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Esiste un'isola dove gli abitanti vivono senza combattersi tra di loro, senza litigare e senza crimini. La solidarieta' e' al massimo e nessuno e' infelice, chi prova ad andare a vivere nel "mondo esterno" finisce con il tornare sull'isola perchè il tempo moderno è troppo infelice e cattivo. Non e' una favola ma una realta', difficilmente pero' qualcuno vuole andarci a vivere per il clima difficile, per l'assenza dei divertimenti stereotipati della modernita' e per la difficolta' dei viaggi. Chi vuole fare una vita "umana" potrebbe farci un pensierino, talvolta cercano lavoratori dall'estero per attivita' agricole, hanno un loro sito web .

 

 

Tristan da Cunha è il nome sia di un remoto arcipelago dell'Oceano Atlantico meridionale che della sua isola principale. È distante 2.431 km da Città del Capo e 3.415 km da Montevideo. Appartiene al territorio britannico d'oltremare di Sant'Elena, situata 2.172 km più a nord. L'arcipelago di Tristan da Cunha è composto dall'omonima isola principale (98 km²), che è l'unica abitata dall'uomo, e da una serie di isole disabitate: l'Isola Inaccessible, le Isole Nightingale e l'Isola Gough (situata a 395 km a sud est dell'isola principale). L'isola è considerata uno degli insediamenti umani più remoti al mondo a causa della distanza dai continenti e della mancanza di porti e aeroporti. Due degli 8 cognomi presenti nella popolazione locale sono di origine ligure (Lavarello e Repetto, originari di Camogli, nel Levante genovese in Liguria), gli altri sono inglesi (Swain e Patterson), statunitensi (Hagan e Rogers), inoltre c'è un cognome scozzese (Glass) e uno olandese (Green).

Storia.
Nel 1506 il navigatore portoghese Tristão da Cunha avvistò per la prima volta un'isola senza sbarcarvi, le diede il suo nome, Ilha de Tristão da Cunha, successivamente ribattezzata dagli inglesi in Tristan da Cunha Island. Il primo sbarco sull'isola avvenne nel 1520 e fu fatto dal capitano portoghese Ruy Vaz Peneira, nel 1643 l'equipaggio della nave olandese Heemstede sbarcò e lasciò una tavoletta con un'iscrizione. Il 18 giugno 1684 il comandante britannico Knox, per incarico della Compagnia britannica delle Indie orientali, sbarcò sull'isola con quattro o cinque schiavi e con le loro mogli e animali domestici con l'intento di creare un insediamento. Il comandante Knox fu però lasciato sull'isola dal suo equipaggio che si era ammutinato, di lui non si seppe più niente. Nel 1696 il capitano olandese Willelm Vlanning sbarcò sull'isola su incarico della compagnia delle Indie olandesi, il suo scopo era la valutazione delle risorse naturali e minerali dell'isola. Non riuscì nella sua missione e non lasciò tracce sull´isola. Nel 1760 il capitano inglese Gamaliel Nightingale sbarcò su un'isola (allora chiamata Broken Island) e le diede il suo nome. Da allora l'arcipelago diviene la residenza temporanea per cacciatori di foche e balenieri. La prima esplorazione dell'arcipelago avvenne da parte della fregata francese L'Heure du Berger che nel 1767 effettuò la prima ricognizione della costa. Venne notata la presenza di acqua dovuta alla grande cascata Big Watron e al lago presente nella parte settentrionale dell'isola; i risultati dell'esplorazione furono pubblicati sul Royal Navy Hydrographer nel 1781. La prima persona a stabilirsi sull'isola fu il pirata Jonathan Lambert, proveniente da Salem, che arrivò sull'isola il 5 gennaio 1811 assieme al marinaio americano Andrew Millet e al livornese Tommaso Corri. Egli dichiarò l'arcipelago di sua proprietà con il nome di Isole del Ristoro, ma il suo dominio ebbe vita breve poiché nel 1812 morì assieme a Millet in circostanze che il livornese Corri non chiarì nel 1816, quando cioè fu interrogato da una guarnigione inglese. Nel 1815 il Regno Unito arrestò Corri con l'accusa di avere ucciso i suoi compagni e annesse formalmente l'isola alla Colonia del Capo in Sudafrica. Questo allo scopo di impedire ai francesi di utilizzare l'isola come base per una potenziale operazione di liberazione di Napoleone Bonaparte dalla sua prigione sull'isola di Sant'Elena. L'occupazione evitò inoltre che gli Stati Uniti usassero Tristan da Cunha come base, come avvenne durante la Guerra del 1812. Il tentativo di colonizzare l'Isola Inaccessibile fallì. Le isole furono occupate da una guarnigione militare britannica e la popolazione civile crebbe gradualmente. Il 28 novembre 1815 sbarcarono sull'isola 38 militari, sette civili, 10 donne e 12 bambini che costruirono degli edifici sullo stesso posto dove ora sorge il villaggio. Il 5 maggio 1817 la nave inglese Conqueror riportò in Gran Bretagna quasi tutti gli abitanti sull'isola, tranne William Glass, sua moglie (che si possono considerare i fondatori della comunità isolana) e due scalpellini che rimasero sull'isola fino al 1819 e al 1822. William Glass divenne inoltre il primo governatore dell'isola. Nel 1821 arrivò sull'isola Alexander Cotton, nel 1824 Augustus Earle (artista che fece i primi dipinti di quest'arcipelago e che se ne andò dall'isola per pochi mesi) e nel 1826 Thomas Hill Swain. Nel 1826 William Glass chiese al Duca di Gloucester di portare sull'isola delle donne per i suoi compagni scapoli (tra cui il sessantaquattrenne Thomas Swain che disse che avrebbe sposato la prima donna che avrebbe messo piede sull´isola). L'anno seguente l'impegno fu mantenuto grazie ad alcune donne di colore di Sant'Elena e del Sud Africa, tra cui una grassa quarantenne nera che si sposò con Swain: dalla loro unione nacquero diversi bambini. Nel 1834 William Glass chiese senza successo al governatore di Città del Capo una coppia di insegnanti che sarebbero stati ricompensati con vitto e alloggio gratuiti. Il 5 settembre 1836 la goletta americana Emily affondò nei pressi dell'isola e tre dei naufraghi sopravvissuti decisero di rimanere permanentemente a Tristan. Erano l'olandese Pietre Willem Groen (cognome poi cambiato in Green), l'americano William Daley e il danese Peter Miller. Nello stesso anno sbarcò anche Thomas Rogers. Pietre Willem Groen e Thomas Rogers in seguito sposarono alcune delle figlie dei fondatori di Tristan. Nel 1849 sbarcò Andrew Hagan, che sposò Jane Glass. Nel 1853 William Glass morì e Alexander Cotton divenne il nuovo governatore dell'isola. Il reverendo sudafricano William Taylor, sbarcato sull'isola in quel tempo, tornò a Città del Capo nel 1857 portando con sé 47 persone, abbassando quindi la popolazione a solo 23 individui. Iniziò poi un periodo molto duro per quegli isolani rimasti. Nonostante l'introduzione delle navi a vapore, meno dipendenti dai venti e dalle correnti, l'isola rimase infatti fuori dalle rotte commerciali principali. In quel periodo il passaggio di una nave nei pressi di Tristan da Cuhna divenne un evento raro. Soltanto le baleniere continuarono a navigare in quelle acque. Nel 1867 il Principe Alfredo, Duca di Sassonia-Coburgo e Gotha e Duca di Edimburgo, secondogenito della Regina Vittoria, visitò l'isola che in quel momento aveva una popolazione di 86 individui che vivevano in 11 case di pietra. L'insediamento principale fu ribattezzato Edinburgh of the Seven Seas in onore della sua visita. Nel 1885, nonostante le proibitive condizioni del mare, 19 uomini dell'isola si avvicinarono con una scialuppa a una nave ancorata nei pressi per avere rifornimenti e fare baratti; improvvisamente un'onda travolse la scialuppa e fece annegare 15 dei 19 uomini. Questo naufragio abbassò la popolazione a 75 persone, di cui solo 11 uomini. Questa diminuzione di popolazione continuò nel 1890 (60 individui) e nel 1892 (solo 50). Nel 1892 a bordo del brigantino a palo Italia, che trasportava carbone dalla Scozia a Città del Capo, divampò un incendio per autocombustione in pieno Atlantico. Il suo comandante, Rolando Perasso, riuscì a governarlo in un viaggio durato sei giorni fino a farlo arenare sui fondali dell'isola, unico approdo possibile in mezzo all'oceano, il 3 ottobre 1892. Tutto l'equipaggio della nave si salvò, e dopo il fortunoso sbarco gli uomini furono ospitati dagli abitanti di Edinburgh. Tre dei sopravvissuti (i camogliesi Gaetano Lavarello e Andrea Repetto, più il marchigiano Nazzareno Marcianesi, detto "Ancona") decisero di rimanere sull'isola. Marcianesi dopo quattro anni lasciò i compagni e si trasferì a Città del Capo. I due camogliesi rimasero per sempre, ebbero numerosi figli, e i loro cognomi sono ancora oggi presenti a Tristan. Il fratello più giovane di Lewis Carroll, il reverendo Edwin H. Dodgson, prestò servizio come missionario anglicano a Tristan da Cunha nel decennio del 1880. Nel 1904 l'isola aveva 76 residenti divisi in 11 famiglie, e il governo di Sua Maestà Britannica chiese loro di trasferirsi a Città del Capo, offerta che fu accettata da tre famiglie. Nel 1922 venne montata nell'isola una stazione radio, che tuttavia non funzionò mai perché gli isolani credevano attirasse i fulmini. Il 12 gennaio 1938, con un decreto in forma di Letters Patent, l'arcipelago fu dichiarato di pertinenza del territorio di Sant'Elena. Durante la Seconda guerra mondiale l'arcipelago fu usato come stazione della Royal Navy col nome di HMS Atlantic Isle per controllare i movimenti delle navi tedesche nel sud Atlantico. Il primo amministratore del governo britannico si insediò sull'isola in questo periodo. Sempre in quel periodo venne introdotto sull'isola il denaro per pagare gli isolani che lavoravano alla stazione radio e meteorologica dell'isola, anche se tuttavia il baratto rimase e rimane il principale metodo di pagamento sull'isola. Nel 1942 venne costruito il primo ospedale da campo sull'isola (prima i tristaniani si affidavano alle cure familiari e nei casi più gravi imbarcavano i malati sulle navi di passaggio). Nel secondo dopoguerra l'economia crebbe grazie alla pesca delle aragoste e alla vendita dei famosi francobolli di Tristan da Cuhna. Un secondo Duca di Edimburgo, il Principe Filippo, marito della regina Elisabetta II, visitò l'isola nel 1957 durante il suo giro del mondo a bordo dello yacht reale Britannia. Nel 1961 un'eruzione vulcanica costrinse l'intera popolazione (costituita all'epoca da 290 persone) all'evacuazione prima sull'isola di Nightingale, poi a Città del Capo e infine in Gran Bretagna; alcuni di loro si ammalarono nel Regno Unito e alcuni anziani morirono. Quando nel 1963 le eruzioni finirono, i tristaniani rifiutarono di occupare un'isola delle Shetland e ritornarono quasi tutti a Tristan da Cunha, dove peraltro il loro villaggio era stato quasi completamente risparmiato dalle eruzioni (eccetto alcuni danni minori allo stabilimento di inscatolamento del pesce), sebbene fosse danneggiato dalla prolungata incuria. Nel 1971 venne costruito il primo ospedale permanente sull'isola, che venne chiamato "Camogli Hospital" in onore ai due marinai camogliesi che arrivarono su quest'isola nel 1892. La struttura ha ora a disposizione un'ambulanza, defibrillatore, ECG, sala operatoria, reparto radiologia. Il personale è composto da un medico e cinque infermiere. Nel 2005 l'isola ricevette il codice postale Britannico TDCU 1ZZ per consentire alla popolazione di ordinare i beni online con maggiore facilità.

Flora, fauna e minacce ambientali.
L'isolamento e la scarsa antropizzazione dell'arcipelago di Tristan da Cuhna hanno favorito l'instaurarsi di una grande ricchezza biologica con numerosi endemismi. Gli animali terresti (uccelli e foche soprattutto) sono però minacciati dalla caccia dell'uomo. Inoltre questi esseri viventi, non avendo mai avuto la minaccia dei predatori, non riescono a difendersi dagli animali che sono stati portati sulle isole dall'uomo, quali capre, gatti. Peraltro eradicati dall'isola nel 1974, cani, ratti, topi, e perciò molti di loro sono a rischio di estinzione. Nel 2011 una nave cargo si è incagliata a Nightingale island e ha sversato circa 1.500 tonnellate di petrolio, la ciurma è stata salvata ma molti uccelli sono stati contaminati, tuttavia sembra che il petrolio se ne sia andato dall'isola grazie alle forti correnti marine presenti in zona. Tra le piante è frequente la felce della specie Blechnum palmiforme, l'albero arbustivo Phylica arborea (usato dagli isolani come legna da ardere) è l'unico naturalmente presente sull'isola, la felce nana Blechnum penna-marina che vive nei pendii più ripidi. I muschi e i licheni sono presenti nelle parti alte dei pendii. Pini, eucalipti, peschi e meli sono stati introdotti dall'uomo e formano piccole foreste lungo i pendii non troppo ripidi. Le acque fredde, poco inquinate e ricche di nutrienti dell'Oceano Atlantico meridionale permettono una grande sviluppo di alghe come la Macrocystis pyrifera che forma foreste di kelp alte più di 40 metri. Tra gli uccelli sono da segnalare il tordo delle Tristan (Turdus eremita) che vive nei boschi e nei prati e che è diventato attero (incapace di volare) dopo essersi insediato qui (probabilmente a causa della mancanza di predatori), così come anche il rallo dell'Isola Inaccessibile (Atlantisia rogersi), il Nesospiza acunhae o il gallinaceo Gallinula comeri che ha quasi completamente perso la capacità di volare. Gli uccelli marini sono ovviamente molto presenti sull'isola, grazie alla ricchezza del suo mare e dall'assenza dei predatori terresti (almeno fino all'introduzione accidentale da parte dell'uomo di ratti, topi, gatti, cani ed altri animali domestici). Tra gli uccelli marini si possono segnalare l'albatro beccogiallo dell'Indiano (Thalassarche carteri), albatro bruno (Phoebetria fusca), albatro di Tristan (Diomeda dabbenena, è una grande specie in via di estinzione che nidifica a Gough e una o due coppie sull'Isola Inaccessibile). Sono da segnalare anche il pinguino Eudyptes chrysocome moseleyi, la sterna antartica (Sterna vittata), l'ossifraga (Macronectes giganteus) e varie specie di procellarie. A causa dell'isolamento dell'arcipelago e delle poche ricerche che sono state fatte, la fauna prettamente marina è ovviamente meno studiata rispetto a quella terrestre, ad ogni modo si sa che le acque sono popolate tra gli altri da aragoste (che vengono pescate e commercializzate dagli isolani), squali manzo nasolargo (Notorynchus cepedianus), squali mako (Isurus oxyrinchus), verdesche (Prionace glauca), squali bianchi (Charcharodon charcharias, perlomeno nei dintorni dell´isola Gough, ma probabilmente presenti nelle acque di tutto l'arcipelago), ricciole, polpi, tonni (soprattutto Allothunnus fallai e Thunnus maccoyii), orche (Orcinus orca, ormai rare nelle acque adiacenti all´arcipelago), megattere (Megaptera novaeangliae, avvistabili durante i mesi invernali), balene franche australi (Eubalaena australis, visibili durante i mesi invernali), delfini, globicefali, balenottere azzurre (Balaenoptera musculus), capodogli (Physeter macrochepalus), otarie antartiche (Arctocephalus gazella), elefanti marini del Sud (Mirounga leonina) e molti altri.

Politica e legislazione.
L'autorità esecutiva è la regina Elisabetta II del Regno Unito, rappresentata sul territorio dal Governatore di Sant'Elena. Dal momento che il Governatore risiede permanentemente a Sant'Elena, sull'arcipelago vive un Amministratore locale con delega di poteri da parte del Governatore. L'Amministratore agisce come capo del governo locale, supportato dal Consiglio dell'Isola, composto da 8 membri eletti e da 3 membri incaricati. Tristan da Cunha ha la propria legislazione, ma la legge promulgata da Sant'Elena estende quanto non considerato dalla legislatura locale, quando ragionevolmente le circostanze e i soggetti coinvolti lo rendano necessario. Ad ogni modo la comunità isolana continua a seguire gli accordi fissati da William Glass e gli altri isolani che crearono le basi di uguaglianza che caratterizzano la popolazione tristaniana, secondo i quali le spese e i ricavi vengono egualmente condivisi tra tutti i membri della comunità, evitando quindi che alcuni si arricchiscano sulle spalle degli altri. Sempre secondo questi accordi, quindi secondo le consuetudini degli isolani, ogni disoccupato ha il diritto-dovere di avere un lavoro non appena disponibile, i beni della comunità sono i beni di tutti e non esiste proprietà privata e persone che impartiscono comandi agli altri.

 

L'arcipelago di Tristan da Cunha (inclusa Gough Island).



Geografia.
Il nome "Tristan da Cunha" è utilizzato anche per l'intero arcipelago, composto dalle seguenti quattro isole:
Tristan da Cunha (isola principale) e le isole circostanti
Tristan da Cunha (37°06′44″S 12°16′56″W) (98 km²)
Isola Inaccessibile (37°19′00″S 12°44′00″W) (10 km²)
Isole Nightingale (3,4 km²):
Isola Nightingale (37°25′58″S 12°28′31″W) (2,6 km²)
Isola Middle (0,1 km²)
Isola Stoltenhoff (0,1 km²)
Isola Gough (40°20′S 10°00′W) (isola Diego Alvarez) (91 km²)
L'Isola Inaccessibile e l'Isola Nightingale si trovano a 35 km in direzione SW dall'isola principale, mentre l'Isola Gough si trova a 395 km in direzione SSE. L'isola principale è piuttosto montagnosa; sull'unica zona pianeggiante, sulla costa nordoccidentale, sorge la capitale Edinburgh (anche chiamata "Edinburgh-of-the-Seven-Seas"). La cima più alta è il vulcano Queen Mary's Peak (2 010 m), che in inverno si copre di neve. Le altre isole dell'arcipelago sono disabitate, fatta eccezione per la stazione meteorologica sudafricana Gough Island Weather Station sull'omonima isola, che opera dal 1956 e che dal 1963 è situata nella Transvaal Bay nella costa sud est, con un gruppo di 6 persone.

 

Tristan da Cunha e isole circostanti (immagine da satellite).



Clima.
Il clima è fortemente influenzato dall´oceano. A Edinburgh of the Seven Seas, le escursioni termiche giornaliere e stagionali sono molto limitate. La temperatura minima media di gennaio (in piena estate) è di 16 °C, quella massima di 20 °C. A luglio (inverno), le temperature giornaliere minime e massimi si assestano rispettivamente a 11 °C e a 14 °C. La piovosità annuale media è elevata e raggiunge un valore medio di 1 681 mm. D'inverno la neve è presente sulle montagne La temperatura media del mare in superficie a Tristan da Cuhna è di 19 °C a febbraio e di 14 °C ad agosto. In linea generale a Gough il mare è più freddo di circa 3 gradi Celsius.

Economia.
Fin dagli albori la comunità tristaniana si è distinta per la mancanza di proprietà privata e per l'uso estensivo del baratto. Fino al ventesimo secolo le principali attività economiche dei tristaniani erano agricoltura, allevamento e caccia alle foche. Ora però le maggiori entrate economiche dell'isola derivano dalla vendita di francobolli per i collezionisti di tutto il mondo, e dalla pesca alle aragoste che qui sono di notevole qualità e che vengono commercializzate con il nome inglese di "Tristan rock lobster" dalla compagnia sudafricana Ovenstone. L'agricoltura è la maggiore attività dell'isola, anche se molti degli abitanti hanno due occupazioni, lavorando spesso sia per il governo locale sia in altri commerci legati soprattutto alla pesca di aragoste. L'eruzione vulcanica del 1961 distrusse lo stabilimento della lavorazione del pesce sull'isola, che fu successivamente ricostruito. Lo stabilimento è stato distrutto nuovamente da un devastante incendio il 13 febbraio 2008. Il turismo è molto limitato sull'isola, a causa della posizione isolata della stessa; tuttavia qualche imbarcazione da crociera arriva saltuariamente e sbarca qualche passeggero. Il Sudafrica provvede a mantenere la stazione meteorologica sull'Isola Gough. La remota posizione dell'arcipelago rende difficili i collegamenti e i trasporti con il resto del mondo. Non esiste un aeroporto e l'isola può essere raggiunta solo via mare. D'altra parte non esiste un porto, per cui il collegamento con l'isola dalla nave ancorata al largo avviene per mezzo di barche. I battelli da pesca del Sudafrica offrono un servizio regolare per l'isola e impiegano 5-7 giorni a percorrere il tragitto, e la nave da carico e passeggeri RMS Saint Helena svolge servizio di collegamento annuale con le isole di Sant'Elena (2.500 km) e di Ascensione (3.300 km). Benché Tristan da Cunha sia parte dei Territori Britannici di Sant'Elena, sull'isola non è in uso il Saint Helena Pound, ma la sterlina britannica. Occasionalmente sono emesse delle monete commemorative in sterline inglesi ad uso solo locale.

Demografia.
L'isola ha una popolazione di circa 290 persone. L'abitato principale è Edinburgh of the Seven Seas (chiamato comunemente dai locali "The Settlement"). La religione principale è il cristianesimo, a maggioranza anglicana e a minoranza cattolica. Esiste un'elevata incidenza di problemi di salute nella popolazione, legati all'endogamia, tra questi i più rilevanti sono l'asma e il glaucoma, in gran parte dovuti alla consanguineità per gli inevitabili matrimoni fra componenti sempre più imparentati, come per esempio ripetuti matrimoni fra cugini di secondo grado, con conseguente livellamento del patrimonio genetico. Occorre chiedere un permesso all'amministratore locale prima di sbarcare a Tristan.

Lingua.
La lingua ufficiale di Tristan da Cunha è l'inglese, tuttavia sull´isola si parla un dialetto influenzato dalle origini dei suoi fondatori formato da parole inglesi, italiane, olandesi, afrikaans, gaeliche. Esistono inoltre diverse peculiarità: ad esempio alla domanda "How you is" rispondono "I is well". Molto spesso dicono pure "We is very loyal to England". I luoghi inoltre di solito hanno nomi che si riferiscono a fatti ivi accaduti, ad esempio esiste un posto chiamato per ovvi motivi "Là dove la capra è scappata", un altro si chiama "Il luogo dell'ebreo" (in riferimento alla nazionalità di una persona ivi naufragata).

Usi e costumi.
Come già menzionato a Tristan da Cunha non esistono gerarchie e gli ordini non vengono mai impartiti. Le decisioni vengono sempre prese nell'interesse di tutti e mai dei singoli. Per i tristaniani è impensabile che si prenda una decisione per arricchire una persona a scapito delle altre come spesso succede nel resto del mondo. Nelle barche ad esempio gli ordini non vengono mai impartiti, ogni tristaniano, anche grazie al grande affiatamento con gli altri, capisce cosa deve fare e lo fa. Non a caso i barcaioli tristaniani stupiscono i forestieri per organizzazione, intesa reciproca, capacità di costruire barche e governarle con mare molto mosso. Per legge i tristaniani non si possono sposare prima dei 21 anni. Per evitare le malattie derivate dall'incrocio (comunque inevitabile visto l'isolamento dell'isola e la ridottissima popolazione isolana), i matrimoni tra primi cugini vengono sconsigliati. Nell'isola si organizzano spesso balli, un ragazzo può ballare con la stessa ragazza per non più di tre volte, ovviamente se essa non è la sua fidanzata. Un ragazzo può accompagnare una ragazza a casa, ma non può avvenire il contrario. Durante il corteggiamento, un ragazzo sa di essere accettato se la ragazza gli cuce un paio di calze o gli lava i vestiti. Nei mesi di aprile o maggio, tutti i tristaniani si trasferiscono sull'isola di Nightingale per una settimana in cui, tra risa e scherzi generali, cacciano pinguini e petrelli per il loro grasso. L'industria di inscatolamento di pesci e aragoste sull'isola ha cercato invano di interrompere questa usanza, che però ora viene accettata senza problemi. Nell'isola non si sono mai verificate risse e la violenza è assolutamente inaccettabile per i tristaniani, non a caso, quando nel 1961 sono stati costretti a emigrare in Gran Bretagna, sono stati negativamente colpiti dalla violenza che vi hanno visto.

Cognomizzazioni.
A Tristan da Cunha attualmente ci sono solo 8 ceppi familiari e relative cognomizzazioni:
Glass (da William, arrivato nel 1816 dalla Scozia)
Swain (da Thomas, arrivato nel 1826 dall'Inghilterra)
Green (da Peter, arrivato nel 1836 dai Paesi Bassi)
Rogers (da Thomas, arrivato nel 1836 dagli Stati Uniti d'America)
Hagan (da Andrew, arrivato nel 1849 dagli Stati Uniti d'America)
Repetto (da Andrea, arrivato nel 1892 dall'Italia)
Lavarello (da Gaetano, arrivato nel 1892 dall'Italia)
Patterson (arrivato dall'Inghilterra)

Fonte: https://it.wikipedia.org

 

 

 

 

Tristan Da Cunha, inferno o paradiso?

Nel sito di presentazione viene descritta come l'isola più remota del mondo e forse tale asserzione corrisponde al vero: situata a 37.08° sud e a 12.28° ovest, Tristan da Cunha dista 2.400 Km da Città del Capo (ad est) e 1.900 Km da Sant'Elena (a nord), dalla quale dipende amministrativamente. Per tale ragione, torniamo ad occuparci di un'isola a noi lontana, ubicata nel centro dell'Atlantico. Tristan da Cunha, unitamente a Gough, Inaccessible e Nigthingale è Territorio d'Oltremare del Regno Unito, sotto l'autorità di Sant'Elena. L'isola ha una superficie di 78 Km² ed è di forma circolare, tipicamente vulcanica, conta oggi 300 abitanti, la cui storia è legata alla permanenza di Napoleone sulla "vicina" Sant'Elena. Scoperta nel 1506 dall'omonimo navigatore portoghese, dopo l'annessione all'Inghilterra nel 1816 Tristan venne colonizzata da ufficiali britannici, ai quali si aggiunsero nei decenni successivi alcuni americani, olandesi, mulatti di Sant'Elena e dell'Africa Australe e... Italiani. Si, perché nel 1892 due marinai di Camogli, naufraghi del brigantino Italia infrantosi sulle scogliere dell'Isola decisero, in segno di gratitudine per lo scampato pericolo, di stabilirsi a Tristan da Cunha, formando due famiglie che ancora oggi portano il loro nome: Lavarello e Repetto. Qui l'Utopia di Tommaso Moro è una realtà: la popolazione vive in totale armonia e sia il crimine che la disoccupazione sono perfettamente sconosciuti. In caso di ritardo nelle consegne di viveri, assicurati periodicamente da una nave che fa servizio dalla Madrepatria inglese a Tristan, passando per Ascensione e Sant'Elena, se il raccolto di patate o di altri ortaggi per alcune famiglie è scarso, la comunità provvede a ripartire equamente l'eventuale surplus di altri coltivatori, mentre solo dal 1999 è stata introdotta la proprietà privata. La locale fabbrica di inscatolamento degli astici costituisce una risorsa importante per l'occupazione a Tristan, e l'allevamento di pecore e capre fornisce alla comunità il fabbisogno di carne e lana. Ma una società così perfetta, purtroppo viene periodicamente funestata da eventi catastrofici, che tuttavia non hanno mai minato la resistenza degli islanders, tuttora determinati a rimanere nel loro paradiso. Nel 1961 una drammatica eruzione del vulcano (alto più di 2.000 mt) costrinse gli abitanti ad una forzata evacuazione, dapprima in Sudafrica e successivamente, in seguito alle proteste degli islanders, insofferenti verso la politica di Apartheid attuata allora in quel Paese, nella madrepatria Inghilterra. Già nel 1963 tutta la popolazione aveva fatto ritorno a Tristan, senza alcun desiderio di cedere alle lusinghe della civiltà. Ma il 23 maggio 2001, un tremendo uragano distrugge una parte consistente dell'isola, rendendo inutilizzabile l'ospedale (denominato "Camogli Hospital") e distruggendo sia il raccolto annuale di patate che le sementi giacenti nei magazzini. Per questo motivo, voglio segnalarvi inizialmente un sito italiano, che si occupa di inviare aiuti agli abitanti di Tristan da Cunha; si tratta di una sezione del sito di Camogli, interamente dedicata all'Isola atlantica, in omaggio al legame indissolubile che la lega al centro ligure; l'indirizzo è http://www.camogli.it , dove è possibile trovare tutti i dettagli, compreso il n° di C/C postale dove inviare gli aiuti. Ma il sito più completo, interamente dedicato all'isola è http://www.tristandc.com ; in una sezione apposita è possibile conoscere le date delle partenze della nave che fa servizio regolare dalla Gran Bretagna a Sant'Elena, Ascensione e Tristan, con tanto di tariffe e di modalità di prenotazione, come chiedeva nel forum di Globalgeografia un utente interessato a compiere tale traversata. Il sito è il lingua inglese, ma utilizzando un traduttore automatico disponibile su alcuni motori di ricerca, è possibile superare ogni difficoltà. Molte fotografie, incluse quelle storiche, si possono trovare su http://www.sthelena.se . Vorrei concludere segnalando questa volta un libro molto interessante dedicato a Tristan da Cunha: è stato scritto da due persone che hanno vissuto per circa tre mesi sull'isola, per raccontarci come si vive in un paradiso così particolare.

Anna Lajolo e Giulio Lombardi, "L'isola in capo al mondo", Nuova Eri, 157 pagine

Fonte: http://www.globalgeografia.com

 

 

 

 

Ricordate lo sperduto isolotto dell'Atlantico Tristan da Cunha, noto perché lo scorso anno si era messo alla ricerca di un insegnante? Selezionato il professore, adesso l'isola ha bisogno di un consulente agricolo. L'annuncio di lavoro sta già facendo il giro del web e fa gola a chi, stanco delle tasse e della vita stressante, sta pensando di cambiare vita, all'insegna del “mollo tutto e vado a vivere su un'isola deserta”. Proprio deserta Tristan de Cunha non è: vanta infatti 265 abitanti. Un paradiso lontanissimo. Un'isola vulcanica difficile da raggiungere visto che si trova nel bel mezzo dell'Oceano Atlantico, a 2.431 km da Città del Capo e 3.415 km da Montevideo. Tristan appartiene infatti al territorio britannico d'oltremare di Sant'Elena, 2.172 km più a nord. L'isola spera di ridurre la sua dipendenza dalle importazioni alimentari per diventare autosufficiente. Qual è la nuova figura ricercata? Non improvvisiamoci esperti se non lo siamo. Voler cambiare vita non basta. Una volta assunti, bisognerà seguire tutti gli aspetti dello sviluppo dell'agricoltura. L'isola ha circa 1.000 acri di terreno povero e adatto al pascolo di 300 bovini e 500 pecore. La comunità produce patate in orti a conduzione familiare, ma intende raccogliere frutta, verdura e altre colture per ridurre la sua dipendenza dalle importazioni alimentari. Il candidato ideale sarà in grado di dimostrare le competenze nei seguenti settori: intelligenza artificiale, rotazione delle colture arabili, gestione e sviluppo dei frutteti. Ma non solo: dovrà gestire la produzione dei legumi nelle serre e dovrà avere ampia esperienza nel settore. Dovrà occuparsi anche della salute del bestiame e della cura degli animali. Infine, dovrà formare il personale locale.

“I candidati dovranno possedere una comprovata esperienza di leadership e l'esperienza di vita dell'isola dovrà dipendere dalla capacità e dalla volontà di integrarsi e adattarsi in unica comunità” si legge nell'annuncio .

Cosa viene offerto? Un contratto di due anni a partire da agosto, viaggio e alloggio gratuiti e una retribuzione negoziabile, legata all'esperienza e alle qualifiche. (..)

Francesca Mancuso.

Fonte, contatti ed altro: http://www.greenme.it

 

 

 

Tristan da Cunha. Fuori dal mondo.

A Tristan da Cunha arriva una nave ogni cinque, sei settimane. Prevalentemente un peschereccio, l’MV Edinburgh, che a volte resta in rada per giorni prima che i “roaring forties” (i forti venti che sibilano oltre il quarantesimo parallelo) permettano le manovre di scarico di merci e passeggeri. Questa nave rappresenta l’unico filo che lega l’isola all’ “outside world” – come lo chiamano qui – un concetto che comprende tutto quello che esiste oltre il muro d’acqua e anice che spesso avvolge Tristan a poche miglia dalla costa, durante la stagione invernale.

 

 

Tristan da Cunha è un’isola, o meglio un remoto gruppo di isole al largo dell’Oceano Atlantico meridionale. Io sono arrivato su quella stessa nave una sera di aprile. Lasciato il porto di Città del Capo abbiamo visto due navi cargo all’orizzonte. Una scendeva verso l’Antartide, una risaliva verso nord. Sono sparite dopo poche ore e da quel momento non abbiamo visto altro che oceano per una settimana intera. Fino a quando è apparso il profilo del vulcano, avvolto nella nebbia.

 

 

Tutta la comunità (ovvero 270 persone) era riunita nel piccolo porto a darci il benvenuto, tutti pronti ad accogliere i familiari di ritorno da Città del Capo e me, l’unico visitatore. Sono qui per ricerca e sopralluoghi per un film che racconti quest’isola della quale avevo sentito a lungo parlare da un amico che qualche anno fa ha lavorato qui come medico per alcuni mesi e che poi è tornato più volte, stregato dal paesaggio e dallo stile di vita dei tristanesi.

 

 

Hervé Bazin definisce Tristan “un conte philosopique qui a l’avantage d’être vrai”: nulla di più vero. Anche io ho ritrovato nella quotidianità di quest’isola tutto quello che mi era stato raccontato e che avevo solo immaginato: le case con le porte sempre aperte, l’assoluta assenza di criminalità, la solidarietà tra gli abitanti. Una società nella quale fino alla fine degli anni cinquanta non esisteva il denaro, e che tuttora potrebbe sostanzialmente farne a meno, non fosse per la necessità di importare beni dal Sudafrica. Una straordinaria cultura dell’ospitalità coltivata accogliendo i naufraghi nel corso dei due secoli di insediamento (l’isola fu scoperta nel sedicesimo secolo dall’esploratore portoghese da cui ha preso il nome, ma è stata abitata da una vera comunità solo a partire dal 1816) e che spinse molti di questi naufraghi a fermarsi a vivere qui, come i camoglini Repetto e Lavarello, due dei sette cognomi delle famiglie tristanesi.

 

 

È forse scontato raccontare quanto il contesto si presti ad una miriade di osservazioni antropologiche, come quella sull’impatto dell’arrivo della televisione (negli anni ottanta) e di quello, molto recente, di Internet. Ma l’aspetto che più mi ha colpito, nel presente e nella storia dell’isola, è la tenacia con la quale i tristanesi tengono a preservare questo loro sistema, questa loro terra. Tristan è soprattutto una storia di resistenza, una storia di lotta continua contro le più svariate avversità (naturali ed artificiali) per poter mantenere il proprio isolamento. L’esatto contrario di tutto quello che accade nell’ “outside world” che lavora nell’univoca direzione del connettere, aggregare, annullare distanze.

 

 

A Tristan ci sono delle pietre che sembrano molto pesanti, e che invece, se spostate, nascondono dell’erba ancora verde: sono appena state trasportate dal vento, che spesso soffia con una violenza inaudita. Quelle pietre mi sembrano rappresentare perfettamente la precarietà dell’isola. L’economia è indissolubilmente legata alla pesca delle aragoste, la quotidianità assoggettata alle imprevedibili bizzarrie del meteo. Nel 2001 un uragano ha scoperchiato i tetti di molte case, ed il vulcano che domina gran parte dell’isola è ancora attivo e minaccioso. Ma nonostante tutto questo, e nonostante le opportunità in continua crescita, sono pochissimi i giovani tristanesi che decidono di partire. E quelli che partono, molto spesso ritornano.

 

 

Alla fine dell’Ottocento Tristan visse un periodo di enorme crisi. Dopo decenni in cui diverse baleniere utilizzavano l’isola come scalo nel mezzo dell’atlantico, gli spermaceti cominciarono a scarseggiare e la rotta fu disertata per lunghi periodi. In un’occasione Tristan rimase per quattro anni interi completamente isolata. In un inverno morirono di fame trecento mucche. Gli isolani si davano i turni per avvistare navi all’orizzonte e quando finalmente ne videro una lanciarono all’inseguimento diverse barche (le “long boats”, simili ai gozzi liguri) nonostante il mare in tempesta. Quelle navi, con a bordo gran parte degli uomini dell’isola, non tornarono mai più. Rimasero donne, anziani e bambini e il Regno Unito (Tristan è tuttora parte del Commonwealth) offrì loro condizioni molto vantaggiose per trasferirsi in Inghilterra. Il reverendo, figura di assoluto riferimento ai tempi, insistette perché acconsentissero. Ma il rifiuto fu categorico.

 

 

Nel 1961 la terrà tremò e un’impressionante colata lavica lambì il villaggio generando un paesaggio lunare che ora appare splendido nel contrasto con l’armonia della ricca vegetazione dell’isola. Tutti gli abitanti furono trasferiti in Inghilterra. Lo stato inglese offrì loro accoglienza, lavoro, abitazioni e tentò di convincerli ad trasferirsi definitivamente, ma la decisione dei tristanesi fu sostanzialmente unanime e nel 1963 ritornarono sull’isola, si rimboccarono le maniche e ricominciarono da zero, visto che gli orti erano stati devastati dall’incuria e che le navi di passaggio avevano portato via tutte le pecore e le mucche.

 

 

La storia e l’analisi degli eventi non fanno altro che dare spessore a una sensazione che in realtà già si manifesta chiara nella semplice osservazione della quotidianità dell’isola, nell’attitudine dei tristanesi a custodire con cura riti e tradizioni, nel loro legame profondo con la terra e con il mare che li circonda, nel valore assoluto attribuito ai rapporti familiari. Il giorno dopo il mio arrivo, i tristanesi mi hanno proposto di presenziare allo slaughtering, l’uccisione di una mucca. La durezza dell’uccisione ha lasciato lentamente il posto allo stupore per la bellezza del rito, come in alcuni passaggi de "Le sang des bêtes di Franjou", o come nella scena della tonnara di Stromboli. Gli uomini hanno lavorato il corpo della bestia con una precisione ed una meticolosità assoluta, prendendo il tempo di spiegare ai bambini presenti ogni passaggio.

 

 

Una legge non scritta, ma che vige da due secoli sull’isola, prevede che quando qualcuno lavora per un altro (costruendo una casa, riparando una macchina o, come in questo caso, partecipando allo slaughtering) non riceva un pagamento in denaro, ma semplicemente un pranzo e un bicchiere di vino. Il padrone della mucca, poi, conserva i tagli che gli sono necessari, si informa su chi, nel villaggio, ha terminato le riserve di carne, e ne distribuisce il resto. Lo stesso accade dopo una giornata di pesca, o dopo il raccolto dell’orto.

 

 

Ogni alba una splendida processione di donne in stivali si occupa della mungitura. Le luci delle case si accendono una dopo l’altra e i secchi bianchi sbucano da stradine diverse e poi si incamminano nella stessa direzione,verso i patches di patate, dove sono raccolte le mucche. Il latte viene poi distribuito tra tutte le famiglie e portato agli anziani.

 

 

È proprio questo senso di coesione sociale e di solidarietà reciproca che rappresenta la forza dell’isola, e i tristanesi non sono pronti a barattarla con le comodità dell’outside world che non appare come un miraggio, ma piuttosto come un luogo sostanzialmente ostile e pericoloso, in cui si smarrirebbe rapidamente il senso di sicurezza che questo stile di vita garantisce loro. A pochi giorni dalla partenza, mi ritrovo anch’io nel porticciolo, insieme a tutti gli isolani, ad attendere l’arrivo dell’Edinburgh. Le scuole chiudono per l’occasione e il rintocco del gong (che in generale scandisce il tempo dell’isola e funge da sveglia nelle giornate di pesca) annuncia l’imminente scarico delle merci.

 

 

Nella stiva della nave ci sono i beni che sull’isola non si possono produrre. Le bombole di gas, le medicine, i pezzi di ricambio per le jeep e le barche. Il peschereccio, visto da lontano, appare minuscolo e fragile nell’oceano immenso, immagine stessa della precarietà di quel filo sottile che collega Tristan all’outside world.

 

 

È una sensazione forte, di provvisoria appartenenza alla comunità, e mi sembra di comprendere l’importanza di questo rito di attesa, il senso delle orazioni che ogni domenica risuonano nella sobria chiesa anglicana affinché la traversata oceanica dell’Edinburgh si compia senza inconvenienti. Affinché si ripeta il piccolo miracolo che consente ai tristanesi di sopravvivere nel proprio isolamento, attingendo dalla stiva il necessario per preservare quella distanza alla quale non hanno mai voluto rinunciare.

 

Fonte: http://www.doppiozero.com

 

 

 

 

 

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