L'URSS non ha avuto molte armi avanzate durante la guerra, impegnata a sfruttare al meglio pochi progetti per ottenere la vittoria nella lotta mortale con i Tedeschi. La standardizzazione era fondamentale per ottenere, dai progetti prescelti, lo sfruttamento di tutte le loro capacità concentrando sforzi produttivi e progettuali. Questi pochi tipi avevano un certo potenziale di crescita, e questo venne sfruttato in ogni modo per vincere la competizione qualitativa contro la Germania. Ma anche così, con tutti gli sforzi fatti per vincere la competizione tecnologica, la guerra costò carissimo ai Sovietici. E mai come in questo caso c'è bisogno di spiegare le condizioni umane che influenzarono gli eventi, anche più importanti delle armi in sé stesse.



Le premesse.
Tornando al discorso delle perdite, la ragione non fu però tanto l'inferiorità materiale, quanto quella -ben peggiore- tra i metodi di comando tedeschi e sovietici. Le 'purghe staliniane' avevano letteralmente decapitato l'Armata Rossa di molti suoi ufficiali e ammiragli di esperienza. Nel '41, per fortuna, questa mattanza era un fenomeno finito. Ma le migliaia di uomini fucilati dopo processi sommari senza nemmeno una difesa, con sentenze in genere eseguite in 48 ore dal processo, inappellabili, erano una perdita permanente anche per la nazione. E questa perdita sarebbe stata pagata con milioni di vite umane. Le divisioni sovietiche erano, nel '41, oltre 300; Hitler stimava al più che fossero 200. Per questo concepì l'attacco a Est. Paradossalmente, da un lato pensava ch'era possibile attaccare un esercito che appariva, ai suoi occhi, debole; dall'altro temeva che quello stesso esercito prima o poi venisse lanciato contro i confini orientali del Reich. Era davvero un mondo strano quello in cui, grazie al patto Molotov-Rittentrop, l'URSS comunista (o meglio, stalinista) e la Germania nazista erano impegnate a 'non attaccarsi'. Ma la storia tra la Germania e l'URSS era ben più antica. La Prima guerra mondiale vide la Germania sconfiggere la Russia zarista nel '17, l'anno in cui le sorti della guerra sembravano davvero volgere a favore degli imperi Centrali. Quello stesso anno gli USA entrarono in guerra, ma visto che la loro macchina industriale era appena stata avviata nel settore bellico, avevano ben poco da offrire tanto che dovettero riarmarsi, anzi armarsi, con equipaggiamenti europei come caccia francesi, artiglierie pesanti britanniche (che avranno vita lunga, infatti un loro derivato sarà alla base del semovente M110), leggere francesi (stesso discorso, il Mle 1897 sarà poi l'arma dei carri M4 Sherman), caccia francesi e persino bombardieri italiani Caproni. Soprattutto, però, gli Americani portarono con loro l'arma di 'distruzione di massa' più micidiale mai concepita: l'Influenza spagnola, chiamata così non perché ebbe origine in Spagna, ma perché questa nazione, per sua fortuna non coinvolta nella guerra, non aveva la censura sulla stampa e quindi ne diede per prima la notizia. Le tre ondate di influenza, specie la seconda, sterminarono la popolazione tra il 1917 e il 1918 diventando una vera pandemia. Originatasi in un posto sperduto degli USA, dove uomini e bestie vivevano molto vicini nelle povere fattorie dell'epoca, venne portata da un soldato malato che contagiò, nel lungo viaggio in mare, i suoi commilitoni. Fu così che un'infezione locale divampò in quasi tutto il mondo provocando molte più vittime delle armi al fronte (e in minor tempo). Anche questo fu un 'effetto collaterale' della guerra, abilmente sottaciuto dalla stampa. Mentre il mondo cominciò a sollevarsi da questo primo conflitto, la Germania, sfiancata dai trattati di pace, aveva un esercito di appena 100 mila uomini senza artiglierie, aerei e così via. Anche per questo, non essendo coperti dai trattati, si diede con convinzione alla ricerca in campi avanzati come i missili. Ma c'era bisogno anche di armi convenzionali; i carri armati, che avevano contribuito a sconfiggere i Tedeschi, erano visti come mezzi decisivi per altre guerre, per attraversare i campi di battaglia coperti dalle mitragliatrici, armi chimiche, artiglieria; ma per trattato non erano concessi alla Germania e così, per aggirare il divieto, si escogitarono vari espedienti. Tra gli altri, quello di esercitarsi con vetture civili trasformate in 'carri armati' con sovrastrutture finte; ma soprattutto, andare in altre nazioni per sviluppare i propri progetti e per mantenere viva l'industria; l'Olanda, la Svizzera e l'Italia per gli aerei; l'URSS per i carri armati, precisamente nel grande centro sperimentale a Kazan, attività iniziata fin dal '26. Può sembrare strano, ma i carri Tedeschi 'moderno' nacquero, proprio in URSS. E i rapporti continuarono anche dopo l'ascesa di Hitler. Le missioni militari continuarono da un Paese e l'altro fino al 1941, anche se progressivamente i rapporti da parte tedesca si raffreddarono. I sovietici riportarono l'idea che i Tedeschi avessero un'industria tecnicamente ben più avanzata. Questo valeva soprattutto nel settore aeronautico, non tanto nelle prestazioni 'brute' dei velivoli, ma negli accessori: cambiare l'elica di uno Ju-88 richiedeva 4 minuti, un motore circa un'ora; per un SB-2 c'era bisogno rispettivamente di un'ora e diverse ore. Molti altri accessori erano inferiori nei velivoli sovietici, ma questi ultimi fecero di tutto per implementare questi dispositivi nei propri progetti, aiutandoli a crescere in capacità. Nel frattempo visionarono un po' tutti i velivoli più moderni, anche macchine come l'He-100 che i Tedeschi non misero mai in servizio. Ne comprarono campioni assortiti, e li studiarono attentamente. I Tedeschi tuttavia ingannarono i Sovietici almeno nel mostrare le fabbriche, tanto che alla fine del '40 i loro 'alleati' temevano che la Germania producesse 80 aerei al giorno, mentre loro arrivavano solo a 26. Quanto ai carri, invece, i Sovietici protestarono perché Hitler aveva loro promesso di vedere i carri armati più moderni. In realtà i Tedeschi non avevano altro da mostrare che i Panzer III e IV, mentre la missione russa non fece parola dei T-34 e KV-1. Se Hitler avesse saputo della loro presenza, piuttosto che avvantaggiarsene ne sarebbe stato scosso. Così fu dopo che questi nuovi carri, che non avevano a che vedere con i piccoli T-26 o BT-5 visti fin'allora, fecero la loro comparsa sul campo di battaglia, surclassando i pezzi controcarri e i carri armati tedeschi. Come si è accennato, era l'efficienza che mancava. Quando i Tedeschi invasero la Polonia, che era letteralmente uno 'stato cuscinetto' tra le due superpotenze, i Sovietici decisero a loro volta d'intervenire. Persero oltre 400 carri, di cui il 90% per 'cause non di combattimento'. Difficile capire che cosa significhi il termine 'cause non belliche'; nel mentre gli aerei ebbero solo poche perdite per lo più per incidenti. In tutto mobilitarono 466.000 uomini, 2 Fronti, 8 Armate, 41 divisioni e varie unità minori, tra cui le brigate corazzate, che all'epoca avevano i carri armati: in tutto 1.600 T-26, altrettanti BT, 203 T-28 medi, 380 blindo, presumibilmente anche carri leggeri. L'aviazione mandò 2.000 aerei di cui circa 600 bombardieri e 1.200 caccia. Non erano i numeri che mancavano, né la potenza dato che, oltre alle artiglierie (uno dei fiori all'occhiello dell'Armata Rossa), i carri BT e T-26 avevano cannoni da 45 mm superiori a qualunque equivalente tedesco (erano un derivato ingrandito proprio del pezzo germanico da 37 mm Rheimetall, un vero 'punto di riferimento' dai primi anni '30), i T-28 erano dei bestioni da 30 t che mantenevano una buona mobilità data da un motore da 500 hp (come il successivo T-34), cosa davvero rara per un carro pesante degli anni '30; i caccia I-16 e i bombardieri SB-2 potevano paragonarsi ai Bf-109B/D e ai Do.17, le artiglierie erano in non pochi casi addirittura superiori, come i cannoni Mod.36 (13 km di gittata, in seguito abbondantemente riciclati dai Tedeschi in cannoni controcarri appena inferiori a quelli da '88) e gli obici pesanti da 122, 152 e 203 mm. I Sovietici non diedero dimostrazione di grande efficicienza, né tantomeno la daranno nella guerra contro la Finlandia. Questa guerra era stata originata dal timore di Stalin della minaccia che proprio i Tedeschi, all'epoca 'amici' avrebbero potuto portare a Leningrado, una delle principali città russe. Per questo tentò di ottenere dai Finlandesi alcune concessioni territoriali; non fu una rapina, perché era disposto a compensare cedendo territori per una superficie doppia. I Finlandesi erano abbastanza d'accordo tranne che nella cessione dell'isoletta di Hanko, proverbiale pomo della discordia. Questo fece precipitare la situazione e la diplomazia lasciò spazio alla guerra. I Sovietici erano più numerosi: 180 (o forse solo 140) milioni contro 4. Una battuta finlandese tipica era: 'un Finlandese batte 10 sovietici E quando arriva l'undicesimo?'. In ogni caso la guerra, combattuta in condizioni impossibili nelle quali anche la benzina nei serbatoi si congelava, ebbe una prima fase vinta nettamente dai Finlandesi che sconfissero i più forti reparti Sovietici con le loro deboli ma ben guidate truppe, e mossero l'interesse dell'opinione pubblica che 'teneva' per i Finnici. Il fatto che l'intransigenza di questi ultimi avesse fatto fallire le trattative (assieme all'impazienza di Stalin) era un fatto 'rimosso': volontari e aiuti partirono da tutto il mondo. Anche dalla Germania, che pure era 'amica' dell'URSS. Quest'ultima vinse con la seconda ondata d'attacco, ma perse forse 200 mila uomini contro 22 mila finlandesi. Per capire come la Storia, per quanto la si conosce, riserva sempre delle sorprese che insegnano come non c'è nulla di scontato nelle scelte politiche, c'è da ricordare come la Finlandia, forse anche memore dell'inefficacia dimostrata con la Polonia, rifiutò l'aiuto diretto anglo-francese. Se questo fosse stato accettato, forse la Storia avrebbe preso una piega definitiva e drammaticamente diversa da come la conosciamo: Francia e Gran Bretagna contro Germania e URSS, in un'alleanza stavolta consolidata. Nemmeno gli USA avrebbero potuto fare la differenza di fronte ad un eventuale riedizione degli 'Imperi centrali'. Basti dire che solo nel '42 l'US Army cominciò a 'fare sul serio' in termini di esperienza di combattimento e riequipaggiamento, e nondimeno non fu pronto per un confronto su larga scala con i Tedeschi (qualcosa tipo Kursk) fino al '44. Del resto, va anche detto che la politica ha vie misteriose e spesso la realtà 'sul campo' viene ignorata: la Germania, alleata con l'URSS, aiutò attivamente i Finlandesi, mentre il Giappone, che ebbe scontri violentissimi con i Sovietici fino al '39, resterà 'in pace' con loro fino al settembre del '45. Le parti si guarderanno bene dall'andarsi a cercare un altro scontro diretto avendo entrambe ben altro a cui pensare. Churchill commentò che la guerra dimostrò 'l'assoluta incapacità militare dell'Armata Rossa' e Hitler la pensava allo stesso modo. Il fatto che i Sovietici, quando guidati da G.Zukov, in Estremo oriente avessero duramente sconfitto i Giapponesi appena qualche settimana prima dell'invasione della Polonia, con una vera e propria 'blitzkrieg', era un fatto anch'esso 'rimosso': delle capacità militari sovietiche interessava all'epoca più che altro evidenziare gli insuccessi. Così si arrivò al 22 giugno 1941. Stalin era stato avvisato dell'attacco da parte di varie fonti, tra cui una spia a Tokyo, eppure ignorò le avvisaglie. O forse no, perché vicino al confine tedesco si addensarono comunque fortissime armate, senza peraltro nessun ordine offensivo. I Tedeschi, che temevano un attacco sovietico, organizzarono un'azione preventiva: azione ritardata di pochi, fatali mesi, quando dovettero intervenire nei Balcani in appoggio all'inconcludente armata italiana. Quando iniziarono la campagna ad Est, attaccarono pensando di avere contro un avversario meno numeroso di quel che era e scattarono 152 divisioni con 3 milioni di uomini, più gli alleati minori. I Sovietici avrebbero dovuto avere 'solo' 200 divisioni; in realtà ne avevano oltre 350, considerando quelle identificate entro l'estate del '41. I mezzi corazzati sovietici vennero impiegati in quantità massicce, e tecnicamente non erano tanto da meno (quando non nettamente superiori) all'avversario: ma i Tedeschi fecero 'il tiro a segno' e li sterminarono; solo i 500 KV-1 e i 1100 T-34 riuscirono a fermare per un po' le colonne nemiche. L'aviazione tedesca aveva annientato quella sovietica: dati che parlano di 1.500 velivoli sovietici distrutti a terra e oltre 300 in aria già nel primo giorno, quando i Tedeschi mitragliarono e spezzonarono sistematicamente tutti i campi sovietici identificati (i Bf-109 avevano spesso una ventina di bombe SD-2 a frammentazione l'uno). Al dunque, in pochi mesi vennero distrutti o catturati circa 17.000 carri armati e migliaia di aerei, e a poco gioverà la presenza di circa 2.000 caccia moderni (molto più numerosi di quelli Tedeschi) tra MiG 1, 3, Yak-1, LaGG-1; per non dire della presenza dei primi 200 Il-2, centinaia di Su-2 e altri tipi ancora. Dopo di allora, le tribolazioni furono infinite da una parte e dall'altra. I Tedeschi non si aspettavano un nemico così forte e numeroso, ma non si aspettavano nemmeno che fosse tanto mal guidato e sommariamente addestrato, che i generali di divisione fossero mediamente capaci di guidare giusto un battaglione, o fossero troppo vecchi per capire qualcosa della guerra di movimento. Seguirono: la disfatta di Kiev, la battaglia di Mosca, l'assedio di Leningrado, la battaglia di Stalingrado, Kursk, e poi un'offensiva sovietica che raggiunse Berlino nella primavera del '45. Costo finale: oltre 20 milioni di vittime. L'esercito sovietico, che aveva circa 2 milioni di truppe in tempo di pace, ebbe in meno di 4 anni oltre 10 milioni di caduti; quasi altrettanti morirono tra i civili. Stalin chiese disperatamente l'aiuto degli Alleati, che inviarono circa 20 mila aerei, carri armati e 450.000 autocarri, dando finalmente all'Armata Rossa quella mobilità che le mancava. Non erano certo i carri armati quello che d'interessante poteva offrire l'Occidente, data la generale superiorità dei mezzi russi (in pratica, interessarono solo i Churchill e gli Sherman diesel), ma il cibo, materie prime, binari, automezzi. E anche così le perdite furono pari a 5,5 volte (in meno di 4 anni) la forza iniziale dell'Esercito, senza considerare i feriti, malati, prigionieri; questi ultimi vennero trattati con la spietatezza tipica di Stalin. Dopo i primi giorni, venne dato ordine di non arrendersi, o indietreggiare: bisognava vincere o morire. Così i prigionieri di ritorno dalla Germania vennero mandati a lavorare in Siberia, assieme a tanti tedeschi prigionieri. Anche il figlio di Stalin venne preso prigioniero, e i Tedeschi chiesero un baratto con un generale tedesco. Stalin rispose che non aveva nessun figlio prigioniero dei Tedeschi. Il suo discendente non sopravvisse alla prigionia. Nonostante tale durezza, i Tedeschi continuarono ad ottenere vittorie su vittorie. La situazione, da incubo, era a quel punto chiara: nel '43 c'era la concretissima possibilità che l'URSS si arrendesse ai Tedeschi, trattando semplicemente una pace separata. Questo avrebbe causato un tale spostamento di forze da mettere in dubbio totalmente l'esito della guerra. L'URSS aveva combattuto fino a Berlino, dando l'idea di avere vinto la guerra con un certo slancio. Ma in realtà il suo esercito era totalmente prostrato dalle terribili perdite subite, e non avrebbe potuto combattere ancora che per poche settimane. Solo le armate dell'Oriente erano intatte, e travolsero i Giapponesi nel settembre del '45: prima l'URSS era stata rigorosamente neutrale col Giappone, mentre dopo che questo aveva combattuto e perso con gli USA gli dichiarò guerra e lo cacciò dal continente asiatico. I danni subiti dalla nazione sono durati nel tempo, anche quando c'era la corsa al riarmo e quella allo spazio. La ricostruzione non è terminata se non negli anni '70. I danni alla popolazione, invece, non sono mai stati riparati: ancora negli anni '90 c'era un'enorme sproporzione tra donne e uomini, con un eccesso delle prime di circa 20 milioni. Nonostante che l'Armata Rossa avesse usato le donne anche come soldati di prima linea e piloti, il segno della tragedia umana della guerra era ancora ben presente in questi dati statistici di 50 anni successivi alla guerra. Una realtà che naturalmente, durante la Guerra fredda era tenuta il più possibile sotto traccia.

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Categoria: Storia
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