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Curare un giardino, annaffiare un orto, mettere le mani nella terra, strappare le erbacce ma anche solo fermarsi seduto a contemplare i fiori può avere sul corpo e sulla mente delle persone un effetto estremamente benefico. L’ortoterapia serve proprio a questo. Integrare la cura medica con un accompagnamento positivo attraverso uno spazio verde appositamente progettato.



La natura fa bene all’anima, agli occhi, al corpo e al cuore. Perché avere a che fare con alberi, fiori, terra e piante non ha controindicazioni per nessuno, anzi. Quante persone a un certo punto della loro vita sentono il bisogno di prendersi cura anche solo di un cactus? In quanti si riempiono la casa di piante e fiori perché averli davanti agli occhi ogni giorno stimola il buonumore? Le proprietà benefiche dei luoghi verdi sono talmente evidenti che ormai da tempo sono utilizzati a fini terapeutici in diversi settori e molti ospedali, hospice, istituti e case di riposo hanno scelto di dedicare una parte del loro spazio a un piccolo giardino per favorire riabilitazione e benessere dei loro ospiti. E non solo. Aiutare qualcosa a crescere, a fiorire, a prosperare, mettersi in gioco in prima persona affondando le mani nell’erba e nella terra, eliminare le erbacce, salvaguardare un piccolo fazzoletto di verde può consentire a persone con disturbi, patologie o disagi di vario genere di mettersi alla prova concretamente e iniziare un percorso verso una reintegrazione nella società. Così, la natura diventa un vero e proprio strumento di benessere, un modo per riacquistare la propria autonomia e il proprio spazio nel mondo.

Oggi, nella rubrica Il bene in ogni cosa, ci dedichiamo al valore della cura, ma anche della semplice contemplazione, di uno spazio naturale, capendo insieme in che modo può favorire una riabilitazione fisica, psichica o psicologica.

La Scuola Agraria del Parco di Monza da ormai più di 25 anni si occupa di formare professionisti che siano in grado di accompagnare le persone in un percorso di applicazione dell’ortoterapia che conduca poi alla riabilitazione e a un re-inserimento sociale. Il corso per diventare operatore comprende una formazione sia teoria che pratica e ha una durata di 200 ore, al termine delle quali chi lo ha seguito avrà a disposizione tutti gli strumenti che lo renderanno perfettamente in grado di progettare uno spazio verde a seconda delle esigenze del paziente e anche di entrare a far parte di un’equipe medica supportandola nel percorso di benessere e riabilitazione di persone affette da vari disturbi.

“L’ortoterapia consiste nella possibilità di trascorrere del tempo in uno spazio verde, godendo della sua vista, del contatto con la natura o anche prendendosene cura”, racconta MariaCristina Cesana, ex allieva e attualmente docente di ortoterapia presso la Scuola Agraria del Parco di Monza e progettista di spazi dedicati all’ortoterapia. “Si tratta di un tipo di attività che può essere attiva o passiva. Può quindi articolarsi attraverso la semplice contemplazione, ad esempio in casi di pazienti con scarsa mobilità, oppure può avvenire tramite la cura e la gestione dello spazio.”

Le tipologie di persone a cui questa terapia di accompagnamento è dedicata sono le più varie. Anziani, malati di Alzheimer, Parkinson, persone con autismo, con disabilità, ragazzi in situazione di disagio sociale, pazienti psichiatrici, casi di burnout… Ciascuno di loro, naturalmente, ha esigenze diverse, un tipo di orto o giardino diverso e gli operatori lavorano con loro sempre in equipe con il personale sanitario.

“Gli operatori non sono né medici né infermieri, ma si collocano sempre a supporto di un’equipe sanitaria, quindi accompagnano la riabilitazione assieme al personale medico che conosce tutte le caratteristiche sia del paziente sia del suo disturbo. Assieme a loro, avviene la progettazione del giardino, che ha delle caratteristiche particolari a seconda della funzione che andrà a esercitare. Quindi, ogni ente, ospedale o casa di riposo può decidere di dedicare uno spazio della propria struttura a uno spazio verde per il trattamento di determinate patologie. Una volta individuato il disturbo a cui dedicare il luogo, viene messo in piedi un piano di progettazione che tenga conto delle caratteristiche delle persone che vi trascorreranno del tempo.”

MariaCristina spiega che l’ortoterapia può suddividersi in tre tipologie: può infatti essere contemplativa, operativa od occupazionale.

“L’ortoterapia contemplativa è dedicata alle persone che hanno poca mobilità o scarsa capacità cognitiva, e quindi interagiscono con lo spazio verde attraverso lo sguardo, traendo benessere dal tempo trascorso a contatto con la natura. Viene applicata a malati di Alzheimer, pazienti oncologici, ma anche persone che hanno subito burnout. Nella versione occupazionale della disciplina, il giardino terapeutico è reso più accessibile così da consentire un’interazione, che sia anche soltanto annaffiare le piante, togliere le erbacce, avere un contatto, in modo tale da recuperare delle funzioni fisiche e mnemoniche. In questo modo, ad esempio un anziano, viene messo nella condizione di poter fare una cosa che gli piace, in modo semplice e nella misura in cui lo desidera. Infine, l’ortoterapia occupazionale: quest’ultima variante è dedicata al re-inserimento sociale e lavorativo dell’individuo. Con il paziente, quindi, vengono concordati degli obiettivi che lui dovrà raggiungere per verificare se è in grado, ad esempio, di essere puntuale, di svolgere gli incarichi che gli vengono affidati, di portare a termine dei compiti. In questo caso, il risultato è importante perché ci permette di capire a che punto siamo del percorso.”

Fondamentale nell’ortoterapia è, quindi, la progettazione, ovvero il pensiero complessivo della funzione del giardino e delle caratteristiche che deve presentare in base all’utenza a cui è destinato.

“Ad esempio, in un centro anziani il giardino deve favorire una fisioterapia naturale e una stimolazione cognitiva e mnemonica. Ma devono essere presenti tante panchine per consentire alla persona di sostare dopo aver percorso anche un breve tratto, il bagno deve essere vicino e facilmente accessibile e non devono esserci da nessuna parte piante o frutti potenzialmente tossici. Per i malati di Alzheimer gli spazi e i percorsi devono essere tutti perfettamente visibili dall’operatore presente, e non è possibile utilizzare determinati colori a causa della compromissione visiva che subiscono. Per i pazienti psichiatrici il giardino avrà caratteristiche di altro genere, più focalizzato sui loro bisogni, ad esempio non deve presentare oggetti che gli utenti potrebbero usare per farsi del male”.

Inutile sottolineare il fatto che stare a contatto con la natura comporta dei benefici ben visibili, e non soltanto per chi è affetto da disturbi o patologie. Benefici che vanno dal trascorrere del tempo all’aria aperta, fino allo svolgimento di lavori manuali che consentono di ricollocarsi all’interno della società.

“Il verde offre stimoli attivi e partecipativi e distrae il paziente da uno stato di sofferenza e di stress in cui si trova.” Prosegue MariaCristina. “Naturalmente non si tratta di una cura vera e propria, ma di un aiuto a liberare la mente e il corpo, a recuperare un contatto con se stessi, con gli altri e con il mondo. I benefici possono essere di vario tipo. Possono essere fisici, perché stare nella natura migliora le capacità motorie, respiratorie e cardiovascolari. Possono essere intellettuali, perché la cura di questi spazi consente di acquisire nuove competenze, abilità e conoscenze. Possono essere di tipo emotivo, sviluppando l’autostima e un maggiore autocontrollo su stati depressivi o aggressivi. E infine possono essere sociali, perché il giardino migliora la comunicazione fra i diversi soggetti presenti nello spazio terapeutico.”

L’ortoterapia quindi migliora l’approccio con gli altri e con il mondo, e non solo a livello di paziente. Infatti, lo stesso personale sanitario può trarre beneficio dal tempo trascorso nella natura, diminuendo il livello di stress accumulato durante le ore lavorative. Tutti, vicino al luogo di lavoro dovrebbero avere un giardino in cui rifugiarsi qualche minuto per recuperare il proprio benessere. Perché tutti gli esseri umani, all’interno di uno spazio verde, si sentono accolti.

Fonte: https://www.ohga.it


 

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