar di nuova concezione. Il Cai Hong 5 ha effettuato il suo primo volo nell’agosto del 2015.

Gli UCAV cinesi contro l’Isis.
Nell’ottobre dello scorso anno gli iracheni hanno testato in battaglia contro l'Isis, nella provincia di Anbar, il loro primo drone da combattimento: un CH-4B Rainbow di produzione cinese. Si ignora il reale importo dei contratti siglati tra Baghdad e Pechino, ma i cinesi dovrebbero aver venduto, in un numero imprecisato, sia la versione da combattimento (CH-4B) che quella da ricognizione (CH-4A) con un’autonomia stimata in 40 ore di volo. Gli UCAV cinesi in Iraq dovrebbero essere privi del sensore elettro-ottico, ed equipaggiati con guida GPS. La fornitura è nota dal marzo del 2015. La versione 4 del drone Cai Hong, è in servizio con la People's Liberation Army Air Force (PLAAF) dall’agosto del 2014. Esternamente identico al General Atomics MQ-9 Reaper, tranne che per la pinna ventrale sotto la coda assente nel CH-4, è stato costruito in due varianti: 4A e 4B. Il CH-4A è un drone da ricognizione con un’autonomia di 3.500/4.000 km. La versione da attacco e ricognizione può trasportare un carico utile di 330 kg. E’ ritenuto in grado di lanciare missili aria-terra da 5.000 metri, quindi al di fuori della portata effettiva della maggior parte dei cannoni antiaerei. I CH-4 iracheni sono armati con missili a guida laser AR-1 e bombe guidate FT-9. L'AR-1, sviluppato dall’HJ-10, è un missile specificamente progettato per essere trasportato dai droni. Con un peso di 45 kg (testata da dieci kg), il missile raggiunge una velocità massima di Mach 1.1. Ad oggi è stata confermato soltanto un solo tipo di guida tipo inerziale/GPS. Il missile è ritenuto in grado di penetrare un’armatura di mille millimetri. La piccola bomba FT-9, infine, è stata specificatamente progettata per i droni cinesi. Confermata la guida GPS/INS.

Remote split operation.
Soltanto un anno fa la Cina ha ufficialmente raggiunto la capacità di proiezione globale dei suoi droni armati. Precedentemente, la connessione in remoto avveniva tramite comunicazioni dirette line-of-sight con la stazione di terra. Tale gap limitava l’utilizzo delle piattaforme cinesi a poche centinaia di chilometri dalla loro base. Il controllo satellitare annulla la presenza logistica di riferimento, ed estende la portata della stazione di controllo locale. Tali capacità dimostrano i progressi cinesi nella tecnologia satellitare per il controllo a distanza, ed una crescente fiducia nell'utilizzo degli asset di comunicazione orbitali a sostegno delle attività di difesa, come, ad esempio le correzioni per i missili anti-nave, ed il supporto alle operazioni speciali.

Fonte: http://www.ilgiornale.it

 

 

David Axe, Wired del 10 maggio 2013

Un paio di foto sgranate prese da da lontano potrebbero essere ora la migliore prova del primo drone aereo militare, a getto e presumibilmente armato, di Pechino. Le immagini, una delle quali ritagliate e zummate dagli utenti di Internet, è stata qui riprodotta per la prima apparizione nel mondo anglofono, sul forum web Secretprojects.co.uk . Le foto seguono a ruota l’altrettanto ambigue prime foto dei due prototipi di caccia stealth della Cina (nel 2010 e nel 2012) e del suo aereo da trasporto pesante (quest’anno). Una foto sfocata e presa da lontano, ancora più ambigua, forse raffigurante il nuovo drone, è apparsa su un sito russo a marzo.

“Ancora i cinesi, ‘Ci risiamo?‘”, il giornalista Bill Sweetman di Aviation Week così ha scherzato, dopo aver visto le immagini dei presunti droni armati. C’è consenso tra gli osservatori della Cina sul fatto che il velivolo raffigurato nelle foto sia il Lijian, ossia “Spada affilata”, un Unmanned Combat Aerial Vehicle nato dalla collaborazione tra le aziende aerospaziali cinesi Shenyang e Hongdu. Propulso da un singolo motore a reazione e dotato di un carrello di atterraggio triciclo, l’UCAV Lijian sembra sfoggiare una cellula ad ala volante, condivisa da diversi prototipi di droni-killer made in USA. La cellula ad ala volante, utilizzata anche dal bombardiere stealth B-2, è ideale per i velivoli radar-furtivi. Oltre alla sua fusoliera e alle possibili qualità radar-eludenti, non si sa molto del nuovo drone. Ma questo non significa che l’aspetto del robot sia inedito. La Cina ha già presentato un rudimentale drone armato ad elica. E nell’ultima edizione della relazione annuale del Pentagono sulle capacità militari cinesi, pubblicata all’inizio di questa settimana, ha previsto che un più sofisticato UCAV cinese avrebbe presto fatto la sua apparizione. “L’acquisizione e lo sviluppo di un Unmanned Aerial Vehicles a lungo raggio… e di un Unmanned Combat Aerial Vehicle, aumenterà la capacità della Cina di condurre ricognizioni a lungo raggio ed operazioni di attacco, afferma il rapporto. Vale la pena notare che la Cina è l’ultima grande potenza aerospaziale a presentare un primo prototipo di drone armato a reazione e furtivo (con bassa firma radar). Gli Stati Uniti sono in testa, avendo testato non meno di cinque UCAV dalla fine degli anni ’90 e avendo anche una versione non armata, l’RQ-170, in servizio operativo. L’Europa ha i modelli Taranis e Neuron in fase di sviluppo e la Russia sta lavorando a una versione del MiG Skat. Come i progettisti di droni di tutto il mondo hanno scoperto, le cellule sono spesso la parte più facile del sistema da realizzare. Ciò che è difficile sono il software, la trasmissione dati, i sistemi di controllo e i carichi utili che rendono quel che sono essenzialmente dei grandi aeromodelli efficaci armi robotiche. Ed è con questi sottosistemi principali che la Cina probabilmente avrà più problemi. Il rapporto sulla Cina del Pentagono elenca specificamente “elettronica a stato solido, microprocessori e sistemi di guida e controllo” le tecnologie che Pechino trova più facile comprare o rubare da Stati Uniti, Europa e Russia, piuttosto che sviluppare da sola. Gli esperti statunitensi temono che la Cina possa avere accesso alla tecnologia dei droni statunitensi grazie all’RQ-170 atterrato in Iran nel 2011. Finora il Lijian sembra esser stato avvistato solo in fase di rullaggio lungo una pista, durante i test a terra. Non è chiaro se i suoi sviluppatori possano tentare un primo volo. Ancora meno chiaro è se e quando il drone armato cinese possa entrare in servizio.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Fonte: http://aurorasito.wordpress.com

 

 

 

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