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Sono passati più di cent’anni dal 1912 quando il transatlantico Titanic, naufragò rovinosamente tra le acque gelide dell’Oceano Atlantico dopo lo scontro con un iceberg. Purtroppo la storia della navigazione è costellata da simili tragedie. Vicino geograficamente alle rotte dei Vichinghi che a bordo delle loro immense navi, veleggiavano intorno all’anno 1.000 tra il Mar Baltico, i paesi scandinavi e la Francia, troviamo un altro mistero collegato alla navigazione. Uno dei più famosi naufragi della storia navale è quello del gigantesco veliero svedese Vasa, che oggi è una delle maggiori attrazioni storico-turistiche della Svezia, dal 1961 quando fu ritrovato dopo essere rimasto per oltre tre secoli sott’acqua. A Stoccolma c’è infatti il Vasa Museum, esempio di come un disastro possa trasformarsi in una ricchezza culturale. Il Museo è stato appositamente costruito sull’isolotto di Djurgarden davanti al porto di Stoccolma, per ospitare il vascello più antico esistente e perfettamente conservato: il Vasa. Vero gioiello della navigazione del XVII secolo, fu ricomposto per oltre il 95% da pezzi originali e decorato da centinaia di sculture intagliate. Il Vasa è un galeone dotato di 64 cannoni, costruito per il re Gustavo II Adolfo di Svezia tra il 1626 e il 1628 ed affondato nel porto di Stoccolma il giorno stesso del varo, il 10 agosto 1628. Mentre il vascello si faceva largo verso l’imboccatura del porto, una raffica di vento lo investì in pieno. Il Vasa ondeggiò, tuttavia riuscì a raddrizzarsi. Ma una seconda raffica lo ripiegò su uno dei suoi fianchi. L’acqua penetrò attraverso i portelli dei cannoni aperti e il Vasa colò a picco sul fondo, portando con sé almeno 30, forse 50, delle 150 persone a bordo. Fu l’archeologo navale Anders Franzén che pensò di riportare il relitto alla luce e così fece: con tecnologie moderne per quell’epoca e collaboratori importanti quali la Marina svedese, il galeone fu riportato fuori dalle acque e restaurato. Dei presunti cinquanta morti nel disastro si ritrovarono solo 15 scheletri. Ma come ha fatto a conservarsi per ben quattro secoli quasi inalterato? Le motivazioni sono di ordine scientifico. Infatti le acque del Mar Baltico hanno delle condizioni ottimali per la conservazione di un relitto in legno.  Una bassissima salinità per impedire la proliferazione del verme delle navi che divora il legno, le costanti basse temperature dell’acqua e l’ottimo legno massiccio di rovere con cui è stato costruito lo scafo, hanno permesso il mantenimento del relitto per molti anni.

 

Fonte: https://www.helloworld.it

 

 

 

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