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L’informazione data al controspionaggio britannico fu considerata così delicata che nel 1945 fu secretata e da ritenersi tale fino all’anno 2021. Ora, con 17 anni di anticipo, al programma di Documenti della BBC è stata data una speciale autorizzazione ad accedere a questo tipo di file segreto .

 

 

Esso rivela come migliaia di soldati indiani arruolati nell’esercito britannico per combattere contro il fascismo vennero a meno al loro giuramento nei confronti della Corona Inglese, per passare dalla parte di Adolf Hitler. Un sorprendente racconto di fedeltà, disperazione e tradimento, conosciuto come Raj, che minacciò di scuotere il dominio inglese in India.
Nelle fasi finali della Seconda Guerra Mondiale, mentre gli Alleati e le forze di resistenza francese respingevano in Francia le ormai demoralizzate forze hitleriane, tre alti ufficiali tedeschi disertarono.
La storia che gli ufficiali tedeschi raccontarono a chi li interrogava, iniziò a Berlino il 3 aprile 1941. Quella era la data in cui il leader rivoluzionario di sinistra indiano Subhas Chandra Bose arrivò nella capitale tedesca.
Bose, il quale venne arrestato ben 11 volte dagli inglesi in India, si era recato al Raj con in mente una cosa ben precisa, cioè di chiedere l’aiuto di Hitler a cacciare gli inglesi dall’India.
Sei mesi dopo, con l’aiuto del ministro degli esteri tedesco, formò quello che venne chiamato “Il Centro dell’India Libera“ dal quale pubblicava volantini, scriveva discorsi e organizzava trasmissioni a sostegno della sua causa.
Alla fine del 1941, il governo di Hitler riconobbe ufficialmente il “Governo dell’India Libera” provvisorio in esilio, e fu persino d’accordo di aiutare Chandra Bose ad addestrare un esercito che combattesse per la sua causa. Si sarebbe chiamato “La Legione dell’India Libera”.
Bose sperava di addestrare una forza di circa 100.000 uomini che, una volta armati ed equipaggiati dai tedeschi, potevano essere utilizzati per invadere l’India Britannica.
Decise di trovarli andando a reclutarli nei campi di prigionieri di guerra in Germania, i quali, a quell’epoca, ospitavano decine di migliaia di soldati indiani catturati da Rommel in Nord Africa.

VOLONTARI.
Nell’agosto 1942 la corsa al reclutamento di Bose era in pieno svolgimento. Si tennero cerimonie nelle quali dozzine di prigionieri di guerra indiani si arruolarono in massa giurando fedeltà ad Adolf Hitler.
Queste erano le parole pronunciate dagli uomini che avevano giurato formalmente fedeltà alla Corona Britannica: “Esprimo davanti a Dio questo sacro giuramento di ubbidire al leader dello stato e del popolo tedesco Adolf Hitler, come comandante delle forze armate tedesche nella battaglia per l’India, il cui leader è Subhas Chandra Bose“.
Sono riuscito a rintracciare una delle ex reclute di Bose, il Tenente Barwant Singh, che si ricorda ancora l’arrivo del rivoluzionario indiano al campo di prigionia:
“Ci fu presentato come un leader del nostro paese che voleva parlarci“, disse. “Voleva 500 volontari da fare addestrare in Germania e da fare poi paracadutare in India. Tutti alzarono la mano. Migliaia di noi divennero volontari“.

DEMORALIZZATI
In totale furono 3.000 i prigionieri indiani ad arruolarsi nella Legione dell’India Libera.
Ma anziché essere fiero, Bose era preoccupato. Come ammiratore della sinistra, egli fu sconvolto quando i carri armati di Hitler attraversarono il confine sovietico.
Le cose andarono persino peggio quando, dopo Stalingrado, divenne evidente che l’esercito tedesco ormai in ritirata non sarebbe stato in grado di aiutare Bose a cacciare gli inglesi dall’India.
Quando il rivoluzionario indiano incontrò Hitler nel maggio del 1942 i suoi sospetti furono confermati, e cominciò a credere che il leader nazista fosse più interessato ad usare i suoi uomini più per le vittorie della propaganda che per quelle militari.
Così nel febbraio 1943 Bose girò le spalle ai suoi legionari e partì in segreto a bordo di un sottomarino diretto in Giappone. Laggiù, con l’aiuto giapponese, avrebbe formato una forza di 60.000 uomini da far marciare in India.
In Germania gli uomini che aveva reclutato furono lasciati senza guida e demoralizzati. Dopo molte proteste e persino un ammutinamento, l’Alto Comando Tedesco li spedì prima in Olanda e poi nel sud-ovest della Francia, dove furono impiegati a fortificare la costa in attesa di uno sbarco alleato.
Dopo il D-Day (cioè lo sbarco in Normandia), la Legione dell’India Libera, che nel frattempo era stata reclutata nelle SS di Himmler, era in ritirata su tutto il territorio francese assieme alle unità regolari tedesche.
Fu durante quel periodo che si guadagnò una reputazione selvaggia e ripugnante fra la popolazione civile.
L’ex combattente della resistenza francese, Henri Gendreaux, ricorda quando la Legione passò attraverso il suo paese natale di Ruffec: “Ricordo diversi casi di stupro. Una signora e le sue due figlie furono stuprate e, in un altro caso, spararono ad una bambina di due anni“.
Alla fine, invece di cacciare gli inglesi dall’India, la Legione dell’India Libera fu cacciata lei stessa dalla Francia e poi dalla Germania.
Il loro traduttore tedesco all’epoca era il soldato semplice Rudolf Hartog, che oggi ha 80 anni.
Disse: “l’ultimo giorno in cui eravamo insieme, apparve un carro armato. Pensai, mio Dio! Cosa posso fare? Sono morto! Ma voleva soltanto venire a prendere gli indiani. Ci abbracciammo l’un l’altro e piangemmo. Sapevamo che era la fine.“

AMMUTINAMENTI.
Un anno più tardi, i legionari furono rispediti in India dove furono tutti rilasciati dopo brevi condanne carcerarie. Ma quando tre dei loro alti ufficiali furono processati dagli inglesi nei pressi di Nuova Dehli, ci furono ammutinamenti nell’esercito e proteste per le strade.
Con gli inglesi consapevoli che l’esercito indiano non era più affidabile, l’indipendenza arrivò di lì a breve.
Subhas Chandra Bose non avrebbe mai visto il giorno per il quale aveva lottato così tenacemente. Morì nel 1945.
Da allora, non si parlò granché del Tenente Barwant Singh e dei suoi legionari.
Alla fine della guerra, alla BBC fu proibito di trasmettere la loro storia e questa rimarchevole saga fu confinata negli archivi, fino ad oggi.
Non che il Tenente Singh avesse però dimenticato quei drammatici giorni. Egli disse:
“Ho negli occhi la visione di come eravamo, di come ci saremmo messi tutti a cantare e di come tutti parlavamo di ciò che alla fine ci sarebbe successo“.

Traduzione a cura di: Gian Franco Spotti.

Fonte: http://andreacarancini.blogspot.it

 


 

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