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La Polonia ha deciso di reclutare, partendo dal prossimo autunno, una forza paramilitare forte di 35.000 unità: una forza non organica in maniera sistematica alle forze armate, composta esclusivamente da volontari, i quali manterranno il proprio normale impiego nella vita civile, ma che saranno pronti ad essere chiamati alle armi in caso di necessità. Questa “legione” sarà organizzata su base regionale, e ogni regione della Polonia avrà una propria brigata di volontari, per prime saranno reclutate e addestrate le brigate delle regioni orientali.

 

 

Questo tipo di organizzazione permetterà alla Polonia di poter disporre di 35.000 uomini molto ben motivati e relativamente addestrati, da impiegare nel caso in cui dovesse innescarsi un conflitto nelle regioni orientali della Polonia, uomini che però non pesano in maniera continuativa sul bilancio della difesa di Varsavia. Naturalmente la minaccia percepita dalla Polonia, che spinge Varsavia a iniziare il reclutamento di una forza paramilitare, è la Russia ed il timore di un conflitto (anche di tipo asimmetrico e non tradizionale) con Mosca. Ma esiste a nostro avviso anche una ulteriore motivazione che spinge la Polonia ad aumentare la propria forza combattente. Il nostro punto di vista è che la Polonia non abbia piena fiducia nel sostegno degli alleati della NATO nel particolare caso di una guerra non pienamente dichiarata con la Russia, ciò anche alla luce delle divisioni emerse in seno al Consiglio Atlantico quando i membri orientali dell’Alleanza invocava protezione contro possibili azioni lungo la frontiera ad est della NATO. La Polonia si sente estremamente minacciata dalla Russia condividendo con Mosca il confine lungo l’enclave di Kaliningrad e perché Varsavia teme di dover fronteggiare i russi lungo la frontiera con l’Ucraina, nel caso in cui la stessa Ucraina dovesse collassare in un futuro conflitto con la Russia. Ed è proprio la crisi tra Ucraina e Russia che ci pone dinnanzi un’ulteriore possibilità di impiego della forza paramilitare polacca. Poniamo il caso che divampi nuovamente il conflitto tra Kiev e Mosca, e che l’Ucraina chieda, ma non ottenga, aiuto dalle nazioni della NATO. In una situazione simile i 35.000 paramilitari di Varsavia potrebbero essere utili (anzi indispensabili) al fine di poter schierare una forza combattente nelle regioni occidentali dell’Ucraina:
una forza non ufficiale che avrebbe il compito mantenere una striscia di terra non polacca (e cioè formalmente ancora Ucraina), tra la Russia e la Polonia. Inoltre una forza non riconosciuta come organica all’interno delle forze armate polacche permetterebbe (anche se solo in teoria) a Varsavia di non essere formalmente impegnata in un conflitto con la Russia, un po’ come fatto dalla Russia mentre impiegava “volontari” per le operazioni nel Donbass, conflitto che potrebbe essere combattuto anche nelle regioni centrali o orientali dell’Ucraina stessa. Seguiremo con attenzione l’evoluzione del reclutamento di questa forza paramilitare e altrettanto attentamente, per quanto possibile, l’addestramento di queste unità, in modo tale da avere chiare le capacità operative, e di movimento, dei 35.000 paramilitari della Polonia contemporanea.

Fonte: http://www.geopoliticalcenter.com

 


 

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