Siamo nel pieno di luglio: è oramai da un pezzo tempo di vacanze e di relax, di sole e di spiagge; e per chi può permetterselo (per disponibilità economica o fortunate vicinanze geografiche), di paesaggi caraibici. D’altronde quale modo migliore per lavarsi via tutta la pesantezza della vita di città, di una bella vacanza su una sperduta isola incantata dove l’oceano è azzurro ed il paesaggio è un tripudio di vegetazione lussureggiante? Vi sono molte mete che si adattano bene a questa descrizione, sia che si voglia fare festa giorno e notte, sia che si sia alla ricerca di un luogo dove poter stare tranquilli a contatto con la natura incontaminata. Ma c’è un’isola in particolare che ha saputo guadagnarsi una fama davvero sinistra, sebbene ad una prima occhiata abbia tutte le caratteristiche del paradiso terrestre. Questo luogo si chiama Koh Tao, si trova nel Golfo di Thailandia ed è una meta ambitissima dai turisti che desiderano solo un po’ di relax, sperduti (ma non troppo) in un mare di pace.

 

 

Come potete vedere da queste fotografie, Koh Tao promette paesaggi mozzafiato e sembra davvero il luogo ideale per una vacanza da sogno. Ma ha anche un lato oscuro. Dal 2014 ad oggi infatti ben 7 turisti occidentali sono stati ritrovati morti in questo spicchio di paradiso, al punto che Koh Tao si è guadagnata il ben poco ambito epiteto di “Isola della Morte”. Il problema è che ognuno di questi decessi è stato avvolto da un alone di mistero ancora oggi rimasto inspiegabile. Almeno secondo le versioni ufficiali. L’ultima vittima è stata Elise Dallemagne, 31enne belga morta lo scorso 31 aprile sull’isola: la versione ufficiale è che la donna si fosse impiccata ad un albero da sola.

 

 

In seguito all’autopsia (effettuata sul cadavere di Elise oramai dilaniato dai morsi dei varani) la polizia thailandese ha affermato che si sia trattato di suicidio, sebbene la famiglia non abbia mai creduto a questa tesi, difesa invece con forza dalle autorità locali. L’ultimo fotogramma che ritrae Elise ancora in vita, secondo gli inquirenti, è il fermoimmagine di una telecamera di sicurezza mentre la donna si trovava di spalle rispetto all’obiettivo. Peccato però che la madre della ragazza abbia ampiamente contestato che quella fosse sua figlia: “Troppo robusta, Elise era molto più esile” ha contestato la donna.

 

 

Fatto sta che le pressioni dei familiari, unite ad alcune lacune durante il corso delle indagini, hanno fatto sì che il caso venisse riaperto di recente. Ma Elise è stata solo l’ultima vittima di quei ventuno chilometri di spiagge da sogno e vegetazione tropicale, tant’è che dopo il suo decesso – la settima di un turista negli ultimi 3 anni – i quotidiani britannici hanno iniziato a parlare apertamente di “Isola della Morte”.

 

 

I primi a cadere vittima dell’inspiegabile maledizione di Koh Tao furono i due coniugi Hannah Witheridge e David Miller, ritrovati entrambi brutalmente massacrati sul bagnasciuga secondo la versione ufficiale. Nessun testimone, nessuna pista ritenuta attendibile dalle autorità: un duplice delitto tanto efferato quanto inspiegabile. Quindi fu la volta di Nick Pearson, ritrovato in mare già cadavere (caduto da una scogliera secondo le autorità, benché il suo corpo non presentasse segni di fratture) e di Dimitri Povse, anch’egli rinvenuto impiccato come Elise (“Si è suicidato” fu la versione della polizia thailandese, peccato avesse le mani legate). L’inglese Christina Annesley venne ritrovata deceduta per avere ingerito un mix letale di farmaci ed alcool, mentre l’anno scorso Luke Miller venne trovato morto annegato… Nella sua stessa piscina. A ciò si aggiunge il mistero di una turista russa, scomparsa dallo scorso febbraio, il cui corpo non è ancora stato ritrovato. Uno scenario degno di un film horror, ma quando si scopre che Koh Tao in realtà è un territorio d’influenza della mafia thailandese, allora ci si mette poco a fare due più due.

 

Fonte (2 pagine): https://news.fidelityhouse.eu

 

 

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