. . .

Più che alla Germania – e in generale a qualsiasi meccanismo che funzioni in termini di efficace gestione della situazione – la sudditanza continentale, e pure italica, mi pare sostanzialmente nei confronti di Angela Merkel. È lei, unica grande leader europea, che con un triplo carpiato si è trasformata nell’arco dei mesi estivi da capobastone del gruppo anti-quote ad avanguardista di un (presunto) nuovo approccio all’ospitalità europea dei migranti. Addirittura di un’apertura al momento senza limiti per i siriani. Anche se le scelte razionali raccontano ben altro.

E cioè che Merkel, sospendendo il trattato di Dublino e dunque accettando di farsi carico di tutte le richieste di asilo che arriveranno da persone che fuggono da quel dilaniato territorio senza controllare come siano giunte ai confini federali, ha fatto una scelta allo stesso tempo politica e di prospettiva. C’è poco di esteri e di cooperazione europea e molto di equilibri interni in quelle decisioni. Riguardano non solo una tradizione consolidatissima di accoglienza e un’integrazione vera – turchi e italiani ne sanno qualcosa, difficoltà e sacrifici inclusi – ma anche e soprattutto la bilancia demografica del Paese (nel 2012 erano a 1,38 figli per donna, sotto all’1,40 dell’Italia e all’1,41 del Giappone), le necessità occupazionali e, probabilmente, anche una mossa di “incanalamento del flusso”, se così si può dire senza mancare di rispetto verso nessuno. La scelta di aprire a tutti i siriani che vorranno cercare rifugio in Germania catapulta infatti il Paese in una posizione di leadership anche nell’unico fronte sul quale, nei mesi scorsi, sembrava non esserlo (basti pensare al procurato naufragio dell’identica proposta avanzata da Jean-Claude Juncker anche sulla spinta dell’Italia). Pure in virtù dell’impeccabile organizzazione sfoderata in queste ore, da Monaco a Dortmund, sottolineata per esempio da Tonia Mastrobuoni sulla Stampa. Ma non è forse facile fare accoglienza in questo modo, scegliendosi i rifugiati da accogliere e pretendendo poi di dare lezioni ai vicini che non svolgerebbero a dovere il loro compito? È doloroso ammetterlo e, di conseguenza, spietato incrinare il sentimento di genuino entusiasmo e affetto con cui nel corso del fine settimana abbiamo assistito all’arrivo di migliaia di persone in cammino da mesi specialmente a Monaco. Ma i siriani interessano alla Germania semplicemente perché, con metà della popolazione in fuga, si tratta spesso di individui della classe media, meglio istruiti e dunque più utili in termini di esigenze lavorative di quanto possano esserlo coloro che con essi hanno condiviso il lungo cammino. Dopo alcuni mesi di riflessioni e incertezze, il ragionamento dalla Cancelleria federale sembra più che altro essere stato un altro. Non certo la convergenza sulla proposta dei Paesi mediterranei, che infatti continua a zoppicare nonostante la retromarcia tedesca: “Se proprio dobbiamo sbloccare un sistema di quote, facciamo il primo passo, poniamoci alla guida e scegliamoci chi vogliamo accogliere”. Dieter Zetsche, il capo del colosso automobilistico Daimler, ha per esempio candidamente ricordato che le persone che arrivano in queste ore dal Medio Oriente “sono giovani, ben istruiti e molto motivati: esattamente ciò di cui abbiamo bisogno”. Più che un’accoglienza indiscriminata e umanitaria, a me ricordano i torni di una selezione aziendale su scala internazionale. Ciò non toglie che il meccanismo sia scattato, che gli italiani – che da anni ripescano barconi ai quattro angoli del Mediterraneo anziché attendere comodamente in stazione o in autostrada – siano stati ricacciati all’angolo dei pasticcioni che non sanno neanche registrare con ordine chi mette piede sul loro territorio e la Germania sia additata su scala mondiale come un clamoroso esempio di apertura e solidarietà verso il prossimo. C’è evidentemente molto di vero in questi punti, e le immagini da Monaco e altrove spaccano il cuore. Ma c’è anche molto altro che in troppi non hanno indagato a dovere. Un punto su tutti: gli altri rifugiati sono meno rifugiati dei siriani?

Simone Cosimi

Fonte: http://www.wired.it

 

 

Ecco le vere ragioni per cui la Germania accoglie decine di migliaia di profughi dalla Siria. La solidarietà c'entra pochissimo. Il governo tedesco della cancelliera Angela Merkel ha annunciato che stanzierà altri 3 miliardi per la gestione dell'assistenza ai profughi in fuga dalla Siria, che si vanno a sommare agli altri 3 miliardi già preventivati dal Bundestag per il 2016. La Germania spenderà, quindi, l'anno prossimo un quarto di punto del suo pil per affrontare l'emergenza immigrazione, dopo che la scorsa settimana Berlino ha aperto "illimitatamente" le sue frontiere ai profughi, unendosi nella decisione all'Austria. Ma il buon cuore dei tedeschi non è la principale spiegazione alla base del colpo di teatro di Frau Merkel, che fino a pochi giorni fa sembrava così restia ad accettare anche la semplice ripartizione delle quote dei clandestini giunti nei paesi della UE. Alla base della scelta, politicamente coraggiosa, c'è dell'altro.

La crisi con l'Ungheria.
La crisi dell'immigrazione clandestina è esplosa in tutto il suo dramma solo nelle ultime settimane, quando decine di migliaia di siriani, in fuga da un paese in guerra tra le milizie islamiste dell'Isis e quelle governative filo-Assad, hanno iniziato ad entrare illegalmente in Grecia, finendo per arrivare in Ungheria, attraverso la Serbia, dove il premier Viktor Orban ha fatto costruire un muro al confine per evitare un esodo di massa in direzione delle terre magiare e attirandosi così le critiche dei funzionari europei. Piaccia o meno, nonostante mesi di polemiche intense in Italia sull'indifferenza della UE verso gli sbarchi nelle coste siciliane, Orban è riuscito in pochi giorni ad ottenere da Bruxelles quello che il nostro paese non è stato in grado di strappare. Lo ha fatto alzando la voce e con un gesto eclatante e discutibile, come quello del muro, ma ha colpito nel segno, rimproverando all'egoismo della cancelliera la cattiva gestione del fenomeno sul piano europeo, minacciando la chiusura delle frontiere. Frau Merkel tutto è, tranne che un politico inesperto. Ha capito che sulla questione molto sensibile, Berlino rischiava di perdere un prezioso alleato nell'Est Europa, proprio l'Ungheria di Orban, che ad oggi rientra nell'orbita degli stati con intensi rapporti economici e politici con la Germania.

Rischio collasso area Schengen.
Il secondo motivo per cui i tedeschi hanno aperto le frontiere ai siriani sta nella volontà di impedire il collasso dell'area Schengen, ossia delle regole sulla libera circolazione delle persone. Schengen è stato messo in discussione da diversi paesi, persino da chi, come il Regno Unito, non ne fa parte. La Francia, che pure a parole difende strenuamente la libera circolazione, ha per giorni chiuso le sue frontiere con l'Italia, al fine di impedire l'afflusso di clandestini nel suo territorio. La fine di Schengen sarebbe un colpo durissimo alla UE e, di conseguenza, all'Europa a guida tedesca. Terzo elemento di riflessione: con l'accoglienza illimitata dei profughi siriani, la Germania ha giocato d'anticipo sulle richieste di redistribuire i clandestini tra i membri della UE. Con questa mossa, chi mai potrà adesso pretendere che Berlino si accolli altri immigrati, quando ha appena dimostrato abbondantemente la sua "generosità"? Accogliendo i siriani, i tedeschi hanno nei fatti aperto le frontiere a persone in fuga da una guerra, non dalla miseria, trovandosi in casa migliaia di cittadini mediamente bene istruiti, spesso laureati, quindi, più integrabili e meno inclini alla criminalità, mentre agli altri paesi non resterà che ricevere i flussi dei disperati per fame, mediamente poco o per nulla istruiti, ossia lavoratori "low-skilled" e più a rischio di divenire preda delle organizzazioni criminali europee. In sostanza, la Germania si è scelta ad hoc chi accogliere e ha optato per gli immigrati meno difficili.

La Germania si rifà l'immagine all'estero e mette le mani sulla Siria.
C'è un altro fattore che ci aiuta a capire la mossa tedesca. Con la gestione della crisi dei debiti sovrani e, in particolare, con la diatriba con la Grecia, i tedeschi hanno offerto un'immagine negativa all'estero, a torto o a ragione, mostrandosi egoisti e prestando il fianco a chi li accusa di volere egemonizzare l'Europa sui loro valori, di volere "germanizzare" la UE. Subito dopo la firma del terzo salvataggio della Grecia, scriveva così Der Spiegel: "per ogni euro risparmiato, la Germania ne dovrà spendere 3 per riparare al danno d'immagine derivante da questa vicenda". Invece, sono bastati 3 miliardi aggiuntivi al budget federale per silenziare le voci anti-tedesche dentro e fuori l'Europa, perché difficilmente oggi si potrà gridare all'egoismo teutonico, quando Berlino ha spalancato le sue porte alle anime in fuga da un sanguinoso conflitto. Non ultimo, la Germania mette adesso le mani sulla Siria, ovvero su un'area geo-politicamente importantissima, oggetto degli appetiti di Russia e Iran da una parte e di USA e Regno Unito dall'altra. La Merkel potrà farsi valere nei confronti della Casa Bianca, che ha lasciato più o meno scoperto quest'area, dubbiosa su come intervenire contro l'Isis senza sostenere il regime di Bashir al-Assad. Il senso di riconoscenza che decine di migliaia di siriani - accolti in Germania tra gli applausi e l'intonazione dell'inno europeo - nutriranno verso i tedeschi, li spingeranno a guardare a Berlino quale futuro riferimento nella fase post-bellica. Così come con l'Ucraina, la Germania giocherà anche nel Mediterraneo una partita decisiva per estendere la sua influenza, proponendosi come interlocutore della Russia e "alleato" autonomo e forte degli USA.

Giuseppe Timpone

Fonte: http://www.investireoggi.it

 


 

Segnala questa pagina web in rete.

 

Disclaimer: questo sito ("Ogigia, l'isola incantata dei navigatori del web") NON rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità su vari argomenti, tra cui Linux, geopolitica, metodi di auto-costruzione di risorse, elettronica, segreti, informatica ed altri campi. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07/03/2001. Il Webmaster inoltre dichiara di NON essere responsabile per i commenti inseriti nei post. Ogni informazione circa la salute o l'alimentazione sono solo a carattere informativo, e NON siamo responsabili di qualsiasi conseguenza negativa se qualcuno vuole improvvisarsi medico oppure dietologo; si consiglia sempre di rivolgersi a medici ed esperti qualificati. Eventuali commenti dei lettori, lesivi dell'immagine o dell'onorabilità di persone terze NON sono da attribuirsi al Webmaster, che provvederà alla loro cancellazione una volta venuto a conoscenza di un ipotetico problema. Eventuali ritardi nella cancellazione di quanto sgradito non sono imputabili a nessuno. Si declina ogni responsabilità sull'utilizzo da parte di terzi delle informazioni qui riportate. Le immagini pubblicate su questo sito, salvo diversa indicazione, sono state reperite su Internet, principalmente tramite ricerca libera con vari motori. In ogni caso si precisa che se qualcuno (potendo vantare diritti su immagini qui pubblicate, oppure su contenuti ed articoli, o per violazioni involontarie di copyright) avesse qualcosa da rimproverare o lamentare può scriverci attraverso la sezione per i contatti .